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martedì 24 novembre 2009

IL FATTO NON SUSSISTE / 2



E' finita così: Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega sono stati assolti dall'accusa di falso in bilancio, infedeltà patrimoniale e fatture false per rappresentare una redditività superiore a quella effettiva.
Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale di Torino dopo che i legali dell'ex dirigenza bianconera avevano chiesto (29/04 ndr) il rito alternativo.
Non abbiamo mai avuto dubbi, noi di GiùlemanidallaJuve, in merito a quale fosse la fedele fotografia della realtà. Ma che il pronunciamento della giustizia ordinaria ci conforti nelle nostre convinzioni è innegabile, così come ci spinga ancora più rafforzati e coerenti, forti delle nostre idee, nel nostro viaggio alla ricerca di ristabilire la verità. E allora, ancora una volta, non ci resta che richiedere a tutti, in primis ai tifosi di Madama, l'esigenza di uno sforzo in più. L’ennesima opportunità per porsi “domande”. Perché senza di esse, elementare ma neanche tanto, le risposte non possono arrivare.
Facciamo un passo indietro. A novembre 2007, nei confronti di Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega (rispettivamente ex amministratore delegato, direttore generale e vicepresidente della Juventus periodo 1994-2006) furono emessi 3 avvisi di garanzia, in relazione all'inchiesta di "doping amministrativo", nata dopo gli accertamenti a tappeto della guardia di finanza su tutte le squadre di serie A. Uno degli aspetti da chiarire furono le cosiddette plusvalenze realizzate sulla compravendita di calciatori. Indagine che non portò al rinvenimento di nulla di eclatante tanto da spingere il pm a chiedere a Cobolli Gigli di fare una denuncia di infedeltà patrimoniale per poter visionare tutti i bilanci dell'era Giraudo-Moggi.
Successivamente alla firma della querela, la società venne chiamata in causa come "persona giuridica" con, in caso di riconoscimento di responsabilità, la possibilità di condannata a una pena pecuniaria. L’Avvocato Zaccone, nel rispetto della tradizione post 2006, chiese, nel corso dell'udienza preliminare, il patteggiamento.
Ricordiamo inoltre che per la stessa ipotesi di reato, Inter, Milan, Roma e Lazio, non hanno subito conseguenze. Società che hanno usufruito del decreto salva calcio per poter spalmare le rispettive perdite su più esercizi: decreto che le salvò da una brutta situazione creata proprio con finte plusvalenze.
La Juventus, esempio di gestione ottimale, non solo dal lato sportivo, fu una delle poche società che non usufruì della legge.
In data 16 dicembre 2008, l’avvocato Galasso, legale di Antonio Giraudo, a seguito del deposito di perizie di esperti, precisò, dalle pagine di Tuttosport: “...consulenze di seri e prestigiosi professionisti hanno incenerito le conclusioni delle consulenze conferite dai pm e depositate nel corso delle laboriosissime indagini. Non si riesce dunque a comprendere come a fronte di accuse prive di un minimo di fondamento si possa affermare che l’unica via d’uscita sta nel patteggiamento, frase che ricorda le affermazioni di chi, all’epoca dello scoppio di calciopoli, sosteneva che l’unica via d’uscita per la Juve era richiedere la serie B“.
Il 20 aprile scorso, riprese a Torino l'udienza preliminare per l'inchiesta sui conti della vecchia gestione della Juventus, con l'audizione del procuratore sportivo Franco Zavaglia. La deposizione dello stesso procuratore (che parlò di aspetti legati alle trattative per l'acquisto, la cessione e la valutazione di tre bianconeri, Zidane, Maresca e Miccoli), fece maturare ai legali la possibilità del rito abbreviato che, sempre secondo gli avvocati, avrebbe permesso l'assoluzione piena.
Assoluzione piena che è giunta sia per la Triade che per la Juventus, in quanto il giudice non ha accolto il patteggiamento presentato dalla proprietà.
Ora saltano subito all'occhio alcune, troppe, incongruenze.
E ci viene da chiedere: perché la Juventus, nel nome di Zaccone, chiese il patteggiamento?
Perché, vista la possibilità di un'assoluzione piena come in effetti è stata, la Juventus affermò: "l’unica via d’uscita sta nel patteggiamento"?
Ma se all'epoca delle consulenze si riscontrarono accuse prive di un minimo di fondamento, perché, se colpa non c'era, la Juventus voleva ammetterla?
Le ipotesi possono essere molte, noi vagliamo quelle più logiche.
a. in effetti la colpa c'é, ma hanno pagato i giudici. Però, se sta così, perchè prima chiedere il patteggiamento?
b. non c'è colpa, però i legali l'hanno ravvisata perchè sono mediocri avvocati. E qui ci chiediamo: Grande Stevens & Co. sarebbero mediocri?
c. non c'è colpa, ma volevano ci fosse, e sarebbe caduta inevitabilmente sulla triade.
Inevitabile chiedere a tutti i tifosi juventini (che questi siano di serie A, B o C): è possibile che per "vendersi" la triade si siano "venduti" la Juventus?
E' possibile che la proprietà, nel nome di John Elkann, si sia spinta a dichiarare: "I bilanci e le plusvalenze della vecchia gestione erano divenuti insostenibili"?
E ancora: c'è una sola possibilità di credere che si volesse far ricadere a tutti i costi una colpa inesistente sulle spalle di Moggi, Giraudo e Bettega?
A tutte queste domande stanno rispondendo i tribunali, e dopo l'assoluzione dall'accusa di associazione a delinquere scaturita dal processo Gea, ora è arrivata la sentenza, per l'insussistenza dei fatti, dal processo sul doping amministrativo, aspettando il 14 dicembre per il rito abbreviato di Giraudo sul processo Calciopoli e il primo grado di giudizio (probabile nel 2010) sullo stesso procedimento dall'aula 216 del tribunale di Napoli.
Vinceremo noi, non c’è alcun dubbio!
Domani, intanto, assisteremo allo stucchevole teatrino dei media, che come al solito metteranno in atto tutte le strategie per amplificare il meno possibile la notizia, quando non stravolgerla. Come al processo Gea, dove per la richiesta dell’accusa a Luciano Moggi nel quotidiano rosa si titolò in prima pagina a caratteri giganti “6 anni a Moggi”, per poi relegare a notizia quasi di secondo piano il verdetto di primo grado che ne sanciva la quasi totale assoluzione, eccezion fatta per la “violenza privata”, per la quale si discuterà in appello. E allora vale la pena di chiedersi se il rilievo riservato alla notizia di un’eventuale (e fortunatamente inesistente!) condanna della Triade sarebbe stato lo stesso che accompagnerà questa assoluzione!
Già oggi, sul sito online del quotidiano “La Stampa”, casualmente si attribuisce la richiesta di patteggiamento alla Triade, anziché alla proprietà. Curiosa coincidenza, proprio dalle righe del quotidiano che ha come presidente John Elkann.
E se a certe coincidenze non credessimo, non sarebbe che l’ennesima occasione di sollevare urlando, con il dolore di chi viene con accanimento ferito proprio da chi ci è vicino, un altro lacerante “perché”?!

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