..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 31 gennaio 2009

BORDELLO E PANDEMONIO ...CALCISTICO

Si sono accorti - a distanza di ben 31 mesi - che Paparesta non fu chiuso all'interno dello spogliatoio dello Stadio Granillo da Luciano Moggi e Antonio Giraudo.
Al termine della gara Reggina-Juventus, giocata in data 6 novembre 2004, e conclusasi 2-1 per i calabresi, il direttore generale della Juventus Luciano Moggi e l'amministratore delegato Antonio Giraudo furono indagati per concorso in sequestro di persona nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Napoli, rei secondo quest'ultima di aver chiuso a chiave negli spogliatoi l'arbitro Paparesta ed i suoi collaboratori Cristiano Copelli e Aniello Di Mauro. Un comportamento nato dal fatto che la terna arbitrale non avrebbe assicurato "un esito favorevole della gara della Juventus". L'arbitro e guardalinee sarebbero stati "privati della libertà personale" e minacciati con "plurime espressioni verbali". La circostanza sarebbe emersa da alcune telefonate intercettate.
Oggi se ne sono accorti ...noi lo sapevamo già.
di Cirdan

venerdì 30 gennaio 2009

BARACK DI LAMPEDUSA

Cambiare niente perché non cambi nulla. Obama non ha soltanto lasciato al Pentagono il ministro della guerra di Bush e i generali di Bush, ma anche centocinquanta (150) persone di nomina politica. Nominate da Bush.

SHAMEFUL!

Barack Obama, con il termine "vergognoso", è partito ieri all'attacco di Wall Street criticando aspramente la decisione di molte banche di continuare ad erogare forti premi sullo stipendio del 2008, nello stesso momento in cui viene chiesto danaro pubblico per sopravvivere.
"Quando ho letto questa mattina che i banchieri a Wall Street avevano deciso di pagarsi premi sullo stipendio per 20 miliardi di dollari - ha proseguito Obama - nel momento in cui queste stesse istituzioni sono sull'orlo del collasso, non si può far altro che costatare che si continua a perseguire la strada dell'irresponsabilità".
Un Obama molto irritato ha aggiunto: "Ci sarà tempo per ottenere dei profitti, e ci sarà tempo per ottenere dei bonus. Ora non tempo per simili richieste. Questo è un messaggio che ho intenzione di inviare direttamente agli interessati".
La notizia è stata oggetto di dure prese di posizione su molti giornali americani; su tutti la "columnist" del New York Times, Maureen Dowd, non ha risparmiato nessuno, concludendo il suo editoriale con un esplicito: "Bring on the shackles. Let the show trials begin".
L'attacco di Obama a Wall Street era quasi inevitabile: negli stessi giorni in cui le banche hanno reso noti i loro "bonus", il Tesoro si accinge a comunicare il nuovo progetto di riscatto dei titoli tossici dalle istituzioni finanziarie americane. Il nuovo costo stimato, secondo indiscrezioni che circolavano ieri a Washington, si aggira fra i mille e i duemila miliardi di dollari. Più elevato del Tarp, il Troubled Assets Relieved Program, il pacchetto di salvataggio da 700 miliardi di dollari approvato lo scorso autunno dal Congresso. E persino più elevato del pacchetto di stimoli per l'economia in discussione in questi giorni al Congresso, il cui valore finale è stimato in circa 900 miliardi di dollari. Il nuovo pacchetto di aiuti, dopo gli interventi all'inizio dell'anno scorso e dopo la formulazione del piano di salvataggio autunnale, dovrebbe supplire a quel che il Tarp non ha poi fatto: riscattare titoli tossici dalle istituzioni in difficoltà per consentire loro di migliorare i bilanci, di avere maggiore liquidità disponibile e, soprattutto, di riprendere ad erogare del credito.
Il Washington Post scrive: "The American people understand that we've got a big hole that we've got to dig ourselves out of". Con queste parole Barack Obama ha proseguito la dura critica nei confronti di quella classe dirigente che usufruisce di premi e delle grandi imprese che continuano a fare grandi acquisti.
Dopo la riunione a porte chiuse Obama ha aggiunto: "Un pericoloso senso di irresponsabilità, che ha prevalso da Wall Street a Washington, ha portato la nostra economia a vivere questo difficile momento, ecco perché, nel mio discorso inaugurale della scorsa settimana, ho voluto battere sul tasto della responsabilità, una nuova era di responsabilità".
Obama, ha concluso chiedendo esplicitamente a tutti gli amministratori delegati in che modo useranno gli aiuti che riceveranno dal pacchetto di stimolo, spronandoli a descrivere quale sarà, da oggi in poi, il loro senso di responsabilità economica.
di Cirdan

FARSOPOLI, TRA TIFO E PASSIONE

Questa volta non vogliamo parlare di processi, di sentenze, di codici e norme, e tutto quello che in questi lunghi trentadue mesi ci ha accompagnato per cercare di capire cosa stava succedendo.
Mai abbiamo fatto illazioni, e sempre ci siamo poggiati sui fatti, ma quei processi e quelle sentenze, inevitabilmente, ci hanno rubato l’anima, strappato il cuore.
Alcuni hanno gridato, altri, non sapendo, hanno preferito tacere, qualcuno si è incazzato con chi era stato messo alla gogna, e non accorgendosene stavano tutti compiendo l’irreparabile: dimenticarsi che cos’è la Juventus. Ricordo perfettamente, in giovane età, quando con mio padre facevamo centinaia di chilometri per andare a vedere giocare Bettega, Zoff e Furino; andavamo anche la notte, per vedere i lanci millimetrici di chi mise il foie gras sul pane, indirizzati a chi la notte la faceva diventare bella.
Erano anni in cui, durante l’attesa fuori dai cancelli, si mangiava il pane con la mortadella, si beveva il vino (io no, ero piccolo) dal fiasco portato da casa, c’era addirittura chi, venendo dal sud Italia, si portava all’interno di un termos la pastasciutta calda da mangiare nelle serate fredde di Torino. Dicono che era un altro calcio. Balle. Era lo stesso calcio che si è giocato, vissuto e tifato fino all’estate del 2006.

giovedì 29 gennaio 2009

244 A 188: LA CAMERA DICE SI!

La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato il piano di stimolo dell’economia per 825 miliardi di dollari proposto dal presidente Barack Obama. Ora il provvedimento passa al Senato, dove ci saranno probabilmente una serie di emendamenti, il che significa che la bozza di legge dovrà tornare alla Camera, perché il testo approvato deve essere lo stesso nei due rami del Congresso. Obama auspica che la legge venga varata a metà febbraio con un appoggio bipartisan. Obama resta convinto che il piano di rilancio economico da lui proposto sarà varato rapidamente, ottenendo un ampio appoggio bipartisan in seno al Congresso. Almeno per il momento l’ottimismo di Obama è stato smentito dai fatti: il voto è stato favorevole - 244 contro 188 - ma tutti i repubblicani hanno votato contro e non capitava da qualche secolo che tutti i repubblicani votassero allo stesso modo.
In aggiunta alle altre modifiche della parte fiscale del pacchetto, la Commissione Finanze del Senato ha aggiunto un 70 miliardi di dollari, una disposizione volta a prevenire l'imposta da applicare per classe media, spingendo il costo ad un totale di 890 miliardi.
La Commissione Finanze ha inoltre aggiunto una disposizione che avrebbe ridotto le tasse per le imprese. Le parti stanno preparando degli emendamenti per apportare ulteriori modifiche, compresa una proposta che potrebbe ridurre drasticamente le tasse, dal 35 per cento al 5,25 per cento.
di Cirdan

RIUNIONE AL PENTAGONO

KEBAB O NON KEBAB: QUESTO "NON" E' IL PROBLEMA

E ora tocca al Kebab: l’infinita serie di provvedimenti legati in qualche modo all’immigrazione che parlamento, comuni e istituzioni varie assumono si è arricchita di un nuovo piatto.
Il provvedimento del comune di Lucca che vieta “ristoranti di altra etnia” nell’area del centro storico, segue l’esatta impostazione di tutti i suoi predecessori: preso in sé rischia di essere demente, se fosse però inserito in un serio contesto riformatore e regolatore dell’integrazione di etnie e culture, potrebbe essere assolutamente valido. La demenza del provvedimento è evidente, là dove quel provvedimento auspica che comunque venga inserito un qualche piatto della tradizione culinaria toscana, nei menù etnici. Il solito pastrocchio da azzeccagarbugli, che banalizza e rende tragicomico un tema drammatico.
Se in Italia vi fosse una qualche traccia di una cultura urbanistica, se le nostre star mondiali dell’architettura sospendessero per un attimo l’emissione delle loro parcelle milionarie per costruire grattacieli, sarebbe chiaro il disastro che si è verificato in questi ultimi dieci anni nei centri storici del centro nord. All’inzio, appare in un quartiere, una macelleria haram, che vende carne macellata secondo la shari’a; passano pochi mesi e il macellaio affitta un seminterrato e vi apre un “centro di cultura”, in realtà, una moschea; contemporaneamente qualcuno impianta sempre nell’area di quel isolato, prima un negozio per chiamate telefoniche internazionali e infine uno sportello per l’invio di denaro –lecito e illecito- in patria. I negozi di Kebab, intanto, sono già fioriti e strapieni. Les jeux sont faits, su queste palafitte, naturaliter, si costruisce aggregazione abitativa e sociale. E’ passato un anno dall’apertura della macelleria e ...continua

mercoledì 28 gennaio 2009

L'UOMO PIU' IMPORTANTE DI WASHINGTON

A Washington si dice, scherzando, che la persona più importante della capitale non sia Barack Obama, ma il suo rumoroso capo dello staff, Rahm Israel Emanuel. Al punto che, domenica, il New York Times ha raccontato come Emanuel abbia passato il telefonino al presidente chiedendogli di prendere al suo posto la chiamata di un senatore repubblicano perché lui era troppo impegnato a fare altre cose. Emanuel è certamente l’uomo chiave dell’Amministrazione Obama e il suo ufficio è il crocevia politico dove si decide la sorte delle proposte obamiane e si elabora la strategia per realizzare le idee del presidente. Eppure in questa prima settimana obamiana nella West Wing, ricca di decreti esecutivi che hanno fatto clamore non soltanto perché hanno ribaltato alcune decisioni di George W. Bush, ma anche per i punti aperti che hanno lasciato, la persona più importante e decisiva è stata un’altra: Greg Craig. Sessantaquattro anni, già difensore di Bill Clinton al processo di impeachment e consigliere di politica estera e di difesa di Ted Kennedy e di Madeleine Albright, oggi Craig è il consigliere legale della Casa Bianca, l’avvocato della presidenza Obama, l’advisor con cui il neo presidente sta cercando cautamente di smontare pezzo dopo pezzo i pilastri della guerra al terrorismo di Bush, lasciandosi però aperta la possibilità legale di utilizzarne gli strumenti che reputerà necessari per sconfiggere al Qaida. Chi ha assistito alla cerimonia con cui Obama ha presentato e poi firmato i decreti sulla chiusura di Guantanamo, sul trattamento dei prigionieri e sulle prigioni segrete della Cia si è accorto che il presidente ha spesso cercato con gli occhi l’approvazione del suo consigliere e a un certo punto lo ha pure chiamato in causa: “Greg, ho dimenticato qualcosa?” ...continua
di Christian Rocca
pubblicato su "il Foglio" del 28 gennaio

CI VOGLIONO 80 ANNI PER ESSERE SAGGI IN ITALIA?

