
La sbornia per l’elezione di Obama è finita. Si torna alla realtà. Con le agitazioni nel settore dei trasporti, il rischio di blocco dei voli, le tensioni non sopite nella scuola. Cioè con i problemi sempre più gravi posti dalla crisi. Il tutto, però, con una consapevolezza in più. Quella emersa durante i giorni della ubriacatura della scorsa settimana. Cioè che nella sua stragrande maggioranza l’intera classe politica italiana, sia di maggioranza che di opposizione, appare drammaticamente inadeguata ad affrontare le difficili sfide del momento presente. Le polemiche seguite alla battuta di Silvio Berlusconi sulla “abbronzatura” del nuovo Presidente degli Stati Uniti e che hanno dominato per quasi una settimana il dibattito politico italiano, sono state lo specchio impietoso ed inquietante di questa pericolosa inadeguatezza. La maggioranza, come sempre capita quando c’è di mezzo una qualche sortita di Silvio Berlusconi, è stata totalmente incapace di fronteggiare l’ondata di speculazione lanciata dall’opposizione sulla presunta gaffe compiuta dal Premier a proposito del colore della pelle di Obama. Avrebbe potuto e dovuto uscire dallo scontro alzando il livello della discussione. Sottolineando come non sia affatto serio che un intero paese discuta sulla opportunità o meno di una battuta di spirito nel momento in cui si incomincia a toccare con mano che le difficoltà non sono una invenzione mediatica ma colpiscono direttamente e profondamente la pelle dei cittadini. Ma, divisa com’era tra gli irriducibili di McCain ed i convertiti dell’ultima ora al verbo obamiano ed incapace di influenzare un mondo dell’informazione sempre più estraneo e quindi sempre più ostile (ma quando lo capirà il Pdl che nella società della comunicazione bisogna poter contare su una serie di diversi strumenti di comunicazione?), si è lasciata travolgere dalla più ridicola delle strumentalizzazioni.
Sul fronte opposto lo spettacolo di inadeguatezza è stata addirittura più sconvolgente. Nessuno, ovviamente, si sarebbe aspettato che l’opposizione avesse ignorato la presunta gaffe di Berlusconi. Anzi, era più che scontato che per nascondere le proprie difficoltà e le proprie divisioni, si sarebbe aggrappata alla battuta con la forza della disperazione. Ma c’è un limite anche alla ovvia speculazione politica. E questa volta Walter Veltroni ed i suoi collaboratori lo hanno superato con invereconda esagerazione. Al punto da rendere evidente che la sproporzionata cortina fumogena innalzata con la scusa dell“abbronzatura” serve solo a nascondere il fatto che l’attuale gruppo dirigente del Partito Democratico è talmente confuso e diviso da non avere una sola, vaga e modesta idea per contribuire ad affrontare la crisi. Le uniche eccezioni in questo panorama desolante sono stati, oltre a Silvio Berlusconi che ancora una volta ha dimostrato di avere una marcia in più cogliendo l’occasione per rilanciarsi come mediatore tra Usa e Russia, Giulio Tremnonti, Gianfranco Fini e Massimo D’Alema.
Il Ministro dell’Economia, nel bel mezzo della bufera degli inadeguati, ha avuto la capacità di liberare l’elezione di Obama dalla zavorra delle polemiche sciocche sul colore della pelle e quelle provinciali sul suo essere di destra o di sinistra. Ed ha brillantemente spiegato come alla crisi intesa come un effetto della globalizzazione il nuovo Presidente Usa dovrà dare non le vecchie e stantie risposte ideologiche del secolo passato ma quelle adeguate imposte dalla realtà planetaria dell’avvio del terzo millennio. Il Presidente della Camera e l’ex Presidente del Consiglio, da parte loro, hanno avuto il merito di volare molto più alto dei difensori d’ufficio e degli speculatori dissennati riproponendo il metodo della Bicamerale per realizzare le riforme indispensabili per il paese. Non importa se una nuova Bicamerale vedrà o meno la luce. Il metodo del confronto costruttivo tra maggioranza ed opposizione può funzionare anche con altri strumenti parlamentari. Ciò che è importante, invece, è che qualcuno sia rimasto sobrio nella settimana dell’ubriacatura. Vuol dire che qualche speranza di recuperare la società italiana per i capelli c’è ancora!
di Arturo Diaconale
da L'Opinione delle Libertà
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