..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 31 dicembre 2009

BUON ANNO

Cercherò di essere breve, l'orario è di quelli che consiglia di velocizzare la tabella di marcia per non farsi trovare impreparati nel momento topico. Detta sinceramente non lasciamo con rimpianti l'anno che ci sta salutando. E non ne faccio una questione di politica o quant'altro, ma quello che si respira è tutt'altro che serenità. Non a caso gli ultimi avvenimenti lo testimoniano ampiamente.
Non voglio prendere episodi particolari, purtroppo uno varebbe l'altro, e sia ben chiaro che tutto questo non accade solo nel nostro Paese. Striscioni della speranza non ne faccio, e onestamente non mi aspetterò chissà che, voglio solo credere che con un po di fantasia e tanta umiltà si riuscirà ad essere felici lo stesso ...d'altronde qualcuno esclamava: "basta poco, che cè vò!"
Buon 2010 a tutti coloro che per sbaglio o per interesse sono venuti a trovarmi in questo spazio, intanto io rallento, ho bisogno di godermi quello che ho intorno...

martedì 29 dicembre 2009

LA QUARTA GUERRA DI OBAMA

Non solo Afghanistan, Pakistan e Iraq. Il Nobel per la Pace ha aperto un quarto fronte, in Yemen. Sul Foglio l’avete letto la settimana scorsa, sul New York Times è in prima pagina oggi:

LA CALUNNIA E LA MEMORIA

Il redattore di questo articolo (un semplice tifoso juventino, attento lettore di giornali) vi consiglierebbe di oltrepassare da subito le proprie considerazioni e dedicarvi immediatamente alla lettura delle dichiarazioni che seguono; e magari pure conservarle. Ma non può esimersi dall’aggiungere queste brevi note di premessa alle frasi elencate. A tre anni e mezzo di distanza da “Calciopoli” (neologismo coniato proprio per il paragone con lo scandalo di “Tangentopoli”, la città della corruzione politico-finanziaria che aveva indignato l’Italia negli anni 1992-93-94) chi scrive constata che di mazzette, di conti esteri e di passaggi di denaro non si è ancora trovata traccia; e nemmeno è stato rinvenuto alcun “pentito” della Cupola, l’associazione a delinquere che avrebbe controllato il calcio italiano (un fenomeno che ha un volume d’affari da oltre sei miliardi di euro, mezzo punto dell’intero PIL italiano). E però pure con un'altra evidente differenza rispetto a Tangentopoli, che indignò sì le persone ma dette vita a molteplici forme di reazione, punti di vista e opinioni antitetici, Calciopoli ha apparentemente unito gli italiani nella condanna morale e giuridica, nel pre-giudizio, nell’ostilità e nello scherno.
Chi scrive vorrebbe allontanare le analogie e i paragoni, da sempre esercizi pericolosi ed approssimativi.
Un metodo di approccio potrebbe essere quello che adotta generalmente la stampa americana nell’annunciare uno scandalo, esibendo da subito “i soldi”, “la pistola fumante”, “le ragazze”. In Calciopoli lo “scandalo” sarebbe perciò, sotto questi parametri, del tutto anomalo, unico e difficilmente comprensibile per chi si pone in maniera empirica davanti ai fatti.
Per tentare di comprenderne la genesi si può forse solo fare riferimento al pregiudizio del tifoso e alle sue passioni arcane, all’assuefazione agli scandali dei cittadini italiani e alla complice distorsione mediatica degli eventi. Già: il ruolo dell’informazione.
Nel 2006 la coscienza collettiva degli italiani aveva già condannato prima ancora di conoscere i fatti. Ma come mai questo è potuto succedere? Possiamo tentare di definire “opinione pubblica” la coscienza maturata da un gruppo di persone che assistono ad un determinato evento, a fatti e vicende di interesse generale. Quanto più vasto è l’interesse che un fenomeno suscita, quanto più l’opinione pubblica tende a comprendere ogni cittadino, ogni componente - di una città, di un gruppo sociale, di una nazione ecc. - il quale è lettore, spettatore, ascoltatore di quegli eventi, di quelle vicende che ne hanno colto l’attenzione.
L’opinione pubblica dovrebbe scaturire e formarsi dalla libera discussione, dalla possibilità di lasciare esprimere tutti i punti di vista riguardanti quel particolare fatto che desta interesse. E così pure l’opinione pubblica dovrebbe crescere e formarsi in conseguenza della rappresentazione che degli eventi viene fatta dai media, dalla televisione, dai quotidiani, dalle radio e ora, anche se parzialmente, dai siti web.
Il ruolo dell’informazione è quindi fondamentale nel formare l’opinione e la coscienza delle persone in relazione ai fatti e agli eventi che accadono quotidianamente. Nell’ambito politico è fin troppo facile constatare la differenza dei messaggi e delle notizie inviate dai diversi giornalisti, dalle testate e dai conduttori televisivi; spesso si può tentare di presumere anticipatamente cosa scriveranno o come commenteranno gli anchorman o i giornalisti ad esposizione degli eventi politici. L’Italia però assomiglia sempre più ad una Torre di Babele dove tutti urlano nel proprio idioma e nessuno ascolta l’altro, ciascuno discetta il proprio modo di vedere che è incomprensibile per chi è avverso alle proprie opinioni, poiché osserva le cose da un’ottica antitetica e anche solo da un angolo prospettico differente.
Si può quindi scrivere che, a memoria, ci sia stato un solo caso in cui uno scandalo ha trovato l’unanimità di giudizi e consonanza di punti di vista da parte dei quotidiani. Questa vicenda è stata “Calciopoli”. Tutte le testate hanno ampliato e dilatato i risultati di indagini ancora in corso per trarre conclusioni ed esprimere giudizi morali, giuridici ed etici di condanna lapidari ed apodittici; questi giudizi hanno sostituito integralmente “l’informazione” ossia l’analisi dei fatti, obiettiva, razionale e logica.
Il sentimento della passione calcistica è certo una delle emozioni più irrazionali e inspiegabili dell’animo umano, e l’avversione per la Juventus da parte dei tifosi delle squadre avversarie è un fatto noto, che può essere facilmente testimoniato da ogni juventino che ha sempre percepito questa ostilità. Ciò che stride è che persino uomini di cultura (come ad esempio Franco Zeffirelli o il professor Severino Antinori) avessero pubblicamente assunto in passato atteggiamenti di astio e di odio che apparivano così stridenti ed inverosimili per persone di animo ed estrazione culturale raffinati.
A seguito della pubblicazione (illegittima) della trascrizione di molte intercettazioni telefoniche nel maggio 2006 – per lo più riguardanti l’allora Direttore Generale della Juventus Luciano Moggi - la stampa ha assunto un atteggiamento aprioristico di condanna e di pregiudizio. In pochi erano interessati a conoscere e capire i fatti. Tutti volevano inveire contro la squadra vincente e dominatrice del calcio italiano negli ultimi dodici anni. I giornali hanno così ribaltato il loro ruolo, trasformandosi da organi di informazione in veri e propri megafoni di piazza, che urlavano ai quattro venti slogan che venivano invece contrabbandati come notizie ed informazioni. I fatti, i dati, gli episodi, sono così stati deformati, alterati, falsificati; le illazioni sono state presentate come fatti provati, i sospetti e dubbi come circostanze certe ed incontroverbili.
La Juventus era dunque “ladra” a priori; prima di ogni e qualsiasi processo, di ogni valutazione ragionata e ponderata delle scarne notizie che trapelavano, le quali non erano nemmeno prove processuali. Il linciaggio mediatico nei confronti dell’immagine sportiva della Juventus, di Luciano Moggi e di Antonio Giraudo non trova precedenti analoghi in Italia. Non c’era bisogno di alcun dubbio: la vergogna o l’indignazione dei giornali era incontenibile per lo scandalo appena svelato. Inutile reclamare la possibilità, anche flebile, del doveroso diritto di replica; e questo accadeva nello stesso paese che contemporaneamente permetteva settimanalmente ad Annamaria Franzoni di difendersi nel salotto della più importante trasmissione televisiva di informazione (Porta a Porta). Luciano Moggi era diventato un “mostro”. La Juventus aveva rubato i propri titoli sportivi conseguiti sul manto erboso grazie ad arbitri prezzolati, oppure sudditi di ricatti e lusinghe. La GEA era un’associazione a delinquere, una “Spectre” che controllava ogni mossa del calcio professionistico. I bilanci della Juventus nascondevano chissà quali tesori da utilizzare certamente per acquistare vantaggi, corrompere organi federali come i designatori (se non addirittura magistrati e forze di polizia). In definitiva, secondo il quadro abbozzato dai quotidiani, le partite di calcio degli ultimi campionati di Serie A a cui i tifosi avevano assistito erano posticce ancor più delle esibizioni wrestling.
A tre anni e mezzo di distanza dalla divulgazione delle intercettazioni, dopo che si sono già celebrati in primo grado due processi penali (GEA, bilanci della Juventus) i quali hanno fatto chiarezza e diradato le leggende metropolitane contrabbandate dai giornali come fatti e notizie, è doveroso riportare alla memoria il modo in cui la carta stampata ha presentato Calciopoli ai lettori italiani. Ricordando l’insegnamento di Francis Bacon: “Calunnia senza paura. Qualcosa rimane sempre.”

domenica 27 dicembre 2009

NOBEL PER LA PACE / 13

Cinquantacinquesimo attacco del premio Nobel per la pace.
Quattro i morti nelle regioni del North Waziristan