Presidente Cossiga,
Lei mi conosce dal 1992, quando il Prefetto Vincenzo Parisi - Capo della Polizia - ci ha presentato, in una circostanza tragica per la storia del nostro Paese.
Ho apprezzato la lucidità del Suo ricordo e le considerazioni che mi ha voluto esternare nella Sua telefonata di questa mattina.
Ero sicuro che prima o dopo sarebbe intervenuto in questa vicenda, che mi vede involontario protagonista.
Spero - anche col Suo autorevole contributo - che gli uomini delle Istituzioni e della politica sappiano riflettere su questa mostruosa mistificazione.
Lei sa bene che io - nella modestia delle mie funzioni - sono stato sempre e soltanto dalla parte dello Stato e non sono mai venuto meno al giuramento di fedeltà alla Costituzione ed alle sue Leggi.
Ho operato solo al servizio di valenti magistrati - Giudici e Pubblici Ministeri - nell'esclusivo fine di ricerca della Verità e di affermazione dei principi di Giustizia, anche nei confronti di chi è stato ingiustamente accusato di delitti che non aveva commesso.
Commosso Le rinnovo il mio grazie e La saluto, con i migliori sentimenti.
Gioacchino Genchi

ARCHIVIO GENCHI: COSSIGA, CONSULENTE HA RISPETTATO LA LEGGEROMA(ANSA) - (ANSA) - ROMA, 28 GEN - "Dopo aver ascoltato in tv Gioacchino Genchi ed avere letto tutto quanto è stato scritto su di lui e sulla sua attività sia di funzionario della Polizia sia di consulente di numerosissime procure, mi sono convinto che ...continua

LA "QUIETE" DOPO L'ODISSEA

C'è un parere favorevole alla domanda presentata dalla famiglia Englaro per il ricovero di Eluana in una delle strutture di sua competenza. Lo ha riferito il vicedirettore generale della casa di riposo udinese "La Quiete", Luciano Cattivello, spiegando che il parere, anticipato stamani dal Messaggero Veneto, "non significa che la Quiete abbia già dato il proprio via libera all'accoglienza di Eluana per l'attuazione della sentenza di sospensione del trattamento di alimentazione-idratazione artificiale".
"Eluana, in stato vegetativo da 17 anni - ha aggiunto Cattivello - si trova ora in lista di attesa al Distretto sanitario, dove un'unità di valutazione ha espresso parere positivo alla domanda di ingresso in una delle diverse strutture che fanno capo allo stesso distretto, tra le quali c'é anche "La Quiete"".
"Presentata e ammessa la domanda - ha detto Cattivello - si tratta ora di verificare se chi si offre, cioé la nostra azienda di servizi alla persona, è in grado di soddisfarla. Stiamo ancora verificando se possiamo eseguire la sentenza - ha aggiunto - nel rispetto della legittimità e della legalità".
Cattivello ha riferito, poi, che il percorso di verifica "é alle battute finali".
A suo parere, "la Quiete dovrebbe esprimersi per il sì o per il no all'accoglienza di Eluana per il fine settimana".
Qualora la casa dovesse dare parere favorevole, "ci vorrebbe poi una serie di giorni prima dell'arrivo di Eluana - ha concluso Cattivello - perché si devono preparare i locali e organizzare l'equipe medica".
Un'altra vittoria legale per i familiari di Eluana Englaro, in questa che è una vera e propria odissea del dolore. Il Tar ha accolto, infatti, il ricorso di Beppino Englaro e ha annullato il provvedimento con il quale la Regione Lombardia aveva negato la possibilità a tutto il personale sanitario di interrompere l'alimentazione e l'idratazione artificiali a Eluana, autorizzazione concessa, invece, il 9 luglio dai giudici della Corte d'Appello di Milano.
"Non posso che essere soddisfatto", ha detto Beppino Englaro, il padre di Eluana, che aveva impugnato il provvedimento dello scorso settembre della Regione Lombardia con riserva di chiedere la sospensiva. Sospensiva chiesta infatti lo scorso 31 dicembre. Giovedì scorso, davanti alla terza sezione del Tar, si è tenuta l'udienza camerale che inizialmente doveva appunto riguardare le richiesta di sospensiva.
Ma su richiesta del professor Vittorio Angiolini, legale di Englaro, e dell'avvocato Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana, i giudici hanno deciso di entrare nel merito della vicenda e, con giudizio breve, emettere una sentenza, relativa alla richiesta di annullamento dell'atto amministrativo della direzione generale dell'assessorato alla Sanità. Viene da chiedersi, a questo punto, quante altre sentenze a favore devono ottenre i familiari di Eluana per vedere la fine della loro odissea.
Intanto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, è stato indagato dalla Procura di Roma con l'accusa di violenza privata, in merito al caso di Eluana Englaro. Gli atti, predisposti in seguito ad una denuncia dei radicali, sono stati inviati per competenza al Tribunale dei Ministri che dovrà valutare la fondatezza delle accuse. Secondo quanto si sottolinea a piazzale Clodio l'avvio dell'inchiesta è "un atto dovuto", in seguito alla querela presentata nei confronti di Sacconi. Nella denuncia presentata dai radicali e depositata alcune settimane fa dall'avvocato Giuseppe Rossodivita, si ipotizzava il reato di violenza privata aggravata nei confronti dei sanitari della casa di cura Città di Udine e chiedeva di verificare in che termini le affermazioni di Sacconi avessero impedito di dar corso al decreto della corte d'appello di Milano. "A nostro parere, dopo le verifiche del tribunale dei ministri, gli atti dovranno essere mandati alla giunta delle autorizzazioni a procedere - ha detto l'avvocato Rossodivita - pensiamo che sarebbe giusto che Sacconi non si trincerasse dietro i benefici delle attribuzioni del parlamentare e del ministro e si lasciasse, nel caso, processare".
di Cirdan

MANI TESE E PUGNI CHIUSI

Ieri, durante la lunga intervista trasmessa dal canale satellitare al-Arabiya, il presidente Obama ha ribadito l’importanza di parlare con Teheran per stabilire con chiarezza dove siano le nostre differenze, ma anche dove esistano strade potenziali di progresso.
Una rievocazione di quanto detto durante il discorso dopo il giuramento a 44° presidente degli Stati Uniti " ...sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia, ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad abbassare il vostro pugno... ".
Obama ha riassunto le colpe del regime di Teheran: le minacce a Israele, il programma atomico per dotarsi dell’arma nucleare, l’appoggio alle organizzazioni terroristiche della regione.
Oggi arriva la risposta di Ahmadinejad, probabilmente ignaro di cosa sia una mano tesa, ma sempre più consapevole di come bisogna tenere i pugni chiusi: "Metta fine al sostegno dell'illegale e falso regime sionista - ovvero Israele - e chieda scusa e risarcisca l'Iran per le interferenze americane degli ultimi 60 anni".
Un sfida aperta, da parte del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, al nuovo presidente americano Barack Obama: "Quelli che parlano di cambiamento devono presentare le scuse al popolo iraniano e provare a rimediare agli atti malvagi e ai crimini compiuti in passato contro l'Iran", ha aggiunto in un discorso trasmesso in tv.
Elecando una serie di atti compiuti dagli Usa contro Teheran, a partire dal golpe del 1953 con cui fu rovesciato il premier di allora Mohammed Mossadegh, Ahmadinejad ha rincarato la dose: "Se parlate di cambiamento, bisogna mettere fine alla presenza militare americana nel mondo, dovete ritirare le truppe e restare all'interno delle vostre frontiere".
In conclusione il presidente iraniano ha chiesto a Obama di dire la verità sugli attentati dell'undici settembre.
"Così come sull’Olocausto – ha detto Ahmadinejad – anche sull'undici settembre non fu rivelata la verità, ma gli attentati furono un pretesto per attaccare l'Iraq e l'Afghanistan e uccidere milioni di persone".
Dialogare con i mullah è sempre un piacere, così ameno che tra mani tese e pugni chiusi a Barack Obama saranno cadute le braccia.
di Cirdan

INTERCETTAZIONI ...

