..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 28 aprile 2008

IL TERZO SIGILLO

di DOMINIOBIANCONERO

Ci si avvia all’epilogo di questo terzo campionato all’ombra di Calciopoli e la domanda che ci si deve porre non è se la più raccomandata dagli italiani riuscirà a compiere l’impresa, ma se, incamerato anche questo scudetto tarocco, si dovrà ritenere definitivamente compiuta anche quell’opera sociale di risarcimento per i tanti miliardi buttati al vento in diciotto lunghi anni e finalmente si potrà tornare ad un torneo credibile.
Il primo dei tre scudetti venne servito al tavolino e si racconta che venne festeggiato a champagne da Sua Onestà Presidenziale in compagnia della colf filippina, quest’ultima partecipando per puro dovere di impiego.
Molti si schernirono, dicendo che non si sarebbe dovuto accettare, come se il prezioso riconoscimento fosse stato graziosamente imposto e non invece calorosamente e pubblicamente richiesto da Sua Onestà e propiziato dal molto Straordinario Commissario, appena insediatosi ai vertici della federazione calcistica.Purtroppo non potè neppure essere onorato in Europa, dove la magra figura consueta arrivò puntuale a ricordare come stessero le cose.Si sentì dire che lo scarso impegno nel torneo nazionale aveva disabituato i giocatori dalla lotta, così risultando danneggiati nei grandi impegni continentali.Difficile allenarsi senza avversari all’altezza, era inevitabile che finisse così …
Infatti il secondo dei tre scudetti venne costruito, dopo avere saccheggiato la grande assente in applicazione del principio del giusto bottino di guerra, con una agevole galoppata senza intoppi arbitrali, ma soprattutto senza concorrenza.La colf filippina fu questa volta dispensata dai festeggiamenti, essendo la comitiva in festa già sufficientemente numerosa: oltre a Sua Onestà Tronchettata, tutto il personale giocante e non, quello scrivente sulle gazzette e qualche ultras meno esigente.
Colpì più di tutto il resto la gioia dei protagonisti, che col grido “Vinciamo senza rubare“ rivelarono che non di vera gioia si trattò.
Per dare lustro all’impresa non bastava l’impresa stessa, occorreva segnare la differenza con le imprese del passato: destino cinico e baro non poter gioire senza livore e con consapevolezza dei propri meriti, dover ancora appellarsi al passato per scorgere i meriti di oggi …
Anche questa volta il titolo non potè essere onorato in Europa, dove la magra figura consueta arrivò puntuale a ricordare come stessero le cose. E’ storia di oggi.
Non si può però dire che l’ennesima comparsata nel torneo continentale sia da attribuire allo scarso impegno profuso nel torneo nazionale, dove invece le difficoltà per la squadra di Sua Onestà quest’anno ci sono state.
Ed infatti il terzo dei tre scudetti si sta conquistando con qualche affanno di troppo, nonostante il magazzino giocatori in dotazione e le risorse finanziarie anche questa volta profuse ( stando a quel che si dice ).Si è assistito infatti ad un campionato, che per una buona metà ha registrato una serie interminabile di errori arbitrali a senso unico, sempre favorevoli per la squadra di Sua Onestà e sempre in momenti decisivi, perlopiù invece sfavorevoli per i concorrenti e sempre nei momenti decisivi.
Mai si era vista una cosa simile in passato, quando per uno o due episodi si erano crocifissi arbitri e create nomee famigerate per le avversarie.
Perfino gli scrivani laudatores non poterono più ignorare o sminuire quello che era sotto gli occhi di tutti senza necessità di moviole: la più raccomandata delle italiane sembrava essere accompagnata a braccetto al terzo sigillo.L’imbarazzo di tutti non era nascondibile, tanto che dalla capitale si levò il grido di dolore “Siete peggio della Juventus !“Mai affronto simile era echeggiato in tutta la storia del calcio italiano.
Il culmine si toccò quando in uno stadio del sud il pubblico di casa la buttò a ridere per tutta la partita. Da lì le cose cambiarono leggermente, perché il calcio è una cosa seria e va preso sul serio, potendo sopportare tutto, ma non il ridicolo …
Ma i giochi erano praticamente quasi fatti, il gruzzolo di punti da amministrare cospicuo, la classifica decisivamente alterata.Destino cinico e baro: quest’anno saranno costretti a vincere senza poter cantare “Vinciamo senza rubare”, un’altra gioia negata.
Non c’è pace per i troppo onesti.
Troveranno di nuovo il loro equilibrio e la loro serenità solo quando torneranno a perdere ?

19-18


La squadra degli ingenui, quella squadra che per alcuni avrebbe dovuto essere lo Smile Team è arrivata, con la giornata di ieri, la 35à, a 70 punti, con un totale di 20 vittorie, 10 pareggi e 5 sconfitte segnando la bellezza (miglior attacco della serie A) di 68 goal.
Il 54% delle attuali realizzazioni, a tre giornate dal termine, sono dei gemelli del gol Trezeguet-Del Piero, 19 per il franco-argentino e 18 per il Capitano, che si assestano rispettivamente al primo (in coabitazione con Borriello) e al secondo posto della classifica marcatori.
Inutile ricordare alcune cose, inutile tornare sul passato ma chi si sente dentro al cuore uno Juventinovero non può far altro che masticare un boccone che per sempre avrà un retrogusto amaro.
Senza quell'estate maledetta, che non ho capito anzi si, questa squadra dominerebbe in Europa e in Italia, incontrastata, i risultati delle ultime due stagioni lo testimoniano ampiamente.
Senza moltissimi torti arbitrali subiti in questa stagione e altrettanti che hanno favorito altri, avremmo potuto assistere ad un finale di campionato ancor più entusiasmante.
Senza inutili frasi, discorsi, un mercato che lascia il tempo che trova e quant'altro, questa maglia, questi colori avrebbe fatto volentieri a meno dell'attuale dirigenza che, si è ritrovata nelle mani il lavoro di chi questo lavoro lo ha saputo realmente fare, portando campioni e non che poi lo sono diventati a vestire le maglie della squadra più prestigiosa al mondo.
Questi "ragazzi" hanno continuato da dove qualcuno aveva provato a fermarli, dimostrando a chi è meno ingenuo di altri che questa squadra sapeva fare solamente una cosa: vincere in campo!

domenica 27 aprile 2008

SIM-FACTOR

Tranquilli, amici gobbi.
Ieri a SIM-factor non volevano eliminare noi.
E non per il "ne bis in idem", che pure c'entrerebbe eccome, dato che a pag. 60 della sentenza della Corte Federale di Farsopoli si condannava la Juve per presunti "contatti indebiti, anche su linee telefoniche riservate".
Ma dopo quell'estate, la sola idea che gente che si scambia bigliettini goliardici sulla faccia di Preziosi, o che s'inventa un illecito per acclamazione popolare che consiste nell'alterazione di campionati privi di partite truccate, possa venire influenzata da fastidiosi dettagli come i principi cardine della giurisprudenza è assolutamente esilarante. Suvvia.
E nemmeno perché, come qualche burlone ha scritto sui forum bianconeri, "Stavolta Guido Rossi ce l'abbiamo noi". Qua l'obiezione è più elementare: "Rossi chi? Quello che hanno cacciato a pedate dalla FIGC una volta fatto fuori Moggi?"
Il fatto poi che tra gli arbitri deferiti ci sia quel Gianluca Paparesta che a Napoli è già stato prosciolto, più che tranquillizzarci, dovrebbe essere un indizio. E infatti ci tornerò più avanti.
No, ieri, a SIM-factor, sulla graticola non c'era la Juve ormai SIM-patica, e infatti i media non han fatto cagnara. E chi allora? Lucianone nostro? Deferito è stato deferito, in barba al fatto che non sia più tesserato da quasi due anni. Ma questo rientra perfettamente nello scenario "burloni dei bigliettini", e cioè: quando gli fa comodo lo tirano in ballo comunque, come durante Farsopoli; all'Arbitrato, guarda un po', non serviva, e non l'hanno giudicato con la scusa che non era più tesserato; al TAR è tornato a servire e l'hanno giudicato come se durante Farsopoli lo fosse stato ancora. Ormai il giochetto è solare.
Il Messina? E perché mai in via Allegri dovrebbero avercela col club siciliano? Certo, la sola idea che Lucianone governasse lo Stretto, dopo che, proprio nei due campionati espropriatici dai burloni dei bigliettini, ci ha fatto penare manco fossimo la nave di Ulisse tra Scilla e Cariddi, è ancor più bizzarra: a Messina: 0-0 il 19.02.2005 (i 3 punti erano d'obbligo dopo le sconfitte con Palermo e Sampdoria) e 2-2 il 18.02.2006 (con pareggio giallorosso in zona Cesarini); di Reggio taccio.
Allora, andando per esclusione, non rimane che analizzare gli altri deferiti: Gianluca Paparesta, Romeo Paparesta, Tiziano Pieri, Salvatore Racalbuto, Stefano Cassara`, Antonio Dattilo, Paolo Bertini, Marco Gabriele, Massimo De Santis e Marcello Ambrosino.Insomma, una sfilza di arbitri, parenti compresi. E perché?
Forse la risposta sta in un trafiletto pubblicato da Repubblica:- Roma, 23 apr - Il Presidente dell'Associazione Italiana Arbitri, Cesare Gussoni, ha preso atto del deferimento deciso dal Procuratore Federale, Stefano Palazzi, nei confronti degli associati Gianluca Paparesta, Tiziano Pieri, Salvatore Racalbuto, Stefano Cassara', Antonio Dattilo, Paolo Bertini, Massimo De Santis e Marcello Ambrosino. Resta in attesa - si legge in un comunicato - di ricevere e di poter esaminare gli atti del deferimento al fine di valutare le eventuali responsabili conseguenze di sua competenza.
L'impressione, dunque, è che a SIM factor non siano più disposti ad affrontare grane come quella del Donda, già ingiustamente coinvolto in Farsopoli, il quale, porello, terrorizzato dal doping mediatico, a Reggio fa rivivere i fasti del collega Paparesta, spingendo Cobolli a mettere nero su bianco ciò che due anni prima Lucianone espresse puntando l'indice e dicendo: "Con te non siamo fortunati". Corbellerie su "colpe" mai dimostrate a parte, intendo.
Dunque, amici gobbi, non lasciamoci prendere dal panico, non dovrebbe essercene motivo.
Oddio, finché qualcuno non si prende la responsabilità di cancellare il numero di Vocalelli dalla rubrica del Cobollo, proprio tranquilli tranquilli, restare non si riesce.

