..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 30 giugno 2020

Insieme

L'avere avuto la sensazione di sentirti scivolare via, di perderti, mi ha fatto comprendere una volta di più che cosa sei per me. 
Un amore, un impegno, una responsabilità. Gioia di vivere. 
Sei vita. La mia vita. 
E non perché non mi fidi del tuo sentimento, della tua passione, del tuo credere in noi. 
In te ho sempre confidato e ancor più di ieri lo farò. 
Ma il sentire il male, il dolore per una discussione che mai c'era appartenuta mi ha fatto davvero paura. 
La sola idea di perderti, il solo pensiero di non averti accanto mi ha lacerato l'anima, strappato il cuore. 
Abbiamo lottato tanto per noi. 
Abbiamo affrontato mari in burrasca, uragani, correnti che si infrangono quotidianamente su scogli indifesi. 
Abbiamo trovato nell'anima dell'altro quello che probabilmente andiamo cercando da una vita. 
Ci siamo voluti con tutte le nostre forze. 
Contro tutti e contro tutto. 
E questo da la dimensione di quanto grande possa essere il nostro amore. 
Ecco perché la sensazione di sentirti scivolare via, di perderti, è stata devastante. 
Un sentimento che mai più vorrò provare. 
Perché senza di te oggi non potrei. 
Perché senza di te nulla più avrebbe senso. 
Perché senza di te tutto perderebbe di significato. 
Anche il gesto più banale. 
Quasi senza accorgersi abbiamo tessuto una tela fatta di emozioni, di luoghi, di momenti che parlano di noi. 
Di chi siamo, di cosa vogliamo, verso dove andiamo. 
Un cammino che affronterà il bene ma anche il male, il positivo ma anche il negativo. 
Un cammino dove incontreremo giorni belli e altri meno. 
Ma un cammino dove il saperti al mio fianco mi darà forza e coraggio per affrontare qualunque cosa.
Perché insieme abbiamo dimostrato a noi stessi che ci può essere un domani.
Perché insieme abbiamo dimostrato che il volersi bene può superare qualunque ostacolo.
Perché farlo insieme darà un senso a ciò che siamo diventati.

domenica 21 giugno 2020

Sorpresa e inquietudine

Nella misteriosa e selvatica ricerca di un luogo dove addentrarsi c'è da sempre l'elaborazione della memoria. Orme, impronte che tracciano indelebilmente i confini da solcare. 
Immersi nell'esperienza, la dote energetica che sprigiona il nuovo lido è capace di sorprendere e al tempo stesso perfino di inquietare. 
Connubio sostanziale da cui discende l'irrisolto, il non perfettamente chiaro. 
Perché da sempre siamo alla ricerca dell'enigma, dell'incognita. 
Impresa che dona significato al tempo che scorre. 
Avviene così anche in amore. Ecco perché ci innamoriamo.

sabato 20 giugno 2020

Un'alba e poi è subito sera

Fa pensare e riflettere il dividere il quotidiano in situazioni soggette al nostro potere e situazioni non soggette al nostro potere. 
Le prime raccontano i desideri, gli impulsi, le scelte. 
Le seconde i giudizi, le conseguenze, il destino. 
E' un po' come un'alba che presto nasce e poi, al battere delle ciglia, è subito sera. Padroni di noi stessi e schiavi di ciò che noi stessi viviamo. 
Tenere l'equilibrio un'operazione di non facile lettura, equivocabile a seconda dei passi. 
A fare la differenza lo sguardo, gli occhi, l'anima rappresentata in ogni sua forma. 
Immersioni fluide che avvolgono le fragilità di cui siamo composti, accompagnandole verso mete più sicure, dove la trasparenza funge da corazza. 
E' quando si confondono i due piani che emergono le difficoltà. 
Basterebbe considerare libero il pensiero, non schiavizzarlo, non crescerlo in cattività. 
Abbiamo potere di noi stessi nel momento in cui il giudizio, le conseguenze e il fato non travolgono i desideri, gli impulsi, le scelte. 

Nel mio mondo ideale / 13

Nel mio mondo ideale, esco una mattina di casa e confronto la scelta di un azzurrino e di un prugna con Salvador Dalì. E lui, ancora affascinato dagli orologi molli, mi fa presente che il tempo ha saputo andare oltre i colori.

sabato 13 giugno 2020

Motivi ostativi nei confronti dei soggetti disabili. Ora però andate a spiegarlo a Sergio Mattarella

