..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 30 novembre 2009

NOBEL PER LA PACE / 7

Aerei d'attacco degli Stati Uniti hanno aiutato la polizia di frontiera afghana a respingere un attacco la notte scorsa.
La rete Haqqani ha base nell'Afghanistan orientale e oltre il confine dei talebani in Pakistan e del Nord Waziristan. La rete è attiva anche nella provincia afghana di Ghazni, Logar, Wardak, Kabul, Kunar, Nangarhar, Helmand, Kandahar e province.

PERDERE 3 VOLTE IN 6 GIORNI


domenica 29 novembre 2009

LA WAR TAX

Barack Obama – dopo qualche tentennamento, nove seminari interni alla Casa Bianca e una controproducente delegittimazione del presidente Hamid Karzai – ha deciso di adottare sull’Afghanistan la stessa strategia che alla fine del 2006, d’istinto e contro il parere dell’establishment di politica estera di Washington, George W. Bush aveva scelto per rimettere a posto la situazione in Iraq.
Martedì, all’Accademia militare di West Point, Obama fornirà i dettagli del suo piano, ma pare certo che darà al generale Stanley McChrystal più o meno il numero dei soldati richiesti per provare a sconfiggere l’offensiva talebana e spazzare via al Qaida.
Il problema di Obama, ora, è quello di convincere il suo partito a finanziare la missione, la sua base elettorale ad accettare un’escalation militare di stampo bushiano e la comunità internazionale che dal Nobel per la Pace si aspettava un ridimensionamento delle attività belliche americane. Il discorso di West Point e quello di Oslo del 10 dicembre, quando Obama ritirerà il Nobel, serviranno ad ammaliare i sostenitori interni ed esteri. Più difficile, invece, la sfida all’interno del Congresso per ottenere i soldi necessari alla missione. In soccorso di Obama arriveranno i voti dei repubblicani, ma il presidente dovrà affrontare le contromosse dei leader del suo stesso partito, a cominciare dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, che qualche mese fa aveva chiesto al gruppo di deputati più liberal di approvare, “per l’ultima volta”, la richiesta da 100 miliardi di dollari di Obama per le guerre in Iraq e Afghanistan. Il Congresso stima che ciascun nuovo soldato inviato in Afghanistan costi poco meno di un milione di dollari l’anno. Per evitare che i 34 miliardi di dollari necessari diventino una scusa per fermare la riforma sanitaria e altro, i democratici hanno proposto di imporre una nuova tassa, la war tax. L’idea di per sé non è sbagliata, anche se proposta ipocritamente da chi vorrebbe ritirarsi. La guerra è una cosa seria, non è un punto programmatico, non è un’alternativa a un programma sociale. Un modo per finanziarla va trovato.

PADRONI DI GENOVA


PROCESSO FALSI IN BILANCIO



Già nell’assemblea degli azionisti Juve dello scorso 27 ottobre avevamo espresso il nostro rammarico per la gestione legale attuata dalla Juve post Triade. In particolare ci eravamo soffermati sulla incomprensibile posizione assunta nel processo sulle plusvalenze appena concluso.
Sorpresa e sgomento ci hanno pertanto pervaso alla lettura del laconico comunicato stampa apparso sul sito internet della società Juventus a seguito della sentenza. Veniva difatti riportato: «Grazie alla strategia difensiva di tutti gli imputati portata avanti in questi anni, è stata infatti riconosciuta la correttezza del comportamento della Juventus. ».
Al fine di valutare se tali affermazioni corrispondano al vero, sarà opportuno ricordare i seguenti fatti:
1. nel procedimento inerente i falsi in bilancio il PM aveva chiesto ed ottenuto una denuncia/querela del presidente Cobolli Gigli per infedeltà patrimoniale, ipocritamente contro ignoti. In assenza di tale atto formale il processo avrebbe incontrato seri problemi per la celebrazione.
2. la società Juventus, anziché condividere ed allinearsi alla linea difensiva dei vecchi amministratori, ha deciso di proporre patteggiamento per un importo di 70.000 euro “al fine di definire un congruo ammontare per le violazioni amministrative che fossero state eventualmente riconosciute”, nella prefigurazione della condanna degli indagati Moggi, Giraudo e Bettega. Il “solito” Zaccone aveva dichiarato a mezzo stampa (Tuttosport 15/12/2008) il suo timore per una pena pecuniaria fino a 500.000 euro.
Sarebbe fin troppo facile sottolineare ancora una volta l’inadeguatezza della linea difensiva messa in atto dalla società Juventus e l’incongruenza tra quanto affermato ed i fatti posti realmente in essere.
E non ci vengano a raccontare che “la Juventus non si è mai dissociata dall’attività difensiva comune a tutti gli imputati”. I fatti dicono tutt’altro. Tale tracotanza appare ancora una volta irriguardosa verso quei dirigenti che ci hanno regalato 12 stupendi anni di vittorie e verso i propri tifosi. Ancor di più, offensiva verso l’altrui intelligenza. Ci spieghino altresì il motivo per il quale non sia stata ritirata la denuncia/querela contro i presunti ignoti.
Non ci resta che prendere amaramente atto, ancora una volta, della inequivocabile incapacità di gestione del club più titolato d’Italia da parte della nuova dirigenza. Gli attuali remissivi “patteggiatori” hanno purtroppo svenduto la nostra dignità. La recente sentenza dimostra invece cosa può avvenire quando c’è la volontà e la determinazione nel perseguire la difesa di se stessi e della società che si rappresenta. Per la difesa della verità !
Giuseppe Belviso, Presidente Associazione GLMDJ

venerdì 27 novembre 2009

CALCIOPOLI: UDIENZA DEL 24 NOVEMBRE

Udienza magra quella del 24 novembre.
La speditezza con la quale il Presidente elenca le parti, fa intendere chiaramente l’intento di non disperdere il tempo a disposizione.