L'INGENUITA'

«Io sarò stato uno dei pochi ingenui che pensava che i campionati fossero regolari non avevo questa sensazione. Io non sono tra quelli che possono dire "L'avevo detto..."».
L'espressione realismo ingenuo indica una teoria della percezione del senso comune, conosciuta anche come realismo del senso comune o realismo diretto.
La maggior parte delle persone, prima di iniziare a riflettere in modo filosofico, appartiene (inconsapevolmente) alla categoria dei realisti ingenui.
La teoria, descritta da Henri Bergson nel suo "Materia e Memoria", sostiene che il mondo sarebbe più o meno come percepito dal senso comune. Tutti gli oggetti sono composti di materia, occupano spazio, hanno proprietà come misura, forma, consistenza, odore e colore. Queste proprietà, di solito, sono percepite correttamente. Quindi, secondo la teoria, quando guardiamo e tocchiamo le cose, noi vediamo e tastiamo direttamente questi oggetti, e li percepiamo come essi sono. Gli oggetti continuano a obbedire alle leggi della fisica e mantengono le proprietà che li contraddistinguono, che li si guardi o meno fare ciò.
Tutto questo, correlato a Calciopoli, può essere visto sotto forma di oggetti che hanno misura (sentenze), forma (processi), consistenza (mancanza di prove), materia (giustizia), e soprattutto composti da un colore (ingiustizia) e da un odore (.....).
Con le parole sopraccitate, Delio Rossi tecnico della Lazio, ha voluto esporre con l’aggettivo ingenuo, una sorta di battuta sul periodo pre-Calciopoli, come se lui, insieme a pochi altri tra cui noi, fosse stato preso da una forma di sana ingenuità dinnanzi a tutto quello che, secondo molti, stava accadendo al mondo del calcio.
Beata ingenuità allora, come spesso si dice nei confronti dei bambini che prima di accedere nei meandri dello spazio riservato agli adulti si fregiano della mancanza di malizia, di scaltrezza, di astuzia, di furbizia, ma soprattutto della mancanza di imperizia.
La teoria di Henri Bergson diventa una pratica perfetta nel momento in cui si rifà al guardare le cose e toccarle con mano, nel momento in cui si vede direttamente quello che è e di conseguenza le percepiamo come esse sono realmente.
Quei dibattimenti, quelle sentenze, quel processo, quelle informative, tutte toccate con mano, tutte viste direttamente e soprattutto tutte percepite per quello che in realtà erano: un’ingiustizia.
Noi siamo quella piccola parte di popolo che va orgogliosa di essere ingenua, noi siamo quella piccola parte di popolo che l’aveva detto, che aveva detto che si trattava di un autentico aborto giuridico.
Noi siamo quella piccola parte di popolo che ha ancora voglia e desiderio di vedere e toccare le cose con misura, forma, consistenza e materia e che vuole vederci i colori e sentirci gli odori.
Forse siamo ancora un po bambini, siamo di conseguenza degli eterni ingenui, ma appena abbiamo sentito puzza di merda, come avrebbe fatto un bambino, abbiamo potuto esternare solamente un’aggettivo: che schifo!
di Cirdan

sabato 26 aprile 2008

VINTI E VINCITORI



IPPODROMO DI MILANO25 APRILE 2008

Dopo la splendida giornata di corse a cui abbiamo assistito nella giornata di venerdì 25 aprile 2008, analizziamo vinti e vincitori delle prove di gruppo (e non solo) che ci ha offerto il panorama ippico nazionale.
PREMIO EMILIA - GRUPPO III
Andiamo quindi per gradi e cominciamo dal primo Gran Premio di giornata (quello che personalmente mi ha dato più emozione) vinto da LANA DEL RIO.
Il colpo a colori è sato sicuramente vedere LOVELY BI sfilare al comando in meno di 50 metri con LANA DEL RIO che è andata immediatamente a chiedere strada e a non ottenerla (in retta la rabbia di Santino (Mollo) dopo il palo era rivolta proprio ad Andrea (Guzzinati)), e con il primo quarto andato via in un velocissimo 27.6 LANA si è trovata immediatamente una corsa in salita, non avendo lo spazio per ripiegare seconda in corda per la presenza di LEONIDA GRIF. Ma ancora un colpo di scena, e questa volta in favore di LANA, ha permesso alla portacolori di Francesca Lo Bue di scendere dietro a LOVELY BI, causa l'errore proprio di LEONIDA GRIF, che dopo un paletto in 15.1 (42.8 i 600) si è estromessa permettendo alla figlia di Varenne di trovare un posto quasi insperato.Di qui in avanti, con posizioni assestate, si è andati avanti a passo più o meno costante, con primo km transitato in 1.14.0 secco.Sull'ultima piegata è successo un po di tutto; LOLLYPOP WISE, dopo percorso esterno, non ha retto l'ultima parte di gara, L'AMOUROSE si è gettata di galoppo, mentre dal fondo ha spostato LINDA DI CASEI pervenendo ai lati di LOVELY BI, mentre LANA DEL RIO non trovava ancora lo spazio per correre, ma proprio la rottura di L'AMOUROSE gli ha permesso di uscire, spostare in terza sulla retta d'arrivo, riuscire a mettersi dritta e sprintare gli ultimi 80/100 metri con la classe dei migliori e aggiudicarsi l'Emilia con una prova di assoluto valore.In pratica questa cavalla sa fare di tutto: partire, girare di fuori, stare sotto, accellerare e stoppare e fornire uno spunto di assoluto valore, insomma una duttilità tattica che potrà permettergli qualunque tipo di percorso senza subire la tattica di corsa.
Sicuramente è ancora presto per dare e fare giudizi e considerazioni su questa giovane campionessa, la cosa certa è che in prospettiva questa Varenne ha concrete possibilità di affrontare i coetanei maschietti senza nessun problema e con alle porte impegni che porteranno dritti dritti al Derby per l'entourage di LANA DEL RIO sognare in grande non costa nulla.
GRAN PREMIO D'EUROPA FILLY - GRUPPO II
Il dramma, sportivamente parlando, della giornata si è concluso a pochi metri dal palo della prova femminile del Gran Premio d'Europa, protagonista IRINA.Dopo il ritiro di IDOLE DI POGGIO e la rottura di ISLAND EFFE nelle prime fasi di avvio, si pensava ad un Gran Premio sottotono, considerando che in testa, come da pronostico, era scivolata, seppur con un 27.4 e con un siderale 12.5 di lancio, IN WISE AS, che dopo il primo quarto, Andrea Farolfi, aveva già preso in mano con un paletto in 15.5 per transitare ai 600 in 42.9.
Ma qui è cominciato lo show di IRINA che ha affiancato la battistrada accompagnandola alla metà gara passata in 57.7 con 30.4 di seconda frazione.Ma i motori erano già accesi, infatti dal palo alla retta opposta alle tribune il quarto non scritto diceva 28.9, con km transitato in 1.11.8. Ma IRINA ieri era di un altro pianeta, il terzo quarto dice 26.5!!! girando di fuori per transitare ai 3/4 di miglio in 1.26.0 spaccato. Sull'ultima piegata IRINA debellava l'ostinata resistenza di una comunque valida IN WISE AS, entrando in retta come chi aveva cominciato a correre in quel momento.Tornando al dramma sportivo, gli ultimi metri, che si stavano trasformando in un trionfo dalle proporzioni ciclopiche, si sono trasformati nell'epilogo più commovente che la giornata ha regalato, con la rottura ad una ventina di metri dal palo.L'intero parterre della tribuna di San Siro ha accolto l'errore con enorme dispiacere, avendo potuto ammirare l'impresa che stava concretizzando la figlia di Ganymede.
Alla fine ha vinto un'ottima IUMA EK, che era entrata nel parziale violento della fase di lancio, presentata al rientro in condizioni superlative e autrice di un miglio in 1.55.4, la figlia di Viking Kronos non ha rubato nulla, ma la vincitrice morale, negli occhi degli appassionati, non può che rimanere IRINA, la quale sarà presto attesa ad una rivincita.
GRAN PREMIO D'EUROPA - GRUPPO I
Da un dramma all'altro, anche se in questo caso non si è trattato di rottura.
E parliamo di IULIUS DEL RONCO. Contro ogni aspettativa è stato lui ad assumere il comando di questo Gran Premio (IGLESIAS è incappato nella classica giornata no e con alcuni problemi che in seguito saranno resi ufficiali), con un primo quarto "normale" in 28.9 e con un paletto in 15.5 che lo ha fatto transitare ai 600 in 44.5.
Pietro Gubellini aveva già cominciato a lavorare con il cronometro, vista la non presenza di IGLESIAS ad impeserirlo e con il solo IRVING RIVARCO che dopo il secondo quarto si era presentato ai suoi fianchi. Davanti alle tribune IGLESIAS aveva un guizzo, e liberatosi dalla scomoda posizione di partenza "volava" ai fianchi del leader, dando vita al match annunciato anche se con ruoli invertiti.
E qui cominciava lo show di IULIUS, il terz'ultimo quarto veniva coperto in un velocissimo 27.6, che contava addirittura un siderale 41.6 per la frazione intermedia dei 600. IGLESIAS pativa e non poco il violento parziale con il quale i due, seguiti in corda da IGOR FONT, prendevano due lunghezze abbondanti dal resto del gruppo. A questo punto, nel dopo corsa cominciavano i fatidici "ma se...", ancora un parziale in 28.6 con cui IULIUS si liberava definitivamente di IGLESIAS e dalla risalita esterna di IRRESISTIBILE e ISMOS FP. Si entrava in retta con uno IULIUS straordinariamente combattivo ma che nulla poteva contro la "freschezza", di avere seguito corda corda la lotta prematura tra i due più attesi, di IGOR FONT,che passava chiaramente ad 80 dal palo.
Meritatissima la vittoria di IGOR, anche se la vittoria a quel punto era servita su di un piatto d'argento, che ha corso il rotolo in 2.24.9 a media di 1.12.0 (record europeo per 4 anni sulla media e assoluto italiano), ma vittoria morale per IULIUS che per un motivo o per l'altro non riesce proprio ad avere fortuna negli appuntamenti che contano, sopratutto quando il cronometro dice, per i 1200 finali, 1.25.0 spaccato e non vincere.
Tornando brevemente ai "se" e ai "ma", in molti hanno detto che Pietro avrebbe dovuto fermare dopo il 27.6, e che quel penultimo 28.6 è stata la "tomba" di IULIUS nei 100 metri finali. In un primo momento è quello che ho pensato anch'io, ma analizzando meglio c'è anche da dire che IULIUS se lo cominci a mandare a quella velocità diventa cavallo difficile, anche per lo stesso Pietro e probabilmente per chiunque, da stoppare e a mente fredda c'è da dire che quello che poteva fare lo ha fatto, anzi e mi ripeto, perdere una corsa così dopo avere fatto i 3/4 di miglio finali in 1.25.0! Beh di recriminazioni c'è ne possono essere tante come nessuna.
PREMIO VENETO - GRUPPO III
Qui onestamente non c'è molto da dire, ha vinto il cavallo migliore ieri in pista.E la mossa decisiva è stata di Roberto Andreghetti, ancora una volta decisivo.Condizione strepitosa di LEONER OF BROWN, ma quando agli 800 è venuto su LUXOR DELLE BADIE, l'anticipo di Andreghetti è stato determinante.Li ha vinto la corsa, mettendosi ai lati di LOVELOCK ROC, e demolendolo di passo per arrivare in solitaria al traguardo a media d 1.14.2
Chapeau a EDY MONI, LEONER OF BROWN e ROBERTO ANDREGHETTI.Gli altri chi più chi meno sono stati tutti rimandati; da LARRY BIRD che ha sbagliato prima al via dietro la macchina e successivamente di fronte alle tribune, a LOVELOCK ROC, cavallo di prospettiva ma ancora troppo "acerbo" per questi impegni a LORD DRINK LUCY che ha patito la tattica relegandolo in corda a LAGAS BI, probabilmente il migliore del resto della compagnia e sicuramente molto più adatto alla media che alla breve, a LUXOR DELLE BADIE, che nonostante abbia fruito della miglior schiena possibile si è arreso a traguardo lontano.
di Cirdan