Ricordo oggi come allora quando mi spinsi a scrivere a nome della mia famiglia delle difficoltà legate ai soggetti disabili in piena emergenza Covid-19. 
Terapie inevitabilmente sospese, frequenza scolastica interrotta, socializzazione in altri contesti preclusa, attività sportive rimosse. Insomma: una catastrofe nella catastrofe. 
Perché se è vero che per tutti, e voglio sottolineare tutti, la pandemia dettata dal coronavirus è stata, e per molti versi lo è ancora, qualcosa di poco digeribile, per chi come i miei figli, affetti da un disturbo pervasivo dello sviluppo (autismo), la condizione obbligata di cattività ha generato scompensi di ogni tipo. 
A fronte di questo Governo e Regioni hanno obbiettivamente fatto poco, per non dire nulla. 
E pur comprendendo la vastità e la mole di lavoro da compiere per soddisfare le esigenze della totalità della popolazione, un occhio più attento alle disabilità sarebbe stato necessario. 
Ecco che allora la mia Liguria ha istituito e aperto bandi per offrire a chi mostrava maggiori fragilità una boccata di ossigeno, una via alternativa anche per affrontare le lezioni a distanza messe in atto dal Ministero dell'Istruzione. 
Bandi che davano la possibilità di accedere tra le altre, attraverso le varie documentazioni, ad attrezzature informatiche per soggetti disabili. Il bando, denominato appunto "Domanda di Agevolazione per interventi di acquisto di attrezzatura informatica per studenti disabili / minori disabili / adulti disabili / persone non autosufficienti - Asse 2 "Inclusione sociale e lotta alla povertà"" ha dunque permesso a chi come me di effettuare la richiesta, avendo i requisiti necessari (ISEE, etc.) per potervi accedere. 
Naturalmente avendo due figli portatori entrambi della stessa patologia ed entrambi conformi alle richieste di accesso, ho fatto richiesta sia per uno che per l'altro, leggendo nel testo del Bando di concorso testuali parole: "Nel caso di famiglie con più di un figlio frequentante scuole di ogni ordine e grado, organismi formativi accreditati per percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, ITS, corsi di formazione professionale finanziati presso organismi formativi accreditati, queste potranno fare richiesta di un bonus per attrezzature informatiche per ogni figlio (fino ad un massimo di tre figli)." 
Compilate le due richieste a nome del papà dei bambini, firmate, inviate all'Economia Sociale Filse della Regione Liguria, rimanevo in attesa di una risposta per poter nel più breve tempo possibile accedere a tale beneficio e sfruttare gli ultimi giorni di frequenza scolastica a distanza con le video chiamate per i compiti e le lezioni quotidiane. 
Ma non solo la scuola si è conclusa senza poter usufruire dei dispositivi, ma ho ricevuto dalla Regione esito negativo per l'accesso a tale agevolazione, con una motivazione che oggettivamente mi ha lasciata basita: "Comunicazione motivi ostativi all’accoglimento della domanda di contributo. Con riferimento alla Vostra domanda in oggetto, dall’esito dell’istruttoria espletata non risultano sussistere i requisiti per l’accoglimento della domanda stessa, a causa della seguente motivazione: è stata presentata più di una domanda per lo stesso nucleo famigliare"
Ora io mi chiedo se tutto questi possa semplicemente avere una logica. 
Con e-mail inviata al Presidente della Repubblica in piena emergenza coronavirus ho voluto portare all'attenzione le difficoltà che noi genitori di figli portatori di handicap stiamo attraversando in questo buio e complicato periodo storico. 
La risposta, inviatami in lettera in data 15 aprile 2020 a nome del Direttore dell'Ufficio di Segreteria, Simone Guerrini, ha, seppur moralmente, soddisfatto le mie richieste, sentendo la vicinanza, gli auguri e il sostentamento da parte della massima istituzione dello Stato. 
Ecco, ora sarebbe cosa buona e giusta che il Dirigente di Settore dell'Economia Sociale Filse della Regione Liguria, Dott. Walter Bertini, spiegasse anche a Sergio Mattarella le motivazioni ostative nei confronti dei soggetti disabili.

venerdì 12 giugno 2020

A me stasera piace invece pensare ai giorni che farà inverno

A me stasera piace invece pensare ai giorni che farà inverno. 
A quando la pioggia scivolerà sui vetri. 
A quando il buio raccoglierà in un abbraccio i nostri corpi. 
A me stasera piace invece pensare ai giorni che farà inverno. 
A quando l'odore del caffè inebrierà la cucina. 
A quando le fusa di un gatto riempiranno i silenzi del mattino. 
A me stasera piace invece pensare ai giorni che farà inverno. 
A quando quei giorni saranno pieni di noi. 
A quando noi daremo un senso ai nostri giorni.