Dopo l’esame dei testi (in verità solo uno), in considerazione anche del tempo disponibile per la breve durata dell’udienza, l’avvocato Trofino evidenzia al Presidente che Moggi desidera rendere dichiarazioni spontanee.
Casoria: «Va bene, gli diamo subito la parola, sentiamo prima le precisazioni di testi (da parte del pm - ndr).»
Moggi: «Sarò breve. Intanto subito dopo quello che ho sentito dire dal teste Mosca devo dire una cosa per quanto riguarda i gadget. Devo dire che la Juventus è una società ambita da tutti, li prendono tutti i gadget, anche gli stessi carabinieri che so venuti in sede a fare delle verifiche, sono usciti con delle borse piene di gadget. Quindi non vedo…»
Narducci: «E’ una fesseria!». Ma come osa il pm smentire la dichiarazione spontanea di un degli imputati, e soprattutto come fa a smentire una cosa che non può conoscere?! Narducci non è sereno, con questi suoi commenti, a parere di chi scrive, ha passato il segno della decenza procedimentale!
Moggi: «…cosa ci possa essere a dare dei gadget…»
Narducci non contento: «…è una sciocchezza…»
Moggi: «…li chiedono da tutte le parti d’Italia. Li diamo a tutti…»
Forse non contento perché Moggi non ha abboccato alla provocazione, per la terza volta in pochi secondi interrompe la dichiarazione: «… una sciocchezza!». Ancora?! Beh, Narducci proprio non è molto costumato!
Finalmente interviene il Presidente: «Vabbè pubblico ministero però non può…»
Narducci: «Non si possono dire queste cose…»
Casoria: «Pubblico ministero…»
Moggi: «Non si possono dire ma io mi devo difendere!»
Narducci: «Non si possono… non si possono dire queste cose.» Perché non si possono dire? Se sono vere, perché non si possono dire? Perché?
Casoria: «Pubblico ministero però non… si mette ad interloquire con le dichiarazioni spontanee? Può dire quello che vuole l’imputato».
E questo sarebbe quello che ha chiesto al ricusazione del Presidente Casoria? Ma che bel om!
Moggi: «Grazie. Per quanto riguarda poi i biglietti omaggio, li prendevano tutti. Basta guardare l’elenco di quelli che li prendevano, li prendevano carabinieri, finanza, si trovano tutti a Torino. Quindi non vedo perché si debba stare a sottilizzare su due persone che li hanno presi qualche volta, o comunque li prendevano sempre? Prendevano sempre! Li prendevano anche gli latri che hanno contestato e sono venuti a fare le verifiche.
Per quanto riguarda le telefonate, devo dire che se vessi avuto qualcosa di segreto, non lo facevo passare tramite segreteria. Io Della Valle l’ho chiamato nel 2005, nel 2005, nel 2006, nella primavera del 2005, nella primavera del 2006, fino a che non è successo quello che è successo.
Il pubblico ministero già sa queste cose qui, perché io ho subito un interrogatorio dove anzi lui, non appena arrivai mi disse: “ma lei lo sa cosa ha fatto? Lei ha finito”, con voce gaudente proprio…»
Casoria sussurra: «Vabbè…».
Moggi: «Quindi vorrei dire, non credo ci sia altro da commentare su quello che ha detto Mosca.
Per quanto riguarda l’assistente Babini che ha reso dichiarazioni qua il tredici e il signor Zeman che ha reso deposizione il venti.
Adesso vede, io so perfettamente che il processo si svolge nell’aula, però signor presidente, lei mi creda, è dura vedere scritto: “Zeman davanti a Moggi: così mi ha rovinato la carriera”. Questo e altro ancora.
È tre anni che subisco queste cose. Credo che è anche un po’ da finire, non so se sia giusto questo, ma le dico che sono veramente amareggiato. Sono amareggiato per quanto riguarda Zeman e per quanto riguarda l’ambiente del calcio. Tenga presente che ci sono i risultati, se i risultati sono a favore non ci sono problemi e nessuno può influire negativamente su quello che sono i risultati. Se i risultati sono contro, sicuramente il problema è un esonero e l’allenatore è il primo responsabile di questo.
Che Zeman venga a dire che io l’ho fatto andare al Napoli per rovinarlo, dovrebbe pure ringraziare perché ha preso cinque miliardi netti (in realtà pare fossero lordi – ndr) per un anno! Io non c’entro niente in quest’affare qui, ma se fosse vero quello che ha detto Zeman, mi dovrebbe solo ringraziare!
Il problema è che Zeman ha detto tante cose. Ha detto che era il migliore d’Europa, ma lo dice solo lui. Ha detto che in pratica che Mourigno per esempio è un allenatore mediocre, ma è primo in classifica. Ha detto che non è stato mai esonerato, ma è stato esonerato tante volte. Quindi ha detto un sacco di cose false, tant’è che io chiederò ai miei avvocati di denunciarlo per calunnia!
E passo adesso a contestare quello che ha detto Zeman. Perché lui ha detto che dal ’98 non ha più allenato, falso! Nel ‘97 è esonerato dalla Lazio, che due anni dopo vince lo scudetto. Nel ’99 non rinnova con la Roma, arriva Capello e vince lo scudetto! Nel 2000 viene esonerato dal Fenerbache dopo tre mesi. Qui siccome lui parla del sistema Moggi, in Turchia credo che il sistema Moggi non ci fosse, a meno che non mi abbiano trasferito un clone in Turchia…, io questo non lo so. Però lo hanno mandato via ugualmente. Perché? Perché questo non sa allenare. Come parla fa in campo, è lento nel parlare e impacciato e i giocatori non lo capiscono mai. Va al Napoli nel 2001 dove viene esonerato dopo aver fatto due punti su dodici che ne aveva a disposizione (veramente sono due su diciotto. 2 su 18!).Ora, un allenatore che viene esonerato per aver fatto due punti su dodici (ripetiamo diciotto! – ndr), credo che sia una persona da esonerare perché non fa quello che in pratica dovrebbe fare considerando che prende cinque miliardi l’anno. Per cui non deve venire a dare la responsabilità a me. Nel 2003 esonerato dalla Salernitana. Nel 2004 retrocede in C1 con l’Avellino: penultimo con 37 punti. Nel 2005/2006 dopo dieci sconfitte su diciotto partite, viene esonerato dal Lecce. Nel 2006 alla fine, viene ingaggiato dal Brescia a undici partite dalla fine e con un contratto di due anni, e il Brescia era quinto in classifica! Chiude al decimo posto perdendo sette partite pareggiandone due e vincendone due. Quindi dal quinto posto è arrivato al decimo! Nel 2008 dopo tre partite viene esonerato dalla Stella Rossa di Belgrado. Anche in Jugoslavia evidentemente c’era il sistema Moggi, quello che fa tanto piacere a tutti quanti.
Invece il “sistema Moggi” non esiste, io lo respingo e tutte queste cose non le ho fatte!
Parlo di Babini, un attimo solo Presidente abbia pazienza.
Dunque, Babini nella sua deposizione del tredici dice che io entravo negli spogliatoi dell’arbitro, e mi trovo il Corriere dello Sport: “La denuncia di Babini: Moggi andava negli spogliatoti degli arbitri”. Come se io fossi andato zitto zitto a fare chissà che!
Io andavo, come facevano tutti quanti. Perché qui c’è un regolamento. Il regolamento dice che tra il primo e il secondo tempo nessuno può andare nello spogliatoio dell’arbitro, soltanto i dirigenti addetti all’arbitro, come ad esempio Meani del Milan. Meani aveva porte aperte, entrava e usciva dagli spogliatoi dell’arbitro. Ecco io questo non l’ho mai fatto.
Il regolamento poi dice che alla fine tutti i dirigenti ammessi potevano andare negli spogliatoi degli arbitri a salutarli, alla fine della partita. Io come tutti quanti andavo a salutare l’arbitro alla fine della partita.
Tra il primo e il secondo tempo, io non sono mai andato. C’è un dirigente che è andato tra il primo e il secondo tempo. Il dirigente purtroppo è defunto, ma c’è un comunicato della Lega, quindi io eviterei di dire questa cosa perché è brutta (Giacinto Facchetti – ndr). Comunque questo dirigente ha preso quattro mesi di squalifica perché ha detto a un assistente: “adesso capisco tutto. Ci penso io!”. Questo assistente era il signor Pugliesi, che è indicato come un ultrà del Milan. Il comunicato è della FIGC del 18 febbraio 2003. Io queste cose non le ho mai fatte, nessuno mi ha mai squalificato per queste cose. Però sembra che io abbia fatto tutto quello che in pratica dicono, che mi mettono sulle spalle ma in realtà non ho fatto proprio niente.
Il signor Babini dice di aver chiesto ai designatori di arbitrare la Juventus perché evidentemente l’arbitrava poco. Signori, allora qui bisogna leggere un’intercettazioni. Io ho preso un capo di imputazione: alle 11:53 sapevo il nome degli assistenti miei. Beh qui alle 11:40 il signor Meani telefonava addirittura a Babini che era il suo assistente per Milan-Chievo e gli diceva: “Guarda che sei tu il mio assistente domenica”. Quindi tredici minuti prima che lo sapessi io, lo sapeva lui e telefonava al suo assistente: “Guarda che sei tu l’assistente per domenica e insieme a te c’è pure Puglisi”. Quindi Cric&Croc.
Tenere presente che dalle successive intercettazioni si evince anche un’altra cosa, gli ha detto pure come doveva arbitrare! Gli ha detto come doveva alzare la bandierina, gli ha detto che li poteva fermare a centrocampo quelli del Chievo perché erano veloci. Perché queste cose non ci stanno nel processo? Questo sarebbe interessante. Perché altrimenti qualcuno siederebbe qui affianco a me.
Detto questo, signor presidente mi sono accalorato.
Io credo di aver detto tutto quello che dovevo dire, non è che lo voglia fare per mia difesa, è per la verità. Perché qui mi addossano troppe cose. Lei ha visto i giornali, io ho rovinato questo…, io sono andato nello spogliatoio dell’arbitro…
Grazie Presidente».
Prima del Rinvio alla prossima udienza, l’avvocato Trofino chiede di depositare documentazione in relazione alla deposizione di Zeman nell’udienza precedente. Si tratta dello schema degli esoneri del boemo e di articoli di giornali delle varie smentite di Ferlaino e Zamparini, articoli circa i vari esoneri.
Il tutto per ricostruire la storicità degli eventi e che smentiscono la deposizione dell’allenatore più bravo d’Europa.
Casoria: «Pubblico ministero su questi documenti?»
Narducci: «C’è opposizione signor presidente». E te pareva!
Dopo un botta e risposta tra accusa e difesa Moggi il Presidente sentite le altre parti (neanche il Catalanotti si oppone…), che si rimettono al Tribunale, ammette la documentazione.
Restiamo in attesa della prossima udienza, speranzosi che il pm Narducci esamini “un congruo numero di testi” sì da non dare spazio ai dubbi che cominciano a sorgerci: ché la lentezza nella escussione dei testimoni sia da qualcuno preordinata ad una dilatazione dei tempi del processo tale da portare alla prescrizione?
La prescrizione è un esito che noi non ci auguriamo, ci risulta che neanche l’imputato principe la desideri.
Allo stesso tempo il pm dovrebbe deporre i suoi furori dialettici, con i suoi atteggiamenti dà la “sensazione” di perseguire l’ufficio di procura come un fatto personale. E noi sappiamo che non è così. Vero Dottor Narducci?

COMUNICATO SU RAISPORT ULTRA'

La TV di stato (RAI – Radio televisione italiana) dovrebbe essere uno strumento di informazione che garantisca libertà, pluralità e correttezza di informazione. Ci raccontano sia questo il motivo per il quale ogni buon cittadino italiano debba pagare la tassa di possesso TV, il cosiddetto canone.
Tutti noi ben sappiamo che proprio così non è. Ciò nonostante mai ci saremmo aspettati che diventasse illiberale strumento in mano a taluni ultrà. Non ci pare il caso di ricordare la lunga lista di trasmissioni TV in cui si manifesta l’incontenibile fervore anti-juventino. Così come non si può non tener conto del ruolo di testi dell’accusa nel processo di Napoli svolto dai sigg.ri Sanipoli e Varriale, giornalisti tutt’ora in forza a Rai Sport.
Fatto ben più grave, tuttavia, rappresenta quanto avvenuto sul sito internet di RaiSport nella giornata di ieri. A seguito della notizia dell’assoluzione della Triade nel procedimento Torinese per i presunti falsi in bilancio, il sito internet della TV di Stato ha pubblicato il video in questione andato in onda sui canali Rai. Il “geniale” omino addetto a tale attività non ha fatto mancare il suo tocco di classe – e di stupido fervore – pubblicando, in abbinamento al video di cui sopra, una immagine della triade che ha sapientemente denominato “http://www.raisport.rai.it:80/dl/images/433x3251259087446565merde.jpg”. Ora, che un ominide del web trascuri la possibilità che ci sia gente preparata professionalmente, nonchè tifosi rancorosi di serie C, che abbia la capacità di verificare il codice html sorgente è un fatto. Ma rappresenta fatto ben più grave che “sua stoltezza” non si sia premunito di modificare il nome di quella immagine ancor prima della pubblicazione.
Non si preoccupi caro omino, abbiamo già salvato il codice html sorgente e ne abbiamo fatto persino un video (visibile ovviamente su http://www.giulemanidallajuve.com/). Abbiamo inoltre già provveduto ad inviare il tutto ai legali delle tre “merde” che siamo certi non mancheranno di ringraziarla personalmente per tanta premura.