LA DEMAGOGIA DEL RISPETTO

La parola rispetto deriva dal verbo latino respicere, formato dalla particella “re” che indica il significato “nuovamente” o alternativamente “indietro”, che accenna ripetizione o indugio, e dal verbo “spicere”, ovvero guardare.
Il suo significato consisterebbe dunque nel “riguardare” ossia “riconsiderare”.
Ne consegue che rispettare il pensiero altrui significa prima di tutto ascoltarlo. In seguito far fruttare questa operazione nel riformulare il proprio punto di vista, che a questo punto sarà la risultante di quanto si riteneva prima di sentire l’opinione altrui, e dell’aver “guardato indietro” il proprio modo di vedere a seguito dell’intervento dell’altro.
Bisognerebbe invitare a recuperare l’etimologia di questa parola a molti tra coloro che un po’ sprezzantemente catechizzano a priori il nostro pensiero, in quanto, come ai tempi fummo definiti, rancorosi. Alcune di queste persone infatti, a seguito del nostro scetticismo nei confronti di farsopoli, non hanno mancato di accusarci di non “rispettare” le sentenze. Ed oggi, ringalluzziti dalla sentenza di primo grado penalizzante nei confronti di Giraudo, non si lasciano sfuggire l’occasione per riattaccare con tale cantilena.
L’invito è a dotarsi di dizionario e magari richiamare quelle due nozioni di latino. Chiunque si permetta di ragionare ed avanzare dubbi sull’esito non solo di questa ma di qualsiasi sentenza, non manca di rispetto. Sta “guardando indietro” per riformulare le proprie idee.
Deprecabile sarebbe certamente la prevenzione per cui il solo allontanamento dal proprio pensiero sia fonte di dileggio. E naturalmente tale giudizio comportamentale deve valere in tutte le direzione, e non solo per quella che rappresenta il punto di vista opposto al proprio.
Ma non è questo il nostro caso: si attendono le motivazioni della sentenza per formulare un più ampio ragionamento. Nell’attesa, tuttavia, la sola lettura del dispositivo è sufficiente per innescare le prime riflessioni.
Una buona fetta della categoria di persone sopra indicate, poi, si spinge persino a dare una connotazione ancora più specifica al nostro “mancare di rispetto”, al motto ormai ben poco originale: - voi non rispettate la giustizia! –
L’interpretazione in questo senso del pensiero del popolo juventino che non ha rinunciato a credere all’iniquità di quanto accaduto con Farsopoli, è quanto di più errato sia possibile. Non rispettare una sentenza significa scavalcare il sistema giuridico, essere giudici e rispondere solo a sé stessi; contestare e mettere a ferro e fuoco luoghi e persone fisiche inerenti specchio della magistratura.
Credere invece nei ricorsi presentati dalla nostra Associazione, appoggiare idealmente il ricorso in appello cui non mancherà ora il dottor Giraudo attraverso i suoi avvocati, rappresenta invece la massima manifestazione del contrario. Il rispetto verso le istituzioni è tale da ricercare la verità continuando per lo stesso iter giuridico. Ovvero “guardare indietro” quanto già prodotto e statuito fino ad oggi, chiedendo agli organi giudicanti di compiere la stessa operazione. Il non plus ultra, la massima espressione del rispetto, nel rispetto.

Nella connotazione più nobile del contenuto semantico che viene attribuito al termine rispetto vi è poi la “considerazione”, intesa come “deferenza”, come “stima”.
Ebbene, pur consapevoli della non numerabilità di nefandezze compiute dall’uomo nel corso dei secoli, non ci viene meno la considerazione verso la potenzialità delle natura umana, capace nella sua storia di annoverare eroi di instancabili lotte per la giustizia, per il bene, per l’amore verso il prossimo.
Anche verso l’uomo non ci manca il rispetto. La capacità di lottare, di andare avanti fino in fondo alla ricerca della verità, di non mollare per ciò in cui si crede, è un talento che sappiamo il genere umano possedere. Si tratta “solo” di farlo fruttare, anziché soffocarlo tra la gramigna.
E siamo pertanto certi che tutti i nostri associati, e in generale tutti coloro che non hanno mai ceduto alla tentazione di unirsi al coro dei giustizialisti per convenienza o faciloneria, non molleranno neppure di un millimetro anche di fronte all’evento appena registrato.
In fondo, anche in questo, si tratta nuovamente di rispetto verso la magistratura e verso gli accusati. Fino a quando l’iter giuridico non si completa, non è corretto attribuire colpevolezza od innocenza. E stante il preannuncio di ricorso in appello di Giraudo per mezzo dei suoi legali, anche in questo caso l’iter giudiziario è ancora in corso.
Di nessun rispetto nei confronti della realtà, forse della Giustizia, senz’altro del buon senso e del buon gusto, è stata invece la messa in onda del docu-fiction inerente i fatti di Farsopoli, dal titolo “Operazione Off-Side”, ad opera dall’emittente La7 nel corso della serata di martedì 15 dicembre, stante il processo di Napoli in peno svolgimento.
Se ne devono essere accorti anche in Rai, vista l’Ansa del 16 dicembre delle ore 13 circa: «Il cda della Rai ha votato una delibera sulla sospensione delle 'docu-fiction' su tematiche connesse a procedimenti giudiziari in corso. La delibera è stata votata all'unanimità. Il consiglio di amministrazione ha dato contestualmente incarico al direttore generale di elaborare una regolamentazione sistematica della materia».
Chissà come la penseranno a La7.
Correremo il rischio di una sospensione della docu-fiction?
Data l’elevata quantità (e qualità) delle inesattezze riportate, tali persino da indurre gli ospiti del dibattito post-fiction a sollevare appunti sul programma appena trasmesso, non è da escludersi.
Quale che sarà la scelta che opereranno, l’unica certezza è che essa non sarà dettata dal rispetto verso i cittadini in stato di giudizio, dato il deplorevole lancio pubblicitario del prodotto, avvenuto avvalendosi di spot incentrati sul pianto di Luciano Moggi nel corso degli interrogatori.
Diceva Ralph Waldo Emerson: “Si è rispettabili solo quando si porta rispetto”.
Ecco, appunto.

venerdì 25 dicembre 2009

IL PROGETTO CHE NON C'E'

La mancata condivisione del famoso e fumoso progetto quinquennale dell’era post-farsa da parte della nostra Associazione non rappresenta certamente il quarto segreto di Fatima.
Un progetto che ha dilapidato fortune economiche e tecniche come mai in passato. L’intero ricavato della campagna svendite e prostrazione dell’estate 2006 e risultato ben inferiore alla campagna acquisti e sperperi della trinità calcistica. L’attuale monte ingaggi è equiparabile a quello dell’ultima stagione di Fabio Capello. Rappresenta quindi fatto di inconfutabile gravità il passaggio da fior di campioni come Ibrahimovic, Emerson, Mutu, Viera, Zambrotta, Cannavaro (in quel momento pallone d’oro), ecc…, ai vari Poulsen, Boumsong, Knezevic, Tiago, Almiron, Andrade, Melo, ed altri “mediocri” sovrapagati.
Inoltre, delinea incontrovertibile segnale di fallimento il rapporto tra investimenti attuati e risultati sportivi, pressochè nulli. Anzi, dobbiamo registrare la prematura dipartita di due titoli vinti sul campo da una squadra tra le più forti della nostra storia. A ciò aggiungiamo l’ormai costante prematuro fallimento sportivo – di conseguenza economico - sia in ambito europeo che italiano. È la Juve dei record!!! Nelle stagioni post farsa squadre come Cagliari, Catania e Napoli hanno espugnato lo stadio olimpico dopo interi decenni. Abbiamo vinto ambiti riconoscimenti come il “bidone d’oro”. Senza dimenticare la disgustosa coppa Zaccone, titolo di cui francamente non sentivamo alcuna necessità.
Che dire poi dei tanto decantati risultati della gestione economica. Perdita economica dai proventi delle sponsorizzazioni, perdita economica dai proventi dei diritti tv, perdita di capitalizzazione in borsa. Future perdite, rispetto al progetto Giraudo, dai ricavi della gestione stadio. Minori introiti dalla vendita del naming rights stadio, mancanza di introiti dalla gestione dei terreni contigui allo stadio (si è preferito vendere per far cassa piuttosto che fittare con introiti utili al sostentamento futuro della squadra), gestione basata “esclusivamente” sulle plusvalenze dei giocatori ottenuti in eredità. Un bagno di sangue che difficilmente potrà essere risanato in futuro.
Una gestione legale, infine, degna dei migliori film satirici targati “f.lli Vanzina”. Patteggiatori in uno processo sportivo privo delle minime garanzie costituzionali, patteggiatori nel procedimento sulle presunte sim svizzere, patteggiatori in un procedimento sui presunti falsi in bilancio della vecchia gestione, che ha suscitato l’ilarità di tutto il mondo giuridico allorquando il giudice ha decretato l’insussistenza del fatto.
Oggi a furor di popolo, poiché anche le redivive tifoserie organizzate hanno avviato una contestazione, l’azionista di riferimento ha finalmente avviato il ritorno al futuro. Il rientro di Roberto Bettega segna un primo passo per riappropriarci, garantendo continuità, di quella Juve “vincente” simbolo di organizzazione ed efficienza. Ma è solo un primo passo che non potrà restare fine a se stesso. Un primo tassello del mosaico che dovrà necessariamente compiersi con l’ingresso in società di Andrea Agnelli e la ricerca di un Direttore Generale e di un Amministratore Delegato degni di questo nome. A dire il vero due nomi potremmo consigliarli al Sig. Elkann. Non siamo certi tuttavia che i due professionisti accetterebbero in assenza delle più sentite e sincere scuse.
Il solo Roberto Bettega, specie se con compiti minori, non potrà divenire l’ago della bilancia tra una Juve perdente ed una vincente. Il suo ritorno in società rappresenta comunque un segnale di speranza, la speranza che l’azionista di riferimento abbia finalmente compreso i suoi errori passando la mano a chi ha realmente la Juve nel cuore. Bentornato Roberto!!!
di Giuseppe Belviso, Presidente Associazione GLMDJ

giovedì 24 dicembre 2009

BUON NATALE

« Buon Natale. Quì è GiùleManidallaJuve, e io sono Cirdan ...Fabio.
Forse lì c'è qualcuno che ha deciso di trascorrere la serata natalizia in compagnia del nostro forum, del nostro sito. Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire.
Ancora oggi, dopo più di tre anni, ho avuto una discussione con un "amico". Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anch' io credo.
Credo nelle rovesciate di Vialli e nei riff di Keith Richards; credo nella Giustizia, quella con la "G" maiuscola; credo che ognuno di noi si meriterebbe di essere considerato innocente almeno fino a quando l'ultima sentenza non sia stata espletata; credo che se quella scritta che capeggia in ogni aula di tribunale fosse presa alla lettera si vivrebbe in un Paese migliore; credo che una Juve come quella di Moggi, Bettega e Giraudo non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; comunque credo anche che senza Umberto e Gianni niente potrà mai essere come prima; credo che non sia tutto qua, però, prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio; credo che sarà dura tirare avanti con 800€ al mese una famiglia, però credo anche nel futuro, perché se non ci credessi difficilmente potrebbero cambiare le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock 'n' roll, la mia compagna, i miei figli, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare dalle ingiustizie di un'estate che non si è capita vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un c.azzo della vita degli altri.
Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia.
Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con le parole dei miei compagni di viaggio. »