... il Governo punisce i giornali. Ma le spese folli degli "orecchioni"?
Intercettare si potrà come prima e per gli stessi reati di prima. L'unica cosa che non si potrà più fare sarà pubblicare gli stralci delle intercettazioni. A pagare non saranno i giornalisti singoli, ma gli editori in persona. I giornali, dunque, c'è da scommettere che non pubblicheranno più un rigo di quel che accade tra gli spioni e gli spiati. Questo l'accordo trovato nella maggioranza di governo. Tutti i reati che oggi sono intercettabili in base all'attuale legge vigente continueranno ad essere intercettabili. Si agirà invece sul sistema dei tempi e dei controlli. I tecnici di Lega e Pdl hanno così stabilito di lasciare la legge attuale per quanto riguarda i reati che potranno essere intercettati. «Ma abbiamo fissato il vincolo per quanto riguarda la durata - spiega il ministro Alfano - e cioè le intercettazioni potranno continuare per 45 giorni (contro i 90 di adesso) prorogabili di altri 15, eccetto i casi di mafia e terrorismo». «Presenterò un emendamento, come governo, che toglierà il carcere per i giornalisti. Si affermerà comunque il principio di responsabilità del giornale, cioè dell'editore». Favorevoli o contrari alla pubbblicazione delle intercettazioni, quel che è certo è che, per intercettare, le procure spendono un sacco di soldi. Il monitoraggio introdotto dal ministro della Giustizia Angelino Alfano gli ha consentito di verificare che «i Procuratori della Repubblica, tranne poche eccezioni, non esercitano alcuna verifica sulla tipologia di spesa, che è fuori controllo. E parliamo di centinaia di milioni l'anno». E sul resto del sistema giustizia, stendiamo un pietoso velo. La riduzione dei giorni di "intercettabilità" dovrebbe mettere una pezza allo spreco. Ma i giudici dovranno essere sensibilizzati sull'uso delle intercettazioni, da attuare solo quando necessarie. Altrimenti leggi, accordi ed emendamenti saranno serviti a niente, se non a leggere qualche gossip in meno.

AFGHANISTAN, LA PIU' GRANDE SFIDA DEGLI STATI UNITI

Nella giornata odierna, il presidente Obama sarà in visita al Pentagono per incontrare il segretario alla Difesa Robert Gates. In "agenda" la visione completa della situazione in Iraq e in Afghanistan.
Sarà presentato il piano di implementazione di truppe statunitensi in territorio afghano, con un numero che si aggirerà intorno alle 17.000 ulteriori unità.
Secondo Robert Gates, in un futuro relativamente prossimo, l'America sarebbe in grado di soddisfare le esigenze di un più cospicuo insediamento nei territori afghani, aggiungendo che: "La decisione finale per distribuire le truppe supplementari in Afghanistan potrebbe risolversi con l'invio di due contingenti entro la tarda primavera e un terzo entro la metà del periodo estivo".

martedì 27 gennaio 2009

GAZA, ROTTA LA TREGUA?

Questa mattina un soldato israeliano è rimasto ucciso e tre sono rimasti feriti in un'esplosione presso il confine con la Striscia di Gaza. Lo ha annunciato la tv di Dubai Al Arabiya, senza fornire alcun dettaglio. Fonti militari israeliane hanno rifiutato ogni commento sull'accaduto.
Il Los Angeles Times riporta che lo scontro sarebbe avvenuto nei pressi della centrale di Gaza, ai valichi di frontiera del Kissufim. L'esercito israeliano ha riferito che un "esplosivo" detonante, verso le 9 del mattino, è esploso durante un pattugliamento lungo la recinzione di confine.
Secondo la testimonianza di alcuni palestinesi residenti vicino alla frontiera, un piccolo gruppo di persone armate, due o tre, si sarebbero mosse verso la recinzione di confine nella prima mattinata. In seguito hanno sentito esplosioni e spari. L'imboscata non è ancora stata rivendicata nè da Hamas nè da alcuna delle altre sigle islamico-radicali attive nella Striscia.
L'aviazione israeliana avrebbe quindi attaccato un obiettivo palestinese vicino a Khan Yunes, uccidendo un militante e ferendone un'altro. Un secondo missile sarebbe stato lanciato nel pomeriggio, centrando uno scooter e ferendo altre due persone. In seguito alla ripresa delle ostilità le autorità israeliane hanno deciso di chiudere tutti i valichi commerciali che collegano la Striscia di Gaza con il suo territorio.
Quella di oggi è la prima vittima da quando, il 18 gennaio scorso, è entrata in vigore la tregua a Gaza, dopo 22 giorni di operazioni militari israeliane contro Hamas.

MILITANTI PALESTINESI UCCIDONO SOLDATO ISRAELIANO

Reporting from Gaza City
Militanti palestinesi, in un attacco di questa mattina, uccidono uno soldato israeliano e ne feriscono altri due, di cui uno gravemente.
Lo scontro è avvenuto nei pressi della centrale di Gaza, ai valichi di frontiera del Kissufim. Gli scontri potrebbero costituire una minaccia per il cessate il fuoco a Gaza iniziato lo scorso 18 gennaio.
L'esercito israeliano ha riferito che un "esplosivo" detonante, verso le 9 del mattino, è esploso durante un pattugliamento lungo la recinzione di confine.
Israele ha risposto immediatamente al fuoco, e secondo fonti mediche locali sarebbe stato ucciso un agricoltore locale.
Nonostante Obama abbia dichiarato in un'intervista con il canale di notizie via satellite arabo Al Arabiya, che è giunto il tempo di tornare al tavolo dei negoziati, questo episodio rischia di riaprire la crisi arabo-israeliana.
La Reuters riporta la testimonianza di alcuni palestinesi residenti vicino alla frontiera che avrebbero assicurato di aver visto un piccolo gruppo di persone armate, due o tre, che si muovevano verso la recinzione di confine nella prima mattinata. In seguito hanno sentito esplosioni e spari. L'imboscata non è ancora stata rivendicata nè da Hamas nè da alcuna delle altre sigle islamico-radicali attive nella Striscia.
Questa mattina un soldato israeliano è rimasto ucciso e tre sono rimasti feriti in un'esplosione presso il confine con la Striscia di Gaza. Lo ha annunciato la tv di Dubai Al Arabiya, senza fornire alcun dettaglio. Fonti militari israeliane hanno rifiutato ogni commento sull'accaduto.
Secondo le prime informazioni, un missile anticarro sarebbe stato sparato contro una postazione delle forze di difesa israeliane nei pressi del valico di Kissufim. Quella di oggi è la prima vittima da quando, il 18 gennaio scorso, è entrata in vigore la tregua a Gaza, dopo 22 giorni di operazioni militari israeliane contro Hamas.

INTERCETTAZIONI: GLI SCANDALI, LO SCANDALO

C’è poco da scandalizzarsi per le tangenti, le infiltrazioni mafiose, i lavoretti privati, le soffiate che sono venuti fuori con le “rivelazioni” dell’intercettatore pentito.Lo scandalo, quello vero, quello di cui tutti gli altri sono una conseguenza naturale, che, semmai, c’era da meravigliarsi non fosse ancora emersa, è che le intercettazioni siano diventate nel nostro Paese uno dei “grandi lavori”, da dare in appalto, che ci siano società per azioni per concorrervi, che un funzionario di Polizia stia per anni in “permesso sindacale” per diventare un boss delle intercettazioni, mettendo da parte un archivio colossale, in cui pare siano custodite (si fa per dire) le conversazioni di centinaia di migliaia di cittadini.Anni fa un “addetto ai lavori” mi confidò che in certi periodi si era proceduto addirittura ad intercettazioni “per campione” sugli utenti di intere pagine dell’elenco telefonico.
Lo scandalo è che i magistrati facciano la commedia di far finta di applicare il Codice di procedura che regola quando le intercettazioni sono ammesse,come il P.M. può richiederle, come il G.I.P. può autorizzarle.
Come se non si trattasse di una commedia.
Tutto avviene con moduli prestampati ...continua

IL CONGRESSO, OBAMA E I DETTAGLI DELLA GUERRA POLITICA

Il Presidente Barack Obama ha promesso di trasferire le risorse militari lontano dall'Iraq e spostarle verso l'Afghanistan e il Pakistan, aggiungendo che quello è il fronte centrale nella lotta contro il terrorismo e l'estremismo. In un piano avviato durante l'amministrazione Bush e approvato da Obama, il Pentagono ha in programma di raddoppiare il contingente di 34000 forze americane in Afghanistan. ...continua
Nel frattempo Barack Obama tende la mano al mondo musulmano e, nella sua prima intervista concessa a una televisione araba, Al Arabiya, afferma: "Gli americani non sono vostri nemici". Il presidente statunitense ha anche ripetuto il suo impegno a recarsi quanto prima nella capitale di un grande paese musulmano. ...guarda il video

lunedì 26 gennaio 2009

LE COSE NON CAMBIANO/2

DERA ISMAIL KHAN, Pakistan 26 gennaio 2009
Bicicletta bomba uccide nel nord-ovest del Pakistan, almeno cinque le vittime e venti i feriti.
L'esplosione si è verificata su una strada principale nel DERA Ismail Khan, e la maggior parte delle vittime erano a piedi.
Indiziati dell'attentato sono i Talebani e al-Qaida. DERA Ismail Khan si trova vicino alle zone tribali del Waziristan, dove tre giorni fa cinque missili hanno colpito il Sud Waziristan, uccidendo almeno 22 persone, questo stando alle informazioni rilasciate dai funzionari dell' intelligence pakistana.

CI CAPISCONO POCO

Nel discorso del neo-presidente Usa Barak Obama era "evidente" una forte "discontinuità" sulla politica estera, rispetto all'amministrazione Bush. Lo dice il segretario del Pd Walter Veltroni durante 'Otto e mezzo' su La7.
Quello di Obama, dice Veltroni, è stato "un discorso in cui era molto evidente il segno della discontinuità rispetto alla amministrazione precedente, sui temi del rapporto col resto del mondo, con l'Islam . Ne esce una mappa nuova".
Si, questa mappa!

PROSEGUE IL SILENZIO

In Italia non si sa niente, o meglio, i giornali non riportano nulla, ma soltanto tre giorni dopo che Barack Hussein Obama è diventato il 44 ° presidente americano, cinque missili hanno colpito il Sud Waziristan, uccidendo almeno 22 persone, questo stando alle informazioni rilasciate dai funzionari dell' intelligence pakistana.
Il governo pakistano non ha voluto diffondere immediatamente la notizia, ma oggi il ministero degli esteri ha formalmente rilasciato una dichiarazione sull'uccisione dei civili.
"With the advent of the new US administration it is Pakistan's sincere hope that the United States will review its policy and adopt a more holistic and integrated approach towards dealing with the issue of terrorism and extremism" ha citato testualmente la dichiarazione.
Ma allo stesso tempo è chiaro che la campagna di attacchi iniziata da Bush la scorsa estate, continuerà, perché si crede che sia il modo migliore per colpire al Qaeda in Pakistan.
"Questa è una perdita per il nostro paese", ha detto Mohammad Yaqub, un residente di Rawalpindi. "Tanti bambini perdono ogni giorno la vita, donne, grandi e piccoli. Come in Palestina o in Iraq. Ci sono un sacco di problemi per i musulmani. Non dovrebbe essere così".
Robert Gibbs, Press Secretary della Casa Bianca, nella conferenza stampa ha dichiarato: "Non voglio discutere sulla questione".
A distanza di quattro giorni prendo atto che Christian Rocca aveva ragione: "...non c'è ancora niente sui siti dei giornali italiani, Obama che bombarda anziché dialogare pare non sia una notizia, non può essere vera".