Fuori dal tunnel

E' stato il primo pensiero che ho avuto, perché niente potrà mai far mutare questa mia attitudine. 
Una premura che si è naturalmente anteposta a tutto: a un pranzo fuori porta, a una passeggiata, a un bacio, a qualche ora strappata alla quotidianità, al sesso. 
Niente poteva essere equiparabile a quegli 836 metri. 
Una lingua d'asfalto da percorrere insieme, perché in due, come spesso citato negli ultimi giorni, si può lottare come dei giganti contro ogni dolore. 
E insieme li abbiamo affrontati, quegli 836 metri, entrando in punta di piedi e uscendo a testa alta. 
Ma soprattutto abbiamo esorcizzato, sdrammatizzato, quasi ironizzato le tue paure, mettendole all'angolo, costringendole alla resa, facendogli capire che tu, che noi, abbiamo pronta una rivoluzione. 
Perché fuori da quel tunnel ci aspetta il nostro domani.

martedì 9 giugno 2020

Nel mio mondo ideale / 12

Nel mio mondo ideale, disquisisco con Nicholas Brunettini sulla costruzione o demolizione dell'essere umano. E senza impegno alcuno affermiamo che in entrambi i casi si potrebbe essere migliori.

Nel mio mondo ideale / 11

Nel mio mondo ideale, fabbrico sogni nel mentre James Douglas Morrison disegna su fogli di carta lucertole e serpenti. Ubriachi diamo un senso alla vita.

Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Si soffoca


Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Giorno di missione 82 
Andromeda è ormai alle spalle. L'altipiano di Borneoflower e i bastioni di Orione anche. 
Terminate le fasi perlustrative ci stiamo allontanando sempre più dal mondo precedentemente assegnatoci. 
Abbandonato l'Avamposto 403 il veicolo di fortuna con il quale stiamo cercando di penetrare in altra dimensione sta provando a scrollarsi di dosso i frammenti rilasciati dall'esplosione multipla delle meteoriti provenienti dalle lune a sud di Ganimede. 
Il peso dei detriti è attualmente insostenibile. 
La mancanza di ossigeno all'interno non permette ancora di dare luce alla fase successiva. 
Si soffoca. 
L'entità offre spazi vitali di sopravvivenza, luoghi fondamentali che permettono il proseguire del cammino. 
Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Giorno di missione 82... il viaggio continua.

lunedì 8 giugno 2020

Fiducia

Il filo è sottile, e divide il confine tra l'esporsi e il celare. 
Mettere in vista l'anima è operazione che trascende, sconfina, oltrepassa. Libera da ogni negazione. 
L'essere dunque pronti alla sfida, al fidarsi, comporta la separazione dall'occultare, dal velare, dal camuffare. 
Rimanere al di sopra del filo, della linea di galleggiamento permette il respiro, il riempire i polmoni di aria, le vene di sangue, la mente di pensieri. Porta gioia, pace interiore. 
Permette di osservare con lucidità. 
Senza sospetti, ambiguità, equivoci, controversie. 
A trasmetterlo chi si dona. Con trasparenza, luminosità, purezza, semplicità, perspicuità, onestà, moralità, sincerità, schiettezza, franchezza, naturalezza, spontaneità, immediatezza, rettitudine, irreprensibilità. 
Nessun velo. 
Da tutto questo il credere nell'esporsi. 
Senza paura e presentimenti. Solo fiducia.

sabato 6 giugno 2020

Tutto come prima

Una delle poche certezze a disposizione dell'uomo è senza alcun dubbio quella del sentirsi in colpa, o di dare una colpa. Lo scriveva Kafka, e sul punto avrebbe potuto disquisire per ore con Freud. 
Gli schieramenti sempre due: da una parte coloro pronti a puntare il dito, dall'altra quelli che del senso di colpa ne hanno fatto un mantra. 
I primi smaniosi del sentirsi padroni assoluti di qualsivoglia verità, i secondi, per conseguenza, genuflessi alla realtà dei primi. Entrambi, però, sempre pronti ad evitare la più logica delle ipotesi: tutto accade, senza colpe o colpevoli. 
Invece la mania di dover addebitare, o del doversi addebitare un ruolo rispetto a ciò che inevitabilmente la vita vuole che succeda diventa più forte di quel che dovrebbe suggerire il ragionamento. 
Ma d'altronde cosa c'è di più sbrigativo nel trovare una colpa o nel darsela. La storia dell'uomo, per definizione, ha sempre voluto dare un senso all'ignoto, con l'illusione di poterlo gestire. 
Il punto è un altro. 
Quando si mette in crisi, a nudo, l'onnipotenza dell'uomo, la sua presunta invulnerabilità, e con essa l'orgoglio, viene a manifestarsi l'amarissima verità del nostro essere costantemente a rischio, equilibristi senza rete, la cui sopravvivenza è spesso legata al non volere accettare gli accadimenti della vita stessa. 
E invece di imparare la lezione inizia quel subdolo, masochistico e ripugnante giochino del "dimmi di chi è la colpa". 
Per venire a capo di chi ha sbagliato, chi ha deragliato, chi ha voluto questo e chi quello. 
Chi il buono e chi il cattivo, casellario per chiudere nel più breve tempo possibile la faccenda. 
E lasciare inevitabilmente tutto come prima.

venerdì 5 giugno 2020

E che sono almeno dieci minuti che...