Giuseppe Belviso, Presidente GLMDJ

giovedì 26 novembre 2009

LA GUERRA AL TERRORE DI OBAMA

Il delicato viaggio in Asia di Barack Obama e il primo passo in avanti sulla riforma sanitaria al Senato di Washington hanno oscurato la notizia del licenziamento in tronco, mascherato con una cortese lettera di dimissioni, di uno dei più importanti e decisivi consiglieri della Casa Bianca.
Greg Craig era il White House Counsel, il consigliere giuridico del presidente, la persona che plasma gli aspetti legali di ogni atto e politica presidenziale. Rispettato per integrità morale e capacità giuridiche, due anni fa Craig è stato uno dei primi nomi di peso di Washington a schierarsi con Obama, creando un mini terremoto nel Partito democratico perché è stato sempre considerato un clintoniano di ferro, tanto da aver difeso il quarantaduesimo presidente degli Stati Uniti ai tempi dell’impeachment al Senato seguito allo scandalo sessuale con la stagista Monica Lewinsky.
Obama l’ha sostituito alla Casa Bianca con Bob Bauer, il suo avvocato personale nonché legale del Partito democratico sulle questioni dei finanziamenti elettorali. A Washington dicono che Bauer non ha le competenze necessarie a ricoprire il ruolo e non è passato inosservato il fatto che Bauer sia sposato con Anita Dunn, la stratega della comunicazione della Casa Bianca, appena dimessasi dall’incarico forse proprio per far posto al marito, più che per la sua dichiarazione di guerra alla tv conservatrice Fox News (guerra comunque persa: Fox è in crescita di ascolti, ha risposto alla Dunn ripescando un video in cui la consigliera del presidente sosteneva che il presidente Mao fosse uno dei suoi “filosofi politici preferiti” e la settimana scorsa Obama ha concesso al canale di Murdoch una lunga intervista).
L’importanza dell’avvicendamento di Craig non è una semplice questione di poltrone o di intrecci politici e personali. L’uscita di scena dell’avvocato della Casa Bianca segnala un cambiamento di strategia politica da parte del presidente sulla guerra al terrorismo in un momento in cui la sua popolarità è scesa al 48 per cento e sembra aver perso la maggioranza degli elettori indipendenti che un anno fa lo avevano eletto alla Casa Bianca.
Greg Craig avrebbe preferito un posto di politica estera o di sicurezza nazionale nell’Amministrazione Obama, ma è stato convinto dal presidente ad accettare il ruolo di consigliere legale della Casa Bianca perché da lì avrebbe potuto definire le nuove regole della guerra al terrorismo che Obama aveva promesso in campagna elettorale. Così è stato. Al secondo giorno di presidenza, grazie al lavoro di Craig e del suo team di giovani cervelli presi nelle migliori università americane, Obama è stato in grado di annunciare la chiusura di Guantanamo, di cancellare il programma di interrogatori avanzati elaborato dalla Cia e di promettere una revisione completa dell’architettura giuridica della guerra al terrorismo lanciata da George W. Bush e Dick Cheney.
Ad aprile sono cominciati i primi problemi per la Casa Bianca, anche grazie al deciso intervento di Cheney nel dibattito sulle politiche di sicurezza nazionale adottate dal presidente. Craig aveva facilmente convinto Obama a togliere il segreto di stato ai memo, i pareri legali, del dipartimento di Giustizia di Bush che autorizzavano le tecniche di interrogatorio “avanzate” sui terroristi catturati in Afghanistan e in giro per il mondo. La decisione è stata molto combattuta dentro l’Amministrazione, aprendo una crisi con gli apparati di intelligence, ma alla fine è stata presa non solo perché in linea con le promesse elettorali di Obama ma anche perché gli strateghi della Casa Bianca pensavano che la pubblicazione di questi documenti avrebbe accontentato l’ala sinistra del mondo liberal e chiuso una volta per tutte le polemiche con la precedente amministrazione.
E’ successo il contrario. La pubblicazione di quei pareri legali ha scatenato le associazioni dei diritti civili a chiedere in tribunale la desecretazione di altri documenti, di fotografie, di memorandum e di quant’altro potesse imbarazzare Bush e soci. Il primo risultato è stato che Cheney e l’ala dura del mondo conservatore hanno riconquistato voce, convinti che le scelte buoniste di Obama avrebbero imbrigliato le attività antiterrorismo della Cia e messo in pericolo la sicurezza dell’America e dei suoi alleati. La situazione è diventata incontrollabile e rischiava di impantanare l’Amministrazione in una polemica infinita sul passato, mettendo a rischio le capacità dell’apparato di sicurezza nazionale di difendere il paese e quelle di Obama di realizzare il suo programma di governo.
A poco a poco Obama ha deciso di cambiare posizione, di ribaltare le promesse di trasparenza fatte in campagna elettorale e di non seguire più i consigli di Craig. Nel giro di poche settimane, il presidente ha messo il segreto di stato sui documenti del passato, difendendo la decisione in tutti i tribunali del paese. La Casa Bianca, inoltre, ha lasciato intendere che Guantanamo non sarebbe stato chiuso entro l’anno, ha puntato sul potenziamento del carcere nella base militare afghana di Bagram per la detenzione dei terroristi catturati in battaglia, ha confermato il rinnovo delle extraordinary rendition (cattura clandestina e trasferimento in paesi terzi di sospettati di terrorismo), ha spiegato che avrebbe continuato a usare le corti militari di Bush per processare i terroristi di Guantanamo e che almeno una settantina dei detenuti non avrebbe ricevuto alcun processo e sarebbe rimasto rinchiuso a tempo indefinito.
“Il presidente – ha scritto Time venerdì scorso – si è allontanato dalle promesse che aveva fatto in campagna elettorale e si è avvicinato a posizioni più moderate, alcune delle quali preferite da George W. Bush”. Allo stesso modo, continua Time, Obama ha affidato la responsabilità di ridefinire l’architettura giuridica della guerra al terrorismo a Rahm Emanuel, il suo chief of staff, e a John Brennan, il vice consigliere antiterrorismo che negli anni di Bush è stato il numero due del direttore della Cia George Tenet.
La scelta di Emanuel e Brennan, e il conseguente ridimensionamento di Craig, hanno convinto il White House Counsel a dimettersi, dopo mesi di smentite ai giornalisti che avevano anticipato la crisi nel rapporto tra Obama e il suo consigliere giuridico. L’approccio di Emanuel è più politicizzato, il suo obiettivo è trovare una mediazione tra le richieste dell’ala sinistra del partito, delusa da alcune decisioni della Casa Bianca molto simili a quelle di Bush, e l’esigenza del comandante in capo di mantenere sicuro il paese e non perdere il consenso di moderati e indipendenti.
La mediazione però non sempre garantisce risultati accettabili. La prima decisione del nuovo corso, infatti, è stata di annunciare un prossimo processo nei confronti di Khalid Sheikh Mohammed (KSM), l’architetto degli attacchi dell’11 settembre, e di altri nove terroristi di al Qaida oggi detenuti a Guantanamo. Il ministro della Giustizia, Eric Holder, ha spiegato che KSM e altri quattro prigionieri implicati nella strage dell’11 settembre tra qualche mese saranno processati nella Corte federale di New York, con le regole e le garanzie previste per tutti i cittadini americani. Altri cinque detenuti, invece, non avranno diritto alle stesse garanzie, ma saranno giudicati nelle corti militari di Guantanamo istituite dall’Amministrazione Bush e approvate dal Congresso con il voto contrario dell’allora senatore Obama. Altri 75 detenuti, dicono fonti dell’Amministrazione, non riceveranno alcun tipo di processo e resteranno in carcere a tempo indeterminato, per ora a Guantanamo e, una volta chiuso il carcere sull’isola di Cuba, probabilmente in una prigione dell’Illinois.
Obama quindi porta davanti a una Corte penale i terroristi più terribili, ma soprattutto quelli per cui reputa sia più facile dimostrare la colpevolezza di fronte a una giura popolare, esaudendo una promessa di campagna elettorale e accontentando l’ala sinistra del movimento che lo ha eletto. Ma, allo stesso tempo, conferma l’impostazione giuridica dell’Amministrazione Bush, non solo utilizzando quelle corti militari speciali che aveva contrastato da senatore e sospeso all’inizio della sua presidenza, ma anche confermando la negazione di ogni tipo di diritto giuridico e processuale a un gruppo consistente di “nemici combattenti”.
Ufficialmente Obama non c’entra nulla con questa decisione di processare KSM e gli altri quattro a New York, almeno così ha detto al Senato e altrove Holder, ma nessuno ci crede veramente e semmai questa insistenza a escludere Obama dalla scelta sembra uno stratagemma per proteggere il presidente e far ricadere la colpa, qualora le cose dovessero andare male, soltanto sull’attorney general.
La scelta di portare i responsabili dell’11 settembre a pochi passi da Ground Zero è a dir poco controversa. Ai repubblicani ha fornito altre munizioni per criticare Obama e urlare al paese che il nuovo presidente vuole combattere la guerra al terrorismo con la procedura penale, invece che con quella militare. I commentatori di destra ricordano che il processo newyorchese ai responsabili del primo attentato alle torri gemelle del 1993 non ha fermato al Qaida, malgrado la condanna dei responsabili, anzi ha addirittura aiutato Bin Laden visto che il governo americano è stato costretto dai giudici a depositare documenti, liste di nomi e prove della pianificazione islamista per colpire New York. Inoltre, sostengono i contrari al processo federale, buona parte delle prove raccolte contro i prigionieri di al Qaida non è utilizzabile in un tribunale, perché raccolte in un teatro di guerra e non in un’operazione di polizia giudiziaria, oppure perché ottenute attraverso tecniche di interrogatorio che la stessa Amministrazione Obama ha definito “tortura”.
I conservatori si chiedono se d’ora in poi i militari che catturano un terrorista in Afghanistan o in Pakistan dovranno leggergli i diritti, a cominciare da quello di rimanere in silenzio e di avere un avvocato, come aveva chiesto lo stesso KSM quando è stato catturato in Pakistan. La Cia, invece, lo ha messo a Bagram e lui ha cominciato a parlare e a dare un quadro dell’organizzazione di al Qaida soltanto dopo essere stato sottoposto al waterboarding, all’annegamento simulato.
Già adesso, ha confermato Holder al Senato, squadre di avvocati governativi sono impegnate a gestire le continue richieste della Cia e dei militari sul campo che non sanno che cosa fare con i prigionieri, ma la risposta dell’Amministrazione non è sempre coerente. A volte, ha ribadito Holder, leggiamo al catturato i “Miranda rights”, altre volte no. E’ proprio questa la preoccupazione principale dei conservatori e dei sostenitori della guerra al terrorismo di Bush, quella che gli obamiani abbiano abbandonato l’idea stessa che quella contro il terrorismo sia una guerra. “Siamo in guerra”, ha ripetuto più volte Holder al Senato, provando a contenere le critiche dei senatori repubblicani.
Gli opinionisti di sinistra, a loro volta, ricordano che anche Bush negli anni scorsi, senza che nessuno avesse avuto niente da dire, ha processato in corti penali federali alcuni terroristi, a cominciare dal famigerato ventesimo dirottatore dell’11 settembre, Zacarias Moussaoui, catturato (in America, non in guerra) un mese prima dell’attacco. In realtà, allora, a protestare erano stati i democratici come il senatore di New York Charles Schumer, oggi gran sostenitore dei processi a Manhattan, ma tre o quattro anni fa contrarissimo al processo federale a Moussaoui proprio perché non voleva che fosse considerato un precedente legale per poi processare a New York i responsabili dell’11 settembre.
L’Amministrazione prova a smontare le accuse di chi sostiene che sta per mettere New York di nuovo in pericolo portando i terroristi in città e attenua le critiche sui costi dell’operazione, ma soprattutto sottolinea l’importanza dell’esempio che gli Stati Uniti daranno al mondo, non solo musulmano, giudicando in una corte ordinaria gli autori del principale attacco terroristico della storia americana.
La motivazione morale però regge solo a metà, non solo perché altri detenuti saranno giudicati nelle corti militari o neppure processati, ma perché al Senato Holder ha spiegato che se i cinque terroristi dovessero essere assolti per qualche motivo procedurale, come è capitato a O.J. Simpson, non verranno affatto rilasciati, ma tornererebbero a Guantanamo. Obama e Holder, inoltre, hanno già garantito al pubblico americano che i cinque terroristi saranno certamente condannati alla pena di morte. “E’ un processo farsa”, ha commentato Cheney, invocando i processi staliniani.
L’Amministrazione Obama spera che KSM e gli altri chiederanno di essere condannati e giustiziati, come hanno già fatto negli anni scorsi nelle corti militari da buoni aspiranti martiri, ma due giorni fa i loro avvocati hanno spiegato che a New York si dichiareranno “non colpevoli”, pur senza negare che cosa hanno fatto. Il loro obiettivo è spiegare al mondo perché l’America si meritava l’attacco.