CI HA MESSO POCO/4

Christian Rocca informa ...
... e noi diffondiamo.
Mentre i giornali italiani continuano a non parlarne, il governo pakistano chiede a Obama di non lanciare altri missili. Pakistan Urges Obama to Halt Drones
E "le piazze pashtun insorgono". Qui il video.

SIAMO TUTTI SEGNATI NELLA RUBRICA DEL GRANDE FRATELLO

Gioacchino Genchi, ha accumulato una quantità esplosiva di intercettazioni, tabulati, numeri telefonici: chi dice 350.000, chi 578.000. Forse non sono registrazioni, ma solo elenco di contatti. Anche di parlamentari, di Pollari, di De Gennaro. Di chiunque. Genchi, per incarico di De Magistris, sa chi ha telefonato a chi. Insomma, ha compilato la rubrica del Grande Fratello! In Italia, infatti, un Pm può intrufolarsi ovunque, non per sanzionare reati compiuti, ma per “ipotizzarli”, anche per inventarseli –come ha fatto De Magistris- collegando logicamente, numeri di telefono tra “sospetti”. La rete dei controlli telefonici intrappola la vita di chiunque e questo permette a certi Pm di sfornare a ritmo continuo teoremi accusatori. Lo schema De Magistris-Genchi è semplice: l’inquisito Tizio, telefona a Caio, quindi… tutti quelli che telefonano a Tizio e poi a Caio, sono inquisibili. Poi, si inventa l’ennesima, Cupola, si conquista così la prima pagina e magari –se altri magistrati, o anche il Csm, smontano tutto- ci si dichiara vittime e –Di Pietro tronotuante- l’effetto politico è acquisito. Il tutto, contro ogni principio di diritto. Ci si chiederà: come è possibile? .....continua
di Carlo Panella

domenica 25 gennaio 2009

MEAULNES DU CORTA

E' suo, a media di 1.12.5, il Prix d'Amérique 2009

UNA DOMENICA IN "BUONA FEDE"

Ogni qual volta che un episodio arbitrale non venga digerito da Tizio o da Caio, c'è sempre di mezzo la Juventus. Ogni qual volta.
E casualmente si fa sempre un gran baccano, scrivendo a nove colonne "che scandalo!"
Ed è come il "tana libera tutti", che salva coloro che vengono "aiutati" da errori in "Buona Fede"
Ma stavolta Moggi non c'entra niente, o per essere più precisi non c'è.
Alcuni scrivono che il mondo del calcio è medievale, sostenendo che se fossero prese in considerazione le nuove tecnologie il calcio potrebbe diventare democratico, e chi detiene il potere non potrebbe più esercitarlo, mettendo in condizione anche chi non si chiama Juve, Inter o Milan di vincere il campionato.
Ma anche in questa circostanza Moggi non c'entra niente, o per essere più precisi non c'è.
Altri hanno indetto un'iniziativa - pacifica - per il turno infrasettimanale che si terrà mercoledì 28, scrivendo su di una maglietta viola che "tre indizi fanno una prova".
La Disciplinare, trentaquattro mesi fa, mescolando tre indizi è riuscita addirittura ad inventare un illecito (strutturato, associativo o ambientale; erano incerti anche sul nome da assegnare), naturalmente senza che una legge lo provasse.
Lì Moggi c'era, ma la legge mancava, ed oggi ne abbiamo la prova.
Si chiama "Buona Fede", o almeno così si sente dire in giro.

CI HA MESSO POCO/3


La notizia è stata data dal NYT e dal WP Suspected U.S. Missile Strikes Kill at Least 20 in Pakistan
Venerdì ne ha scritto Christian Rocca
Sabato ne ha scritto anche "La Stampa" a firma di Maurizio Molinari
Oggi la denuncia arriva da Kabul, dal Presidente afghano, Hamid Karzai
Sui siti dei giornali italiani non ne sanno niente. Come sottolinea "camillo", Obama che bombarda anziché dialogare pare non sia una notizia, non può essere vera.

ESPLODERA' IL PIU' GRANDE SCANDALO DELLA NOSTRA STORIA

''Sta per uscire uno scandalo che forse sara' il piu' grande della storia della Repubblica. Un signore ha messo sotto controllo 350mila persone''......
Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
''Quando ero io a parlare tutti dicevano che lo facevo per interesse personale. Invece io segnalavo un pericolo per la democrazia ma tutti facevano finta di non vedere e di non sentire. Uno spettro cosi' ampio di tabulati, che riguardano personalita' di vario livello, francamente e' cosa che lascia sgomenti e che ha il sapore del ricatto''......
Lo ha detto l'ex Ministro della Giustizia Clemente Mastella
di Cirdan

sabato 24 gennaio 2009

"SILURO" DAL BRASILE PER TELCO

Sono in arrivo nuvole dal Sud America, dal Brasile specificamente, per Telecom Italia, anzi più esattamente per Telco, la holding che controlla il colosso delle telecomunicazioni italiane. Telco è composta da Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa San Paolo e da “Sintonia” della famiglia Benetton. In sostanza la Consob brasiliana ha sentenziato che Telco dovrà fare un’opa (valutabile tra gli ottocento milioni e il miliardo di euro) sulla controllata Tim Partecipacoes. La comunicazione spiega che, in quanto acquirente del potere di controllo indiretto di Tim Partecipacoes, ha l’obbligo giuridico di realizzare un’opa in favore degli azionisti minoritari della società. Telecom Italia possiede il 100 per cento di Tim Brasil, che a sua volta detiene l’81,32 per cento di Tim Partecipacoes..... continua

CI HA MESSO POCO/2

Dunque, tra i grandi giornali, solo la Stampa con Maurizio Molinari ha raccontato che, al quarto giorno di presidenza, Barack Obama ha lanciato cinque missili in due attacchi militari in Pakistan (almeno venti morti). Repubblica e Corriere niente.... continua

"I WON"


"Stiamo vivendo una situazione senza precedenti e la crisi economica deve essere affrontata nel migliore dei modi". Con queste parole Obama ha iniziato la sua prima riunione, da quando ha assunto l'incarico di presidente, con i nove leader democratici e repubblicani alla Casa Bianca, aggiungendo che serve una maggiore sorveglianza della spesa da parte delle istituzioni finanziarie che ricevono denaro.
Per far fronte alla crisi, ha continuato Obama, il piano di stimolo prevede una spesa da 825 miliardi di dollari, e si dovrebbe raggiungere un accordo tra l'Amministrazione e il Congresso entro una settimana.
In cifre questa dovrebbe essere la suddivisione: 358 miliardi per i progetti di opere pubbliche, altri 192 miliardi di spesa e 275 miliardi riguardanti i tagli fiscali.
Il Senato ha cominciato a lavorare su una parte del piano di stimolo, ed in particolare sui 275 miliardi di disposizioni fiscali, compresi i tagli per le imprese e per i produttori di energia rinnovabile che si differenziano dal pacchetto casa.
Il gruppo propone anche un credito d'imposta di 2500$ per contribuire a pagare i college, e 87 miliardi di dollari per aiutare gli Stati che lottano con i loro bilanci, e per il programma di Medcaid a favore dei poveri e ai portatori di handicap.
Il Senato ha inoltre rilasciato una sintesi delle proposte di spesa, compresi i 140 miliardi di dollari per le infrastrutture e la scienza, con 27 miliardi indirizzati alla costruzione e alla riparazione delle strade.
"Mi rendo conto che intorno al tavolo delle trattative ci sono ancora alcune differenze tra l'amministrazione e i membri del Congresso", ha detto Obama, aggiungendo che bisognerà venirsi incontro per non perdere altro tempo di fronte alle problematiche che rendono necessario un intervento immediato, respingendo in maniera colorita le proposte di ridurre al minimo il piano di spesa: "Ho vinto io!", ha ricordato, secondo alcuni presenti.
Il leader repubblicano del Kentucky, Mitch McConnell, si è detto soddisfatto per il tono della riunione e la volontà di Obama e del Congresso dei Democratici di ascoltare le idee repubblicane: "I do think we'll be able to meet the president's deadline", ha detto McConnell mentre lasciava la Casa Bianca.

di Cirdan

TORTURE E PROBLEMI MORALI

Il dibattito sulla tortura è importante non solo perchè arriva al cuore dei nostri valori, ma perchè il pericolo per le città americane non arriva solo dai carri armati e dagli eserciti, ma dalle intenzioni dei singoli individui..... continua

PRIX D'AMERIQUE 2009


1-QUALMIO DE VANDEL-TH. DUVALDESTIN
2-PARIS HAUFOR-CH. BIGEON
3-GHIBELLINO-P. GUBELLINI
4-PREMIERE STEED-CH. MARTENS
5-GIUSEPPE BI-R. ADREGHETTI
6-RETURN MONEY-P.Y. VERVA
7-LADAKH JIEL-P. VERCRUYSSE
8-NOUBA DU SAPTEL-Y. DREUX
9-TRITON SUND-O. KIHLSTROM
10-NIKY-L.CL ABRIVARD
11-OLGA DU BIWETZ-J. VERBEECK
12-MAGNIFICENT RODNEY-E. RAFFIN
13-OISEAU DE FEUX-T. LE BELLER
14-QUALITA BOURBON-J.P. DUBOIS
15-MEAULNES DU CORTA-F. NIVARD
16-OFFSHORE DREAM-P. LEVESQUE
17-EXPLOIT CAF-J.M. BAZIRE
18-OPAL VIKING-J. KONTIO
Prix d'Amérique 2009 official site
di Cirdan

GIANNI AGNELLI

"Nei momenti difficili, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, e questo è il motivo per cui la Juventus ha vinto anche oggi..."

venerdì 23 gennaio 2009

CI HA MESSO POCO

Dal blog "camillo" di Christian Rocca.
Barack Obama ha già bombardato il Pakistan: due attacchi, cinque missili, almeno 20 morti.
di Cirdan

Sono passate parecchie ore dalla diffusione delle notizia, pubblicata sulla home page del WP e del NYT. Eppure non c'è ancora niente sui siti dei giornali italiani. Obama che bombarda anziché dialogare pare non sia una notizia, non può essere vera.