*****
Lucaboo2
Buon Natale a tutti gli amici di Giù le Mani dalla Juve, e se stanotte vedete un uomo che scende con circospezione dal camino, aspettate ad esultare: potrebbe essere il Ratto Massimo che viene a rubare qualcos'altro!
Merry Xmas and Happy New Juve
*****
Paola
Auguri a tutti quelli che non hanno fatto del proprio ego una ragione di vita.
Auguri a tutti coloro che non approfittano di una passione sfruttandola per i propri fini.
Auguri a chi con il semplice amore per la Juventus ne mantiene viva la storia e l'onore.
Auguri a chi, nell'indifferenza generale, ha deciso di ricercare la verità.
*****
Marcolanc
Auguro alla Juve per il 2010 proprietari che dimostrino affetto e dirigenti capaci.
Auguro alla Giustizia (quella con la 'G' maiuscola) di farsi largo tra le mille falsità ed ipocrisie che l'hanno calpestata in questi ultimi tre anni e mezzo.
Ma soprattutto... Auguro a tutti gli amici di GLMDJ un Natale sereno e un 2010 ricco di soddisfazioni!
*****
Zizou
Un augurio a tutti i rancorosi, che il 2010 possa trasformare il "vinceremo noi, non c'è alcun dubbio" in "abbiamo vinto noi, non si divide".
*****
Masonmerton
Qualcuno si ostina a non credere a Gesù Bambino. Eppure ogni anno il 25 dicembre le mie figlie trovano sotto l'albero nuovi giochi e nuovi sogni. Il bicchiere di latte lasciato vicino al presepe è bevuto per metà, e dei mandarini nel piattino in fianco è rimasta solo la buccia.
Così, ogni anno, la magia che vivevo io da piccolo rivive in loro.
Basta saper sognare, e impegnarsi fino alla fine per perpetrare la magia.
Tutti noi associati di GiùleManidallaJuve abbiamo sempre vissuto un altro piccolo sogno chiamato Juventus.
L'impegno di tutti noi per riaverla è il regalo di Natale concreto che continuiamo a donarci per rivivere quella magia.
Auguri di cuore a tutti noi, perchè si trovi sempre la forza di non interrompere mai, nella nostra vita e all'interno delle nostre famiglie, la linfa vitale della ricerca della realizzazione dei sogni!
Ma soprattutto... Auguro a tutti gli amici di GLMDJ un Natale sereno e un 2010 ricco di soddisfazioni!
*****
NeoGTO
Caro Babbo Natale,
Quest'anno sono stato un bravo "bambino", quindi spero che non esiterai ad esaudire i miei desideri.
Vorrei tanto che la Juventus tornasse com'era prima dell'estate 2006, bella, antipatica e vincente.
Vorrei che i giocatori tornassero a metterci il cuore ogni volta che scendono in campo indossando quella maglia a strisce bianconere.
Vorrei che a tutti i nostri avversari tremassero le gambe prima di affrontare la Juve, non come oggi dove tutti sperano di fare risultato.
Vorrei che il trio Moggi/Giraudo/Bettega tornasse a gestire la Società.
Vorrei che Andrea Agnelli prendesse il posto, una volta per tutte, di John Elkann.
Son tre anni che ti chiedo sempre la stessa cosa, spero che questa sia la volta buona (altrimenti potrei anche cominciare a pensare che sotto quel vestito rosso porti una triste maglia nerazzurra).
Con affetto, Andrea
Tanti auguri di buon Natale a tutti voi di GLMDJ e a tutte le vostre famiglie!
*****
Morrison Hotel
E ci potrebbero essere 1000 parole diverse..ognuna delle quali spiega chi siamo...la battaglia che combattiamo ogni giorno e cosa lega tutte queste persone cosi' diverse tra di loro...Le parole cercatele in ognuno di Voi
A Noi...a tutti Noi che non ci siamo arresi
A Noi...che combattiamo con le fionde contro i cannoni
A Noi...che Juventus non ha mai fatto "sorridere" nessuno
A Noi...che vinceremo....NON C'E' ALCUN DUBBIO
29 Volte auguri di un Natale sereno e di un 2010 sognato ed atteso!
*****
Roccone
Vi auguro di ricevere per Natale, nel merito,
il presupposto vero, il valore di questa battaglia, quello intrinseco: la consapevolezza di essere fieri di essere Juventini.
Che poi è quello che nasce dal significato che ognuno di Noi, soggettivamente, dà continuamente con la sua scelta ripetuta all'essere qui.
Che si esplica nella domanda che mi faccio tutte le sere
"cosa ho fatto oggi per aiutare ad avvicinare quel traguardo?"
*****
Gala
Per farVi gli auguri ho socchiuso gli occhi e lasciato il campo all'immaginazione.
C'e una grande tavola rotonda, la tovaglia e' quella della festa, i colori scelti , per questo nostro Natale, sono il bianco e nero; a proteggere quei colori ci sono due mani nere.
Li' nell'angolo, a fianco a noi, c'e il nostro albero: 29 scudetti lo adornano, uno piu' bello dell'altro, uno piu' meritato del precedente.
Alziamo insieme i calici e brindiamo: a tutti noi, alla nostra forza, al nostro idealismo, alla nostra caparbieta'.
Il natale porta serenita' ed il nostro animo non puo' che essere sereno.
Dimenticavo: le bottiglie per il brindisi escono misteriosamente da un loden.
La colonna sonora non puo' che essere di Cher : cosi' vuole il Regista.
*****
Piloni64

Gli auguri, SINCERI, agli amici di Giulemanidallajuve; e così pure a tutti i tifosi juventini che partecipano al nostro forum e visitano il sito!
Il Natale sia solo una breve tregua, per riprendere la nostra passione e il nostro impegno, per ristabilire l'onore e l'orgoglio di essere juventini. Contro tutte le persone che ci hanno usato soprusi e voluto male.

GLMDJ

mercoledì 23 dicembre 2009

VEDI CALCIOPOLI A NAPOLI (E IL CALCIO MUORE)

Una mattinata nelle viscere di Calciopoli, di Napoli, del suo tribunale, dell'essenza sempiterna della caratteristica "sceneggiata" che applicata al pallone viene ancora meglio. Il presidente del Cagliari, Massimo Cellino che come in una canzone di Mina accusa, difende e ancora accusa tutto il sistema-calcio e non solo Moggi, includendo responsabilità federali ed "espellendo" quasi fisicamente, il sospetto che i sorteggi arbitrali fossero truccati.
Il maresciallo dei carabinieri che ammette: "Siamo andati a prendere a Chiasso le schede telefoniche svizzere senza rogatoria, in auto con lo stesso commerciante", smentendo precedenti testimonianze dei suoi colleghi d'arma.
Un tribunale che ascolta tutto e sembra molto più avvertito di come viene descritto abitualmente sulla carta. Stampata. E poi Sky e "Un giorno in pretura" con tanto di telecamere, un po' di stampa, fervori da proscenio per molti componenti di questa commedia all'italiana che non è una tragedia ma neppure una farsa, che dovrebbe appurare reati penali ma in realtà non riesce a sottrarsi al solito clima particolare.
Quello sempre e comunque da bar sport o da processo biscardiano, almeno quando testi come Cellino raccontano della partita x y e non realizzano che stanno mettendo inconsapevolmente a nudo le magagne dello "sport più amato dagli italiani", tifosi midollari facilmente raggirabili.
E' proprio così: il calcio in tv è diverso da quello "vero", visto allo stadio. Per osmosi, anche il processo a Calciopoli visto (quasi nulla) e letto sui giornali è assai diverso da quello cui ho assistito per alcune ore nell'aula 216 del Tribunale di Napoli, alloggiato desolatamente in una delle tre tristissime torri del Palazzo di Giustizia, in un centro direzionale che non so che cosa diriga e verso dove. Fuori, pioggia, vento che spazza o spazzerebbe le strade se non fossero sempre sporche, almeno intorno alla Stazione Centrale, e tassisti incazzatissimi "con la sinistra" perché la corsa richiesta è troppo breve. Con il sole sarei andato a piedi, spiego.
Ma è inutile... Aula piccola ma a densità Hong Kong per gli avvocati dei 25 imputati per reati mica da ridere come l'associazione a delinquere, e cioè in ordine alfabetico l'assistente arbitrale Ambrosino più 24, e i legali delle parti civili.
Una falange abbastanza ordinata pronta ai microfoni e disposta tra la parete di fondo del pubblico, cui si appoggia smarrito un ragazzetto, il figlio del difensore dell'arbitro Bertini, che aspetta suo padre avendo saltato la scuola, e all'estremo opposto l'anfiteatro della giustizia, dove regnano la legge e il tribunale.
La presidente, Teresa Casoria, confermata al suo posto giacché la sua ricusazione è andata in fumo proprio ieri, donna energica che ha avuto a che fare in aula con Raffaele Cutolo e quindi certo non si fa impressionare da Moggi, e i due giudici a latere, due donne, una, la Gualtieri che scrive a mano dietro un paio di occhiali gentili, l'altra, la corvina Pandolfi, che caccia gli occhi sui testimoni e sul computer.
Delle tre si dice che non capiscano nulla di calcio, ed effettivamente mentre si ricorda un gol di Serginho "sceso sulla fascia dopo un fallo non segnalato da Tombolini" la Casoria sorride. Chissà che non sia un bene se il gineceo togato ignora di pallone. Se sa di legge, basta e avanza.
Presenti tra gli imputati a quel che vedo nella jungla di teste e cappotti, solo l'arbitro De Santis in sciarpa turchese e in prima fila neanche fosse in tv Luciano Moggi, tirato per i capelli alla fine della testimonianza di Cellino a una dichiarazione spontanea il cui senso letterale è "sono l'imputato dei si dice" e poi la domanda "E' giustizia questa?".
Saprà il tribunale rispondere a questa domanda, ed è ben posta? Qui si annida la vipera del dibattimento, e di tutto un pasticciaccio cui certamente il rito abbreviato non rende né giustizia né chiarezza. Anche perché da sempre, dalla giustizia sportiva in poi del 2006 a caldo, all'udienza di ieri, una verità continua pur ad emergere, oltre le bugie, le simulazioni, i millantati crediti, le ritrattazioni e le omissioni di cui Massimo Cellino, da 18 anni padrone del Cagliari e di professione "presidente" (adr.), teste dell'accusa tradotto finalmente a Napoli con i carabinieri, ha riempito la sua deposizione: e cioè la verità oggettiva che prendere solo un pezzo del Lego di cui è fatto il calcio è quasi impossibile, e quindi è tutto il meccanismo che è a giudizio anche se oggi solo sotto le voci "Moggi, cupola, arbitri".
Il sistema è quello del puzzle, o dei vasi comunicanti. In questo senso le due testimonianze di ieri, appunto di Cellino e del maresciallo capo Nardone, assistente del capo-indagine tenente colonnello Attilio Auricchio ieri assente perché appena diventato padre (la Casoria: "Ma che impedimento è, mica avrà partorito lui..."), sono state sufficientemente rivelatrici.
Vediamo di coglierne il dettato, poi il senso almeno come appare a chi scrive, e infine il nesso tra tutto ciò. Si comincia dal maresciallo, teste dell'accusa, ad Auricchio toccherà il 9 febbraio. E' preziosa la sua testimonianza sulle schede, prima del Liechtenstein poi svizzere. Queste ultime, 9, sono state recuperate a Chiasso "informalmente".
Senza rogatoria? Dunque tutte annullate? Oppure il commerciante che le "offre spontaneamente ai carabinieri" le rende giuridicamente valide? Vedremo. Quando tocca a Cellino, casual nel suo dolce vita carta da zucchero, che sta per passare sei o sette brutti quarti d'ora tutti di seguito, l'atmosfera è "pronta".
Il presidente Casoria gli dà spesso dell'esuberante mentre lo incalza il pm Capuano nelle contraddizioni tra ciò che ha dichiarato ai carabinieri in passato e ciò che sta dicendo in aula. Quando poi lui si becchetta con qualche avvocato lei gli fa "uè, uè", e si fa chiamare più volte "signora" per non fargli perdere il filo. Un filo che Cellino intorcina e sgomitola più volte. Bergamo e Pairetto? Due gran signori, ma poi il sorteggio doveva essere truccato.
La "mafia degli arbitri" risalente secondo i "si dice" a Moggi e alla Juve? Non si ricorda più bene, ma comunque al telefono intercettato l'ha ripetuto tante volte all'uomo di Carraro, Francesco Ghirelli, con Carraro prosciolto dal gup in questo processo. E poi all'ufficio inchieste della Federcalcio. Se non intervengono loro, e non lo fanno mai, io che ci posso fare?, è il tenore dell'omissivo, imbarazzato e riottoso Cellino. Spettacolo leggermente deprimente per la morale: il potere non è forse di chi ce l'ha?