E che sono almeno dieci minuti che mi domando cosa ci faccio qui seduto sul divano. 
E che sono almeno dieci minuti che mi domando quale senso possa avere trascorrere il tempo senza un senso, sempre che poi il tempo un senso lo abbia. 
E che sono almeno dieci minuti che mi domando perché questa distanza, perché questa lontananza, perché questo dover rinunciare a un abbraccio, a un bacio, a una stretta di mano. Manco fossimo ancora in piena emergenza Covid. 
E che sono almeno dieci minuti che mi domando quanto tutto questo dovrà durare. Al perché preferisco rinunciarci. 
E che sono almeno dieci minuti che mi domando che passati altri dieci minuti mi ritroverò alla riga di cui sopra, domandandomi ancora una volta cosa ci faccio qui sul divano. 
E non sarà importante muoversi da quel divano, perché anche su di una sedia trascorreranno dieci minuti e poi inizierò a domandarmi perché devo stare lontano da te.

giovedì 4 giugno 2020

Gabbie


04/06/1989 
Tiananmen Square 
Dedica particolare ai violenti (specialmente con le parole), ai nostalgici delle dittature, di sinistra e di destra. A chi si sente superiore ed invincibile; a chi fa politica per se stesso senza pensare al prossimo, agli egoisti e a chi anche sul lavoro esercita l'autorità in modo improprio. 
Le "gabbie" (di qualsiasi genere) sono la peggior espressione dell'umanità. 
La libertà NON HA COLORE POLITICO. 
[Matteo Scarpellini]

martedì 2 giugno 2020

Responsabilità, coerenza e distanziamento


C'hanno chiesto solidarietà, coesione, unità d'intenti. 
C'hanno chiesto capacità d'adattamento, spirito di sacrificio. 
C'hanno chiesto responsabilità, coerenza e distanziamento.
C'hanno chiesto pazienza. 
Quella per l'ennesima volta finita dinnanzi a responsabilità, coerenza e distanziamento. 
Questi sconosciuti.

La provocazione

Le letture postume di un qualcosa che giunge al suo capolinea impressionano, oltre che per la ferocia diffusa, spesso gratuita, per il cadenzare inquisitorio quasi quotidiano messo nero su bianco a ogni confronto. 
Il comprendere l'essere studiati con spirito prevenuto ribadisce il concetto. 
Il vero nemico, se sei predisposto all'attacco, non è chi ti contrasta con la violenza, con l'ignoranza, con la disumanità. 
E' chi ti oppone riflessione, pensiero, ragionamento. 
Lui ti toglie il terreno da sotto i piedi, ti mette a nudo, ti presenta il conto senza fare sconti. 
Da qui la rabbia, riversata nel campo di battaglia ideale: la provocazione a ogni costo.

lunedì 1 giugno 2020

Luce

La terra era buia. 
Era notte sempre. 
Il fumo soffocava. 
Gli alberi bruciavano. 
Non ci si poteva arrampicare da nessuna parte. 
Poi, quando tutto sembrava arso e l'odore dell'eucalipto si mischiava a quello di carne bruciata, giunse la pioggia. 
Gocce che bagnarono la fronte, inumidirono i polsi. 
Si placò così la sete. 
Davanti l'orizzonte, dietro l'odio. 
Come in un battito d'ali si sorvolò la spiaggia e gli scogli, cabrando lungo la parete scoscesa del monte. 
Lo sguardo si perse. 
Lei lo catturò, emozionando. 
E fu lì, in quel preciso istante che divenne luce.

Motivi e fallimenti

E' proprio nel preciso momento in cui si vanno a ricercare negli altri i motivi dei propri fallimenti che si mette a nudo il coraggio di affrontare se stessi. 
E' più facile, semplice, non costa nulla. 
Lo si fa per non voler accettare il radicale cambiamento della propria vita, di quel mondo creato ad arte e da esporre, di ciò che all'interno delle proprie mura si è voluto imporre. 
E' una visione, una filosofia, lo scappare da ciò che viene detto, a volte dettato, il volersi nascondere a tutti i costi da un drago, la verità, che ha deciso di vomitare fuoco e fiamme. 
E' come disconoscersi, annullarsi, fallire ancora una volta. 
E ancora una volta ricercare negli altri i motivi dei propri fallimenti.