LA CLINTON MUOVE I PRIMI PASSI

"Bisogna sostenere il presidente e l'Autorità nazionale palestinese perché sia raggiunta al più presto possibile una pace giusta e duratura". Secondo quanto riferito da un portavoce di Abbas, queste sono state in sintesi le parole di Hillary Clinton nella telefonata che il nuovo Segretario di Stato Americano ha effettuato con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, confermando l'impegno degli Stati Uniti - assicurato dallo stesso presidente Barack Obama - per una pace duratura in Medio Oriente.
Sempre durante un colloquio telefonico con la Clinton, il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni ha ribadito che la comunità internazionale non deve dare alcuna legittimazione ad Hamas, ribadendo l'impegno di Israele per la ricostruzione della Striscia di Gaza dopo i 22 giorni di operazione "Piombo fuso".
Nella cerimonia di inaugurazione, il nuovo capo della diplomazia di Washington - arrivata a Foggy Bottom presentandosi, tra gli applausi di benvenuto, ai diplomatici e agli impiegati - ha dichiarato che questa "è una nuova era", aggiungendo che "''il tavolo della politica estera americana poggia su tra gambe: la difesa, la diplomazia e lo sviluppo e noi siamo responsabili di due di queste. Renderemo evidente mano a mano che procediamo che la diplomazia e lo sviluppo sono strumenti essenziali nel raggiungere gli obiettivi a lungo termine degli Stati Uniti''.
di Cirdan

IL GIUSTO GIUDIZIO

"Nessuno può essere condannato per un’azione o un’omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale".
Questo è stabilito (nulla poena sine lege) dall'Art.7 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà. Secondo i giudici di Strasburgo, lo Stato italiano ha violato l’articolo 7 della Convenzione sancente la non applicabilità della pena se quest’ultima non è prevista dalla legge. La Corte di Strasburgo conferma quanto, a suo tempo, venne rilevato dalla Corte di Cassazione italiana che assolse i costruttori di Punta Perotti "per aver commesso un errore inevitabile e scusabile nell’interpretare le disposizioni di legge regionali, essendo queste oscure e mal formulate". Nella sentenza dei giudici europei si legge che, al tempo in cui si svolsero i fatti, "le leggi in materia di confisca in Italia non erano chiare e quindi non permettevano di prevedere l’eventuale sanzione".
Non vogliamo entrare nello specifico della vicenda, né valutare se la scelta della costruzione, avvenuta nel 1995 sulla spiaggia di Bari, godesse o meno dei requisiti ambientali, ma quello che ci preme sottolineare è l’avvenuto riconoscimento, da parte dei giudici di Strasburgo, della violazione dell’articolo 7 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo.
Infatti, dalle sentenze scaturite dal processo sportivo denominato "Calciopoli", le pene comminate alla Juventus e alla sua dirigenza non erano riconosciute da una legge. Ma andiamo per gradi.
La Juventus venne accusata, nell’estate del 2006, dal procuratore federale Stefano Palazzi, di due illeciti sportivi, riferiti alle partite contestate del campionato 2004/05: Juventus – Lazio e Bologna – Juventus. Altresì, nell’accusa era contemplato un comportamento scorretto (Art.1) per la partita Juventus-Udinese e, nell’ipotesi di una conferma da parte della Corte, anche la logica e consequenziale classifica alterata.
Nella sentenza di primo grado, il presidente della Corte Cesare Ruperto ha così sentenziato: non ci sono tracce di illecito sportivo, le tre partite prese in esame contemplano il solo articolo 1.
La logica conclusione della Corte sarebbe stata quella di escludere automaticamente la richiesta di classifica alterata. Ma non fu così. Si sentenziò che: la somma degli Art.1, contemplati nelle tre partite prese in esame, è stata funzionale al conseguimento di una classifica alterata, indi per cui punibile con l’articolo 6, illecito sportivo.
In soldoni alla Juventus è stata inflitta una pena - la condannata alla serie B con penalizzazione – non riconosciuta dalla legge ed introdotta a processo in corso.
Nella sentenza della Corte d’Appello, presieduta da Piero Sandulli, è stata confermata la sentenza di primo grado, precisando che “la inammissibile somma algebrica di Art.1 è da considerarsi piuttosto come ineliminabili tasselli funzionali alla realizzazione dell'art.6".
In pratica una confessione – inammissibile somma algebrica di Art.1 – suffragata dall’incompatibilità di una legge non prevista – tasselli funzionali alla realizzazione dell’art. 6 -.
Una condanna per omicidio, senza che nessuno sia morto, senza prove, né complici, né arma del delitto e tanto meno surrogata da una legge.
Se a questo si aggiunge l’articolo 25 della Costituzione italiana (Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso) non si riesce a capire con quali criteri una Corte abbia potuto violare per due volte, nello stesso procedimento, la Costituzione Italiana e la Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà.
Laddove si aggiungano le dichiarazioni recenti e passate di Piero Sandulli ("l’illecito associativo non esisteva, era una falla nel sistema giuridico, è stato da noi introdotto") si entra direttamente dalla porta principale in un contesto che definire surreale è un eufemismo.
In questi giorni si sta disquisendo, dopo le dichiarazioni di Piero Sandulli in merito all’inesistenza dell’illecito strutturato (l’illecito introdotto), sulla differenza tra Giustizia Sportiva e quella Ordinaria. Ognuna con le sue regole, leggi e codici.
Qui il punto è un altro. Qui si parla di diritti, di una pena scontata per essere stati condannati tramite una legge che non esisteva.
GiùlemanidallaJuve, dopo essere scesa in prima linea per la difesa della Juventus in Italia (dove pende un ricorso al Consiglio di Stato), ha piantato una bandierina a Bruxelles (in Europa!), presso la sede della Commissione Europea per la Concorrenza, perché un giorno, speriamo non lontano, quella Convenzione possa restituire una volta per sempre la Storia che ha contraddistinto per oltre cento anni il cammino della Juventus.
E poco importa se gli scudetti saranno ventisette o ventinove o se quel sentimento popolare riuscirà a cavalcare una nuova onda, quello che sarà importante per chi crede ancora nella giustizia è che una vicenda, nata male e continuata peggio, possa finire con il giusto giudizio.
Intanto due giorni fa Luciano Moggi, ex dg della Juventus, è stato assolto dall'accusa di diffamazione nei confronti dell'Inter. Lo ha deciso il Gup di Milano, Marco Maria Alma, che non ha ritenuto diffamatorie le dichiarazioni che l'ex dirigente juventino rilasciò al quotidiano Libero nel luglio 2006. Ad una domanda fatta da un giornalista sulle squadre che non erano state punite come invece era accaduto a lui e alla Juventus, Moggi rispose parlando del falso passaporto di Alvaro Recoba, affermando che, in quell'occasione, la squadra presieduta da Moratti aveva patteggiato senza ulteriori conseguenze.
Per queste dichiarazioni l'Inter querelò Moggi per diffamazione, ricordando che Gabriele Oriali e Recoba avevano patteggiato la pena presso il tribunale di Udine. Ma il gup di Milano ha ritenuto che le parole di Moggi fossero solo espressione del diritto di critica, al massimo imprecise, ma non penalmente rilevanti.
E ci mancherebbe solo che una persona, parlando di fatti realmente accaduti e di cui tutti sono a conoscenza, venisse condannata per diffamazione.

giovedì 22 gennaio 2009

LE COSE NON CAMBIANO

"La verità è che lo sgorgare del nostro sangue in tutto il mondo non si fermerà fino a quando a comandare saranno gli Stati Uniti e l'Occidente".

ASATI, CHIEDE CHIAREZZA SU ATTIVITA' ILLEGALI 2001-2007


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 19 gen -
Gli attuali vertici, spiega Asati nel comunicato, gia' dalla fine del 2008 hanno a disposizione tutti gli atti del noto procedimento in corso presso la procura del tribunale di Milano relativo ai dossier illegali che come emergerebbe dalla stampa riguarderebbero 4.000 persone, di cui crca 200-300 dipendenti del gruppo Telecom Italia e oltre 350 societa'. Secondo l'Associazione dei piccoli azionisti Telecom, 'l'occasione che si presenta al presidente Galateri, responsabile della governance complessiva del gruppo Telecom, e' quella, nel pieno rispetto tra l'altro di quanto previsto nel codice etico in vigore in Telecom italia, di prendere finalmente atto degli errori gestionali commessi nel passato e valutare anche i profili di conflitto di interessi che eventualmente emergessero, e contestualmente prendere cosi' concretamente le distanze, in un ottica di totale discontinuita', dalla passate gestioni'. Al termine di queste valutazioni Asati invita pertanto i vertici attuali e l'intero cda a valutare la possibilita'di avviare azioni di responsabilita' nei confronti di ex vertici e top manager, alcuni dei quali liquidati con somme importanti. L'Associazione presieduta da Franco Lombardi e' convinta che 'tale trasparenza di comportamenti costituirebbe il vero e inequivocabile scatto di orgoglio necessario a restituire, con gli interessi,immagine e credibilita' alla attuale rinnovata azione manageriale , anche agli occhi di tutti gli stockholders italiani ed esteri , costituendo un fondamentale punto di partenza per la valorizzazione dei titoli in borsa il cui andamento fino ad oggi ha penalizzato soprattutto i piccoli azionisti'.