SONO MORTO UNA NOTTE DI LUGLIO




«Non che mi fossi aspettato una folla da stadio, né un corteo di zelanti adulatori come quelli che, in vita, mi giravano spesso intorno, e neppure quei giornalisti e quelle telecamere che spesso mi avevano gratificato e talvolta insultato. Non mi aspettavo neppure gli opportunisti dell’amicizia, quelli che nei momenti felici erano “amici di Paolo”, che spesso sedevano alla mia mensa o che mi invitavano alla loro per esibirmi come un gioiello di famiglia. E non mi aspettavo neppure colleghi (ma un paio c’erano), dirigenti federali, stendardi e bandiere. Capii, d’un tratto, cos’era che mi aveva spento. Era la “morte civile”, della quale avevo letto e sentito parlare senza immaginare la ferocia con la quale sapeva aggredire…»

Dopo avervi raccontato la presentazione romana del libro “Sono morto una notte di luglio”, pubblicato da Edizioni Erasmo, riportiamo l'intervista che l'autore, Paolo Bergamo, ci ha gentilmente concesso.

"Sono morto una notte di luglio", quando ha pensato che era giunta l'ora di raccontare la sua versione e perché quel titolo?
Quando ho avuto chiaro il quadro completo degli avvenimenti che hanno originato farsopoli. La mia è stata una morte “civile” dalla quale sono riuscito a rinascere.

Riguardo alla sua esperienza di designatore, qual'è il ricordo che vorrebbe cancellare e quale quello che ricorda con più piacere?
Gli scontri telefonici con il presidente Carraro sono una ferita ancora dolorante. L’apprezzamento da parte di Uefa e Fifa riguardante le nuove metodologie di insegnamento della tecnica arbitrale ed i risultati ottenuti dall’intera squadra arbitrale a livello internazionale, mi danno sensazioni che nessuno può togliermi.

Qual'è il suo giudizio sull'attuale classe arbitrale?
Soffre in maniera evidente di carenze strutturali che a suo tempo ho portato a conoscenza del presidente dell’AIA.

Dopo qualche stagione di calma apparente, si torna a parlare di sudditanza ed a farlo è stato, tra gli altri, lo stesso De Laurentiis che l'anno scorso dichiarava: “Dopo calciopoli tutto è possibile, nulla è prevedibile e si è ritrovata la strada della serietà”. Che consiglio darebbe a questi presidenti?
Per chi non ha né conoscenza né competenze specifiche è facile affidarsi a slogan roboanti che in quel momento generarono gratuito consenso. Il calcio da sempre vive con gli errori dei presidenti durante la campagna acquisti, con gli errori degli allenatori, dei giocatori e degli arbitri, con i commenti gridati dalla stampa e dalla TV secondo logiche di mercato.

Dopo oltre 3 anni è riuscito a farsi un'idea precisa sulla nascita di “calciopoli”?
Si e spero che i tifosi veri facciano altrettanto.

C'è una persona in particolare che l'ha delusa o sorpresa quando è montato lo scandalo?
Lo scandalo è un mostro con tante teste molte delle quali ancora sorridenti. Ma il tempo è galantuomo e saprà rimettere le cose al posto giusto.

Il suo rapporto con Moggi era preferenziale rispetto a quello con dirigenti di altre squadre? Penso all'Inter, al Milan, alla Roma...
Era un rapporto confidenziale che ho tenuto con tutti in particolare con colore che avevo conosciuto nei miei 15 anni trascorsi come arbitro di Lega Nazionale.

Anche se non la riguarda direttamente, che idea si è fatto della linea, per niente difensiva, adottata dalla società Juventus?
E’ uno dei grandi interrogativi che deve suscitare un più approfondito esame. Da quando la stampa ha pubblicato le intercettazioni, creando un caos completo fino al 30 Agosto, quando la Società ha ritirato il ricorso al TAR l’atteggiamento è assai contraddittorio.

A Napoli, nel corso del processo, è affiorato che Puglisi è milanista, Babini bolognese/filo interista e sicuramente affioreranno altre curiosità simili. Come designatore era al corrente delle fedi calcistiche di arbitri ed assistenti? Ricorda qualche episodio legato a qualche arbitro ed alla sua squadra del cuore?
Ognuno di noi da ragazzo ha tifato per questa o quella squadra. Non voglio credere che questo possa influire emotivamente quando si è in campo chiamati a giudicare secondo regolamento. Non voglio pensare che arbitri e/o assistenti abbiano cercato di trarre vantaggi per migliorare la carriera grazie alla loro fede sportiva.

Nel corso di alcuni incontri, così come in una recente apparizione televisiva, ha parlato di “intercettazioni” effettuate illecitamente da Telecom Italia ai suoi danni. Era un lapsus riferito al traffico illecito di tabulati o ha in mano prove, documenti esclusivi, non emersi durante l'indagine svolta dai PM di Milano?
Nel mio libro credo di aver messo in chiaro quello che volevo dire.

C'è qualcuno, conosciuto o meno, che - come accaduto a Pairetto - l'ha avvicinata per proporle uno sconto di pena in cambio di un'ammissione di colpa?
Nessuno

Tornando al processo di Napoli, prima l'esame a dir poco lacunoso del m.llo Di Laroni, poi l'ex-guardalinee Coppola che denuncia, non solo l'omissione di fatti che andrebbero a compromettere l'immagine dell'Inter, ma anche di carabinieri che hanno utilizzato nomi di copertura durante la sua deposizione. C'è l'intenzione di denunciare, in un procedimento a parte, questi avvenimenti?
Ogni elemento è valutato dai miei legali con la massima attenzione, compreso quelli che mi hanno danneggiato nella fase indagatoria e dibattimentale.

La verità, tutta la verità, verrà mai a galla?
La verità sarà un patrimonio di coloro che avranno la voglia di trovarla. Le forze in gioco sono enormi ma la verità c’è, anche se scomoda per alcuni. Chi avrà voglia di cercarla, anche se con fatica ci arriverà.

Questa intervista sarà pubblicata sul sito di Giulemanidallajuve, l'unica associazione che ha difeso e continua a difendere in tutte le sedi la Juventus. La conosce e cosa ne pensa?
Ne ho sentito parlare. Penso che farsopoli ha umiliato i sentimenti sani di milioni di sportivi.

OBAMA AIUTA AL QAEDA

Comincia il ridicolo tam tam della sinistra radicale americana: i bombardamenti obamiani in Yemen (sì, lo so, Corriere, Repubblica, Rai e Mediaset non ne hanno ancora parlato, ma ci sono stati lo stesso) fanno il gioco di Al Qaeda perché provocano vittime innocenti e spingono la popolazione locale al jihad. E’ la vecchia tesi di D’Alema, ai tempi di Bush. Tornerà utile, appena finirà il nuovo minuetto di statista serio, responsabile e coi baffi e quando sarà più cool prendere le distanze da Obama (com’è puntualmente successo con Blair).

martedì 22 dicembre 2009

VENT'ANNI DI ESPERIENZA

L'avv. Morescanti è stata bravissima a mettere alle corde il m.llo Di Laroni il 13 novembre scorso. Se possibile lo è stata ancora di più nel farlo con alcune affermazioni errate. Ricordiamo che Di Laroni si era presentato come una figura qualificata con esperienza ventennale e che, in entrambe le udienze a cui ha partecipato, non ha lesinato di ripetere che tutto il lavoro svolto sulle sim straniere deriva proprio da questa sua grande esperienza. Eppure, alle disquisizioni tecniche dell'avv. Morescanti non ha risposto da esperto del settore, non l'ha corretta, anzi sono venuti fuori dei “si, è possibile”. A destare maggior scalpore, in chi ha una elementare conoscenza del funzionamento di una rete, è questa parte di controesame:

Morescanti «Lei ha controllato se la cella, che voi asseritamente dite è stata quella più agganciata dal telefonino usato dal Fabiani ... è una SRB oppure è una MSC?»
Di Laroni «No, non l'abbiamo controllato»
M «Quindi può darsi che una cella agganciata dall'utenza 751 finale o 584 finale, addebitata al Fabiani, abbia agganciato una MSC piuttosto che una SRB? È possibile?»
DL «Ma è sempre una deduzione, però...»
M «No!»
Casoria «In astratto è possibile?»
DL «In astratto si» (!!!)