IPPODROMO DI MILANO - SAN SIRO

Milano capitale d’Europa in questo venticinque aprile, una giornata spettacolare sotto ogni punto di vista, corse belle ed appassionanti, con un folto pubblico a far da degna cornice. La prova clou era il GP d’Europa, corsa di Gruppo I per indigeni ed esteri di quattro anni. La vittoria parla francese, grazie all’indigeno Igor Font allenato ed interpretato dal binomio Fabrice Souloy e Jean-Michel Bazire, coppia che ormai sta letteralmente spopolando nella prove di maggior prestigio non solo in Francia, ma ora anche in Italia. Così come l’ultimo GrI disputatosi a Milano, il Nazioni, vinto da Oiseau de Feux, anche l’Europa ha visto la coppia transalpina sul gradino più alto del podio. Il successo per Igor è arrivato al termine di una corsa sviluppatasi tatticamente in modo perfetto. Partito velocemente, l’indigeno d’oltre confine si è appostatonella scia del leader Iulius del Ronco e ha sfruttato il duello tra quest’ultimo e Iglesias, restando incollato al leader fino all’imbocco della retta finale, quando, trovata la destra libera sul calo di Iglesias, si è avventato su Iulius del Ronco con scatto secco ed imparabile grazie al quale è passato a 200 metri dal traguardo. Vittoria dunque netta e meritata per Igor Font che ha sì sfruttato lo schema ideale ma che è stato protagonsita di tutte le fasi salienti della corsa, dallo strappo iniziale fino allo spunto finale. Igor dunque va ad allungare la striscia di miglioramenti ottenuta da cavalli italiani passati alle cure del binomio francese Souloy-Bazire, come Giuseppe Bi, Gambling Bi e primo su tutti Exploit Caf. Nei preventivi la corsa si proponeva match tra Iglesias e Iulius el Ronco. La lotta tra i due si è realizzata solo in parte, visto che il portacolori di Sergio Carfagna oggi non era lo splendido cavallo ammirato di recente. Già a Torino Iglesias era apparso poco pulito di andatura, inconveniente rimediato grazie ad una modifica alla ferratura ed alla sua immensa classe. Oggi invece il pupillo di Enrico Bellei non ha brillato, forse il grosso infortunio subito nello scorso settembre ha lasciato qualche traccia. Al via Iglesias non è scattato come si pensava obbligando Enrico Bellei a subire gli eventi, così al comando si è portato Iulius del Ronco, seguito da Igor Font. Dopo un primo chilometro Igelsias ha provato la mossa a sorpresa puntando dritto sul leader. Tra i due la lotta si è protratta per 600 metri, percorsi in un violento 41.6 con 27.7 di frazione, misura che ha definitivamente tagliato le gambe all’attaccante costretto a desistere già all’imbocco della retta finale. Iulius, respinto l’attacco del rivale, ha provato la difesa fino in retta ma si è dovuto arrendere alla stoccata di Igor Font. Il pupillo di Pietro Gubellini ha comunque dimostrato di avere classe e parziale, ma ancora una volta, pur trottando i due giri di pista in 2.24, non è riuscito a centrare la vittoria. Terzo posto a distacco per Ismos Fp, che, lento al via, ha subito il secco allungo dei primi, ma è poi tornato con coraggio nel tratto finale a far sua la terza moneta. Irresistibile ha confermato con il quarto posto le doti di costanza e regolarità grazie alla sua lunga progressione. Note positive poi per Ilaria Jet capace di entrare nel marcatore dopo una lunga serie di prove opache, palesando un valido progresso di rendimento. Gli altri non si sono mai visti, tranne Irving Rivarco protagonista per un giro, veloce a filtrare dalla seconda fila per accompagnare Iulius fino a quando le energie lo hanno sorretto. La prova Filly ha sorriso a Pietro Gubellini, a segno con Iuma Ek. La cavalla della Al.Do. si è presentata al via senza una prova di rientro, sulla scorta di un solo lavoro svelto sulla pista la scorsa settimana, esistevano quindi alcuni dubbi relativi ad una condizione non ottimale. In corsa invece Iuma si è dimostrata tonica e prontissima, ribadendo così lo standard di rendimento che l’ha vista protagonista di tutte le prove Filly della generazione. Dopo la vittoria nel Nazionale ed i tanti piazzamenti, su tutti quelli nelle Oaks e nel Mangelli, è arrivata questa successo meritato ma anche fortunato. Iuma ha colto avvio volante provando a superare l’opposizione interna di In Wise As che con il sopraggiungere della curva è rientrata alla rivale. Iuma ha così parcheggiato nella scia di In Wise. Quest’ultima, dopo il secco strappo al via, ha subìto il lungo pressing di Irina, che partita con cautela, ne ha scardinato le resistenze sulla retta opposta all’arrivo grazie ad una frazione in 28 secchi. In retta Irina è passata ma dalla sua scia è spuntata Iuma che, in terza ruota sull’ultima curva dopo essersi liberata dalla corda grazie ad una magia di Pietro Gubellini, ha prodotto l’allungo. A 50 metri dal palo Irina ha confuso il passo regalando così la vittoria a Iuma. Iuma dunque in premiazione al termine di una corsa meritata ma come detto fortunata. Irina rimane comunque la vincitrice morale, visto che ha confuso il passo a traguardo quasi acquisito, vanificando un percorso esterno in 1.55. La portacolori di Carfagna, giornata nera la sua, ha dimostrato che le sei vittorie consecutive non sono state di certo casuali, avendo in suo possesso doti di fondo e parziale secco. Piazza d’onore per Imbimba. Marco Smorgon dopo un avvio prudente è risalito per gradi affacciandosi sui primi ai 400 finali, subendo l’anticipo di Iuma. In retta Imbimba ha recuperato il terreno perso in curva avvicinando Iuma ma senza riuscire a impesierirla. Ottimo dunque il suo secondo posto e visto l’errore di Irina se fosse riuscita a chiudere la porta a Iuma avrebbe anche vinto, ma come ha detto il suo driver “non si può mai avere tutto dalla vita e bisogna saper accontentarsi”. In Wise ha conservato la terza piazza confermando in corsa la sua linea, visto che è stata messa sotto pressione dall’inizio alla fine senza possibilità di rifiatare un solo attimo. Iri Horse e Inga Allmar hanno completato il marcatore senza mai entrare nel vivo della lotta. In errore poco dopo il via l’attesa Island Effe, avviatasi con troppa foga sotto le ali dell’autostart. Nel pomeriggio milanese anche due prove di Gruppo per i tre anni. Nel Premio Emilia vittoria per Lana del Rio. La puledra presentata da Santo Mollo ha ribadito di essere al momento una delle migliori femmine della generazione. Partita a velocità incredibile è stata respinta da Lovely Bi, decisa a mantenere la testa, da che ne è scaturito un 27.8 per i primi 400 metri. Ripiegata in seconda posizione, Lana ha subìto il rallentamento della leader fino all’ingresso della curva finale quando, sfruttando il calo di Lollypop Wise risalita all’esterno durante il percorso, ha trovato la luce per scattare travolgendo Linda di Casei, a suo volta passata sulla ormai stanca battistrada. Media finale di 1.14.3 che non testimonia appieno l’impressione lasciata. Linda ha ottenuto la piazza d’onore mettendo in campo una buona progressione finale, battuta però da una cavalla che al momento sembra esserle superiore. Terzo posto per Lovely Bi, arresasi solo in retta, che seppur in calo ha dato fondo a tutte le energie per occupare un meritato posto nel marcatore. Molte della altre al via, per non dire quasi tutte, sono finite in errore, con Lollypop in calo ai 400 finali dopo corsa nel complesso agevole, e L’Amoureuse anch’essa in errore all’imbocco della retta quando sembrava poter ambire ad una piazza. Nel Premio Veneto si è imposto Leoner of Brown. Il pupillo di Edy Moni, interpretato in modo perfetto da Roberto Andreghetti, è filtrato in terza posizione alla corda, prendendo la via del largo dopo meno di un giro. Da lì in poi Leoner ha messo in campo una serie di paletti in costante allungo che hanno steso il leader Lovelock Roc per fare poi passerella in retta d’arrivo. Vittoria dunque per il più forte in pista, con un percorso tutto all’esterno. Piazza d’onore per Lagas Bi. Velocissimo al via, il pupillo di Daniela Nobili ha mandato Lovelock dopo il primo quarto, riproponendosi poi in retta con un allungo di buona fattura. Terza piazza per Lovelock Roc, leader con spesa ma arrivato a traguardo più per forza di inerzia che per potenza. Luxor delle Badie ha provato a seguire l’avanzata esterna di Leoner ma non è stato capace di seguirne il ritmo, arrivando quarto al traguardo. Long Drink Lucy ha completato il marcatore senza dare mai uno squillo rilevante. Gli altri praticamente non sono mai stati in corsa.
da IPPICA.BIZ

mercoledì 23 aprile 2008

MILANO AL CENTRO DELL"EUROPA"

