..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 9 gennaio 2023

A Lei...

Ho pensato a lei mentre ero insieme a te. Mentre dormivamo insieme, mentre mangiavamo insieme, mentre andavamo in famiglia insieme per le feste, mentre facevamo i piani per le vacanze, mentre uscivamo con gli amici, mentre crescevamo i nostri figli. Mentre imbiancavamo casa e mentre montavamo la scrivania nella cameretta. Ho pensato a lei ogni sera prima di chiudere gli occhi accanto a te, sentendo lei che mi accarezzava e mi faceva addormentare. Ho pensato a lei mentre risolvevamo le questioni economiche e pratiche di casa, mentre speravamo che andasse tutto bene, mentre speravo che fossi l'unica. Ho pensato a lei mentre guardavo te. Ho pensato a lei mentre tu vedevi il mio corpo modificarsi. Ho pensato a lei pur stando con te. Ho pensato a lei pur non smettendo di pensare a te. Forse te ne sarai accorta dalle mie assenze mentali, dai miei ritardi fisici, dall'adrenalina di essere scoperto. Ero il tuo compagno e questo ti bastava. Ho pensato a te e pensavo lei. Tu perchè sei la donna della mia vita. Lei non lo so. So che ho sentito la sua voce entrarmi nell'anima, restituendomi la pace. Tra milioni di voci, la sua è rimasta dentro me. So che lei ha incrociato per un attimo il mio sguardo e non ho abbassato gli occhi, ho sentito il suo sguardo percorrermi come un vento, mettendomi addosso il più bel vestito che io abbia mai sognato di indossare: "mi sono sentito bello'", come non succedeva da tanto. Mi sono sentito desiderato. Non ho provato vergogna. No ho esitato. Ho aperto il pugno della mano e ci ho trovato il suo sorriso. Non ho avuto paura. Mi sono sentito uomo, quell'uomo che avevo messo da parte per contribuire alla mia vita con te. Ero felice. Eccitato e sognante. Lei mi faceva ridere, mi dava gli appuntamenti. Passavamo intere ore col telefono in mano, portandoci ovunque. Mi ha insegnato l'importanza di non restare a letto, i malati stanno a letto e io ero guarito. Lei aveva guarito la parte di me che non funzionava. La parte di me che mi faceva nascondere dalla gente e che non mi permetteva di essere l'uomo che mi sentivo di essere. Te ne sei sempre rassegnata, dicevi che io ero fatto male. Non funzionavo. Mentre tu eri presa dalla tua vita, lei mi teneva compagnia e non importava fosse un pc, un telefono o un parco, lei restava con me e mi ha aggiustato. Dio solo sa quante volte ho pregato che tu mi corteggiassi ancora, come una volta, che tu mi portassi a ballare, che tu leggessi con me e che ti accorgessi di me, di quanto sono uomo dentro. Di quanto io abbia bisogno di sentirmi provocato e viziato. Di quanto io abbia bisogno di sentirmi vivo. Di quanto le mie labbra carnose hanno bisogno di baci. Tu alzavi le spalle e continuavi la tua vita. Lei lo faceva senza volere niente in cambio, lo faceva ed io mi sentivo protetto. Ho anche pianto con lei, le lacrime erano così calde ma nemmeno per un attimo mi sono dimenticato di te, però c'era lei che me le asciugava soffiandoci su canzoni d'altri tempi. Abbiamo pianto insieme anche quella volta in cui, con un filo di voce, gli ho confessato i miei dubbi, le mie ansie, le mie angoscie. Quella volta lei non smetteva più di piangere, e tra le lacrime avrebbe potuto urlarmi le peggiori parole, invece mi ha scelto ancora, ha scelto di amarmi ancora di più e mi ha regalato le più belle parole che esistono: 'ti sento mio''. E mi ha pregato di restare con lei finchè non si fosse addormentata. E da allora non ho avuto più dubbi, tutto era così chiaro. Lei era il mio posto nel mondo. Per la prima volta ho cantato io per lei e la tristezza ha lasciato il posto alla gioia. L'ho sentita cadere stremata ed addormentarsi sicura. Mi ha fatto viaggiare con la mente, abbattendo tutti i miei pregiudizi mentre tu dicevi che di sogni non si vive. Mentre lei me li faceva vivere. Ci siamo stretti sommersi dalla pelle d'oca. Quella è stata la prima volta che ho sussultato. Lei non chiedeva, lei conquistava e faceva accadere. Con lei ogni cosa era una scoperta. Che fosse il mio corpo o le profondità dell'anima per lei non aveva importanza. Mi amava sporco e con tanto di stanchezza negli occhi. Mi amava dopo una giornata piena di lavoro e con l'ansia che mi divorava. Parlava piano lei, e stava zitta quando mi sentiva ansioso, e io mi calmavo per non farla preoccupare. Mi amava con le mie imperfezioni che lei chiamava per nome a ricordarmi che dei difetti ci si deve solo ridere. Amavo quegli anni che aveva meno di me, mentre lei cercava di nasconderli. Non voleva che restassi solo nemmeno un momento. E quando ci sapeva insieme, se ne stava in disparte per non creare problemi e la sentivo stare male, ma lei sorrideva per non farmi preoccupare, ma lo capivo che piangeva. Amava le mie battute ironiche e il mio essere dolce e pungente. Amava la mia carne e le mie vene. Amava la mia parlantina veloce che sapeva come arrestare. Mentre tu eri intenta a portare avanti la tua vita, io ero con lei. Sono sempre stato con lei anche quando uscivamo a fare una passeggiata. Nella mia testa ho pensato a lei, anche quando chiudevo gli occhi mentre andavamo al cinema o a cena fuori. Dormivo con te e pensavo a lei. E poi ci siamo incontrati veramente. Occhi negli occhi. Mani nelle mani. Non mi sono mai sentito così nudo. C'ero io e c'era lei. Mi ha abbracciato così forte da indicarmi il punto dell’orizzonte dove il sole sorge e tramonta. Giù il sipario, giù i vestiti, giù tutto, anche noi. Abbiamo fatto l'amore, quello in cui si piange di felicità. Disegnava cerchi con i miei nei e i miei muscoli. Non parlava più, mi guardava e tra un bacio e l'altro mi accarezzava. Vedeva con me film che tu non considereresti neanche un po'. Facevamo la spesa insieme, e poi cucinava per me. Ci baciavamo al parco, nei bar e nei ristoranti e negli androni dei palazzi con il portone aperto. Ci toccavamo come due adolescenti alla scoperta dell'altro sesso. Lei mi spostava il viso per baciarmi il collo. Si prendeva cura di me abbracciandomi. Tu, invece, sei sempre stata avara di abbracci e baci. Chiederteli mi atterriva. Lei era sempre pronta. Lei era la donna che sognavo da ragazzino. Condivide i miei gusti, le mie stranezze e ride sempre. Non c'era bisogno del sesso per parlarsi o ascoltarsi, nel letto noi ci lasciavamo il cuore. Mi prendeva la mano e mi gridava di correre. Dio quanto ho riso, ci voltavamo indietro per vedere l'effetto che facevamo alla gente, per ascoltare i suoi "ti amo" gridati ovunque. I tuoi occhi distrattamente innamorati, mi sono sempre bastati, ma hanno fatto sì che mi accontentassi, che mi limitassi, che pensassi che l'amore era quello. Vivere insieme. Pagare le bollette. Preparare le cene con gli amici. Fare l'amore e poi dormire. Tutto bello, a volte. Ma non abbastanza. Ci siamo costruiti insieme. E questa consapevolezza fa male, perchè se da una parte io penso a lei, tu ci sei. Due amori diversi. Due amori che hanno le sue ragioni per esistere. Se solo tu mi avessi visto con lei, capiresti. Se solo tu mi avessi ascoltato mentre parlavo con lei, capiresti. Se solo tu avessi sentito il rumore delle nostre anime unirsi, non chiederesti nulla. Pero i confini non hanno retto, per quanto pensassi a lei, per quanto la desiderassi, per quanto abbia pianto per il fatto che sia arrivata nella mia vita dopo di te. Per quanto mi sono sentito sbagliato e giusto. Io ti stimo e sono orgoglioso che tu sia la madre dei miei figli, ma non sono più quello che avresti voluto che fossi. Ho smesso di esserlo quando ho capito che era un dovere, e l'amore è tutto tranne che un dovere. L'amore esiste, perché l'ho provato sulla mia pelle, ma avrò bisogno d'imparare a convivere con tutto questo, ad affondare nelle mie paure. Oggi so chi sono e chi sono diventato, per quanto doloroso è stato accettarlo. A me. A te. Ai nostri figli. All'amore. E a lei, che mi ha insegnato a correre.