L'avv. Morescanti spiega anche al giudice: «Questa SRB da' esattamente l'indicazione di dove si trova il mio terminale. L'MSC è un'ulteriore cella che serve da aggancio per le altre SRB. Voglio dire, se io chiamo con la mia utenza e la mia utenza si aggancia a questa MSC, noi non possiamo proprio capire dove sono io. Perché l'MSC può agganciare tutte le SRB che sono intorno! Capito il senso? Allora io chiedo: le celle agganciate dal terminale verosimilmente in uso al Fabiani, hanno agganciato sempre SRB oppure hanno agganciato anche MSC?»
DL «Io non l'ho verificato, non sono in grado di rispondergli» (!!!), ma non finisce qui, «Per rispondergli dovrei rianalizzare i tabulati. Dovrei aprire i tabulati originali e sicuramente troverò la risposta».
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, questo è lo schema di sintesi del funzionamento di una rete GSM:


Cosa accade quando effettuiamo una chiamata? Il cellulare converte la voce in dati ed invia il segnale alla Stazione Radio Base (BTS) più vicina, cioè a ricetrasmettitori e apparati di sostegno. Le BTS sono poi gestite da dei BSC (Base Station Controller) che si occupano dell'assegnazione dei canali radio e degli handover. Quindi arriviamo finalmente ai famosi centri di commutazione, i Mobile Switching Center, chiamati a gestire l'instradamento delle chiamate, coordinare gli handover tra BSC o tra se stesso ed un altro MSC, connettersi ad altri sistemi e registri come l'HLR, il VLR etc.


Per rendere meglio l'idea di come sia improponibile pensare che un telefonino possa connettersi con una centrale di commutazione, eccola in foto:
 


Nulla di quanto detto è tremendamente complesso da non poter essere assorbito da chi dovrebbe avere un'infarinatura generale della materia legata al suo mestiere. Soprattutto tenendo conto del tempo che poteva impiegare per assorbire tutto ciò: “vent'anni”. Purtroppo - per il maresciallo - questa è solo l'incongruenza più grossa, non l'unica.
Morescanti «Questo gestore svizzero, aveva un roaming preferenziale con un gestore italiano? L'avete controllato?»
Di Laroni «Bisognava... cioè na rogatoria ... dovevamo interpellare Sunrise, non l'abbiamo controllato»
Rogatoria? Interpellare il gestore straniero? Perché non chiederlo ai gestori italiani o, ancora più semplicemente, perché non fare una ricerca tra i comunicati stampa? Questi sono accordi che vengono annunciati pubblicamente.
Un incredibile buco nell'indagine emerge poi da mancate semplici verifiche sulle zone in cui erano situate le celle agganciate dalle utenze straniere:
M «Avete verificato se, queste celle agganciate nella città di Messina, erano vicine allo stadio?»
DL «Mah... qualcuna sicuramente si, però non sono in grado di dirlo, non lo ricordo! Non lo ricordo! Non lo ricordo!»
Con la solita “calma”, il teste afferma inoltre di non aver verificato il nome/luogo dell'albergo in cui si trovava Fabiani, così come non è stato verificato neppure se a Roma venivano mai agganciate le celle situate nei pressi dell'abitazione dello stesso. Cioè, «per astratto», il telefonino con la sim straniera poteva trovarsi pure in caserma a Roma, dopotutto non hanno mica verificato! Così come non hanno verificato se Fabiani si trovasse nella propria abitazione quando quella sim si attivava (pedinamenti, intercettazioni, riprese a tutto spiano e non una verifica come questa?) o approfondito la conoscenza delle utenze italiane che chiamavano quei numeri:
M «Voi avete detto: c'è uno 06... Loria Armando, c'è un 333... non ho fatto in tempo ad annotare il nome, c'è un Apostolico, c'è un altro numero che riguarda un certo Piccolo Ludovico Antonio, chi sono queste persone?»
DL «Non lo sappiamo»
M «Hanno contatti col Fabiani?»
DL «Con la scheda verosimilmente ricondotta al Fabiani, poi...»

Parliamo di associazione a delinquere, c'è gente che contatta un presunto associato vicinissimo al “boss”, ne individui i nominativi, li riporti nell'informativa e non sai chi sono?

Non comprendiamo perché un maresciallo dell'Arma dovrebbe essere teso durante una normale deposizione in aula, praticamente è routine, forse è l'orgoglio ferito nel vedersi contestare lavoro e credibilità, va bene... Forse questa ferita non gli permette quella lucidità per controbattere al volo, per correggere l'avvocato, per mostrare quello che vale. Allora la Morescanti questa volta gli sottopone un semplice tabulato, un qualcosa che in “vent'anni d'esperienza” deve aver visto migliaia di volte. Anche in questo caso il maresciallo si perde in dei vuoti di memoria, dicendo di non poter ricordare tutti i codici delle celle e le loro posizioni. Daccordo non ricordare la posizione esatta di una cella (cosa che non hanno nemmeno mai verificato) ma come si fa a non riconoscere l'identificativo della centrale o gli altri dati “ripetitivi” del tabulato? E, sempre per restare nei tabulati, come si fa - in due udienze, non una - a non venire a capo del gran pasticcio delle centinaia di presunte telefonate che forse sono cinque, o tre, o una del tutto? Come non distinguere una telefonata dall'handover tra le celle? Come cercare di giustificare questa grave lacuna dicendo che ogni operatore ha un timestamp diverso? Non esiste la possibilità di agganciarsi a quattro operatori differenti nello stesso momento, anche per una logica e semplice questione legata alla fatturazione della chiamata stessa!
Dulcis in fundo la confusione tra “black list” e “warrant list”. L'altro buco delle verifiche sulle celle delle utenze italiane: sono le stesse di quelle straniere? Il non aver mai esternato se stiamo parlando di rete GSM o UMTS, fondamentale per la teoria de “l'aggancio a più celle” oltre che per la dimensione delle stesse ed una serie di altri discorsi che evitiamo di fare in questa sede.

Capirete dunque che noi non ce l'abbiamo con l'Arma, né col povero Di Laroni, anche se la prima domanda che ci siamo posti è: negli ultimi vent'anni, quanti processi potrebbero essere stati influenzati da questa “esperienza”? Qui non torna nulla e non possiamo far altro che prenderne atto. Allora con chi prendersela? Ovviamente con chi ha esaminato, prima di noi, prima delle difese e prima della stampa (sic!) tutto questo materiale: i pubblici ministeri Beatrice e Narducci.

Se di tutti questi teoremi non riescono a fornire una spiegazione plausibile nemmeno gli agenti che hanno firmato le informative, come hanno fatto a darsi una spiegazione i PM? I ROS di Roma sembrano soliti fornire delle informative un po' confusionarie (confusionarie per chi non è un ROS, per carità, non sviliamo nulla) quando si parla di tabulati e di intercettazioni, è per questo motivo che esistono decine di consulenti che hanno il compito di riordinare i dati forniti dalla polizia giudiziaria per formare una perizia utile ai PM che conducono l'indagine. Perché Beatrice e Narducci non hanno richiesto una perizia chiarificatrice? Perché non l'ha fatto nemmeno De Gregorio? C'era da forzare la mano su un'indagine che non riesce a reggersi nemmeno sugli indizi che ha generato o è semplice superficialità? Chissà se oggi il maggiore, pardon... colonnello Attilio Auricchio, che fornisce lezioni sulla tutela del segreto istruttorio all'università di Napoli (e qui ci sarebbe da aprire una lunga parentesi), riuscirà a sbrogliare questa matassa ed a fornirci una risposta.

10 Novembre 2009, Tribunale di Napoli
Avv. Messeri «La sua esperienza deriva da titoli di studi particolari, esperienza fatta sul campo?»
Di Laroni: «Esperienza sul campo, ventennale, iniziando dai radio base degli anni 90 con i primi cellulari»

lunedì 21 dicembre 2009

CALCIOPOLI: UDIENZA DEL 15 DICEMBRE

Tribunale di Napoli - Udienza del 15 dicembre 2009. Franco Carraro

Casoria:«Perché dice che si preoccupava che sbagliava a favore della Juventus e non dell’inter?».
Narducci:«Non..perché non si è preoccupato che non commettesse errori in generale, assoluto?».
Carraro:«I media in generale, stampa, scritta, radio televisione, e trasmissioni di calcio..nella opinione pubblica generale, la Juventus, era società potentissima, l’inter era considerata in quel momento meno autorevole sul piano della politica sportiva. Un errore a favore dell’inter veniva considerato come un errore, un errore a favore della Juventus, avrebbe determinato una reazione di opinione pubblica .. questo è quello che mi sembrava essere, parlo sempre di sensazioni personali, quello che mi pareva essere il comune sentire del dicembre 2004».Tribunale di Napoli - Udienza del 15 dicembre 2009. Zino Sergio, Maresciallo capo, nucleo investigativo di Roma

Tribunale di Napoli - Udienza del 15 dicembre 2009. Zino Sergio, Maresciallo capo, nucleo investigativo di Roma
Tribunale di Napoli - Udienza del 15 dicembre 2009. Maraca Gianluca effettivo al reparto investigativo di Roma
Tribunale di Napoli - Udienza del 15 dicembre 2009. Aldo Di Foggia del nucleo investigativo di Roma.
Tribunale di Napoli - Udienza del 15 dicembre 2009. Ermanno Pieroni.
Tribunale di Napoli - Controesame Di Laroni

sabato 19 dicembre 2009

venerdì 18 dicembre 2009

NOBEL PER LA PACE / 11

Altri due attacchi del nuovo Nobel per la pace in Pakistan.
Il cinquantaduesimo e il cinquantatresimo attaco hanno provocato 18 morti.
Il primo raid aereo è avvenuto in Datta Khel, una regione vicino alla città principale di Miramshah. Un missile Hellfire sparato o da un Predator o da un aereo senza pilota Reaper si è schiantato sopra un veicolo parcheggiato. Il secondo attacco ha avuto luogo nelle città di Degan e Ambor Shaga.

mercoledì 16 dicembre 2009

FUMO E CENERE

«Possiamo continuare a far finta che sia normale un Paese che dibatte la propria vita nelle aule dei tribunali, ma non lo è. Possiamo far finta di credere che l’unico dilemma consista nel lasciar libera la magistratura di agire, o metterle la mordacchia, ma non è così. Queste sono versioni di comodo, perché la nostra giustizia è in bancarotta, incapace d’onorare il nome che porta.
Il ministro della giustizia ha inviato i magistrati del pubblico ministero a lavorare in procura e a non soggiornare in televisione. L’Associazione Nazionale Magistrati gli ha risposto ribadendo la legittimità di quella “presenza pubblica”. Ma vi pare normale? Lo stesso ministro ha lamentato la non copertura, da parte dei magistrati, dei posti vuoti nelle “sedi disagiate”. Ma l’Italia non è mica la foresta amazzonica, o la steppa siberiana. La più disagiata delle sedi dista poche ore di viaggio da tutto il resto del Paese, ed i magistrati che colà prestano servizio non solo hanno la carriera assicurata, ma anche agevolata.
E’ ora di porre un freno alle tante polemiche, alla lussuria dello scontro fra corporazioni, al tentativo di attribuire sempre tutte le colpe all’altro. Lo stato della giustizia è così miserevole che chiunque abbia a cuore la civiltà del diritto non può che lavorare ad una riforma profonda, indirizzata a farla funzionare, non ad una mai definitiva resa dei conti. Molti, fra i politici ed i magistrati, lo capiscono. E’ ora che zittiscano gli arruffapopolo e gli ammazzagiustizia

Le righe che avete avuto modo di leggere in questo “cappello” appartengono a Davide Giacalone, e non potevano non inserirsi a quanto sto per scrivervi; leggete appresso, se vorrete, e non stupitevi se prevarrà l’indignazione, sarà un favore che farete alla vostra coscienza.

