..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 6 novembre 2010

VERSO IL NAZIONI / 5

E' del 1952 l'istituzione della più illustre corsa di San Siro: il Gran Premio delle Nazioni. La formula, abbattendo ogni steccato di protezionismo, recitava: "per cavalli di 3 anni ed oltre di ogni Paese, distanza metri 2100". Alla prima edizione si verificò un episodio storico, che resta unico nei gran premi di San Siro. La scuderia Orsi Mangelli presentava Hit Song, tre anni americano di alto rango, che era stato secondo nell'Hambletonian, ma la favorita era Cancanniere, sontuosa francese che aveva vinto due volte l'Amérique e che passava da dominatrice sulle piste europee. E Cannaniere e Hit Song risposero all'attesa balzando in primo piano in retta d'arrivo: la transalpina in testa sembrò avere partita vinta ma, aggredita negli ultimi metri  con violenza da Hit Song, perse il passo e ruppe sul palo. Pochi istanti dopo però anche Hit Song si confuse e sbottò di galoppo. Casoli sostenne: "Avevo vinto io, Cannoniere ruppe prima del mio. Poi Hit Song, che non sapeva sbagliare, fu contagiato dalle luci e si mise di galoppo. Ma aveva già passato il traguardo". In linea teorica, Casoli può anche avere ragione. Ma onestamente come poteva in una circostanza come quella il giudice d'arrivo, che era il Colonnello Antonini, soprannominato "occhio di lince", perché a suo dire sapeva anche distinguere la parità, dare la vittoria al nostro portacolori? Così ci fu la squalifica e il successo andò allo svedese Frances Bulwark, che aveva in sulky il vecchio maestro Soren Nordin, il papà di quel Jan che a lungo è stato il supervisor della cavalleria dei Biasuzzi. Casoli, come ricordato ieri, si rifece nel 1957 vincendo con il mangelliano Crevalcore, che a 4 anni colse il più alto traguardo della sua pur luminosa carriera.
A chiusura di questa attesa per quello che sarà il Nazioni 2010, ripropongo l'ultima edizione, andata a Opal Viking, precedendo Triton Sund e Torvald Palema, con la speranza (concreta) che domani sarà un indigeno a far urlare la tribuna del "Trotter".

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