Il venticinque aprile coincide con l’ormai classico appuntamento di Milano che propone ben quattro prove di Gruppo, due riservate agli indigeni di tre anni e due per i quattro anni entrambe suddivise per sesso. I più giovani si affronteranno nelle Poule sulla distanza dei 2000 metri. Nel Premio Veneto riservato ai maschi si presentano in dieci dietro l’autostart con almeno la metà dei partecipanti è in grado di puntare al successo . Al numero due dello schieramento si avvierà il leader della generazione alla fine del 2007 Light Kronos che si è meritato tale ruolo in virtù del successo ottenuto nel GP Allevatori, conclusiva prova di Gruppo I dell’iter classico dei due anni. A Roma l’indigeno di proprietà e training olandese seppe far fronte ad uno scomodo numero otto di avvio riuscendo a sfilare al comando dopo meno di 400 metri. Da lì in poi per Light la corsa è stata in totale discesa, affrontata in lunga e costante progressione, staccando nel finale alla media di 1.15.7, mantenendo l’imbattibilità sulle nostre piste con la terza vittoria a seguire in altrettante uscite. Adatto alla lunga distanza, pur con le incognite relative al rientro e dunque con una condizione presumibilmente non ancora al top, il figlio di S J’s Photo resta il perno della corsa. Sono comunque in tanti che mirano a fare lo sgambetto al portacolori olandese interpretato da Enrico Bellei. Long Drink Lucy è il neo primatista della generazione, record ottenuto in perfetto coast to coast alla media di 1.12.6 all’ultima uscita a San Siro, con un doppio 28.8 per gli ultimi 800 metri. Il veloce portacolori della scuderia D’Garcia grazie alla buon numero sorteggiato porterebbe tentare l’azione di sfondamento, in tal caso le sue possibilità di centrare il bersaglio aumenterebbero notevolmente. La fase di avvio si preannuncia quindi molto calda visto che i due citati dovranno superare l’opposizione interna di Lovelock Roc, altro provetto scattista. Passato di recente presso le scuderie di Santo Mollo, dopo aver vinto al debutto per i nuovi colori ed aver deluso in parte la volta successiva, ha ribadito di possedere mezzi di prim’ordine dando credito alla stima riposta in lui dai vecchi e nuovi proprietari con l’ultima vittoria in 1.13.6, eccellente il 57.6 finale. Larry Bird ha entusiasmato da quando è approdato alla corte di Lorenzo Baldi, tanto da far sbilanciare l’esperto preparatore della Pradona nel ritenere Larry come il più forte cavallo da lui mai presentato. Effettivamente le due vittorie milanesi ottenute dal rientro lasciano pochi dubbi, la prima sui 2000 metri venendo a capo di una corsa tatticamente complessa per demolire il leader con un notevole 28.2 a chiudere, la seconda protagonista di una vera passeggiata a media di 1.13 con 28.1 di chiusa in apparente e totale scioltezza. Luxor delle Badie è il vincitore della polue romana, dove si è lanciato in terza ruota nell’ultimo giro percorrendo in mezzo alla pista i 600 finali per passare in retta all’appoggio. Lagas Bi, che è reduce da una deludente prestazione nel recente GP Italia, cercherà di capitalizzare al massimo il miglior numero per sfruttare la velocità iniziale e restare ancorato ai primi il più possibile. Anche Leoner of Brown si gioca molte possibilità in fase di avvio, con la speranza di trovare posto in corda, evitando così di ripetere il recente percorso esterno dell’Italia che ne ha limitato il risultato. Libeccio Grif ha mostrato di sapersi adattare perfettamente alla lunga distanza, infatti una volta carburato riesce a imprimere progressione monocorde. Livio del Pri, battuto di misura da Libeccio, dovrà far fronte ad una collocazione decisamente complessa che ne soffoca le ambizioni. Da ultimo Lord Dag Nor che potrà far leva sulla costanza di rendimento per ottenere l’ennesimo piazzamento della pur breve carriera, nel corso della quale si è comunque espresso alla media di 1.14.6 sui 2000 metri. Il GP Emilia, la poule femminile sempre sul doppio chilometro, ha raccolto ben dodici adesioni. La vittoria dovrebbe passare tra Lena di Azzurra, Lollypop Wise e Lana del Rio, citate in ordine numerico. Lena è reduce da errore nel Berardelli quando, scattata dal fondo del gruppo, ha messo in campo allungo secco ed incisivo con il quale si è portata sulla testa del gruppo nel giro di 300 metri. All’imbocco della curva finale però, anche a causa di una piccola difesa nell’impostare la traettoria, si è piegata confondendo il passo dando però la sensazione di aver ancora energie da spendere. La buona impressione destata, sommata all’ottima prova di rientro, terza in 1.13 scattando con veemenza dalle posizioni di coda, ed al complesso della carriera che l’ha vista piazzata nei massimi appuntamenti Filly, la candidano a ruolo di primo piano. Lana del Rio presenta eccellente curriculum in virtù di una ritrovata costanza di rendimento. Sette vittorie in tredici uscite, di galoppo nelle restanti corse, ha ottenuto quest’anno cinque vittorie e un secondo nelle sei uscite effettuate, ottenendo il record femminile in coabitazione con Lollypop Wise in 1.13.4, e sopratutto quello della generazione sulla lunga distanza, un eccellente 1.13.9 ottenuto girando con costanza in progressione esterna. Lollypop Wise è la vincitrice del Gran Criterium Filly all’allora record delle generazione di 1.13.4, dove è scattata da centro gruppo con una violenza notevole che le ha consentito di dominare la corsa già all’imbocco della retta finale. Dopo il quinto posto nell’Allevatori al cospetto dei maschi è rientrata con un terzo posto a Firenze nel Beatrice subendo uno schema di corsa decisamente contrario. Tra le altre in lizza merita certamente una citazione Leonida Grif che rimane sui due secondi posti di Roma e di Bologna, ottenuti in costruzione esterna e dimostrando di possedere mezzi e grinta. Lovely Bi, quinta nelle due corse di quest’anno, deve ritrovare i motivi migliori che le hanno permesso di arrivare seconda nel Gran Criterium Filly. L’Amoureuse ha sbagliato nell’Italia quando stava lottando per un posto nel marcatore. Il resto delle partecipanti riveste ruolo di sorpresa visto che per molte si tratta di un debutto nell’elite generazionale: Lolamar, Lobelia, Linda di Casei, Lavinia Cr, Letter Bomb Treb e Livian Grif hanno infatti tutte più o meno dei buoni riferimenti per puntare ad un risultato di prestigio.

VASCO CHIAMA ITALIA

Nella puntata andata in onda ieri, 22 aprile 2008, sul network RadioDeejay (ed in video sul canale All Music) nella trasmissione "Deejay chiama Italia" condotta da Linus e Nicola Savino dalle 10:00 alle 12:00, è intervenuto come ospite Vasco Rossi, per raccontare e raccontarci l'ultimo suo capolavoro "Il mondo che vorrei".
Da "attore" consumato, il "Blasco", ha spaziato dal momento attuale del mondo che ci circonda al tempo in cui "si potevano mangiare anche le fragole", raccontando aneddoti, scene, emozioni e delusioni di una "vita spericolata".
All'inizio dell'intervista si è, come logico, parlato dello stato d'animo del nuovo album, un misto tra amarezza e rock, in cui Vasco ha voluto raccontare quello che è oggi a differenza di ieri, passando dalle ballate nostalgiche rivolte al sesso debole a pezzi che distraggono e giocano come è nella cultura del rock.
Il primo brano che si è andati ad ascoltare ed analizzare è stato "Vieni qui", in cui Vasco racconta il sentimento dell'unione che si protrae nel tempo tra l'uomo e la donna, in cui entrambi hanno la consapevolezza di avere accanto qualcuno su cui appoggiare la propria vita. Vasco lo chiama un "grido", nel momento in cui scrive "Guardami! Non potrai mai trovare un altro come me", l'interpretazione è semplice nel suo modo di scrivere; "magari migliore, ma sicuramente non come sono io". La realtà della storia tra uomo e donna, in cui, spesso, la perfezione non è mai sinonimo di unione che durerà nel tempo, ma la consapevolezza che c'è e ci sarà sempre qualcuno/a fatto a misura per ognuno di noi, nel bene e nel male.
Vasco nel raccontare il suo stato d'animo, spesso malinconico, usa il termine "eccitato" per far capire di quanto sia importante avere sempre l'energia giusta per affrontare una vita non sempre facile.
Il binomio Vasco Rosssi-Il Blasco fa capire lo stato apparente del Signor Rossi, che scinde i due personaggi dal poter mitizzare in uno solo l'icona del Rock.
Per lui Il Blasco è l'unico personaggio da mitizzare, perchè racconta, attraverso musica e parole, quello che molti giovani e non hanno voglia di sentire, il paragone è molto semplice quando tutto questo viene accostato ad un'opera, che possa essere un quadro, una canzone, una poesia, insomma un qualcosa che possa anche essere perfetta nella sua composizione a differenza delle debolezze dell'uomo Vasco Rossi, dei suoi sbagli, delle sue paure, delle sue incapacità come essere umano, come padre, come amico, mischiate ai pregi.
Insomma un quadro molto chiaro che rende Vasco un personaggio unico, capace di scindere l'icona Rock dalla vita di tutti i giorni.
E così si cade inevitabilmente sul brano "E adesso tocca a me"; Nicola Savino leggendo il primo verso capisce di quanto tutto questo si avvicini al modo di pensare di Vasco; "E adesso che sono arrivato fin qui grazie ai miei sogni, che cosa me ne faccio della realtà".
Vasco la spiega proprio così, quasi come un bambino che ha ancora voglia di sognare, di vedere le cose con occhi che un adulto tende a non riuscire più, e finchè c'è un sogno, un obiettivo, una meta tutto da spirito, eccitazione, voglia, nel momento in cui tutto viene raggiunto è come essere diventati grandi in cui tutto finisce; daltronde Peter Pan non diventa vecchio.
C'è la pausa.
Al rientro in onda, si cambia argomento, e si parla della "paraculaggine" della canzone "Colpa del whisky". Intesa come la classica sfida tra uomo e donna nella conquista. "...ma non mi ricordo più di te" è la frase "veritiera", forse l'unica, del brano in questione, in cui Vasco ammette la dimenticanza di fronte alla donna che ha di fronte, per poi mischiare le carte e dire "...ma dai scherzavo dai, ma cosa ti salta in mente, ricordo il tuo nome perfettamente". Ecco la "paraculaggine" citata in studio da Vasco, Nicola e Linus, classica dell'uomo per cercare di abbindolare la donna che ha di fronte, per arrivare all'apoteosi nella frase in cui dice "...l'amavo già da prima, prima ancora d'averti conosciuto".
Linus chiede a Vasco come mai nel suo modo di scrivere c'è sempre questa tendenza ad usare terminologie molto semplici, dirette, come nel dire "me", "te" etc.
Vasco ha ben chiaro tutto questo, e si rifà ai tempi (intesi come velocità) che questa società ci ha messo di fronte in questo ultimo quarto di secolo.
Tutto è cominciato intorno alla metà degli anni '80, con la canzone "Ogni volta", in cui Vasco ha voluto parlare nella maniera più diretta possibile di come si sentiva in quel preciso momento, una storia che aveva già cominciato a cambiare, un cambiamento rivolto alla "velocità", alla non voglia di aspettare, di ascoltare, di riflettere, di leggere, di cercare il giusto tempo per ogni cosa.
E' qui che Vasco ha capito che era giunto il momento di scrivere semplice, quasi una sorta di minimalismo della scrittura, in cui la realtà veniva ridotta al minimo essenziale, dando la possibilità di esternare, pur se in forma soggettiva, emozioni e stati esistenziali, un'esempio lampante lo si può trovare nel brano "Toffee", in cui l'ascoltatore prende il pieno diritto di "vivere" quelle parole come la propria immaginazione ha voglia di vivere.
Una sorta di ponte che si fa strada tra l'impressionismo e l'astrattismo, e che Vasco ha voluto riflettere nel proprio modo di rivolgersi a quelle generazioni, portate dalla società, a non avere più il tempo di avere tempo.
Il clima tende nuovamente ad essere leggero, e Vasco fa riferimento al suo nome di battaglia, Il Blasco, così Linus domanda come e da dove nacque.
Si torna indietro nel tempo, racconta Vasco, di quando era "molto" giovane e andava in spiaggia a Riccione, sottolinenado che lui, in spiaggia, non andava per fare il bagno ma per altro (la conclusione pare scontata), e di come una sera, in compagnia, tra cui c'era anche la sua attuale compagnia di una vita, Laura, fecero molto tardi e al rientro a casa, la compagnia femminile che faceva parte di quella nottata, e furono accolte dalla nonna di una di esse che esclamò: "Tanto lo so che siete andate con quella combriccola del Blasco Rossi".
Detto fatto, il giorno dopo in spiaggia, la frase di quella nonnina tenne banco, e da lì, racconta Vasco, nacque la storpiatura del nome di battesimo in Blasco, con annessa combriccola.
Ancora qualche aneddoto, dalla macchina "parlante", alla prima vettura avuta in regalo dal padre, una Mini Minor, al numero di concerti fatti a San Siro (12), ai luoghi prediletti in cui passare il tempo libero, la barca, e la montagna, ai figli che stanno crescendo e pian piano trovando una loro identità, ai generi musicali preferiti, a cosa ascolta, da Caparezza a Cristicchi fino a definire "geniale", nel panorama musicale italiano, la musica di Gianluca Grignani, per finire con la stima nei confronti di Mogol e delle sue parole tradotte in musica.
Di Vasco stupisce sempre una cosa, il piacere di ascoltare la sua musica; durante il programma mentre andavano in onda le sue canzoni, come un vero fan del Blasco, ha cantato qualche stralcio dei suoi brani, con l'entusiasmo di un bambino, con l'entusiasmo di chi ha avuto il piacere fino ad oggi di fare parte di quei 100 mila pronti a gridare e cantare ai suoi concerti.
Perchè la sua musica, la nostra musica, la musica del Blasco, non morirà mai, spaccata esattamente in due, aggressiva, "violenta" ed eccitante, ma al contempo malinconica, dolce, a tratti tenera; perchè noi, immedesimati in quella spaccatura, abbiamo bisogno del "nostro" Blasco, così rock, aggressivo, esuberante e lui, Vasco Rossi, ha bisogno di ognuno noi, con la nostra nostalgia, passione ed emozione.