E’ notizia recente la condanna, in primo grado, dell’ex amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Sentenza emessa dal GUP Edoardo De Gregorio in relazione al filone processuale denominato Calciopoli. Le motivazioni della sentenza, del rito abbreviato (il rito ordinario è ancora in corso di svolgimento presso l’aula 216 del Tribunale di Napoli), saranno successivamente depositate, ma nel dispositivo della sentenza si è potuto constatare come Antonio Giraudo sia stato affiancato all’ipotetica “cupola”, non come promotore ma bensì come affiliato, e colpevole di alcuni casi di frode sportiva.
Giraudo è stato ritenuto responsabile di associazione per delinquere e per tre singoli episodi di frode. Il primo si riferisce alle presunte dolose ammonizioni e a un'espulsione durante Udinese-Brescia (del 26 settembre 2004 arbitrata da Dattilo) per favorire la squadra bianconera in relazione a Udinese-Juventus 0-1 del 3 ottobre 2004. Giraudo è condannato anche per il sorteggio della terna arbitrale che sarebbe stato pilotato per favorire la Juventus per Juventus-Lazio (del 5 dicembre 2004 arbitrata da Dondarini). Il terzo capo di imputazione per cui è stato condannato l'ex ad bianconero riguarda l'individuazione delle griglie arbitrali e il successivo sorteggio, "atti finalizzati a determinare - si legge nel capo di imputazione - il risultato di Juventus-Udinese 2-1" (del 13 febbraio 2005 arbitrata da Rodomonti).

Importante, per non perdere quanto fino a qui è accaduto, fare un deciso passo indietro: 19 luglio 2005.
Nel primo procedimento processuale che ha interessato il mondo del calcio, successivamente denominato Calciopoli, la Procura di Torino aveva già espresso giudizio nei confronti dei protagonisti che da tre anni a questa parte hanno trovato le prime pagine dei giornali, e non per i successi sportivi della propria squadra ma per le accuse che oramai tutti conosciamo. Il Procuratore della Repubblica, Dr, Marcello Maddalena, presso il Tribunale di Torino aveva chiesto, ed ottenuto, l’archiviazione dei procedimenti a carico degli imputati, osservando dall’analisi dell’iter investigativo quanto riportato testualmente: “…rimane il fatto che gli elementi di prova che si sono esposti non consentono di ritenere che vi siano state frodi sportive, e comunque non sono idonei a sostenere adeguatamente in giudizio tale accusa …né ha ritenuto questo ufficio di dover chiedere una proroga delle indagini, perché le stesse, da un lato, sarebbero, ad avviso dello scrivente, destinate a sicuro insuccesso e, dall'altro, rivolte non già a verificare delle "notizie" di reato già in atti ma ad "inseguire" all'infinito l'acquisizione di nuove notizie di reati (passati o futuri) in ordine alle quali non esiste più, lo si ripete, una attualità di notizia da istruire. Essendovi, al massimo, un fumus per possibili reati futuri. Ma - proprio a seguito delle imponenti indagini svolte – si tratterebbe adesso di un fumus assai meno consistente di quel che non potesse apparire all'inizio delle indagini. E la Procura di Torino non ritiene né di dover né di poter inseguire dei semplici "fumi", tanto meno di reati futuri. E ciò tanto più quando gli stessi derivino non già da fatti storici certi, precisi, determinati e suscettibili di essere "interpretati" come dimostrativi quanto meno della esistenza di una notizia di reato ma da mere astratte ipotesi sul passato e da analoghe supposizioni sul futuro.”

Analizziamo nei dettagli quanto osservato e giudicato.
La sentenza “napoletana” ci dice che Antonio Giraudo è condannato per il sorteggio della terna arbitrale che sarebbe stato pilotato per favorire la squadra bianconera nell’incontro del 5 dicembre 2004 contro la Lazio, arbitrata da Dondarini, e atti finalizzati a determinare il risultato di Juventus-Udinese 2-1 del 13 febbraio 2005 arbitrata da Rodomonti, riguardanti l'individuazione delle griglie arbitrali e il successivo sorteggio.
Anomalo, per non usare espressioni di stupore, verificare l'esatto contrario stabilito dall'archiviazione "torinese".
Nella fattispecie delle modalità delle designazioni arbitrali, il Dr. Maddalena analizza minuziosamente le modalità usate per stabilire l’accoppiamento tra gli arbitri e partite.
Dapprima vengono suddivise per fasce le partite, le cosiddette griglie, ciascuna composta da un numero variabile di partite, non inferiore a tre, che presentano caratteristiche omogenee nel senso che sono accomunate dal medesimo grado di difficoltà tecnica di conduzione arbitrale. La valutazione di quali partite inserire in ciascuna fascia, e quindi la valutazione di quali partite presentino le medesime caratteriste di difficoltà di conduzione arbitrale, viene effettuata successivamente e discrezionalmente dai designatori Bergamo e Pairetto (sulla base peraltro di alcuni parametri, non indicati in regolamento ma comunemente accettati): così ad esempio nella fascia di maggiore difficoltà tecnica (la fascia A) vengono abitualmente inserite le partite delle società di calcio in lizza per il vertice della classifica (ed in quanto tali, per così dire in re ipsa, da ritenersi particolarmente delicate) ma potranno anche essere inserite altre partite da ritenersi, di volta in volta, particolarmente difficoltose (ad es. partite tra squadre in lotta per la retrocessione o derby infracittadini). A questo punto ciascuna fascia o griglia di partite, così formate per ogni giornata di campionato, corrisponde poi una griglia di arbitri numericamente identica (ad es., se la fascia A è composta da 5 partite verrà formata una griglia di 5 arbitri da abbinare a quella fascia), che viene predisposta dai designatori Bergamo e Pairetto, questi ultimi doverosi di scegliere quali arbitri inserire nelle singole griglie, sono cioè i designatori a stabilire di volta in volta quali arbitri, ad esempio, inserire nella griglia A ossia quella ritenuta di maggior difficoltà tecnica nella conduzione arbitrale. Ciò evidentemente sul presupposto che si tratti di arbitri che garantiscano una professionalità adeguata al livello di difficoltà tecnica delle varie fasce: al riguardo, va anche ricordato come ogni anno viene predisposta una sorta di graduatoria degli arbitri, redatta anche sulla scorta delle relazioni che vengono fatte dagli osservatori inviati per ciascuna partita e nelle quali si esprimono le valutazioni sull'operato degli arbitri. Le griglie delle partite e degli arbitri vengono formate dai due designatori il giovedì (dopo un lavoro preparatorio nei due giorni precedenti) ed il venerdì si procede all'abbinamento del singolo arbitro per la singola partita mediante sorteggio. Il sorteggio avviene alla presenza non solo dei designatori e dei componenti la segreteria, ma anche alla presenza di un notaio (i notai in realtà sono due, l'uno presente quando il sorteggio avviene a Roma e l'altro quando il sorteggio avviene a Coverciano) e di un giornalista (che non è mai lo stesso, ma di volta in volta viene designato dall'Unione dei giornalisti sportivi). In un'urna vengono inserite delle palline con all'interno l'indicazione delle singole partite e in un'altra urna delle palline con all'interno i nominativi dei singoli arbitri, e si procede agli abbinamenti procedendo - per le distinte fasce\griglie di partite\arbitri - alla estrazione di una partita e alla corrispondente estrazione di un arbitro. E' uno dei designatori che materialmente estrae dall'urna la pallina della partita mentre è materialmente il giornalista sportivo ad estrarre dall'altra urna la pallina dell'arbitro.
Importante evidenziare come non tutti gli arbitri che fanno parte della griglia abbinata ad una determinata fascia di partite possono però indifferentemente arbitrare tutte le partite di quella fascia. Infatti, vi è anche da tener conto del meccanismo delle preclusioni, ossia delle ragioni oggettive che non consentono a un certo arbitro di arbitrare una certa partita: si è detto oggettive, in quanto le preclusioni dipendono da cause che non sono discrezionalmente valutate dai designatori , ma sono predeterminate dal regolamento. Le preclusioni possono derivare dal luogo di residenza degli arbitri o dal luogo in cui gli arbitri svolgono attività lavorativa, che preclude a quell'arbitro di arbitrare una gara in cui gioca una squadra di quella provincia (così ad es. un arbitro residente a Torino non potrà mai arbitrare la Juventus) oppure dal numero di partite di una certa squadra che un arbitro ha in precedenza già arbitrato(così ad es. un arbitro non può arbitrare per due giornate consecutive la stessa squadra oppure non può arbitrare una squadra che ha già arbitrato sei volte in precedenza). Il meccanismo delle preclusioni agisce non al momento in cui i designatori predispongono le griglie degli arbitri da abbinare ad una determinata fascia di partite di campionato, bensì successivamente al momento del sorteggio. Se in una certa fascia vi sono delle partite che sono precluse ad uno (o più) degli arbitri da abbinare a quella fascia, vengono per prime estratte dall'urna le partite precluse (contraddistinte da un colore diverso da quello delle altre partite): ovviamente, se viene estratto dall'urna degli arbitri proprio il nominativo di un arbitro che non può arbitrare quella partita, viene estratta un'altra pallina e dopo l'estrazione quella in precedenza presa viene rimessa nell'urna. Per quanto infine riguarda gli assistenti degli arbitri (ossia i guardalinee) essi vengono scelti discrezionalmente dai due designatori Bergamo e Pairetto insieme al vice designatore Gennaro Mazzei (persona che appunto si occupa in via esclusiva degli assistenti), e anche gli osservatori vengono scelti discrezionalmente dai due designatori ma tenendo conto anche della vicinanza del luogo di residenza con quello in cui si disputano le partite (nel senso che si tende a designare osservatori che non debbano effettuare lunghi viaggi).
Sulla base di quanto esposto, pare evidente che la possibilità oggettiva per Pairetto (evidentemente facendo prevalere la sua volontà su quella del co-designatore Bergamo o di intesa con quest'ultimo) di scegliere degli arbitri compiacenti, disponibili ad alterare il corretto risultato delle gare a favore della Juventus (tale essendo, per quanto osservato in precedenza, ciò che integra il reato di frode sportiva) poteva in concreto attuarsi attraverso il sistema delle preclusioni. Infatti, data la presenza di un notaio e di un giornalista (mai lo stesso per ogni sorteggio) pare fortemente improbabile, se non del tutto inverosimile, ritenere che i sorteggi fossero "truccati": ciò, si ripete, per le stesse modalità con cui tali sorteggi avvengono, e anche a prescindere sia dalla assenza di qualsivoglia riferimento in tal senso emergente dalle intercettazioni sia da quanto dichiarato dai testi Fazi e Martino in ordine alla regolarità dei sorteggi, per quanto da loro direttamente osservato essendo gli stessi - come si è ricordato - presenti durante la fase dei sorteggi.
Ancora, la possibilità per l'indagato Pairetto di alterare il risultato delle partite scegliendo per le fasce di partite in cui giocava la Juventus (logicamente, anche qui, facendo prevalere la sua volontà su quella del co-designatore Bergamo o di intesa con quest'ultimo) esclusivamente arbitri compiacenti, pare analogamente alquanto improbabile, atteso che il numero di arbitri abbinato alle fasce di partite in cui ha giocato la Juventus è piuttosto elevato.
Come infatti emerge dalla documentazione su 26 partite sino a tale momento disputate, la Juventus è sempre stata messa nella griglia A (ossia la fascia delle partite più difficili): su 26 giornate di campionato, in 5 occasioni la fascia A era composta da 6 partite\arbitri; in 8 occasioni era di 4 partite\arbitri; in 13 occasioni la griglia era di 5 partite\arbitri.
E nella fascia A hanno arbitrato complessivamente quattordici arbitri, sia pur presenti nella fascia delle partite di maggiore difficoltà con intensità diversa.
Questo per dire che la ipotesi più logica, se non l'unica verosimile da un punto di vista oggettivo, per ritenere che Pairetto si movesse di intesa con i vertici della Juventus per alterare i risultati delle partite, "pilotando" verso arbitri compiacenti le designazioni, pareva essere quella di indirizzare la scelta su tali arbitri, escludendo quelli non graditi attraverso il meccanismo delle preclusioni.
Così, per esemplificare il discorso, se la griglia in cui giocava la Juventus fosse stata composta da 4 partite e dei 4 arbitri corrispondenti 3 non avessero potuto arbitrare la Juventus a causa delle preclusioni, in tal modo di fatto i designatori avrebbero scelto l'arbitro eludendo la casualità del sorteggio.
Per trovare un riscontro a ipotesi di lavoro, è stata acquisita la documentazione relativa alle designazioni arbitrali sia per la stagione in corso sia - pur essendo i reati ipotizzati limitati alla stagione attuale - per la stagione 2003-2004.
Pare necessario, per la rilevanza che ciò assume nella globalità del discorso, esporre quelle che sono le risultanze, per poi verificare quali conclusioni se ne possono trarre.
Preclusioni per la Juventus (ovviamente possono esserci nella griglia più preclusioni, ma rileva verificare solamente per la Juventus quali arbitri siano preclusi):