IL NODO INTERCETTAZIONI

La maggioranza continua il confronto per raggiungere l'intesa sulla riforma della giustizia. A Palazzo Grazioli, durante il vertice notturno di martedì, è proseguito il lavoro di limatura dei testi, mentre nella giornata di ieri, una delegazione più ristretta, a partire dal Guardasigilli Angelino Alfano ai responsabili giustizia di An e Lega, Giulia Bongiorno e Matteo Brigandì, hanno continuato il lavoro di limatura.
Sulla questione intercettazioni si è espresso Italo Bocchino, vicecapogruppo Pdl alla Camera, esprimendo positività per quel che riguarda la riforma nel suo complesso, ma nutrendo ancora qualche dubbio sulla limatura che andrebbe effettuata sulle intercettazioni, altresì ha affermato: "All’opposizione proporremo un pacchetto condiviso su cui auspichiamo possano convergere".
Dai venti articoli che compongono la bozza Alfano, usciti dal vertice, c'è la novità della ricusazione del giudice che esterna e maggiori garanzie per l’imputato, inserendo alcuni paletti sull’attività di indagine del pm e ampliando i poteri degli avvocati. Il rapporto fra polizia giudiziaria e pm ha di fatto rallentato la discussione, portando il Premier a stralciare la riforma del processo penale dal prossimo Consiglio dei ministri.
Aspettando la quadratura sull’intero pacchetto giustizia, già nella giornata di domani si partirà con il piano carceri, che prevede l’istituzione di un commissario per l’edilizia con poteri speciali in modo da velocizzare i processi per le costruzioni di nuovi carceri. "Una questione prioritaria", ha detto il ministro della Giustizia, che ha comunque definito il lavoro del vertice di martedì sera "ottimo e proficuo".
Matteo Brigandì, membro della II Commissione Giustizia, ha reso noto che la maggioranza - sulla questione intercettazioni - potrebbe decidere di non limitarle solo ad alcuni reati lasciando così in vigore, su questo punto, la legge attuale.
"Si è stabilito - racconta ancora Brigandì - di spostare l’attenzione dal problema delle limitazioni a quello di maggiori controlli anche su funzionari e magistrati. Si è deciso cioé di intervenire affinché le intercettazioni e la violazione del segreto istruttorio non siano più utilizzabili come trampolino di lancio per la carriera politica dei pubblici ministeri".
Sulla possibilità di rendere questi controlli più ferrei, Brigandì non ha voluto anticipare nulla confermando che su quel punto si sta ancora lavorando.
Le proposte in atto prevedono l’impossibilità di “rendere utilizzabili le intercettazioni manipolabili, cioé già pubblicate in violazione del segreto istruttorio”, o la possibilità che il magistrato "reo" diventi parte di un collegio giudicante.
Silvio Berlusconi, sulla tematica intercettazioni, è intervenuto assicurando che verrà eliminata l’ipotesi del carcere per i giornalisti che pubblicheranno intercettazioni, mentre rimarrà per gli editori, saranno altresì possibili per i reati di corruzione, concussione, peculato e reati contro la pubblica amministrazione superiori a 10 anni. Ma ci saranno limitazioni di tempo in cui le persone possono essere intercettate.
Il Premier ha aggiunto che nella riforma non verranno toccati i piccoli Tribunali e ha precisato che alcune proposte come quella della Lega di eleggere i pm e i giudici di pace non registrano la condivisione di tutta la maggioranza.
di Cirdan

"CALCIOPOLI" MOSTRA I LIMITI DELLE INTERCETTAZIONI E DEI TEOREMI GIUDIZIARI

Ieri è iniziato, ed è subito stato rinviato alla fine di marzo, il processo napoletano contro Luciano Moggi e altri 23 imputati. In aula si parlerà ancora del mercato calcistico, dei contratti con i giocatori, di arbitri e partite pilotate. Proviamo a ripercorrere le ultime e recentissime tappe della odissea giudiziaria di Moggi e degli altri imputati dello scandalo "Calciopoli".
“Ho speso 10mila euro per portarla a cena a Parigi, ho preso un aereo privato, albergo di lusso, ristorante favoloso, ma è andata buca”. A parlare è Alessandro Moggi che confidava il fallito approccio con la giornalista Ilaria D’Amico. Può sembrare una semplice confidenza di un Vip che ha preso un 'due di picche' ma è una delle intercettazioni telefoniche finite sui giornali nel maggio del 2006 quando è scoppiato lo scandalo sul calcio. Intercettazioni penalmente irrilevanti ma che sono sempre utili a influenzare l’opinione pubblica regalando, come in questo caso, un po’ di gossip ad una delle bufere più grosse che hanno investito lo sport italiano.
Nel maggio del 2006 i giornali pubblicano le intercettazioni disposte dai tribunali di Torino e Napoli. Le indagini vedono coinvolti dirigenti sportivi, designatori arbitrari, dirigenti FGCI, giornalisti. Le accuse penali sono pesanti, associazione a delinquere, quelle sportive non sono da meno, illecito sportivo. Secondo l’accusa c’era una vera e propria cupola che cercava di aggiustare le designazioni arbitrarie per determinati incontri di campionato, avvantaggiando alcune squadre (la Juventus in particolare). E poi c’era la GEA World, società di procure sportiva, composta da ‘figli d’arte’ tra cui Alessandro Moggi. Per molti la GEA intendeva controllare il mondo del calcio con intimidazioni e condizionamenti.
Lo sport ha un ordinamento suo, con gradi di giudizio e condanne. Il processo sportivo è più snello, più veloce. Quello di “Calciopoli” si celebra in poche settimane. Dirigenti e squadre di calcio sono accusati di illecito sportivo e slealtà sportiva, sanzionate dalla FGCI. In totale 22 persone vengono coinvolte nell’inchiesta. Il procuratore Federale, Stefano Palazzi, chiede pene durissime: retrocessione per le squadre, radiazione per i dirigenti, multe. La velocità del processo è stata anche legata alla paura di accavallare la sentenza con l’inizio del campionato. Si ventilò anche un intervento di FIFA e UEFA. Una rapidità che forse ha contribuito a non approfondire ulteriormente le indagini, visto che il circo non si poteva fermare, c’erano troppi soldi e interessi in gioco.
Poi l’Italia ha vinto il mondiale e si è passato un leggero colpo di spugna sull’accaduto. Le pene sportive inflitte agli indagati sono state più lievi di quelle richieste da Palazzi. La Juventus ha comunque pagato, è stata spedita in serie B, e le sono stati tolti due titoli (il secondo dei quali assegnato all’Inter). Ironia della sorte, mentre si celebrava il processo, la FIGC era commissariata dall’avvocato Guido Rossi, per anni consigliere d’amministrazione dell’Inter, che lascerà la FIGC il 19 settembre del 2006, pochi giorni dopo esser stato nominato presidente di Telecom Italia (Società dell’Interista Tronchetti Provera).
Il processo penale va avanti. E pochi giorni fa è stata pronunciata la sentenza sulla GEA. I giudici romani, nel primo grado, hanno smontato l’impianto accusatorio affermando l’inesistenza di una cupola. La maggior parte degli imputati sono stati prosciolti e gli unici condannati sono i Moggi, Luciano a 18 mesi, Alessandro a 16, per violenza privata. Dopo la sentenza abbiamo chiesto l’opinione di Maurizio Paniz, presidente del Fans Club Juventus di Montecitorio e affermato penalista.
“La sentenza è chiara ed elimina l’impianto accusatorio dei PM – dice Paniz – viene meno anche uno dei due punti su cui si basavano le accuse del tribunale sportivo. La violenza privata è un reato individuale che non coinvolge le squadre”. Bisognerà attendere la sentenza di Napoli ma “se arrivasse una sentenza simile a quella di Roma – aggiunge Paniz – cadrebbe l’impianto accusatorio che ha coinvolto la giustizia sportiva, e si aprirebbe la strada della revoca delle penalizzazioni, il che vuol dire la restituzione dei due scudetti”. Insomma, viene il dubbio che il tribunale dello sport abbia proceduto troppo velocemente e che la vicenda non sia ancora del tutto chiara: “I processi sportivi hanno regole diverse rispetto a quelli penali, ma sicuramente la velocità non ha aiutato a trovare la verità. Ne abbiamo visto i limiti” conclude Paniz.
Per il processo di Napoli, Moggi ha stilato una lista di 498 esponenti del mondo del calcio che testimonieranno in sua difesa. I pubblici ministeri ne hanno trovati molti di meno, solo 108. Il processo dovrà dimostrare se Moggi era il boss a capo di una cupola che gestiva partite e risultati. Ai giudici l’ardua sentenza.
di Gavino Pala
da L'Occidentale

COMUNICATO GIULEMANIDALLAJUVE

Il tribunale di Roma ha assolto Moggi e tutti gli altri imputati dalle accuse in base alle quali nell’estate 2006 fu costruito il linciaggio contro la Juventus e fu stilata la grottesca sentenza di condanna del cosiddetto tribunale sportivo. A tutti gli appassionati di calcio, a parte i più faziosi, la sentenza GEA del Tribunale di Roma (che lascia in piedi una sola accusa, che niente ha a che fare con la Juventus) dovrebbe avere fatto capire, anche a chi finora non lo aveva capito, che la condanna inflitta dal tribunale speciale frettolosamente messo insieme dalla FIGC nel 2006 era assolutamente basata sul nulla. Così, d’altronde, aveva subito scritto un maestro del giornalismo come Enzo Biagi.