LA JUVENTUS NON SUSSISTE

La notizia non è che Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega siano stati assolti dall’accusa di aver falsificato i bilanci della Juventus, perché qualsiasi essere umano che abbia visto anche solo una puntata di 90° minuto sa benissimo che erano altre le società (poco) sportive che sopravvalutavano brocchi di ogni tipo o ragazzini mai visti e poi se li scambiavano a ripetizione incassando plusvalenze fittizie di bilancio.
La notizia non è nemmeno che al secondo processo ordinario su due – l’altro è quello sulla Gea di gennaio – le accuse di manipolazione moggiana dei campionati di calcio siano state sbriciolate fin dal primo grado di giudizio. Malgrado lo stato penoso della giustizia italiana, sono stati sufficienti un minimo di contraddittorio dibattimentale e un paio di giudici terzi – invece che scelti dall’avvocato dell’accusa pochi giorni prima del giudizio come è successo nel farsesco processo sportivo – per dimostrare che l’intera costruzione di Calciopoli fosse soltanto chiacchiera da bar dello sport. Peraltro c’era già stato un giudice a Berlino, in data 9 luglio 2006, a dimostrare quanto fossero barbine le accuse alla squadra che quella sera mondiale schierava in campo 9 calciatori divisi tra Italia e Francia, oltre ad allenatori, medici e massaggiatori.
La notizia non è nemmeno che la Juventus demoggizzata, quella nuova e simpatica e perdente che grazie al cielo adesso non ha più il volto di Giovanni Cobolli Gigli a tormentare i suoi tifosi, aveva come al solito chiesto di essere condannata. Al processo farsa di Calciopoli aveva chiesto la retrocessione in B, più penalizzazione, ed è stata accontentata, malgrado la condanna sia arrivata per non aver commesso il fatto (la sentenza non ha trovato partite, arbitri, sorteggi truccati a favore della Juventus). La nuova Juve appena vede un giudice si inginocchia, si dà un paio di martellate sugli zebedei e chiede pene corporali, mentre gli altri coimputati, talvolta accusati di illeciti accertati, si difendono, vengono assolti e vincono la Champions League e una quindicina di scudetti consecutivi.
La notizia, infine, non è neanche che il giudice abbia assolto Juventus e Triade sui bilanci, spiegando a Cobolli che “il fatto non sussiste”. La notizia, purtroppo, è che a non sussistere è la Juventus.

NON E' VERO LO DICIAMO NOI!

A seguito della sentenza di assoluzione piena - “il fatto non sussiste” -, giunta il 24 novembre 2009 dalla Procura della Repubblica di Torino nei confronti di Giraudo, Moggi, Bettega e la Juventus, i media hanno pensato bene di prendersi una notte prima di realizzare articoli e servizi. La notizia l’avrete letta nei sottotitoli, uguali a quelli che passano a film terminato e che a nessuno importa. Altri, invece, hanno pensato bene di “informare” il telespettatore con quanto segue.

Da Studio Sport di mercoledì 25 novembre 2009
«Se il Signor Moggi Luciano in questo momento è libero di entrare ed uscire dal Tribunale di Torino, è per una ragione molto semplice: la sentenza del processo Gea che lo ha condannato nel gennaio di quest'anno a 1 anno e 6 mesi di reclusione per violenza privata, ha anche predisposto la sospensione della pena; causa indulto.
Detto questo non si vede ragione dell'entusiasmo suscitato tra gli avvocati della ex Triade, e tra molti tifosi, dall'esito della sentenza di un piccolo processo penale che non più tardi di un anno fa aveva assolto, per le stesse ragioni, anche Moratti e Galliani; le plusvalenze non costituiscono reato.
Si legge nelle dichiarazioni dei protagonisti, che quella di ieri del Tribunale di Torino sarebbe ‘l’ennesima smentita all’offensiva basata sul nulla che dal 2006 si è abbattuta sulla Juventus’.
Smentita, si legge sempre nelle note, che restituisce onore e dignità al club, e non vi è dubbio che le regolarità dei bilanci faccia parte di quell’onore e di quella dignità e di quell’onore. Resta però tutt’altro discorso rispetto a quel movimento più ampio che va comunemente sotto al nome di Calciopoli.
Non è vero che le irregolarità di bilancio abbiano mai avuto un ruolo nelle sentenze dell’estate del 2006.
Non è vero, come detto sopra, che la sentenza Gea abbia mandato assolti tutti gli imputati, avendo invece condannato i Moggi. E non è vero che il processo di Napoli potrebbe, in caso di assoluzione, sminuire la valenza del processo sportivo, essendo appunto quest’ultimo sportivo, e il primo penale».
A firma di Francesco Vecchi

Domandiamo: in questo servizio giornalistico trovate appagata la vostra sete di verità? Noi no, e adesso vi spieghiamo perché.

1. Il giornalista inizia con queste parole: “Se il Signor Moggi Luciano in questo momento è libero di entrare ed uscire dal Tribunale di Torino …” NON E’ VERO!
Per conoscenza, presumibile dalla presenza in loco, bisognerebbe informare l’utente che il Signor Moggi Luciano è vero che nella giornata di ieri presenziava in un’aula di Tribunale, ma non era certamente quella di Torino, visto che la sua presenza era gradita in quel di Napoli, dinnanzi al Presidente Teresa Casoria per una deposizione spontanea nel processo denominato Calciopoli; che ritroveremo.

2. Per quel che concerne la situazione di libero cittadino, Vecchi ci spiega che la sentenza del processo Gea che lo ha condannato …ha anche predisposto la sospensione della pena; causa indulto. NON E’ VERO!
L'indulto va a incidere sulle pene definitive tagliando tre anni dalla condanna inflitta e si applica a sentenza passata in giudicato, la sospensione condizionale della pena si applica nel momento della condanna per un incensurato e può essere applicata solo se la condanna è inferiore ai due anni, è una facoltà del giudice concederla e non un obbligo.

3. Nella medesima frase, il Vecchi dice che il processo alla Gea lo ha condannato. NON E’ VERO!
a) bisognerebbe informare l’utente che dopo un solo grado di giudizio espletato dalla decima sezione del Tribunale di Roma, riguardante il processo alla Gea World, c'è un dato che emerge chiaramente: l'assoluzione di tutti gli imputati, dall'accusa di associazione a delinquere, facendo, di fatto, cadere l’asse principale del castello accusatorio. b) sulla questione della condanna, di conseguenza, bisognerebbe far sapere che: 1.Moggi Luciano è stato assolto dall’accusa di associazione a delinquere; 2.I legali hanno già presentato ricorso in appello per l'accusa di violenza privata; c) a prescindere da ogni considerazione in merito, bisognerebbe, per una buona educazione civica, consultare la Costituzione Italiana all’articolo 27, comma 2: «l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».

4. Non poteva mancare la nota di colore, ed infatti l’inviato di Italia1 commenta: …dall'esito della sentenza di un piccolo processo penale… NON E’ VERO!
Che questo processo, almeno per i media, fosse piccolo, immaginiamo che non sarà riuscito a crederci nemmeno lo scrivente, visto che nei primi tre giorni del mese di ottobre anno domini 2009, i titoli, e soprattutto gli spazi, nei principali mezzi d’informazione nazionale erano di gran lunga superiori a quanto abbiamo potuto vedere e leggere il girono dopo l’assoluzione. Domandiamo a Vecchi: ora è diventato piccolo perché il fatto non sussiste?

5. Proseguendo, e paragonando, Vecchi dice: penale che non più tardi di un anno fa aveva assolto, per le stesse ragioni, anche Moratti e Galliani; le plusvalenze non costituiscono reato. NON E’ VERO!
Due le strade percorribili, ed entrambi senza assoluzioni. Quella sportiva: Si chiude con sanzioni pecuniarie il processo sportivo per il presunto falso in bilancio di Milan e Inter. La Commissione disciplinare, sulla base del deferimento disposto dal procuratore Palazzi lo scorso 4 febbraio, ha disposto 90 mila euro di sanzione a carico delle due società milanesi. Multa di 60 mila euro anche all'ad rossonero Adriano Galliani.
Dal lato penale, invece, le cose sono andate così: La formula con cui Galliani, Ghelfi e Gambaro sono stati prosciolti è "perché il fatto non costituisce reato" e non, come si era saputo in un primo momento, “perché il fatto non sussiste”. Questo in base alla nuova legge sul falso in bilancio, che prevede il dolo specifico, dolo che in questo caso non è stato riscontrato. Infatti nel suo provvedimento il gup "dichiara non luogo a procedere nei confronti degli imputati, in relazione a tutte le imputazioni a loro ascritte, perché il fatto non costituisce reato". Inoltre il giudice ha dichiarato il "non luogo a procedere" nei confronti delle società rossonera e nerazzurra, imputate in base alle legge 231, "in relazione alle imputazioni concernenti il bilancio al 30/6/2003 perché l'azione penale non poteva essere esercitata per essere il reato presupposto anteriormente prescritto". Il "non luogo a procedere" per Milan e Inter riguarda anche le "imputazioni concernenti i bilanci al 31/1/2003 e al 31/12/2004 perché il fatto non costituisce reato".
Sarebbe stata cosa buona e giusta non paragonare i due fatti, essendo quello juventino assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, mentre per le due formazioni citate da Vecchi il fatto sussiste, ma non costituisce reato per le motivazioni che abbiamo spiegato.