Ø 1° giornata (griglia da 5):1 arbitro precluso
Ø 2° giornata (griglia da 5):2 arbitri preclusi
Ø 3° giornata (griglia da 5): 1 arbitro precluso
Ø 4° giornata (griglia da 4): nessuna preclusione
Ø 5° giornata (griglia da 5):2 arbitri preclusi)
Ø 6° giornata (griglia da 4): nessuna preclusione
Ø 7° giornata (griglia da 5):2 arbitri preclusi)
Ø 8° giornata (griglia da 4):2 arbitri preclusi
Ø 9° giornata (griglia da 6): 1 arbitro precluso
Ø 10° giornata (griglia da 4): nessuna preclusione
Ø 11° giornata (griglia da 5):1 arbitro precluso)
Ø 12° giornata (griglia da 6):2 arbitri preclusi(uno è Rosetti)
Ø 13° giornata (griglia da 5): nessuna preclusione
Ø 14° giornata (griglia da 5):1 arbitro precluso - Juventus-Lazio 2-1
Ø 15° giornata (griglia da 4): nessuna preclusione
Ø 16° giornata (griglia da 4):1 preclusione)
Ø 17° giornata (griglia da 6):1 arbitro precluso
Ø 18° giornata (griglia da 4): nessuna preclusione
Ø 19° giornata (griglia da 6):1 preclusione
Ø 20° giornata ossia prima di ritorno(griglia da 5): 1 preclusione
Ø 21° giornata (griglia da 5):1 arbitro precluso
Ø 22° giornata (griglia da 6): nessuna preclusione
Ø 23° giornata (griglia da 5):1 arbitro precluso
Ø 24° giornata (griglia da 5): nessuna preclusione - Juventus-Udinese 2-1
Ø 25° giornata (griglia da 4): nessuna preclusione
Ø 26° giornata (griglia da 5): 2 preclusioni

Dall’esame di tale documentazione può affermarsi che:
a. il 5 dicembre 2004, quattordicesima giornata di campionato, nell’incontro tra Juventus e Lazio, in una griglia da 5 è stato precluso un solo arbitro lasciando al puro caso la designazione, come poi avvenuta, di Dondarini:
b. il 13 febbraio 2005, ventiquattresima giornata di campionato, nell’incontro tra Juventus e Udinese, in una griglia da 5 non è stato precluso nessun arbitro, e la designazione di Rodomonti si è avvalsa di una percentuale pari al 20% di probabilità; uno su cinque.

Il Dr. Maddalena ha anche precisato che non è riscontrabile nulla di anomalo nella presenza di preclusioni per la Juventus; infatti ricorrono abitualmente preclusioni anche per partite di altre squadre, sia nella stessa fascia A che nelle altre fasce e che nella maggior parte dei casi, per la Juventus, la preclusione scatta perché abitualmente in fascia A c'è, appunto, l'arbitro Rosetti residente a Torino.
Oltretutto le preclusioni non avvengono mai in modo che gli arbitri "residui" che possono arbitrare la Juventus siano sempre gli stessi: infatti, come si diceva in precedenza, gli arbitri che ricorrono, sia pur con diversa intensità, nella fascia A sono 14 e variano di giornata in giornata e il massimo di possibile "pilotaggio" per i designatori è stata una giornata con 4 partite in griglia e due preclusioni: precisamente l’ottava giornata di andata, ossia il 25 ottobre 2004, in cui si è giocato Juventus-Roma - partita indubbiamente delicata - e in cui i due arbitri non preclusi erano Collina e Paparesta.
Questo è stato però l'unico caso in cui gli arbitri residui da sorteggiare per la Juventus erano due, per tutte le altre partite gli arbitri residui da sorteggiare erano almeno tre: infatti, nelle residue 7 occasioni in cui la griglia era di 4 partite\arbitri vi era al massimo una sola preclusione per la Juventus, e laddove invece la griglia era da 5 o 6 partite\arbitri mai il numero di preclusioni è stato superiore a due, come nei casi sopraccitati di Juventus-Lazio e Juventus-Udinese.
Inoltre in più occasioni nella fascia della Juventus non c'era alcuna preclusione (vedi partita Juventus-Udinese), sì che l'arbitro poteva essere indifferentemente sorteggiato tra (almeno) 4 arbitri, e ciò si badi anche in occasione di partite altrettanto "delicate": così, ad esempio, la tredicesima giornata in cui si è disputata Inter-Juventus la griglia era da 4 e non vi era nessuna preclusione.

Sarà interessante capire dalla deposizione, secondo quale teorema Antonio Giraudo è stato ritenuto colpevole di atti finalizzati a determinare il risultato di Juventus-Udinese, e come abbia pilotato il sorteggio della terna arbitrale per la partita Juventus-Lazio. Allo stato attuale dei fatti rimane altresì logico domandarsi: ma se la Procura della Repubblica di Torino prima, la Giusta Sportiva poi, e anche la Corte d’Appello del Tribunale di Roma hanno sentenziato che i sorteggi arbitrali non erano pilotati, né truccati, come è potuta avvenire una condanna per frode sportiva?

Prendiamo in esame anche la partita Udinese-Brescia del 26 settembre 2004, volta, secondo il Giudice, alle presunte dolose ammonizioni e a un'espulsione per favorire (attraverso l’operato di Dattilo) la squadra bianconera in relazione a Udinese-Juventus 0-1 del 3 ottobre 2004.
Dagli atti provenienti dalla Giustizia Sportiva, i magistrati scrivono che l'arbitro nelle mani di Moggi ha ammonito dolosamente Pinzi, Muntari e Di Michele per non farli giocare la settimana successiva contro la Juventus.
Il problema è che dai tabellini ufficiali Pinzi, Muntari e Di Michele non erano affatto diffidati, motivo per cui la settimana successiva erano a disposizione del proprio staff tecnico per l'incontro contro la Juventus. Sempre nella stessa partita, però, è stato espulso il giocatore “ceco” Marek Jankulovski, in forza alla squadra friulana.
Dalle cronache della gara emerge chiaramente un dato oggettivo. Il Brescia aveva segnato una rete con il giocatore Mannini mentre il portiere dell'Udinese, Morgan De Sanctis, era per terra infortunato. Successe un putiferio tale che subito dopo il gol antisportivo del Brescia, il giocatore dell’Udinese Jankulovski andò a colpire con un pugno in faccia un giocatore del Brescia. Inevitabile fu l’espulsione da parte del giudice di gara Dattilo.