sabato 19 aprile 2008

SASSOLINI

Moggi, sassolini su politica e Cannavò

A noi del Team, come gruppo, la politica non interessa e ce ne occupiamo solo se è la politica ad entrare a piedi uniti sul mondo del calcio o a sferrare un pugno sul viso della Juve.Tralasciamo, quindi, la prima parte dell'articolo di Moggi, apparso oggi su Libero, nella quale parla di politica e del voto per dare spazio alla seconda e terza parte dell'articolo.Nella seconda parte Moggi si toglie qualche sassolino nei confronti di quei politici che lo hanno crocefisso "senza se e senza ma", senza quella cautela che gli stessi politici invocano quando sono loro, come categoria, ad essere sfiorati da scandali o intercettazioni. La parte conclusiva dell'articolo è dedicata a Cannavò e a ricordare, a chi non la avesse capita in quello che scrive, la "filosofia di uomo da maciapiede" enunciata dallo stesso giornalista. Riportiamo un'ampia parte dell'articolo di Moggi:
"Queste elezioni passeranno alla storia per quei partiti che non saranno rappresentati in Parlamento. Personalmente non comprendo il loro rammarico. Troppi errori e contraddizioni hanno pesato sul risultato elettorale e ne spiegano il crollo. Sempre arroganti, sempre colpevolisti: certo non il massimo per coloro che devono determinare le sorti di un Paese, non tenendo conto neppure dei principi basilari che regolano una convivenza democratica basata, ad esempio, sulla presunzione di innocenza, caposaldo della democrazia (si è colpevoli solo dopo la condanna di un tribunale ordinario).
A tale proposito ricordo una mia intervista a “Ballarò” registrata all’inizio di Calciopoli (estate ’06) e i successivi commenti di Boselli, della Melandri e di altri ancora: rivedo facce ed espressioni, ma soprattutto sento ancora quelle parole che suonavano a condanna anticipata. Quasi a voler dimostrare che loro, i “puri”, intendevano fare pulizia sommaria.Proprio come Cannavò nei suoi editoriali……
Questo è un particolare capitato al sottoscritto, ma tanti altri sarebbero da raccontare: il popolo italiano, evidentemente, si è segnato tutto e tenendo conto di questi comportamenti, e di tanti altri ancora, ha deciso di toglierli dalla circolazione. E credo a giusta ragione.
A proposito del Candido: il nostro si è “inventato” una lettera aperta in cui appare il fastidio per chi ha vinto le elezioni piuttosto che il riconoscimento per “i termini vistosi” di quell’affermazione. Ne viene fuori un puzzle piuttosto disarticolato sui problemi dei giovani e dello sport in particolare. Da quanto tempo Cannavò ha scoperto tutte queste carenze che ora pone “imperiosamente” sul tavolo del Governo? Finora non se n’era accorto? E poi, quell’“Egregio Berlusconi” posto all’inizio della sua lettera non mi pare il massimo dell’eleganza. Se proprio non riusciva ad esprimersi in maniera diversa (chessò: “Dott. Berlusconi per esempio) poteva rifugiarsi nel “ Signore” che non si deve negare a nessuno.
Qualcuno dirà che non toccava a me difendere il “bon ton” in questa circostanza, ma disprezzo l’arroganza, specie quando è “coperta” da una grande testata. In verità, nel caso, Cannavò è uscito fuori dalla sua abituale propensione a salire sul carro dei vincitori. Troppo grande, evidentemente, la sua insoddisfazione per il risultato elettorale (lo dice chiaramente, lui ha votato per altri).
A guardar bene si tratta di un’eccezione e il Candido è tornato da subito al suo “sport preferito”: l’abbraccio al vincitore. Molti ricorderanno i peana elevati al genio di Ibrahimovic e anche la puntuale dimenticanza di chi l’aveva portato in Italia (il sottoscritto…..). Ora “fatemi capire” ha scoperto Adrian Mutu, e lo schema è esattamente lo stesso: ignorare chi ha creduto nel rumeno e lodare lo stesso perché è stato capace di “rinascere” a Firenze. Caro Cannavò, da un esperto di calcio al limite mi sarei aspettato un rimprovero alla Juve del dopo-sottoscritto, che ha ceduto un campione non al valore che il giocatore aveva in quel momento.
Ancora sul Candido. L’articolista della Rosea ha scritto un pezzo per dire che mi sono sbagliato nella previsione ipotizzando che la Juve sarebbe al massimo arrivata quinta. Premesso che in fatto di previsioni nessuno può essere il Mago Merlino, credo che i primi a volare basso su quello che poteva fare la nuova Juve fossero gli attuali dirigenti, che pensavano quest’anno di poter raggiungere la Coppa Uefa (vedi dichiarazioni di Ranieri). Se la Juve è andata oltre siamo tutti più contenti, ma quanto a maghi e indovini (cui fa riferimento Cannavò), la Juve non ne ha bisogno.
Rimandiamo la questione al mittente con richiesta di dirottare il tutto al suo amico Massimo (Moratti). E’ lui che li consulta. Cannavò dovrebbe saperlo.
Ecco come il nostro spiega la propria “filosofia” di vita a Claudio Sabelli Fioretti in una intervista a “Sette” (12 dicembre 2002). Cannavò risponde così alla domanda se si può cambiare squadra: “Io mi sono definito uomo di marciapiede. Ho sempre fatto fatto il tifo per chi mi conveniva di più in quel momento. Più puttanesco di così” (testuale!). “Ho tifato – aggiunge – per il Milan, per la Juve (toh, anche per la Juve!), per l’Inter e per la Roma. Tutto purchè il campionato fosse vivace nell’interesse della mia ditta, la “Gazzetta dello Sport”. Bene, sfrondiamo il campo dal tifo, che non mi pare essenziale, e abbiamo la filosofia del signor Candido Cannavò. Cambiare opinione e atteggiamenti, in barba ad ogni coerenza, ogni volta che la situazione lo renda necessario, partendo dalla base che conviene sempre salire sul carro dei vincitori. Nell’intervista Cannavò spiega anche che cos’è l’adulazione: “Una cosa sciocca. Chi la fa è un uomo fatuo, chi ne trae gioia è un cretino”. Ogni commento è superfluo……".
Nota della Redazione:
Quella puntata di Ballarò la ricordiamo perfettamente, come ricordiamo perfettamente le dichiarazioni di tutti i politici, il loro comportamento ed accanimento in occasione di calciopoli. Peccato non potervi indicare un link della teca RAI che consenta di rivedere quella puntata per intero (clicca per vedere l'intervista a Moggi in apertura di trasmissione).Solo per dare l'idea dell'impostazione che venne adottata in quella puntata ricordiamo che, in rappresentanza del mondo del giornalismo sportivo, in veste di esperto e fustigatore di costume, venne chiamato nientemeno che Riccardo Luna, presentato come se fosse la voce dell'imparzialità.Il Riccardo Luna direttore de "Il Romanista" che, a Roma dicono, era amico di Baldini, a sua volta amico del maggiore Auricchio che aveva curato le intercettazioni su farsopoli.

Dallo JU29RO

mercoledì 16 aprile 2008

E ADESSO STUPITECI


E' finita, ci siamo, blocchi di partenza.
Il quadro dice che: Rivoluzione in atto, rivoluzione che dovrebbe trarre solamente dei benefici, la politica italiana dopo queste elezioni si avvicina sempre più alle grandi democrazie occidentali.
Nel prossimo Parlamento italiano ci saranno alla Camera pochi gruppi parlamentari e "solo" 5 partiti (Pdl, Lega, Mpa, Pd e Udc), e sempre 5 partiti più le liste autonomiste in Senato.
La semplificazione fatta e finita. Questo in teoria dovrebbe appunto semplificare la governabilità del Paese, anche se qualcuno ha già storto il naso per l'ingombrante presenza della Lega, ma se della Lega si legge tra le righe quello che hanno fatto e non quello che hanno detto la strada sembra quella giusta.
Ma polemiche a parte si tratta di un vero e proprio terremoto politico, che per la prima volta in Italia ha visto, da due coalizioni, raggruppare più dell'80% dell'elettorato italiano.
Finiti dunque partiti e partitini, finite le innumerevoli discussioni su quello che sarebbe dovuto essere e mai è stato, almeno questo sulla carta.
Queste sono le promesse e gli accordi preelettorali, e a questo che l'italiano, andando a votare, ha voluto affidare al volante del Paese il rispetto del proprio voto.
Il clima sembra essere quello giusto, sereno; Veltroni che si congratula con Berlusconi, Berlusconi che lo fa con Bossi (un po meno con Di Pietro), Casini che si dichiara aperto al dialogo.
Non tutto sarà rose e fiori, perchè di spine da togliere ed evitare c'è nè saranno molte, ma il buongiorno si vede dal mattino, e visto che all'orrizzonte sembra essere spuntato il sole adesso stupiteci.

lunedì 14 aprile 2008

EXIT POOL



Centrodestra al 46,5% e centrosinistra al 38,8%. È questa la fotografia del Senato che emerge quando sono state scrutinate poco più di un terzo delle sezione complessive: 32.744 su 60.048. Dati che assegnano alla Lega poco più dell'8%, l'8,7% per la precisione e al Popolo della Libertà (aggregaizone tra Forza Italia e Alleanza Nazionale) il 36,8%; l'Mpa si ferma allo 0,9%. Nel centrosinistra i voti sono così ripartiti: 34,7% per il Pd e 4,1% per l'Idv di Antonio Di Pietro.Non arrivano a superare la soglia dell'8% nè il partito di Pier Ferdinando Casini nè quello di Fausto Bertinotti: l'Unione di centro si ferma al 5,5% e la Sinistra l'Arcobaleno al 3,2%. Aggiornato alle ore 19.15

PALLA AL CENTRO: 2-0!