Facciamo una pausa prima di terminare, soffermandoci nella parte centrale e sostenendo a gran voce l’enfasi avuta dai sei legali di Giraudo, Moggi e Bettega, unendoci alle dichiarazioni sull’ennesima smentita all’offensiva basata sul nulla che dal 2006 si è abbattuta sulla Juventus, perché fino ad oggi questo è stato.

6. Vecchi ci anticipa e dice: Non è vero che le irregolarità di bilancio abbiano mai avuto un ruolo nelle sentenze dell’estate del 2006. A noi non rimane che replicare: NON E’ VERO!
L'irregolarità di bilancio c'entra eccome con Calciopoli. Se i bilanci non fossero stati oggetto di indagine non si sarebbe aperta nemmeno la porta del sospetto di fondi neri o simili per foraggiare la mitica "cupola". L'inchiesta sull'ipotesi di falso in bilancio in casa Juve era iniziata all'inizio dello scandalo calciopoli, mettendo sotto i riflettori l'ipotesi che la dirigenza utilizzasse fatture false e fondi neri per far 'tornare i conti'.

7. La conclusione, visti i presupposti a cui si sta andando incontro, non poteva che essere questa: non è vero che il processo di Napoli potrebbe, in caso di assoluzione, sminuire la valenza del processo sportivo, essendo appunto quest’ultimo sportivo, e il primo penale. Tocca ripeterci: NON E’ VERO!
Non solo un'eventuale esito di non colpevolezza sminuirebbe l'esito del processo sportivo, ma permetterebbe, a chi può adire presso le sedi competenti, di chiedere la restituzione dei titoli revocati. È bene infine ricordare al Signor Vecchi Francesco, che la società Juventus ha lasciato “colpevolmente” decadere i termini per adire i tribunali ordinari. L’unico soggetto giuridico che ha oggi la titolarità per sovvertire le assurde sentenze sportive dell’estate 2006 è la nostra Associazione (GiùlemanidallaJuve). Ricordiamo che è infatti pendente un ricorso al Consiglio di Stato ed uno in ambito comunitario.

Questa è l’informazione che passa quotidianamente su tutto il territorio nazionale, fino a quando le notizie saranno distorte, in malafede, con il potere di deviare quel sentimento popolare che tanto si scandalizzò in un’afosa estate di tre anni fa, NON E’ VERO lo diremo noi.

GLMDJ


Vecchie manipolazioni d’informazione
Il servizio giornalistico andato in onda su Studio Sport il giorno 25/11 in fascia oraria di pranzo, a nome dell’inviato Francesco Vecchi, non dovrebbe limitarsi a rimanere su youtube, negli archivi di mediaset, degli juventini e degli antijuventini. No!
Quel servizio giornalistico, se così possiamo chiamarlo, dovrebbe essere conservato insieme al metro, al kilogrammo, al litro, e a tutte le unità di misura e relativi prototipi. In qualità di cosa? Di puro e fulgido esempio di cattiva informazione (sulla quale non entrerò in dissertazione, essendo già stato trattato in maniera esaustiva dal collega di redazione Fabio Zagari nel suo pezzo “Non è vero lo diciamo noi!”), ma soprattutto di manipolazione, di propaganda mirata a far filtrare ai beneficiari dell’informazione un messaggio ben preciso, cosa differente da quanto un cronista dovrebbe assicurare: completezza dell’informazione di cronaca e, nei limiti di tempo consentiti, connesse riflessioni.

Nell’analizzare il servizio non dobbiamo mai perdere di vista il fatto: assoluzione della società Juventus e della triade ai tempi massima espressione della sua dirigenza, perché il fatto non sussiste.
Trattandosi di servizio televisivo, i mezzi utilizzati per passare l’informazione sono le parole e le immagini.
Cominciamo dalle parole. Inizia il servizio è vi è subito l’utilizzo di una tecnica di manipolazione vecchia come il cognome del nostro eroe che ha ideato il servizio: la decontestualizzazione. Il servizio è della durata di 1 minuto e mezzo, ovvero 90 secondi, ed i primi 20 secondi, e cioè l’incipit che solitamente dà l’immediata connotazione alla notizia, vanno subito fuori tema: Moggi si trova a Torino (cosa non vera) grazie all’indulto (cosa non vera) in seguito alla condanna sentenziata dal processo Gea.
Ma che magnificenza! Il processo coinvolge la società Juventus e i suoi dirigenti all’epoca dei fatti contestati, dunque anche Giraudo e Bettega, ma il rapporto di Vecchi apre solo ed esclusivamente su Moggi (il mostro di Monticiano! ) e sull’esito del processo Gea, che nella fattispecie non c’entra una beata fava. Cominciamo bene!
Cominciamo bene e non finiamo meglio: gli ultimi 30 secondi sono dedicati a calciopoli, al processo di Napoli, ad altre notazioni errate in merito, al ribadire la differenza tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva, a ribadire l’esito di condanna a Moggi nel processo Gea (per quisquilie rispetto alle imputazioni che contano per farsopoli). Insomma una chiosa finale che intende ribadire agli allocchi che il castello accusatorio di farsopoli resta solido e di cemento armato, mentre noi tutti sappiamo che si sta sempre più palesando di arenaria e cartapesta.
I 20 secondi precedenti alla conclusione sono di commento alla dichiarazione congiunta dei sei avvocati di Giraudo, Moggi e Bettega, sminuendone la portata.
Cosa è rimasto della cronaca nel servizio di Vecchi? Il fatto resto delegato in 20 secondi centrali, nei quali ne viene sminuita la significatività attraverso un’altra tecnica di manipolazione, ovvero quella dell’utilizzo dei confronti: anche Milan e Inter sono uscite indenni dai processi sul falso in bilancio, dunque non ci sarebbe niente da festeggiare. Peccato che si tratti di cose ben diverse, ma ne abbiamo già parlato.
Riassumendo i tempi: il 22% del tempo dell’intero servizio racconta (in maniera colpevolmente incompleta e lacunosa) il fatto di cronaca. Il restante 78% è di fatto composto dalla chiosa finale per mantenere il castello accusatorio (34%), dall’apertura “antiMoggi” del servizio (22%) e dal commento ridimensionante sul comunicato degli avvocati della triade (altro 22%).
Gli elementi essenziali affinchè il telespettatore possa avere un quadro esaustivo della situazione vengono completamente omessi: i tempi dello svolgimento dell’intera inchiesta non vengono comunicati. Che l’inchiesta si fosse potuta concludere con un nulla di fatto già in tempi precedenti, e solo grazie all’insistenza della società juventus stessa, previa firma di Cobolli Gigli, abbia potuta continuare, non viene detto. E del fatto (di particolare rilevanza! ) che la società juventus abbia chiesto il patteggiamento mentre gli avvocati della triade sempre chiesto la piena assoluzione, non viene mai fatta menzione.
L’utilizzo manipolativo della parola è supportato, oltre che dai tempi e dalla decontestualizzazione , anche dal tono e dal tipo linguaggio usato. Contrariamente a Gea e Farsopoli, questa assoluzione viene sminuita come “piccolo” processo penale. E per ben imprimere nello spettatore che tra questa assoluzione e il “movimento BEN più ampio” del processo di Napoli su calciopoli (vuoi mettere?), Vecchi lega il discorso iniziando la sua chiosa finale con un “Resta però TUTT’ALTRO discorso…”.
E che diamine! Tutt’altro discorso, e come no! Aggiungerei io che non ha tutti i torti: qui almeno parlavamo di cose concrete, di conti, mentre sull’altro contesto… stendiamo un velo pietoso!

Dicevamo di non perdere di vista il fatto di cronaca: assoluzione della società Juventus e della triade ai tempi massima espressione della sua dirigenza, perché il fatto non sussiste.
Se le parole riservate alla cronaca sono state all’incirca un quinto dell’intera opera magna di Vecchi, non di meno va notato che la società Juventus non viene praticamente mai citata: ancora una volta, tutto ruota intorno alla triade ed in particolare a Moggi.
Se estendiamo questa riflessione all’utilizzo delle immagini, notoriamente altra fondamentale pedina nella manipolazione delle informazione, la sostanza non cambia. Al processo sembra che la Juventus non abbia mai partecipato (immagini a supporto: zero!), Bettega Roberto, e mi scuserete se mi dispiace poiché da juventino provo un sentimento nei confronti dell’uomo tale che provo emozione anche solo a guardarlo tre secondi in video a studio sport, non si è mai visto. Invece ben 54 secondi vengono dedicati ai soli Moggi e Giraudo (60% del tempo), suddivisi in 34 secondi a Moggi (38%) e 20 a Giraudo (22%), e nelle restanti immagini, tanto per farci capire che erano processati (e se erano processati ci dive essere una ragione?!!?? È quello il messaggio??!!), immagini di procura e tribunale, un fotogramma su Moratti e Galliani, e naturalmente Alessandro Moggi: che non c’azzecca nulla, ma vuoi mettere? È stato condannato nel processo Gea insieme a suo padre, è il figlio del mostro di Monticiano! È un mostrino, insomma!