mercoledì 21 gennaio 2009

THE DISCOURSE OF OBAMA


My fellow citizens:
I stand here today humbled by the task before us, grateful for the trust you have bestowed, mindful of the sacrifices borne by our ancestors. I thank President Bush for his service to our nation, as well as the generosity and cooperation he has shown throughout this transition.Forty-four Americans have now taken the presidential oath. The words have been spoken during rising tides of prosperity and the still waters of peace. Yet, every so often the oath is taken amidst gathering clouds and raging storms. At these moments, America has carried on not simply because of the skill or vision of those in high office, but because We the People have remained faithful to the ideals of our forbearers, and true to our founding documents. So it has been. So it must be with this generation of Americans.That we are in the midst of crisis is now well understood. Our nation is at war, against a far-reaching network of violence and hatred. Our economy is badly weakened, a consequence of greed and irresponsibility on the part of some, but also our collective failure to make hard choices and prepare the nation for a new age. Homes have been lost; jobs shed; businesses shuttered. Our health care is too costly; our schools fail too many; and each day brings further evidence that the ways we use energy strengthen our adversaries and threaten our planet.These are the indicators of crisis, subject to data and statistics. Less measurable but no less profound is a sapping on confidence across our land - a nagging fear that America's decline is inevitable, and that the next generation must lower its sights. Today I say to you that the challenges we face are real. They are serious and they are many. They will not be met easily or in a short span of time. But know this, America - they will be met.On this day, we gather because we have chosen hope over fear, unity of purpose over conflict and discord.On this day, we come to proclaim an end to the petty grievances and false promises, the recriminations and worn out dogmas, that for far too long have strangled our politics.We remain a young nation, but in the words of Scripture, the time has come to set aside childish things. The time has come to reaffirm our enduring spirit; to choose our better history; to carry forward that precious gift, that noble idea, passed on from generation to generation: the God-given promise that all are equal, all are free, and all deserve a chance to pursue their full measure of happiness.In reaffirming the greatness of our nation, we understand that greatness is never a given. It must be earned. Our journey has never been one of short-cuts or settling for less. It has not been the path for the faint-hearted - for those who prefer leisure over work, or seek only the pleasures of riches and fame. Rather, it has been the risk-takers, the doers, the makers of things - some celebrated but more often men and women obscure in their labor, who have carried us up the long, rugged path towards prosperity and freedom.For us, they packed up their few worldly possessions and traveled across oceans in search of a new life.For us, they toiled in sweatshops and settled the West; endured the lash of the whip and plowed the hard earth.For us, they fought and died, in places like Concord and Gettysburg; Normandy and Khe Sahn.Time and again these men and women struggled and sacrificed and worked till their hands were raw so that we might live a better life. They saw America as bigger than the sum of our individual ambitions; greater than all the differences of birth or wealth or faction.This is the journey we continue today. We remain the most prosperous, powerful nation on Earth. Our workers are no less productive than when this crisis began. Our minds are no less inventive, our goods and services no less needed than they were last week or last month or last year. Our capacity remains undiminished. But our time of standing pat, of protecting narrow interests and putting off unpleasant decisions - that time has surely passed. Starting today, we must pick ourselves up, dust ourselves off, and begin again the work of remaking America.For everywhere we look, there is work to be done. The state of the economy calls for action, bold and swift, and we will act - not only to create new jobs, but to lay a new foundation for growth. We will build the roads and bridges, the electric grids and digital lines that feed our commerce and bind us together. We will restore science to its rightful place, and wield technology's wonders to raise health care's quality and lower its cost. We will harness the sun and the winds and the soil to fuel our cars and run our factories. And we will transform our schools and colleges and universities to meet the demands of a new age. All this we can do. And all this we will do.Now, there are some who question the scale of our ambitions - who suggest that our system cannot tolerate too many big plans. Their memories are short. For they have forgotten what this country has already done; what free men and women can achieve when imagination is joined to common purpose, and necessity to courage. What the cynics fail to understand is that the ground has shifted beneath them - that the stale political arguments that have consumed us for so long no longer apply. The question we ask today is not whether our government is too big or too small, but whether it works - whether it helps families find jobs at a decent wage, care they can afford, a retirement that is dignified. Where the answer is yes, we intend to move forward. Where the answer is no, programs will end.And those of us who manage the public's dollars will be held to account - to spend wisely, reform bad habits, and do our business in the light of day - because only then can we restore the vital trust between a people and their government. Nor is the question before us whether the market is a force for good or ill. Its power to generate wealth and expand freedom is unmatched, but this crisis has reminded us that without a watchful eye, the market can spin out of control - and that a nation cannot prosper long when it favors only the prosperous. The success of our economy has always depended not just on the size of our Gross Domestic Product, but on the reach of our prosperity; on our ability to extend opportunity to every willing heart - not out of charity, but because it is the surest route to our common good. As for our common defense, we reject as false the choice between our safety and our ideals. Our Founding Fathers, faced with perils we can scarcely imagine, drafted a charter to assure the rule of law and the rights of man, a charter expanded by the blood of generations. Those ideals still light the world, and we will not give them up for expedience's sake. And so to all other peoples and governments who are watching today, from the grandest capitals to the small village where my father was born: know that America is a friend of each nation and every man, woman, and child who seeks a future of peace and dignity, and that we are ready to lead once more. Recall that earlier generations faced down fascism and communism not just with missiles and tanks, but with sturdy alliances and enduring convictions. They understood that our power alone cannot protect us, nor does it entitle us to do as we please. Instead, they knew that our power grows through its prudent use; our security emanates from the justness of our cause, the force of our example, the tempering qualities of humility and restraint. We are the keepers of this legacy. Guided by these principles once more, we can meet those new threats that demand even greater effort - even greater cooperation and understanding between nations. We will begin to responsibly leave Iraq to its people, and forge a hard-earned peace in Afghanistan. With old friends and former foes, we will work tirelessly to lessen the nuclear threat, and roll back the specter of a warming planet. We will not apologize for our way of life, nor will we waver in its defense, and for those who seek to advance their aims by inducing terror and slaughtering innocents, we say to you now that our spirit is stronger and cannot be broken; you cannot outlast us, and we will defeat you. For we know that our patchwork heritage is a strength, not a weakness. We are a nation of Christians and Muslims, Jews and Hindus - and non-believers. We are shaped by every language and culture, drawn from every end of this Earth; and because we have tasted the bitter swill of civil war and segregation, and emerged from that dark chapter stronger and more united, we cannot help but believe that the old hatreds shall someday pass; that the lines of tribeshall soon dissolve; that as the world grows smaller, our common humanity shall reveal itself; and that America must play its role in ushering in a new era of peace. To the Muslim world, we seek a new way forward, based on mutual interest and mutual respect. To those leaders around the globe who seek to sow conflict, or blame their society's ills on the West - know that your people will judge you on what you can build, not what you destroy. To those who cling to power through corruption and deceit and the silencing of dissent, know that you are on the wrong side of history; but that we will extend a hand if you are willing to unclench your fist.To the people of poor nations, we pledge to work alongside you to make your farms flourish and let clean waters flow; to nourish starved bodies and feed hungry minds. And to those nations like ours that enjoy relative plenty, we say we can no longer afford indifference to suffering outside our borders; nor can we consume the world's resources without regard to effect. For the world has changed, and we must change with it. As we consider the road that unfolds before us, we remember with humble gratitude those brave Americans who, at this very hour, patrol far-off deserts and distant mountains. They have something to tell us today, just as the fallen heroes who lie in Arlington whisper through the ages. We honor them not only because they are guardians of our liberty, but because they embody the spirit of service; a willingness to find meaning in something greater than themselves. And yet, at this moment - a moment that will define a generation - it is precisely this spirit that must inhabit us all.
For as much as government can do and must do, it is ultimately the faith and determination of the American people upon which this nation relies. It is the kindness to take in a stranger when the levees break, the selflessness of workers who would rather cut their hours than see a friend lose their job which sees us through our darkest hours. It is the firefighter's courage to storm a stairway filled with smoke, but also a parent's willingness to nurture a child, that finally decides our fate. Our challenges may be new. The instruments with which we meet them may be new. But those values upon which our success depends - hard work and honesty, courage and fair play, tolerance and curiosity, loyalty and patriotism - these things are old. These things are true. They have been the quiet force of progress throughout our history. What is demanded then is a return to these truths. What is required of us now is a new era of responsibility - a recognition, on the part of every American, that we have duties to ourselves, our nation, and the world, duties that we do not grudgingly accept but rather seize gladly, firm in the knowledge that there is nothing so satisfying to the spirit, so defining of our character, than giving our all to a difficult task. This is the price and the promise of citizenship.This is the source of our confidence - the knowledge that God calls on us to shape an uncertain destiny.This is the meaning of our liberty and our creed - why men and women and children of every race and every faith can join in celebration across this magnificent mall, and why a man whose father less than sixty years ago might not have been served at a local restaurant can now stand before you to take a most sacred oath.So let us mark this day with remembrance, of who we are and how far we have traveled. In the year of America's birth, in the coldest of months, a small band of patriots huddled by dying campfires on the shores of an icy river. The capital was abandoned. The enemy was advancing. The snow was stained with blood. At a moment when the outcome of our revolution was most in doubt, the father of our nation ordered these words be read to the people:
"Let it be told to the future world...that in the depth of winter, when nothing but hope and virtue could survive...that the city and the country, alarmed at one common danger, came forth to meet [it]." America. In the face of our common dangers, in this winter of our hardship, let us remember these timeless words.With hope and virtue, let us brave once more the icy currents, and endure what storms may come. Let it be said by our children's children that when we were tested we refused to let this journey end, that we did not turn back nor did we falter; and with eyes fixed on the horizon and God's grace upon us, we carried forth that great gift of freedom and delivered it safely to future generations.
Barack Obama

IL DISCORSO DI OBAMA

"Cari concittadini,
oggi mi trovo di fronte a voi, umile per il compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete concesso, consapevole dei sacrifici sostenuti dai nostri antenati. Ringrazio il presidente Bush per il servizio reso alla nostra nazione... e per la generosità e la collaborazione che ha mostrato durante questa transizione.
Quarantaquattro americani hanno pronunciato il giuramento presidenziale. Queste parole sono state pronunciate in tempi di alte maree, di prosperità e di calme acque di pace, eppure, molto spesso, il giuramento è stato pronunciato nel mezzo di nubi tempestose e di uragani violenti. In quei momenti, l'America è andata avanti non solo grazie alla bravura o alla capacità visionaria di coloro che erano al potere, ma grazie al fatto che Noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati e alle nostre carte fondamentali.
Così è stato. Così deve essere per questa generazione di americani.
E' ormai ben noto che ci troviamo nel mezzo di una crisi, la nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e di odio che arriva da lontano.
La nostra economia si è fortemente indebolita, conseguenza della grettezza e dell'irresponsabilità di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacità di compiere scelte difficili e preparare la nostra nazione per una nuova era.
C'è chi ha perso la casa, sono stati cancellati posti di lavoro, sono sparite le imprese, il nostro servizio sanitario è troppo costoso, le nostre scuole perdono troppi giovani, e ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui utilizziamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.
Questi sono gli indicatori della crisi, corroborati da analisi statistiche e dati. Meno misurabile ma non meno profonda invece è la perdita di fiducia che attraversa la nostra terra, un timore fastidioso che il declino americano sia inevitabile e la prossima generazione debba avere aspettative più basse.
Oggi vi dico che le sfide che abbiamo di fronte sono reali, sono gravi e sono numerose e affrontarle non sarà cosa facile né rapida.
Ma sappiate questo: America! Devi sapere che noi le affronteremo.