Mio Padre, coltivatore diretto per oltre mezzo secolo, mi ha sempre detto una frase: "il buongiorno si vede dal mattino".
In mezzo a questa ipotetica giornata, tante storie, tanti fotogrammi, tante gioie e qualche cocente delusione, ma sempre un solo spirito, quello di chi non molla mai.
Potrebbe sembrare sempre e comunque di parte, trarre le solite conclusioni, elencare il numero immenso di trionfi, elogiare chi, nonostante tutto, sta continuando a dimostrare di che pasta è fatto.
Sono passati i processi per doping, sono passati, anche se mai passeranno, i processi di Calciopoli, le parole, le insinuazioni, la spregevolezza dei termini usati da parte di chiunque per trovare sempre un'alibi alle proprie sconfitte dinnanzi ai trionfi altrui, ma mai passerà lo stile Juventus, quello improntato sul lavoro, sulla fame di vittoria, sulla lealtà sportiva, perchè fino ad oggi, e senza la possibilità di smentita da parte di nessuno, questa Juventus vinceva e a suo modo continua a vincere, grazie alla propria forza.
Nel torneo della rinascita, dopo un omicidio annunciato con tanto di arma del delitto, mandanti e sicari, che guarda caso l'hanno fatta franca, quella Juventus dominatrice dell'Italia intera, con la mancanza dei "regali" effettuati sempre in quella maledetta estate che qualcuno non ha capito...anzi si, si ritrova con la bellezza di 61 punti dopo 33 giornate di campionato, con uno score di 17 vittorie, 10 pareggi e 5 sconfitte, 56 reti realizzate (2à forza del torneo) e 30 subite (2à forza del torneo), con ancora una gara da recuperare.
Senza contare che ha Trezeguet come vice capocannoniere, dietro al solo Borriello, con 17 realizzazioni e un super capitan Del Piero arrivato, con la rete di sabato sera, a quota 14, inutile sottolineare che nella classifica cannonieri fanno parte anche Mutu (16) e Ibrahimovic (15) che facevano parte, insieme a Trezeguet, Del Piero e Zalayeta (fermo a 8 dopo l'infortunio), della Juventus dei record pre-Calciopoli.
La domanda che sorge spontanea non può non essere questa: "Ma qualcuno è ancora realmente convinto, in sua coscienza, che la Juventus vinceva grazie ad un sistema architettato da una ipotetica "banda di truffatori"?
La risposta, a chi è riuscito a mettere in movimento la conoscienza, la logica, il ragionamento, appare scontata.
Lo è ancor di più se si pensa che in questo torneo, come accadeva allora, la Juventus sia riuscita a battere negli scontri diretti squadre, che a detta degli addetti ai lavori avrebbero dovuto avere un organico meglio assortito, una qualità di base migliore, etc.etc., come Roma (1-0), Inter (2-1) e Milan (3-2), raccogliendo la bellezza di 12 punti sui 18 disponibili.
Lo Juventinovero, da questa stagione, uscirà, con molta probabilità, con ancora più amaro in bocca, perchè conscio di quanto valeva prima la Juventus e ancor più conscio di quanto, nonostante le enormi perdite a livello parco giocatori, oggi vale.
E non bastano i titoli a 9 colonne della forza di questa squadra oggi, non bastano i referendum indetti on-line se Del Piero deve o meno essere convocato agli europei, non bastano gli editoriali "finti" e "petetici" sulla nuova Juventus, perchè la Juventus ha sempre e sempre avrà un cuore pulsante, quello degli Agnelli, irrorato dalla fede dei propri tifosi e ossigenato da chi ogni domenica scende in campo consapevole di quale maglia sta indossando.
Gli editoriali, i titoli, e quant'altro, sarebbero dovuti essere di altro tono e di altro colore nel momento in cui, invece, erano diretti a colpire una squadra e una socità che stava dimostrando al mondo intero di come si deve lavorare, di come si sappia lavorare, e oggi, a distanza di 24 mesi, ogni nodo è venuto al pettine.
Prima dal lavoro enorme fatto da chi, all'aborto giuridico dell'estate 2006 mai ha creduto, grazie ad informative, dibattimenti e carte processuali che hanno cancellato il termine giustizia da un processo che avrebbe dovuto avere ben altro fine, e oggi anche da chi scende in campo, dimostrando a tutti che non serve comprare i super campioni per vincere le partite, ma semplicemente sentirsi una squadra, una squadra che ha sempre vinto sul campo.
E allora palla al centro, Juventus-Ingiustizia 2-0!
di Cirdan

ESTORIL - PORTOGALLO

Ha vinto chi ha avuto il passo gara migliore in tutti i tre giorni di libere e ufficiali, nonostante un problema all'avanbraccio destro.
Jorge Lorenzo (foto) ha confermato anche in gara le ottime prove fatte nelle giornate di venerdì e sabato, togliendosi anche la soddisfazione di battere la vecchia pole position di Valentino Rossi e il precedente giro veloce in gara di Nick Hayden.
Debutto super per il "Para Fuera", che nelle tre gare d'esordio ha confezzionato tre pole position su tre e tre podi; secondo, terzo e primo.
Ottimo Pedrosa, che si conferma, insieme a Lorenzo, in vetta al mondiale, con una buona condotta di gara e un secondo posto di spessore, con una Honda che dopo i test di Jerez ha compiuto enormi progressi e sembra tornata "calda" per vincere un mondiale da protagonista.
Bene anche "The Doctor", fino a metà gara, poi la gomma ha mollato, ma sul passo, nei primi 14 giri era ai livelli di sempre. Prima Bridgstone a traguardo. Ora il peggio sembra passato, nel senso che Bridgstone si troverà davanti i circuiti che meglio le se addicono, e con la voglia rivista negli occhi del 7 volte campione del mondo di Tavullia il bello deve ancora cominciare.
Edwards ha raccolto le cadute di Hayden e Dovizioso per raccogliere un buon quarto.
Bene Hayden fino all'errore, in forte recupero con i tempi dei migliori, e con le novità che casa Honda ha in serbo non stupirebbe rivederlo lottare nelle prime posizioni al più presto.
Capitolo a parte per il talento di Forlì e un solo aggettivo che in questa domenica lo contraddistingue: Stratosferico!
Dovizioso, in sella ad una Honda clienti, ha fatto 13 giri con il passo degli ufficiali dopo una partenza super: "Ho seguito quelli forti, quelli bravi, quelli che hanno le ufficiali, ed ho imparato un sacco di cose; come entrare in curva, come uscire, le traiettorie, insomma avrei potuto anche accontentarmi, perchè ero al limite e facevo fatica, ho sparato 14 giri senza respirare, ma sono andato contro il mio modo di correre proprio per imparare, e questo primo anno in motogp lo devo vivere così, sono giovane e devo imparare, e sono sicuro che di questo passo, e con qualche aggiornamento riusciremo anche a salire sul podio, per ora oltre non possiamo, anzi, stiamo facendo già tanto e siamo contenti così". Questo ragazzo è il futuro dell'Italian Moto.
Bene su Kawasaky Jhon Hopkins, finalmente ai livelli dello scorso anno.
Stoner tutto sommato ha disputato una buona gara, raccogliendo molto più di quello che il team avrebbe preventivato, anzi, gli ultimi giri sono stati percorsi con ottimi tempi.
Un piccolo passo indietro per la Suzuky, che non ha avuto una gara come le previsioni delle libere facevano immaginare.
Ancora a punti James Toseland, che da campione del mondo delle SBK si sta dimostrando pilota concreto e calcolatore.
Male ancora sia Melandri che De Angelis.
Ordine d'arrivo
1. Jorge Lorenzo (Spa) Yamaha 45'53"089
2. Dani Pedrosa (Spa) Honda 1"817
3. Valentino Rossi (Ita) Yamaha 12"723
4. Colin Edwards (USA) Yamaha 17"223
5. John Hopkins (USA) Kawasaki 23"752
Classifica mondiale piloti
1. Jorge Lorenzo (Spa) Yamaha 61 punti
2. Dani Pedrosa (Spa) Honda 61
3. Valentino Rossi (Ita) Yamaha 47
4. Casey Stoner (Aus) Ducati 40
5. James Toseland (Gbr) Yamaha 29
CLASSE 250
Nella 1/4 di litro vittoria devastante di Batigas.....Alvaro Bautista, in grado di andarsene a traguardo lontano senza mai farsi avvicinare.
Benissimo il fumetto vivente, Marco Simoncelli, meno esplosivo di Jerez e delle libere, ma finalmente a premio, e la strada giusta potrebbe cominciare proprio adesso, sopratutto se le voci di un passaggio in Aprilia già a campionato in corso fossero vere........ma si vedrà.
Sempre combattivo il finlandese Mika Kallio, che con il terzo posto si ritrova in vetta al mondiale, complice anche la caduta di Mattia Pasini: uscita di Pasini nel momento di maggior passo, poi, dopo la risalita in moto, causa un problema ai freni, un pauroso incidente, dal quale per fortuna ne è uscito illeso, ma tanta, tanta paura.
Ordine d'arrivo
1. Alvaro Bautista (Spa/Aprilia) in 44'34"257
2. Marco Simoncelli (Ita/Gilera) a 7"050
3. Mika Kallio (Fin/KTM) 7"063
Classifica mondiale piloti
1. Mika Kallio (Fin/KTM) 57 punti
2. Mattia Pasini (Ita/Aprilia) 45
3. Hector Barbera (Spa/Aprilia) 39
CLASSE 125
Ancora lui, ancora il "Gladiatore", nell'1/8 di litro vittoria netta e limpida di Simone Corsi, al raddoppio in stagione dopo la vittoria in Qatar, che seppur di 3 decimi ha avuto ragione di un valido Olive, ma la vittoria è stata più netta di quel che racconta il cronometro.
E quindi vantaggio aumentato in classifica mondiale sul compagno di squadra Nico Terol, oggi terzo.
Ordine d'arrivo
1 Simone Corsi (ITA/Aprilia) in40:56.168
2. Joan Olive (ESP/Derbi) a 0.299
3. Nicolas Terol (ESP/Aprilia) 6.355
Classifica mondiale piloti
1. Simone Corsi (ITA/Aprilia) 59 punti
2. Nicolas Terol (ESP/Aprilia) 42
3. Joan Olive (ESP/Derbi) 40
PROSSIMO APPUNTAMENTO IL 4 MAGGIO A SHANGAI (Cina)
di Cirdan