Adottate il servizio di Vecchi nel Sistema Internazionale delle unità di misura! Come unità di misura della disinformazione e della manipolazione delle informazioni.
Avanzerei in effetti anche un’altra proposta, ma la custodisco gelosamente per me.
Non me ne vorrà il Vecchi: del resto anche lui ha gelosamente custodito più della metà degli elementi fondamentali legati al fatto di cronaca!

mercoledì 25 novembre 2009

DIGNITA' E ONORE

Abbiamo appreso ieri (24/11) la notizia proveniente dalla Procura della Repubblica di Torino inerente l’assoluzione – perché il fatto non sussiste – di Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega dall’accusa di falso in bilancio, infedeltà patrimoniale e fatture false per rappresentare una redditività superiore a quella effettiva.
Dalla stessa Procura è arrivata anche l’assoluzione della Spa Juventus F.C., nonostante quest’ultima abbia, nel corso dell’udienza preliminare, chiesto di patteggiare una pena pecuniaria.
Da Corso Galileo Ferraris è arrivata immediata una nota sull’accaduto: «Grazie alla strategia difensiva di tutti gli imputati portata avanti in questi anni, è stata infatti riconosciuta la correttezza del comportamento della Juventus. Le perizie depositate dai legali della società – che sostenevano la tesi secondo cui la valutazione dei giocatori non può essere stabilita sulla base di “listini” o di altri parametri non propri del mercato del calcio – e le memorie difensive di tutti gli imputati hanno quindi permesso al giudice Dante Cibinel di assolvere la società e i suoi ex amministratori, Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bottega, per non aver commesso il fatto».
La società ha voluto precisare: «La Juventus non si è mai dissociata dall’attività difensiva comune a tutti gli imputati, ma si era limitata a definire con la Procura della Repubblica di Torino un congruo ammontare per le violazioni amministrative che fossero eventualmente state riconosciute a suo carico».
D’obbligo a questo punto fare alcune riflessioni.
La Juventus, nonostante abbia depositato le perizie che sostenevano una corretta funzione economica, aveva deciso di patteggiare una pena pecuniaria con la Procura della Repubblica di Torino. La domanda che ci facciamo è inevitabile: perché, vista la tesi sostenuta, si è ricorsi al patteggiamento? Perché fu affermato che l’unica via d’uscita era patteggiare?
A queste domande si possono trovare diverse risposte.
A livello giuridico, prima di pronunciare la sentenza di applicazione pena ex art. 444 c.p.p. (c.d. patteggiamento) il Giudice deve esaminare se l’imputato non debba essere prosciolto con formula piena o se egli non debba pronunciare sentenza di improcedibilità per mancanza di una delle condizioni che la renda possibile ovvero per la presenza di una causa estintiva del reato.
Il giudice deve procedere di ufficio a tale esame che, essendo di merito, non può essere sollecitato dalle parti, le quali a ciò hanno rinunciato per il fatto stesso di avere richiesto il cosiddetto patteggiamento. Ma ci sorge un piccolo dubbio. Perché la Spa Juventus F.C. non ha scelto lo stesso iter istruttorio intrapreso dai legali di Giraudo, Moggi e Bettega?
Tecnicamente, la scelta della Juventus può essere vista così: a. con la condanna, la pena sarebbe risultata nettamente inferiore (come sottolineato nella seconda parte della nota societaria); b. senza condanna sarebbe arrivata, come poi è avvenuto, l’assoluzione piena.
Ma continua a non tornarci qualcosa. Se, come evidenziato dalla nota ufficiale della società, i legali erano certi della completa insussistenza dei fatti, perché hanno deciso di uscire dal processo il prima possibile? Al momento l’unica motivazione plausibile, e logica, è quella di aver voluto scaricare il tutto, difesa compresa, sulla Triade. E non andiamo troppo lontano nel pensare che, chiedendo il patteggiamento, la Spa Juventus abbia intravisto una possibile condanna nei soli confronti dei suoi ex dirigenti.
Tornano in mente le parole di John Elkann del luglio 2007: «Le spese di Moggi e Giraudo erano insostenibili, avevano supplito con le plusvalenze ma non si poteva continuare così. Noi puntiamo ad avere un funzionamento sano dell'attività sportiva e nello stesso tempo a tornare in Champions League. Per l'ambizione e per rendere sostenibile il business».
Questa vicenda ricorda la linea adottata nel 2006, quando, anziché confrontarsi con i propri dirigenti, John Elkann decise di scaricarli e di rinunciare a difendere la Juventus dalle accuse. Ora, con colpevole ritardo, sembra che anche in Corso Galileo Ferraris ci si veda costretti a ridimensionare il giudizio negativo nei confronti della Triade, tanto da arrivare a pretendere la restituzione di due scudetti, almeno a parole. L’idea che ci si può fare, osservando dall’esterno le mosse della proprietà juventina, è quella che Elkann e Montezemolo digeriscano senza troppo entusiasmo i recenti sviluppi legati alla vicenda Farsopoli. Lo dimostrano le ultime uscite del loro dirigente prediletto, Jean-Claude Blanc, che da qualche tempo a questa parte rivendica il diritto di proprietà su quei due scudetti lasciati andare senz’alcuna resistenza tre anni orsono. Non è che qualcuno stia mettendo le mani avanti?
Per ora, l’unica certezza è il comunicato congiunto dei sei avvocati difensori di Giraudo, Moggi e Bettega: «Le pronunce di una magistratura competente e indipendente restituiscono dignità e onore alla Juventus, ai suoi milioni di tifosi, alle persone che l'hanno amministrata con tanto successo e fedeltà nel corso di ben dodici anni, a tutto il mondo dello sport. L’offensiva basata sul nulla – si legge nella nota – che dal 2006 si è abbattuta sulla Juventus per ragioni tutte interne al mondo del calcio riceve costante e radicale smentita dalle verifiche giudiziarie ».
Evidentemente c’è qualcuno che, anziché arrampicarsi sugli specchi per motivare le proprie scelte difficilmente comprensibili, può ancora parlare di Juventus, dignità e onore a testa alta.

CALCIOPOLI: DICHIARAZIONE SPONTANEA DI LUCIANO MOGGI

martedì 24 novembre 2009

IL FATTO NON SUSSISTE / 2



E' finita così: Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega sono stati assolti dall'accusa di falso in bilancio, infedeltà patrimoniale e fatture false per rappresentare una redditività superiore a quella effettiva.
Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale di Torino dopo che i legali dell'ex dirigenza bianconera avevano chiesto (29/04 ndr) il rito alternativo.
Non abbiamo mai avuto dubbi, noi di GiùlemanidallaJuve, in merito a quale fosse la fedele fotografia della realtà. Ma che il pronunciamento della giustizia ordinaria ci conforti nelle nostre convinzioni è innegabile, così come ci spinga ancora più rafforzati e coerenti, forti delle nostre idee, nel nostro viaggio alla ricerca di ristabilire la verità. E allora, ancora una volta, non ci resta che richiedere a tutti, in primis ai tifosi di Madama, l'esigenza di uno sforzo in più. L’ennesima opportunità per porsi “domande”. Perché senza di esse, elementare ma neanche tanto, le risposte non possono arrivare.
Facciamo un passo indietro. A novembre 2007, nei confronti di Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega (rispettivamente ex amministratore delegato, direttore generale e vicepresidente della Juventus periodo 1994-2006) furono emessi 3 avvisi di garanzia, in relazione all'inchiesta di "doping amministrativo", nata dopo gli accertamenti a tappeto della guardia di finanza su tutte le squadre di serie A. Uno degli aspetti da chiarire furono le cosiddette plusvalenze realizzate sulla compravendita di calciatori. Indagine che non portò al rinvenimento di nulla di eclatante tanto da spingere il pm a chiedere a Cobolli Gigli di fare una denuncia di infedeltà patrimoniale per poter visionare tutti i bilanci dell'era Giraudo-Moggi.
Successivamente alla firma della querela, la società venne chiamata in causa come "persona giuridica" con, in caso di riconoscimento di responsabilità, la possibilità di condannata a una pena pecuniaria. L’Avvocato Zaccone, nel rispetto della tradizione post 2006, chiese, nel corso dell'udienza preliminare, il patteggiamento.
Ricordiamo inoltre che per la stessa ipotesi di reato, Inter, Milan, Roma e Lazio, non hanno subito conseguenze. Società che hanno usufruito del decreto salva calcio per poter spalmare le rispettive perdite su più esercizi: decreto che le salvò da una brutta situazione creata proprio con finte plusvalenze.
La Juventus, esempio di gestione ottimale, non solo dal lato sportivo, fu una delle poche società che non usufruì della legge.
In data 16 dicembre 2008, l’avvocato Galasso, legale di Antonio Giraudo, a seguito del deposito di perizie di esperti, precisò, dalle pagine di Tuttosport: “...consulenze di seri e prestigiosi professionisti hanno incenerito le conclusioni delle consulenze conferite dai pm e depositate nel corso delle laboriosissime indagini. Non si riesce dunque a comprendere come a fronte di accuse prive di un minimo di fondamento si possa affermare che l’unica via d’uscita sta nel patteggiamento, frase che ricorda le affermazioni di chi, all’epoca dello scoppio di calciopoli, sosteneva che l’unica via d’uscita per la Juve era richiedere la serie B“.
Il 20 aprile scorso, riprese a Torino l'udienza preliminare per l'inchiesta sui conti della vecchia gestione della Juventus, con l'audizione del procuratore sportivo Franco Zavaglia. La deposizione dello stesso procuratore (che parlò di aspetti legati alle trattative per l'acquisto, la cessione e la valutazione di tre bianconeri, Zidane, Maresca e Miccoli), fece maturare ai legali la possibilità del rito abbreviato che, sempre secondo gli avvocati, avrebbe permesso l'assoluzione piena.
Assoluzione piena che è giunta sia per la Triade che per la Juventus, in quanto il giudice non ha accolto il patteggiamento presentato dalla proprietà.
Ora saltano subito all'occhio alcune, troppe, incongruenze.
E ci viene da chiedere: perché la Juventus, nel nome di Zaccone, chiese il patteggiamento?
Perché, vista la possibilità di un'assoluzione piena come in effetti è stata, la Juventus affermò: "l’unica via d’uscita sta nel patteggiamento"?
Ma se all'epoca delle consulenze si riscontrarono accuse prive di un minimo di fondamento, perché, se colpa non c'era, la Juventus voleva ammetterla?
Le ipotesi possono essere molte, noi vagliamo quelle più logiche.
a. in effetti la colpa c'é, ma hanno pagato i giudici. Però, se sta così, perchè prima chiedere il patteggiamento?
b. non c'è colpa, però i legali l'hanno ravvisata perchè sono mediocri avvocati. E qui ci chiediamo: Grande Stevens & Co. sarebbero mediocri?
c. non c'è colpa, ma volevano ci fosse, e sarebbe caduta inevitabilmente sulla triade.
Inevitabile chiedere a tutti i tifosi juventini (che questi siano di serie A, B o C): è possibile che per "vendersi" la triade si siano "venduti" la Juventus?
E' possibile che la proprietà, nel nome di John Elkann, si sia spinta a dichiarare: "I bilanci e le plusvalenze della vecchia gestione erano divenuti insostenibili"?
E ancora: c'è una sola possibilità di credere che si volesse far ricadere a tutti i costi una colpa inesistente sulle spalle di Moggi, Giraudo e Bettega?
A tutte queste domande stanno rispondendo i tribunali, e dopo l'assoluzione dall'accusa di associazione a delinquere scaturita dal processo Gea, ora è arrivata la sentenza, per l'insussistenza dei fatti, dal processo sul doping amministrativo, aspettando il 14 dicembre per il rito abbreviato di Giraudo sul processo Calciopoli e il primo grado di giudizio (probabile nel 2010) sullo stesso procedimento dall'aula 216 del tribunale di Napoli.
Vinceremo noi, non c’è alcun dubbio!
Domani, intanto, assisteremo allo stucchevole teatrino dei media, che come al solito metteranno in atto tutte le strategie per amplificare il meno possibile la notizia, quando non stravolgerla. Come al processo Gea, dove per la richiesta dell’accusa a Luciano Moggi nel quotidiano rosa si titolò in prima pagina a caratteri giganti “6 anni a Moggi”, per poi relegare a notizia quasi di secondo piano il verdetto di primo grado che ne sanciva la quasi totale assoluzione, eccezion fatta per la “violenza privata”, per la quale si discuterà in appello. E allora vale la pena di chiedersi se il rilievo riservato alla notizia di un’eventuale (e fortunatamente inesistente!) condanna della Triade sarebbe stato lo stesso che accompagnerà questa assoluzione!
Già oggi, sul sito online del quotidiano “La Stampa”, casualmente si attribuisce la richiesta di patteggiamento alla Triade, anziché alla proprietà. Curiosa coincidenza, proprio dalle righe del quotidiano che ha come presidente John Elkann.
E se a certe coincidenze non credessimo, non sarebbe che l’ennesima occasione di sollevare urlando, con il dolore di chi viene con accanimento ferito proprio da chi ci è vicino, un altro lacerante “perché”?!