giovedì 31 dicembre 2020

Nel mio mondo ideale / 16

Nel mio mondo ideale, improvviso un blues in compagnia di Ramon riempiendo il mio cappello di pioggia. Lui, dopo essersi svegliato con i sogni sul pavimento, mi racconta che questa non è la sua città. E allora sorrido dentro un pianto onesto, sperando un giorno di svegliarmi sotto le bombe di Dresda.

sabato 28 novembre 2020

E giunse il terzo giorno



Era doveroso attendere, aspettare, trattenersi, indugiare, risultare persino scettici davanti alla notizia che ha scosso e commosso un mondo intero. Calcistico e sportivo, politico e religioso, benpensante e irriverente. 
Perché esiste una differenza sostanziale, concreta, dall'essere umani o appartenere a qualsivoglia divinità, che questa sia cristiana, come lui non era, o pagana, appartenente a quel popolo, a quella popolarità di cui ha fatto parte, e alla quale per sempre apparterà. 
Un mondo che ha abitato, da allora. Dove resta. 
Su di una maglietta che il tempo ha scolorito, su di una bandiera che vento, pioggia e sole hanno accarezzato. Sui muri di case ormai vecchie, sopra persiane spalancate dove giorno e notte, alba e tramonto colorano quei capelli neri e ricciuti che hanno fatto innamorare, gioire, piangere. 
Nei cuori, nella memoria di chi, ieri bambino oggi artigiano, operaio o disoccupato continua a viaggiare in un presente connesso al passato, dove in eterno, umano o divinità, lui vivrà. 
Ironia, genio, sregolatezza, attitudini che lo facevano riconoscere, riconoscendosi per affinità in qualcosa di spirituale, mistico, trascendentale. 
Fragile e fallace, oltre ogni moralismo, a dispetto di cadute, inciampi, ginocchia spezzate. Quelle che prima il campo e poi la vita lo hanno messo di fronte all'essere uomo, divinità. 
Capace di piegare la storia, di fare la storia di un quartiere, di una nazione, di un mondo che grazie al semplice rotolare di un pallone lo ha eletto senza indossare una sciarpa, vestire una maglia, abbracciare un colore. 
Il terzo giorno non ci restituirà i suoi tratti, i suoi sorrisi, i suoi saluti, la sua materialità fisica. Manterrà invece la sua individualità personale, dimensione dell'eternità, un miracolo. 
Un'aneddotica sterminata intrappolata per sempre in un sogno promesso e mantenuto.