ELEZIONI

Elezioni, cala l'affluenza: alle 22 ha votato il 62,5%

Affluenza in calo di quattro punti per le politiche. Mentre aumenta la percentuale di votanti per le amministrative. Alle ore 22 di domenica ha votato il 62,55 per cento degli aventi diritto, quattro punti in meno rispetto alle politiche del 2006, quando alla stessa ora aveva votato il 66,5% degli aventi diritto (il dato è definitivo e si riferisce a 8.101 Comuni su 8.101). Diverso il trend per quanto riguarda le elezioni amministrative: alle 22 l'affluenza è stata del 60,6% per le comunali (55% le scorse elezioni), e del 57 per le provinciali (44%): in netta crescita rispetto a quella registrata nella passata tornata elettorale.
Italia alle urne: sono regolarmente iniziate ieri mattina alle 8 e si sono concluse alle 22, le operazioni di voto in tutte le 61.212 sezioni elettorali. Alle 22 il nostro filo diretto con il Viminale segnalava il dato sull'affluenza riguardante il rinnovo della Camera in flessione di quattro punti rispetto al 2006: il 62,5% contro il 66,5% di due anni fa. Corrono ai seggi i fiorentini (69,9%), i milanesi (69,3%)e i romani (61,8) dove si vota anche per rieleggere il sindaco. Fanalino di coda tra le grandi città, Napoli (53 per cento).
Lunedì si vota dalle 7 alle 15. Sono oltre 47 milioni gli italiani alle urne per l'election day. Esattamente per la Camera dei deputati gli elettori sono 47.126.326, per il Senato 43.133.946, chiamati ad eleggere 618 deputati e 309 senatori. Si vota per rinnovare il Parlamento, ma anche per le elezioni dei presidenti e dei Consigli di due Regioni, la Sicilia e il Friuli Venezia Giulia, di 8 Province (Asti, Varese, Massa-Carrara, Roma, Benevento, Foggia, Catanzaro e Vibo Valentia), e per eleggere il sindaco di 426 Comuni, di cui 9 capoluogo di provincia. Altre 8 Province, in Sicilia: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Trapani e Siracusa, andranno invece al voto il 15 e 16 giugno prossimi. Alle urne anche la Valle d'Aosta, dove però si voterà il 25 maggio, e le Province autonome di Bolzano e Trento, che andranno alle urne a novembre. Per votare è necessario avere un documento di riconoscimento e la tessera elettorale. Contro il voto di scambio, i telefonini dovranno restare fuori dalle cabine elettorali.
Un elettore mangia la scheda. Un imprenditore a Sorrento esprime la sua protesta contro la politica mangiando la scheda. «La politica fa schifo» ha detto C.d'E., 41 anni, imprenditore, prima di strappare e mangiare la scheda per l'elezione della Camera nel seggio. E' stato denunciato a piede libero degli agenti del commissariato di Sorrento per distruzione della scheda elettorale. La pena prevista, in base alla legge 361/1957, va da uno a sei anni di carcere. A Licata, in provincia di Agrigento, un uomo di 35 anni è stato denunciato dal presidente del seggio presso cui si era recato a votare per aver strappato le schede.
I politici al seggio. Applausi all'arrivo al seggio di via Panisperna a Roma per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha votato intorno alle 10,30 insieme alla moglie Clio. Il candidato premier del Pdl Silvio Berlusconi ha votato a Milano, intorno alle 12,25, nel seggio della scuola media statale Dante Alighieri, in via Scrosati. Il Cavaliere si è fatto fotografare davanti alle urne della sezione 502 dove ha salutato con una stretta di mano tutti i componenti del seggio. Un bimbo di 3 anni, Dario, milanista doc, gli offre una margherita. Dimentica di prendere la matita il segretario del Pd Walter Veltroni, che ha votato mezz'ora dopo al piano terra del seggio di via Novara, nel centro di Roma, intorno alle 11. Veltroni, dopo aver fatto la fila, entra nella cabina n. 4 e dopo pochi secondi, ritorna fuori. «Scusate, ma vi siete dimenticati di darmi la matita...», dice rivolto ai rappresentanti di seggio. Alla stessa ora e nello stesso seggio, ma al secondo piano, ha votato il leader di An Gianfranco Fini. Fila di mezz'ora per il candidato premier dell'Udc, Pierferdinando Casini, che ha votato nella Capitale al seggio di Via Lovanio, insieme alla moglie, Azzurra Caltagirone. Daniela Santanchè, candidata premier della Destra, ha votato a Milano. A Casalecchio del Reno, in provincia di Bologna, ha votato anche il leader dei socialisti Enrico Boselli. A Curno, in provincia di Bergamo, ha votato il ministro delle Infrastrutture e leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro che poi, pur senza mai nominarlo chiaramente, ha polemizzato con il leader del Pdl Silvio Berlusconi.
Cellulari e foto. Squilla in cabina il cellulare di Sandra Lonardo Mastella. Nel seggio di San Giovanni, a Ceppaloni (Benevento). Un rappresentante di lista del centro destra, ha fatto mettere a verbale l'episodio, ma la Digos, intervenuta sul posto ha accertato che il telefonino era privo di fotocamera, e quindi non vietato. A Roma la nuova legge che vieta di portare in cabina apparecchi in grado di fare foto o riprese ha colpito, fra gli altri, anche un vigile urbano, denunciato perché aveva in tasca il telefonino di servizio. La norma penale che si applica prevede l'arresto da 3 a 6 mesi o una ammenda da 100 a 1.000 euro. Niente foto, invece, per il ministro Vannino Chiti nel momento di depositare la scheda nell'urna. A Pistoia nella sezione 2 della scuola elementare Angelo Roncalli, la presidente del seggio ha vietato ai fotografi di immortalare il ministro, applicando in modo ferreo la circolare che vieta l' ingresso di videofonini e apparecchi fotografici.

sabato 12 aprile 2008

UN SOGNO NON SI PUO' FERMARE


IL VENTILATORE E’ SEMPRE ACCESO

E’ notizia di ieri, nuova o non nuova, di 19 deferimenti impartiti dalla Federcalcio, dopo un attento esame degli atti della Procura di Napoli.
Attentissimo esame direi, un esame da 30 con lode.
Tra i deferiti per avere intrattenuto rapporti con Luciano Moggi, ci sono Aldo Spinelli e Rino Foschi. Il presidente del Livorno parlò al telefono con Moggi per tesserare come preparatore Giampietro Ventrone, già alla Juve, e deferito anch'egli per lo stesso motivo. Responsabilità oggettiva e deferimento scattati anche per il Livorno. Rino Foschi, ds del Palermo, dovrà rispondere alla Disciplinare dei contatti di mercato con Moggi quando era inibito, e per considerazioni lesive verso dirigenti Coni e Figc. Lo stesso provvedimento è scattato anche per il Palermo. Altri deferiti che dovranno rispondere dei contatti con l'ex dg Juve sono Romano Malavolta, presidente del Teramo e Claudio Mangiavacchi, all'epoca dei fatti socio di minoranza del Siena. Ultimo deferito del capitolo Moggi è Vincenzo Berargino Angeloni, all'epoca consigliere Siena e ora socio della Pescina San Giovenco.
Ne abbiamo parlato e riparlato, discusso e ragionato, sulla legittimità della Costituzione della Repubblica italiana, secondo la quale all’articolo 3 si fa riferimento all’eguaglianza formale di ogni cittadino di questo Paese, e all’articolo 21 in cui si fa riferimento alla libertà di manifestazione del pensiero in ogni sua forma, che sia la parola, lo scritto o qualsiasi altro mezzo di diffusione, compreso il telefono!
Allora ditemi voi a cosa siamo nuovamente di fronte; ad un insulto alla Costituzione? Ad un insulto ai diritti inviolabili di qualunque cittadino?
Io li chiamo strumenti provvidenziali, strumenti che da oramai due anni vengono usati per gettare fango da quel famoso ventilatore contro una sola persona, Luciano Moggi.
Lo scopo di tutto questo è sempre lo stesso, così come i mezzi e di conseguenza l’ipotetico fine; stringere sempre di più il cappio al collo dell’uomo che, secondo alcuni deviati, ha portato il male nel calcio italiano.
Da queste parti, in quasi due anni, abbiamo imparato tante cose, abbiamo avuto la fortuna di rimanere lucidi nei momenti di follia, e di diventare lucidamente folli nei momenti di calma piatta, ma sempre pronti a batterci per la libertà, per una Costituzione nata e indetta per difendere prima di tutto l’uomo, ancor prima della sua professione a prescindere dalla classe sociale dal conto in banca o dalle amicizie e ancora oggi, e chissà per quanto, ci troviamo a scrivere del sopruso del diritto di qualunque cittadino ad esprimere il proprio pensiero, la propria conoscenza.
In queste ore ci stanno implorando un voto, ci stanno chiedendo di fidarsi, ci stanno infarcendo la coscienza con promesse di ogni tipo.
In queste ore vorrei solo vedere schiacciare il tasto “off” del ventilatore, perché questo Paese, ora come non mai ha bisogno di trasparenza, ha bisogno di tirare la cinghia, ha bisogno di appellarsi ai diritti che ogni cittadino, con i doveri che ha, vuole vedersi riconoscere, ha bisogno di sapere verso quale futuro sta andando, ma soprattutto ha la necessità di cancellare, per sempre, ogni forma di potere che devia i propri interessi a seconda delle circostanze che si presentano.
di Cirdan

lunedì 7 aprile 2008

CHI HA ISPIRATO LE INFORMATIVE?