IL FATTO NON SUSSISTE

Moggi, Giraudo e Bettega (cioè la Juventus) ASSOLTI nel processo di Torino per i falsi in bilancio perchè il fatto non sussiste.

lunedì 23 novembre 2009

NOI NON CI ARRENDEREMO MAI



Ringraziamo i nostri amici per le centinaia di segnalazioni inerenti alcuni messaggi di rischio sul nostro sito internet. Molti di voi si saranno accorti che dal 19 appaiono degli alert a chi visita il nostro sito, indicato come “malevolo”, uno spacciatore di trojan. Il merito va' a qualche “burlone” che si è divertito a segnalarlo a Google o a qualche comitato come stopbadware.org che ha poi segnalato l'evento ai propri partners. Ovviamente non c'è nulla da temere, se non il fastidio per QUALCUNO. Non è la prima volta – e certamente non sarà l’ultima - che il nostro sito internet viene fatto oggetto di attenzioni e/o di attacchi.
Articoli, commenti, inchieste, attualità, trascrizioni integrali delle udienze, video inerenti gli stralci più significativi delle deposizioni ed infine controinformazione, anche attraverso la pubblicazione di video inerenti significativi passaggi televisivi (Beha, Moncalvo, convegni e tutto ciò possa aprire gli occhi su Farsopoli ai nostri astanti). L’immenso lavoro della nostra redazione e del nostro staff ha reso senza ombra di dubbio il sito di Giùlemanidallajuve il più completo sito di informazione farsopolita. Contribuiamo fattivamente anche al sostentamento delle poche trasmissioni tv ancora libere di dibattere sui reali accadimenti dell’estate 2006. Oltre la sponsorizzazione al programma TV “La Juve e sempre la Juve” stiamo lavorando ad un nuovo grande progetto (Vi informeremo appena possibile).
Senza dimenticare ovviamente il primario ruolo per la lotta alla restituzione dei nostri scudetti. La Juventus ha lasciato colpevolmente decadere i termini per adire i tribunali ordinari. Noi di Giùlemanidallajuve siamo oggi l’unico soggetto giuridico che ha ancora la titolarità per proseguire l’iter processuale ordinario. I nostri ricorsi sono ancora pendenti – non avendo fatto decadere i termini di legge ed è importante sottolineare che nessun altro potrà farlo – sia presso il Consiglio di Stato sia presso i Tribunali Europei. Abbiamo iniziato anche a depositare le prime querele nei confronti di quei giornalisti che infangano il buon nome del nostro sodalizio, altre ne arriveranno a breve.
Nelle ultime settimane abbiamo registrato centinaia di nuove adesioni. La nostra lotta “senza compromessi” continua con la stessa determinazione del primo giorno. Presto Vi informeremo su nuove iniziative.
Restate con Noi e continuate a sostenerci, non Vi deluderemo. Giùlemanidllajuve, Noi non ci arrenderemo MAI.

domenica 22 novembre 2009

CADUTE


CALCIOPOLI: UDIENZA DEL 20 NOVEMBRE

Narducci: «Lei ha fatto riferimento alla questione relativa al Lecce e di Moroni, si ricorda chi era?».
Zeman: «Un vice presidente o una cosa simile».
Narducci: «E dunque?».
Zeman: «Quando sono stato assunto nel mercato dei giocatori – non lo so se si dice mercato -dice che è stato avvicinato da Giraudo e l’ha rimproverato perché ha preso me..anche questo dovrebbe essere da qualche parte..mi ha detto che ha fatto dichiarazione».
Narducci: «Ma per quanto riguarda lei, per quanto risulta a lei..».
Zeman: «Perché Moroni l’ha detto a me altrimenti non lo sapevo».
Narducci: «A quale circostanza particolare fece riferimento?».
Zeman: «Non era particolare.. forse eravamo a tavola».
Narducci: «No..quella in cui a Moroni sarebbero state dette alcune cose..».
Zeman: «Al mercato d’estate dei giocatori».
Narducci: «Chi ha avvicinato Moroni?».
Zeman: «Io non c’ero, ricordo che mi parlava di Giraudo, o meglio della Juventus...per me la Juventus era rappresentata da Moggi e Giraudo».
***
“Il microfono all’avvocato Catalanotti ”…
«Signor Zeman, lei prima ha parlato della partita Perugia-Napoli, ha parlato di un rigore inesistente. Chi arbitrava quella partita?»
Zeman: «Non me lo ricordo, sarà negli almanacchi…»
Catalanoti: «Però al pubblico ministero ha detto chi arbitrava. Glielo ricordo io: Messina».
Zeman: «Può essere».
Catalanotti: «Va bene, non ho altre domande».
***
Mungiello: «Perché lei attribuisce il suo esonero al signor Luciano Moggi?»
Zeman: «Perché lo ha dichiarato il signor Ferlaino, che era presidente e che sicuramente era più vicino alla realtà.»
Mungiello: «Quindi “de relato” lo ha sentito
Zeman: «No, l’ho letto sul giornale…»
Mungiello: «Ah ecco! E si ricordo chi era presidente del Napoli a quell’epoca?»
Zeman: «Ferlaino-Corbelli».
Mungiello: «Avevano la società a metà, ma chi era presidente effettivo del Napoli?»
Zeman: «Ferlaino-Corbelli». Di nuovo…
Mungiello: «No, era il signor Corbelli, signor Zeman».
***
De Vita: «In relazione alla partita Parma – Lecce (era Lecce-Parma, ndr) Lei si dette una spiegazione in ordine al motivo per il quale i giocatori del Lecce ad un certo punto mollarono e iniziarono a giocare più blandamente?»
Zeman: «Io penso che in tutte le partite si parla in campo. Io continuo a dire che in quel momento il Lecce in quel momento era salvo e il Parma si doveva salvare. Secondo me, ma non ho prove, qualcuno del Parma ha pregato i miei giocatori di desistere».
***
Prioreschi: «Lei ha affermato che c’era un’attività di boicottaggio della Juventus nei suoi confronti e come esempi ha portato il suo mancato ingaggio con il Bologna. Sulla base di quali circostanze e fatti precisi ha potuto fare questa affermazione?»
Zeman: «Su dichiarazioni del presidente Gazzoni. Anche se le ha fatte dopo. Lui mi ha chiamato per incontrarci e poi non ci siamo più incontrati. Qualche tempo dopo ha spiegato il motivo».
Prioreschi: «Allora io le contesto, il 19 maggio del 2006 lei al pm dice: “per alcuni versi questa è stata la mia precisa sensazione in diverse occasioni come ad esempio allorché il Bologna subito dopo la retrocessione mi contattò nella persona di Gazzoni Frascara, e ciò in verità anche prima dello spareggio col Parma, prospettandomi la possibilità di divenire allenatore della stagione successiva”. Quindi è una sua sensazione che il Bologna poi non l’ha presa perché vi sarebbe stata la longa manus della Juventus»
Zeman: «La mia sensazione è, che a parte che mi hanno chiamato sei/sette squadre di serie A che poi non si è fatto niente, e anche lì per arrivare in non ci vado a studiare però piano piano escono… Visto che il presidente Gazzoni poi ha dichiarato perché non mi ha preso».
Prioreschi: «Lei qua dice che è una sua sensazione, quello che dice il presidente Gazzoni non lo dice».
Casoria: «Lei dovrebbe spigare questa sua sensazione su che cosa è fondata?»
Zeman: «E’ fondata su Gazzoni ha dichiarato: “Volevo prendere Zeman, Moggi me lo ha vietato”»
Casoria: «Ma allora non è una sensazione!»
Prioreschi: «io le contesto che questo il 19 maggio non lo ha detto al pubblico ministero». E forse (ma potremmo togliere la forma dubitativa) l’intervista a cui fa riferimento Zeman è successiva al suo interrogatorio del maggio 2006.
Infatti Zeman: «Forse ancora non lo ha detto in quel periodo, lo ha detto dopo».
Prioreschi: «E lei come fa? Ha qualità di veggente?»
Zeman: «Non sono veggente, ma so le cose della mia vita».
***
Zeman: «Dopo la partita la Sanipoli ha fatto un’intervista a qualche capo-tifoso, sempre vicino a qualcuno, il signor Moggi. Ha cercato di sentire la loro contestazione verso la mia presenza sulla panchina del Napoli. Da quello ho desunto…»
Prioreschi: «Cioè ha fatto un favore a Moggi con quell’intervista?»
Zeman: «Sì. Da come ho desunto io. Poi Sanipoli ha detto qualcosa di più, lei ha fatto qualche intervista su qualche radio romana…».
Casoria: «E che ha detto?»
Zeman: «Che voleva essere qua per dire qualcosa…»
Prioreschi: «Ma lasci stare, la “signora” è già stata presente qua.»
Zeman: «E allora lasciamo stare…»
Casoria: «No Zeman, lei è qua per rispondere alle domande! Può essere imputato di falsa testimonianza il testimone reticente».
***





P.M. Narducci: «Poi c’era il direttore della testata. Può evidenziare fatti dimostrativi del rapporto tra Scardina e Moggi. Fatti dimostrativi delle influenze esercitate da Moggi all’interno dell’esercizio pubblico televisivo?».