Anche in questa circostanza viene spontaneo domandarsi: quali criteri sono stati adottati dalla Corte per condannare un cittadino italiano a tre anni di reclusione per frode sportiva, quando dagli atti emerge a chiare lettere l’infondatezza totale dell’impianto accusatorio; basato su determinate ammonizioni che non hanno influito sulla gara successiva?

Ai posteri l’ardua sentenza, a noi non rimane altro che confrontarci quotidianamente con una giustizia miserevole ed in bancarotta, capace di raccontarci tutto ed il contrario di tutto, fomentata culturalmente dal condannare il peccato e non il reato.
Il giorno che la giustizia baserà inchieste e sentenze su fatti storici certi, precisi e determinati, dimostrando quanto meno l’esistenza di una notizia di reato, tralasciando astratte ipotesi sul passato e analoghe supposizioni sul futuro, allora potremo ancora parlare di Stato di diritto e di leggi uguali per tutti, fino ad allora non rimarrà altro che “fumo”, emanato dalle ceneri di Calciopoli.

lunedì 14 dicembre 2009

SENTENZA GIRAUDO - COMUNICATO STAMPA



In data odierna l’ex A.D. della Juventus, Antonio Giraudo, è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva.
La strategia difensiva dell’ex AD bianconero si basava sulla assoluta insussistenza di prove a supporto della pubblica accusa. Si era quindi scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. È bene ricordare che tale forma processuale è basata esclusivamente sugli atti depositati dalle parti, escludendo quindi testimonianze e dibattimenti. Una scelta coraggiosa - che abbiamo peraltro sempre condiviso - tesa ovviamente ad ottenere un celere giudizio, anche in virtù di un processo esclusivamente indiziario. Una scelta tuttavia dimostratasi non premiante.
Il Gup De Gregorio – che per dovere di cronaca è bene ricordare essere il Gup che ha rinviato a giudizio Luciano Moggi – ha ritenuto sufficientemente validi i “teoremi” della pubblica accusa. È opportuno ricordare che le carte su cui si basava la pubblica accusa sono le stesse utilizzate dalla Giustizia Sportiva. Tuttavia le sentenze sportive sancirono la sola sussistenza di slealtà sportiva e non di illeciti, scrivendo quindi a chiare lettere che nessuna partita era stata truccata. Mal si concilia, quindi, l’odierna sentenza con quanto affermato dai tribunali sportivi.
È inoltre opportuno ricordare che sulla base di identici presunti atti criminosi la Procura di Torino decise di archiviare per l’assenza di reati. Nel dispositivo di sentenza vengono contestate 3 presunte frodi. Per la frode inerente la partita Udinese-Brescia, Jankulovski venne espulso per un'aggressione. Pinzi, Muntari e Di Michele non erano diffidati ed hanno giocato contro la Juventus. Così come le contestazioni mosse all’ex A.D. bianconero sulle griglie arbitrali ed i sorteggi pilotati sono state già ampiamente smentite. Altresì non si comprende il motivo per il quale i notai ed i giornalisti presenti in tale circostanze non siano stati indagati.
Cassarà e Gabriele condannati dalla giustizia sportiva ma assolti da quella ordinaria. Dondarini assolto dalla giustizia sportiva (in seguito ha quindi continuato a svolgere la sua mansione) ma condannato in quella penale. E tutto sulla base della stessa documentazione processuale. Ci pare sufficiente per poter affermare che qualcosa non torna.
Assolti, infine, arbitri e guardalinee (in totale 7) inquadrati dalla giustizia sportiva come uomini del presunto sistema Milan, mentre condannati i 3 di quello ascrivibile in via presunta alla Juventus.
È indubbio che ci aspettavamo qualcosa di diverso. I giudici suono uomini, ed in quanto tali condizionabili dalle enormi pressioni mediatiche attorno al caso. Non dimentichiamo inoltre le conseguenze penali e civili in caso di totale assoluzione in primo grado.
Il difensore di Antonio Giraudo ha già affermato che ricorrerà in appello per sovvertire l’errore giudiziario. Siamo assolutamente certi che la sentenza verrà totalmente riformata.
Resta immutata la posizione della nostra Associazione in merito ai noti fatti. La Juve ed i suoi amministratori non hanno mai posto in essere comportamenti tesi ad alterare l’esito delle competizioni sportive. Ci aspettiamo quindi la restituzioni dei titoli di Campioni d’Italia numero 28 e 29.
Immutata resta inoltre la portata dei nostri ricorsi ancora pendenti in sede italiana e comunitaria. La violazione del diritto alla difesa, l’eccesso della pena ed il danno economico patito oltre misura, sono e restano elementi più che validi per sovvertire le assurde sentenze sportive.
GLMDJ

UN SISTEMA IMPRESSIONISTICO

La rottura con il tradizionale fu un passo di fondamentale importanza per la nascita dell’impressionismo, movimento artistico che introdusse la negazione dell’importanza del soggetto, la ribellione al convenzionale, un maggiore interesse al colore rispetto al disegno.
Ma soprattutto la prevalenza della soggettività dell’artista e delle sue emozioni, delle proprie sensazioni, il tutto riprodotto con rapidi colpi di spatola che crearono un’alternarsi di superfici uniformi ed irregolari.
Adesso vi domanderete: ma cosa centra tutto questo con le tematiche che abbiamo sempre affrontato? Seguitemi.
Abbiamo assistito ad un forte inasprimento del movimento calciopolista, una tendenza che ha negato sia l’importanza dei fatti quanto quella della storia, formando quegli schieramenti che si sono riempiti la bocca di ogni verità, secondo loro inconfutabile e vergognosa. Da un lato la coalizione formata dalle emozioni: odio, rabbia, rancore, il tutto fomentato da sensazioni che, anche a detta delle sentenze sportive, raccoglievano quanto respirato nell’aria dall’intero ambiente. Dall’altro il potere, nelle mani di chi, silenziosamente, ha dato più importanza agli interessi personali, sacrificando una storia ultracentenaria e lasciandola morente in una pozza rossa di sangue, alternando l’influenza per conseguire il proprio tornaconto.
Inevitabile il formarsi di due modi di pensare. Quello uniforme, stereotipato e normalizzato, che dava voce a chi covava la ribellione, spalleggiato dalla forza editoriale dei media, fiancheggiato dalle comiche sentenze di una giustizia senza giustizia, difeso e appoggiato da un numero imprecisato di giustizialisti saliti agli onori delle cronache perché conoscitori, nei minimi dettagli, di quello che si era consumato dietro il grande tendone del mondo del calcio, riuscendo così a mascherare, in un colpo solo, le colpe dei propri insuccessi sportivi e gestionali con il volto di chi, per meriti, era riuscito nell’impresa di emergere al cospetto di un settore travolto da debiti, fallimenti e insuccessi.
Pochi, per non dire un’esigua minoranza, coloro che, attraverso le carte processuali, le testimonianze e, soprattutto, le varie sentenze ordinarie, hanno abbracciato il pensiero delle irregolarità. Evidenti ed enormi, ma che nonostante tutto hanno avuto la forza e l’incostituzionalità di abbattersi contro milioni di tifosi e la loro squadra di appartenenza: la Juventus.
Ora domando: dopo la condanna in primo grado di Antonio Giraudo per associazione a delinquere e frode sportiva, emessa dal Giudice De Gregorio nella sentenza del rito abbreviato di oggi, lunedì 14 dicembre 2009, presso il tribunale di Napoli, c’è qualcuno a cui non tornano le cose? C’è qualcuno in grado di spiegarci come sia possibile dimostrare un’associazione a delinquere quando quest’ultima è stata letteralmente smontata dal processo Gea? C’è qualcuno che può farci comprendere come sia possibile sentenziare un’associazione a delinquere quando: a. nel processo “madre” deve essere ancora dimostrata; b. anche le sentenze sportive avevano ampiamente documentato che non vi erano partite truccate né bustarelle o quant’altro?
Ora, sia chiaro, ci troviamo davanti alla resa o al conflitto. Quelli del “partito delle irregolarità” non si sono mai arresi, non hanno ceduto, non hanno mai trovato conveniente tirare a campare, come, invece, hanno fatto in molti, compresi coloro che si sono professati bianconeri; sarebbe stata una resa, in attesa delle altre mazzate. Il conflitto andava fatto scegliendo tra due strade: a. abbandonando le mezze misure e passando alle cose serie, denunciando: l’aborto giuridico scaturito dal processo sportivo, l’imbarazzante richiesta da parte della società della serie B, l’andamento gestionale e sportivo di coloro che hanno spazzato via oltre 100 anni di storia; b. trascinando il tutto nel dire: “guardiamo avanti”. Non abbiamo perso compattezza, ci siamo uniti preferendo di gran lunga la prima rispetto alla seconda, giacché la vera prova del fuoco era nella capacità e volontà di cambiare profondamente le cose.
Oggi più di ieri rimaniamo ben fermi e saldi sulle nostre convinzioni, basate sull’inaudita sentenza che ha fatto emergere a chiare lettere l’ennesima incongruenza.
E mi domando ancora: ma se Giraudo e Moggi non sarebbero i promotori dell'associazione a delinquere, chi è il capo della “cupola”? E ancora: se Giraudo non è stato condannato per aver commesso un reato specifico di frode sportiva (partite pilotate o altro) ma solo perché, secondo il giudice, faceva parte di un organizzazione che era predisposta a commetterlo, perché non si è, in oltre tre anni, aperta un’ulteriore indagine per far venire a galla colui che sarebbe stato a capo di tutto questo?
Giudici, opinione pubblica, media e addetti ai lavori hanno cancellato in modo illegittimo, e con la compiacenza del “padrone”, la Juventus, assestando un sistema giustizialista e forcaiolo. Le anomalie, però, si sono inevitabilmente ingigantite, e pensare nuovamente di chiudere la partita con l’arma giudiziaria è una follia (ed uno spreco ingente di denaro pubblico) capace di scassare quel che resta della democrazia e dello Stato di diritto.
Dal processo ordinario ancora in svolgimento a Napoli non è uscito nulla di nuovo, anzi, i teste portati in aula dal Pubblico Ministero hanno evidenziato una volta di più la vomitevole Santa Inquisizione che ha incenerito la Juventus. C’è qualcuno in grado di spiegarlo? Fin ad oggi non s’è visto, o ha parlato sottovoce.
Un sistema impressionistico ha cavalcato l’onda negando l’importanza delle (non) prove, e mettendo in rilievo la spettacolarizzazione del colore a discapito del disegno.
Il tempo non è ancora scaduto, mentre giustizialismo e malagiustizia hanno raggiunto l’apice.
GLMDJ