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Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia, oggi siamo qui per proclamare la fine delle recriminazioni e delle false promesse, dei dogmi obsoleti, che troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.
Siamo ancora una nazione giovane, ma - come dicono le Scritture - è arrivato il momento di mettere da parte gli infantilismi, è venuto il momento di riaffermare il nostro spirito durevole, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l'idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa di Dio che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la piena misura della felicità.

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Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, ci rendiamo conto che la grandezza non cade mai dal cielo. Bisogna guadagnarsela.
Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie, non ci siamo mai accontentati, non è mai stato un sentiero per persone senza coraggio, per quelli che preferiscono il divertimento al lavoro, o che cercano solo i piaceri dei ricchi e la fama.
Sono stati invece coloro che hanno saputo osare, che hanno agito, coloro che hanno creato, alcuni celebrati, ma più spesso uomini e donne rimasti oscuri nel loro lavoro, che hanno portato avanti il lungo, accidentato cammino verso la prosperità e la libertà.
Per noi, hanno messo in valigia quel poco che possedevano e hanno attraversato gli oceani in cerca di una nuova vita.
Per noi, hanno faticato in aziende che li sfruttavano e si sono stabiliti nell'Ovest, hanno sopportato la frusta e arato la terra dura.
Per noi, hanno combattuto e sono morti, in luoghi come Concord e Gettysburg, in Normandia e a Khe Sahn.
Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore.
Hanno visto nell'America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali, più grande di tutte le differenze di nascita, ricchezza o fazione.
Questo è il viaggio che continuiamo oggi.
Rimaniamo la nazione più prospera, più potente della Terra.
I nostri lavoratori non sono meno produttivi rispetto a quando è cominciata la crisi, le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari di quanto lo fossero la settimana scorsa, o il mese scorso o l'anno scorso. Le nostre capacità rimangono invariate, ma è di certo passato il tempo dell'immobilismo, della protezione di interessi ristretti e del rinvio di decisioni spiacevoli.
A partire da oggi, dobbiamo metterci in moto, toglierci di dosso la polvere, e ricominciare il lavoro della ricostruzione dell'America.

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Perché ovunque volgiamo lo sguardo, c'è lavoro da fare. Lo stato dell'economia richiede un'azione, coraggiosa e rapida, e noi agiremo, non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuova fondamenta della crescita.
Costruiremo strade e ponti, reti elettriche e le linee digitali che alimentano i nostri commerci e ci legano gli uni agli altri. Restituiremo alla scienza il suo ruolo e maneggeremo le meraviglie della tecnologia in modo da risollevare la qualità dell'assistenza sanitaria e abbassarne i costi.
Sfrutteremo il sole e i venti e il suolo per alimentare le nostre auto e mandare avanti le nostre aziende, trasformeremo le nostre scuole, i college e le università per venire incontro alle esigenze dei tempi nuovi.
Possiamo farcela. E lo faremo.

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Ora, sono in molti che mettono in dubbio tutto questo, pensando che il nostro sistema non può tollerare grandi progetti.
Costoro hanno la memoria corta. Perché dimenticano quel che questo paese ha già fatto, quel che uomini e donne liberi possono ottenere quando l'immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio.
Quel che i cinici non riescono a capire è che il terreno gli è scivolato sotto i piedi. Gli argomenti politici obsoleti che ci hanno consumato tanto a lungo non sono più applicabili.
La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno, se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure accessibili, una pensione degna.
Laddove la risposta sia positiva, noi intendiamo andare avanti, laddove sia negativa, metteremo fine a quelle politiche. E coloro che gestiscono i soldi della collettività saranno chiamati a risponderne, affinché spendano in modo saggio, riformino cattivi comportamenti, e facciano i loro affari alla luce del sole, perché solo allora potremo restaurare la fiducia tra il popolo e il suo governo.
Il problema che abbiamo di fronte non è se il mercato sia una forza del bene o del male. Il suo potere di generare benessere ed espandere la libertà è rimasto intatto, ma la crisi ci ricorda che senza un occhio attento, il mercato può andare fuori controllo e la nazione non può prosperare a lungo quando il mercato favorisce solo i ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalle dimensioni del nostro Pil, ma dall'estensione della nostra prosperità, dalla nostra capacità di estendere le opportunità per tutti i cuori volenterosi che abbiano volontà, non per fare beneficenza ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.

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Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicurezza e ideali.
I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi non riusciamo nemmeno ad immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l'autorità della legge e i diritti dell'individuo, una carta che si è estesa con il sangue delle generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l'America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada, per guidarli, ancora una volta.

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Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comunismo non solo con i missili e i carriarmati, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci, hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell'umiltà e del controllo.
Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta dai principi, possiamo affrontare le nuove minacce che richiederanno sforzi ancora maggiori, una collaborazione e un'intesa ancora maggiori tra le nazioni.
Cominceremo a lasciare responsabilmente l'Iraq alla sua gente, e a formare una pace duramente guadagnata in Afghanistan.
Con i vecchi amici e i vecchi nemici lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e respingere lo spettro di un pianeta che si surriscalda. Non chiederemo scusa per il nostro modus vivendi, né ci batteremo in sua difesa. E a coloro che cercano di raggiungere i propri obiettivi creando terrore e massacrando gli innocenti, noi diciamo adesso che il nostro spirito è più forte e non può essere infranto.
Voi non potrete avere la meglio su di noi, e noi vi sconfiggeremo.

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Perché noi sappiamo che la nostra eredità è una forza e non una debolezza.
Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra, e poiché abbiamo assaggiato l'amaro sapore della guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell'oscuro capitolo più forti e più uniti, noi non possiamo far altro che credere che i vecchi odi prima o poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte, che se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa, e che l'America deve giocare il suo ruolo nel far entrare il mondo in una nuova era di pace.
Per il mondo musulmano noi indichiamo una nuova strada, basata sul reciproco interesse e sul mutuo rispetto. A quei leader in giro per il mondo che cercano di seminare odio, sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno su quello che sapete costruire, non su quello che distruggete. A coloro che arrivano al potere attraverso la corruzione e la disonestà e mettendo a tacere il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia, ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad abbassare il vostro pugno.

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Ai popoli delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d'acqua, per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quelle nazioni, come la nostra. che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l'indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini, né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con lui.

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Se consideriamo la strada che si apre davanti a noi, noi dobbiamo ricordare con umile gratitudine quegli americani coraggiosi che, proprio in queste ore, pattugliano lontani deserti e montagne. Essi hanno qualcosa da dirci oggi, proprio come gli eroi caduti che giacciono ad Arlington mormorano attraverso il tempo. Noi li onoriamo non solo perché sono i custodi della nostra libertà, ma perché essi incarnano lo spirito di servizio, una volontà di trovare significato in qualcosa più grande di loro. In questo momento, un momento che definirà una generazione, è precisamente questo lo spirito che deve abitare in tutti noi.
Per quanto un governo possa e debba fare, alla fine è sulla fede e la determinazione del popolo americano che questa nazione si fonda e si affida.
E' la gentilezza nell'accogliere uno straniero quando gli argini si rompono, la generosità dei lavoratori che preferiscono tagliare il proprio orario di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il posto, che ci hanno guidato nei nostri momenti più oscuri.
E' il coraggio dei vigili del fuoco nel precipitarsi in una scala invasa dal fumo, ma anche la volontà di un genitore di nutrire il proprio figlio, che alla fine decidono del nostro destino.
Forse le nostre sfide sono nuove, gli strumenti con cui le affrontiamo forse sono nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo, lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo, queste sono cose vecchie. Sono cose vere.
Sono state la forza tranquilla del progresso nel corso di tutta la nostra storia. Quel che è necessario ora è un ritorno a queste verità. Quel che ci viene chiesto è una nuova era di responsabilità, il riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo un dovere verso noi stessi, la nostra nazione, il mondo, doveri che non dobbiamo accettare mugugnando ma abbracciare con gioia, fermi nella consapevolezza che non c'è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile.
Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.
Questa è la fonte della nostra fiducia, la consapevolezza che Dio ci ha chiamato a forgiare un destino incerto.
Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo, perché uomini, donne e bambini di ogni razza e di ogni fede possono unirsi nella festa in questo magnifico giorno, e perché un uomo il cui padre meno di sessanta anni fa non avrebbe neanche potuto essere servito in un ristorante ora può trovarsi di fronte a voi per pronunciare il giuramento più sacro di tutti.

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Perciò diamo a questa giornata il segno della memoria, di chi siamo e di quanta strada abbiamo fatto. Nell'anno in cui l'America è nata, nel più freddo dei mesi, una piccola banda di patrioti bivaccavano intorno a falò morenti sulle rive di un fiume ghiacciato. La capitale era stata abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui l'esito della nostra rivoluzione era in dubbio come non mai, il padre della nostra nazione ordinò che si leggessero queste parole al popolo: "Che si dica al futuro del mondo... che nel profondo dell'inverno, quando possono sopravvivere solo la speranza e la virtù... che la città e la campagna, allarmate da un pericolo comune, si sono unite per affrontarlo".
America. Di fronte ai nostri pericoli comuni, in questo inverno dei nostri stenti, ricordiamo queste parole senza tempo. Con speranza e virtù, affrontiamo con coraggio le correnti ghiacciate, e sopportiamo quel che le tempeste ci porteranno. Facciamo sì che i figli dei nostri figli dicano che quando siamo stati messi alla prova non abbiamo permesso che questo viaggio finisse, che non abbiamo voltato le spalle e non siamo caduti. E con gli occhi fissi sull'orizzonte e la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato avanti il grande dono della libertà e l'abbiamo consegnato intatto alle generazioni future.
Grazie, Dio vi benedica e che Dio benedica gli Stati Uniti d'America"
Barack Obama

di Cirdan