Varriale: «Posso dire che nella mia trasmissione, per un certo tempo, abbiamo avuto una sorta di embargo da parte della Juventus (Moggi faceva l’embargo spazialeeeee). Nel senso che Stadio Sprint, una trasmissione che ancor oggi conduco, che si basa sull’intervento a caldo dei protagonisti dopo la partita. C’è un contratto che lega la RAI alla Lega calcio e c’è un obbligo per quanto riguarda i tesserati, almeno 1 per squadra, di venire al nostro microfono salvo eccezioni rare come il silenzio stampa. Che però non può essere protratto oltre un certo tempo (la da lui l’autorizzazione a fare il silenzio stampa alle squadre e ne indica anche la durata. Un pelo supponente no?) altrimenti ci sono delle sanzioni contrattuali. Io ho avuto di subire (non sa l’italiano, ma quale giornalista daiiii, un analfabeta) questo embargo da parte della Juve. Che era particolarmente nocivo per la trasmissione perché, convengono tutti, le indicazioni di rilevanza e di interesse che la Juventus suscitava e continua a suscitare (alla faccia di quelli come lui) perché quella con il maggior numero di tifosi in Italia. Ho cercato di far presente queste cose e per esempio non ho avuto una grandissima rispondenza (un lessico da nobel ..per la chimica). Io quando loro non venivano andavo da Scardina e ai livelli superiori e poi ho fatto domande anche in Comitato di redazione della testata ma non abbiamo (si passa al plurale maiestatis, lui e la manipoli) mai avuto il riscontro rispetto a questa situazione che poteva essere, prendere provvedimenti nei confronti della Juventus che non veniva alle nostre trasmissioni. Se poi mi chiede le cose che ho potuto leggere come giornalista e poi come persona che si è informata (insomma se volete che cavalco il “sentimento popolare” antiJuventino, sono qui per questo…) e che ha visto nelle intercettazioni, certo, posso dire che c’era un certo tipo di influenza».


Tribunale di Napoli - Udienza del 20 novembre 2009. Controesame Varriale
Avvocato Prioreschi - le sono state fatte sentire delle intercettazioni?
Varriale - mi pare (gli pare) di sì, una (una?) mi pare (continua a parergli) che mi è stata fatta sentire sì!
Avvocato Prioreschi - le sono state riferite dichiarazioni testimoniali o altro?
Varriale - no, questo no (come no? non gli pare?)
Avvocato Prioreschi - La seconda volta si presenta spontaneamente o viene chiamato?
Varriale - Mi sono presentato spontaneamente perché dopo questa vicenda, dopo le vicende che avevano avuto il corso ricostruito dal verbale che c'è lì, ho subito a mio parere una discriminazione professionale grave perché ero stato escluso dall'allora direttore Maffei dalla nazionale che seguivo da 15 anni e per il primo anno dopo 6 (!) anni non conducevo trasmissioni pur essendoci una programmazione di trasmissioni più ampia rispetto all'anno prima, perché la Rai aveva anche i diritti della Champions Legue. E questa cosa mi aveva indotto a pensare che poteva essere legata a certe cose che erano avvenute, era un' ipotesi.

sabato 21 novembre 2009

NOBEL PER LA PACE / 6

Stavolta otto morti. E’ il quarantottesimo attacco aereo autorizzato dal premio Nobel per la pace Barack Obama sul Pakistan

venerdì 20 novembre 2009

SI NAVIGA ANCORA "A VISTA"

Abbiamo letto sui giornali, a dire il vero solo su uno, “truccavamo i sorteggi”; abbiamo ascoltato, tramite l’audio integrale di Radio Radicale, di come taluni colpi di tosse davano la sensazione che ci fosse qualcosa di poco regolare; abbiamo trascritto in maniera integrale di come, successivamente, Bergamo e Pairetto non abbiano mai dato indicazioni agli arbitri perché favorissero una piuttosto che un’altra squadra; abbiamo evidenziato, attraverso la testimonianza di Manfredi Martino, che i carabinieri davano per certo, risulta dai verbali, che il sorteggio era manipolato ma non riuscivano a capire come.
Abbiamo letto articoli di giornalisti che caldeggiavano una sana e saggia presa visione di quello che è accaduto a Calciopoli, spronando a non dare retta a quella fascia di bianconeri che, invece e secondo loro, non hanno capito cosa si celava dietro al più grande scandalo a cui il calcio italico sia andato incontro, mettendo nero su bianco frasi del tipo: “La Juventus ha una condanna prescritta per abuso di medicinali volti ad alterare i risultati delle partite. Due grandi scandali (Doping e Calciopoli) e due volte la stessa società coinvolta. Questo deve far riflettere.”
Abbiamo violato il silenzio, in un'Italia dove si sono pubblicizzate le sciabolate e nascoste le verità, e ancora oggi ci troviamo nuovamente a dover scrivere, sottolineare, evidenziare quello che si continua a dichiarare nell’aula 216 del tribunale napoletano.
Venerdì 20 novembre 2009, all’esame Zednek Zeman, il grande accusatore.
Dalle prime indiscrezioni (non abbiamo ancora a disposizione l’audio integrale dell’udienza) è risultato quanto segue: «Ho allenato in pace fino al '98 - ha dichiarato Zeman - poi si è scoperto che Moggi non mi voleva in squadre tipo Bologna e Palermo». E ancora: «Alla settima giornata, dopo il pareggio a Perugia, fui esonerato: noi facemmo una grande partita, vincevamo e ci fu fischiato contro un rigore inesistente. In tv fui esonerato dal signor Corbelli (ex presidente del Napoli, ndr) ». Secondo Zeman egli approdò al Napoli con il consenso di Moggi in quanto intendevano rovinargli la carriera e ciò è venuto alla luce di alcune dichiarazioni, ha spiegato Zeman, fatte da Corrado Ferlaino. Anche l'ex presidente del Bologna Gazzoni Frascara, ha ricordato Zeman, disse: «Volevo prendere Zeman, ma Moggi me l'ha vietato».
Nella seconda parte della deposizione da "teste", il tecnico di Praga ha rivelato, secondo lui, un’altra pressione della vecchia dirigenza juventina nei suoi confronti. «Casillo, nel 2004 presidente dell'Avellino, mi rivelò di aver ricevuto una telefonata di Moggi nelle settimane in cui la squadra si stava giocando la salvezza in serie B: "Se molli Zeman, l'Avellino si salva", disse Moggi a Casillo. Il presidente non lo ascoltò e io insieme al club retrocedemmo in C».
C’è stata, sempre secondo indiscrezioni, anche la testimonianza di Enrico Varriale che ha dettagliato le influenze di Luciano Moggi sulla redazione sportiva della Rai diretta prima da Paolo Francia e poi da Fabrizio Maffei, evidenziando le scelte professionali del caporedattore Ignazio Scardina, imputato in questo processo con Moggi per associazione a delinquere. "Quando conducevo "Stadio Sprint" la Juventus mi fece un embargo lungo un anno. Non mandavano più giocatori ai microfoni per le interviste del dopogara, Capello sarà venuto una, forse due volte. Moggi, quando si presentava, litigava. Ritengo che tutto sia nato a fine 2004 durante una trasmissione in cui, presente Capello, lanciammo un servizio che parlava del processo per doping alla Juventus.” E ancora: “Era molto strano, e motivo di lamento di almeno quattro giornalisti Rai, che Scardina inviasse sulla Juventus un collaboratore esterno con sede a Milano come Ciro Venerato. Non era neppure di stanza a Torino, ma a Milano. La Juve, come servizio, è paragonabile alla nazionale: di prima importanza, da affidare a un inviato esperto. E invece veniva assegnato sempre a Venerato. Soprattutto, gli davano i pezzi delicati come l'intervista a Zeman dopo Lecce-Juventus o quella da realizzare con Cannavaro dopo la diffusione del filmato che lo riprendeva nello spogliatoio del Parma con una flebo".
Ora la domanda che vorrei sottoporre è molto semplice: c’è qualcuno che è in grado, dopo quanto si è potuto ascoltare fino ad oggi dalle udienze, di dichiarare apertamente che sono uscite prove a favore dell’accusa?
Per dovere di cronaca è giusto riportare quanto segue. Corrado Ferlaino, ex presidente del Napoli Calcio: «Non è mai stato nel mio stile far decidere ad altri. È impossibile che l'allora dg della Juve potesse esonerare il tecnico del Napoli ». Massimo Zamparini, presidente del Palermo Calcio: «Dopo l'esonero di Del Neri contattai Zeman insieme a Papadopulo e Zaccheroni. Foschi voleva confermare Del Neri e forse aveva ragione lui. La scelta, però, cadde su Papadopulo, ma non ci fu nessun intervento da parte di Moggi o di altri contro Zeman, è stata una mia scelta».
E’ importante, al termine di quanto avete letto, ricordare una cosa. Teresa Casoria, Presidente del Collegio Giudicante del processo che si sta tenendo a Napoli, pronunciò in aula lo scorso 10 luglio: “Inutile che perdiamo tempo, ci sono processi più importanti che aspettano”.
Processo breve o meno, da Napoli emerge chiara una cosa: si sono spesi, e si stanno spendendo, un quantitativo enorme di denari pubblici per cercare di dimostrare che la Giustizia Sportiva aveva ragione, nonostante l’oggettiva mancanza di prove e reati ma continuando nello “sport” intrapreso tre estati fa: navigare a vista.

ROBERTO BETTEGA