dal nuovo sito dello ju29ro
Chi ha ispirato le informative?
E' di questi giorni la notizia che l'estensore delle informative sulle intercettazioni di Farsopoli diffuse alla stampa nel maggio 2006, il Maggiore Attilio Auricchio, ha ammesso di aver avuto rapporti di amicizia con l'ex DS della Roma Franco Baldini.
"Avevo conosciuto Baldini - ha detto l'ufficiale dei Carabinieri in qualità di teste al processo Gea - quando era venuto a presentare un esposto contro ignoti a nome della Roma per la vicenda delle false fideiussioni".
Auricchio, ai tempi in forza alla caserma di via in Selci a Roma, era stato citato anche da Bruno Bartolozzi e Marco Mensurati, che nel loro "Calciopoli, collasso e restaurazione di un sistema corrotto" (una ricostruzione che traccia un bilancio sostanzialmente negativo dello scandalo, licenziandolo come un fuoco di paglia che non ha intaccato il vero potere) dipingono come una sorta di eroe.
Sulla sua scrivania si presenta la patata bollente delle fideiussioni false dell'A.C. Roma; lui vuole indagare, ma "i poteri forti" lo fermano; da qui, secondo gli autori, nascerebbe Calciopoli.
Ora facciamo un piccolo passo indietro, al 20 marzo 2005, e cioè a intercettazioni in corso.
La romanista Serena Dandini, nella romana RAI, intervista il DS giallorosso. Solo 15 giorni prima la Juve aveva espugnato l'Olimpico per 2-1 al termine di una partita incandescente, accompagnata sia prima che dopo da roventi polemiche. Nella Capitale la vittoria della Juve non viene proprio digerita. La Dandini interpella Baldini sul suo deferimento in seguito a dichiarazioni del gennaio precedente ("Vorrei vedere una partita senza sapere prima il risultato"), e gli chiede molto allusiva: "Crede che i giochi orientati prima?". Noi, che abbiamo letto BENE le intercettazioni, sappiamo che le direttive del presidente Federale Carraro al designatore Bergamo riguardo a quella partita erano state chiare: "Nel dubbio, fischiare contro la Juve", e sappiamo che le informative dei Carabinieri, al riguardo, interpretarono curiosamente quell'indicazione come un elemento a supporto della tesi della cupola juventina (le stesse informative in cui il regalo dei Rolex agli arbitri da parte di Sensi viene incredibilmente interpretato come un "tentativo di Sensi di proporsi in chiave di simpatia con la struttura arbitrale" manipolato dai media per danneggiare la Roma). Per questo, suona spudorato il vittimismo di Baldini: "Gli arbitri sono condizionati dal potere".
Ma d'altronde lui gioca in casa e dice ciò che i suoi tifosi amano sentirsi dire. La Dandini, che se lo coccola e vezzeggia, lo presenta addirittura come una specie di intellettuale prestato al calcio per caso, uno che legge i classici come "Bungalow" (cit.). Non stupisce quindi che anche la vicenda delle false fideiussioni, per la quale la Roma, nell'estate 2003, venne risparmiata con ogni artifizio dal destino che ebbero la Fiorentina e molte altre società in quegli anni, con uno spettacolare salto mortale logico e argomentativo venga raccontata agli spettatori come un ennesimo abuso nei confronti della società capitolina, sempre più "parte lesa".
Il passaggio più impressionante dell'intervista è però quello in cui il DS romanista descrive il sistema calcio dal suo punto di vista. Due squadre, Juve e Milan, hanno vinto troppi campionati. Basta guardare l'albo d'oro, un trucco dev'esserci. Pur ammettendo la qualità dei loro organici, a suo avviso praticherebbero una serie di condizionamenti che definisce "scientifici", e li elenca (e cioè arbitri, politica federale, giustizia sportiva, diritti televisivi, opinione pubblica) paragonandoli a "tessere" di un mosaico. Praticamente espone la tesi che sta alla base delle informative firmate dal suo amico Auricchio.
Allora la Dandini, sempre più insinuante e ironica, lancia un assist: "Basta pianti. Se quelli vincono, è perché saranno più forti, no? Facciamocene una ragione". E Baldini raccoglie:"Bisogna far notare le storture fintanto che uno è nel mondo del calcio, perché quelli che lo fanno da perdenti fanno solo pianti sterili". Bei propositi, senza dubbio, esposti con molta sicurezza, mentre sulle labbra affiora un sorriso molto chic.
E sì che una delle maggiori stranezze delle informative romane era stata la totale assenza di due società, l'Inter e la Roma, che a livello di potere federale non avevano niente da invidiare alle quattro che invece ci finirono. Strano che non un'intercettazione riguardi loro.
Lasciando per una volta da parte il discorso Inter, i cui legami con la security Telecom sono documentati in maniera quantomeno imbarazzante, viene da chiedere come sia stato possibile che la società giallorossa non sia stata indagata al pari di Juve, Milan, Lazio e Fiorentina quando, ad esempio, in un'intercettazione del 2002 Bergamo avrebbe parlato di ingerenze da parte di Sensi a livello arbitrale, almeno secondo un'inchiesta che proprio nel luglio del 2005 era assurta agli onori della cronaca.
E' vero che il 6 settembre 2006 il PM Palamara (sì, sempre lui, quello del processo Gea) avrebbe sollecitato il giudice per le indagini preliminari ad archiviare l’indagine, ma almeno qualche sospetto gli investigatori avrebbero potuto averlo.
Invece niente, nessun dirigente romanista intercettato in via in Selci. La Roma parte lesa, sempre. Baldini che, nell'estate 2006, dopo essersi permesso di rifiutare il posto di Direttore che fu del mostro bianconero finito sotto linciaggio mediatico, vola beffardo a Madrid a raggiungere quel Fabio Capello che quella sera del 2005, nell'arena giallorossa della Dandini, aveva degnato di allusioni tra l'ironico e lo sprezzante per la sua scelta di andare a lavorare per il diavolo bianconero.
Chissà se, dalla Spagna prima e dall'Inghilterra poi, l'ex DS giallorosso si sarà ricordato di mandare almeno un saluto ai vecchi amici di Roma, tra i quali il maggiore Auricchio, anche lui ora non più dov'era ai bei tempi della loro amicizia, e cioè alla caserma di via in Selci.
Ma la vera domanda è: chissà se un magistrato si accorgerà mai che il passaggio alla stampa di quelle informative fu un atto illegale, da perseguire penalmente.
Almeno in uno stato di diritto.

GORNIZ ALLO SPRINT

Si è conclusa questa due giorni di grande trotto con la vittoria di GORNIZ al Premio Costa Azzurra, e di tutto il trotto nazionale, con i primi 5 posti della classica torinese, tutti occupati dal nostro allevamento e sopratutto con l'exploit della generazione dei nati nel 2003 con ben 4 nomi e con il solo FILIPP ROC, battistrada della corsa, per i nati del 2002.
Dunque GORNIZ primo e GENERALEY LIKE secondo, che hanno sfruttato alla corda il ritmo imposto dall'iniziale battistrada FILIPP ROC, che per dirla tutta è il vincitore morale della corsa, avendo messo in crisi i più attessi con un miglio di spessore tecnico e agonistico, ma gli sono mancati gli ultimi 50 metri e forse una corsa in più nei garretti per contenere l'affondo dell'accoppiata che già aveva colpito al Breda, ma stavolta con ordine inverso.
Quindi forze confermate dopo il Padovanelle di Padova, con una vittoria e un secondo posto a testa per GORNIZ e GENERALEY, conferma anche per GUENDALINA BAR, che dopo l'ottimo quarto posto al Breda, si è riconfermata quarta anche sulla pista di casa di Vinovo, e presto potrebbe trovare anche la corsa giusta per un rilievo maggiore.
Quinto è terminato un validissimo GAMBLIN BI, che contro distanza ha fornito una prova di spessore, nonostante essere rimasto ai fianchi di FILIPP ROC per quasi l'intero percorso, salvo naturalmente crollare sulla retta finale.
Il favoritissimo GHIACCIO DEL NORD, dopo partenza infelice, causa l'errore di GLAMOUR EFFE allo stacco, quest'ultima con un notevole e ulteriore passo indietro rispetto alle aspettative, nulla ha potuto lungo il percorso, che lo ha visto provare per seconde e terze ruote senza mai però incidere.
EXPRESS ROAD, purtroppo, nonostante abbia avuto schema di corsa e la schiena giusta fino alla retta finale, si è spento troppo presto, denotando un evidente involuzione a questi livelli, visto che oramai l'ultima vittoria risale a più di un anno fa.
Degli altri una nota di rilievo per l'importato RO LO, che è terminato sesto a stretto contatto con GAMBLIN BI, GALANTEZ, ottimo a Padova, questa volta non è riuscito nel miracolo, ma prima o poi la fortuna nell'estrazione dei numeri potrebbe risevargli una posizione più consona e allora lo rivedremo protagonista.
FELIX DEL NORD su questo miglio aveva poche chance già alla partenza, e con la rottura ha cancellato anche quel piccolo lumicino.
L'importato americano NAUGHTY NUNU non h lasciato il segno, ma presto lo si potrà ammirare in contesti un po più semplici sulle nostre piste.
Per l'americano più atteso, ALGIERS HALL, un'altro errore ne ha condizionato la gara, e nonostante un valido inseguimento la bocciatura rimane.
Insomma il nostro trotto ha stravinto, anche se non c'era una grossa opposizione straniera, ma in circolazione non c'è il grande fenomeno, e tutto sommato, visti i risultati dei nostri anche oltreconfine (FITZGERALD BIGI a Vincennes sui 2100 metri a media di 1.12.5, misura che oltretutto rappresenta il nuovo limite per le femmine indigene sulla distanza, ha centrato il Prix d'Aubusson, Euro 50.000), possiamo tranquillamente lavorare per ottenere da queste nuove generazioni obbiettivi importanti e con un parco anziani, che stanno muovendo i primi passi, che potrebbero regalarci grandi soddisfazioni nelle prove continentali.
di Cirdan

IL CALCIO E' STRANO...

Palermo-Juventus 3-2

domenica 6 aprile 2008

VASCO AL MAX

VASCO ON THE ROAD
di Massimo Poggini

Al tramonto Los Angeles sembra più bella. Mentre gli ultimi raggi di sole lasciano il posto alle luci dei neon, risaliamo La Brea Avenue a bordo di un Suv. È un po’ come se stessimo girando una scena di Fast and furious: Vasco siede sbracato di fianco all’autista, accende una sigaretta dietro l’altra e non indossa le cinture di sicurezza.
Da sempre ha qualche difficoltà a convivere con le regole. O meglio, sogna un mondo che non ha bisogno di regole perché è già “perfetto”. Ecco il punto: i sogni come antidoto alla realtà. È il tema dominante de Il mondo che vorrei, il suo nuovo album.
Quando il crepuscolo avvolge la città, decide che è giunto il momento di farmi ascoltare le nuove canzoni. Già la prima strofa è un uppercut:
“Ed è proprio quello che non si potrebbe che vorrei / Ed è sempre quello che non si farebbe che farei”.
Mentre svoltiamo su Hollywood Boulevard, Vasco inizia a cantare. Essere lì ad ascoltarlo è un grande privilegio: anche se siamo soltanto in sei, lo fa come se davanti avesse un pubblico vero. “Adesso che sono arrivato fin qui grazie ai miei sogni / che cosa me ne faccio della realtà... / Adesso che non c’è più Topo Gigio / che cosa me ne frega della Svizzera”. Questa discrasia tra sogno e realtà pare ossessionarlo e, infatti, a un certo punto butta là un pensiero che nasce da una lunga meditazione: «È la realtà che mi ha un po’ deluso, non la vita». Il giorno dopo gli chiedo di approfondire l’argomento, e lui non si tira indietro: «In effetti alcuni giorni è più bello sognare che vivere. La realtà vista senza il filtro dell’immaginazione spesso è davvero brutta. Io sono stato molto fortunato. Ho avuto una vita straordinaria, spericolata nel senso più autentico del termine. Tutto è successo per gradi e tutto è accaduto al momento giusto. Questo mi ha permesso sia di godermi l’attimo sia di arrivare preparato alla fase successiva».
A venire in America per incidere i dischi ha iniziato nel 1992 con Gli spari sopra. Dietro questa scelta ci sono motivi professionali (ad esempio una selezione più vasta di studi di registrazione e di musicisti) ma anche umani: in Italia vive come un recluso, qui fa jogging, va al supermercato e alle cinque prende il tè. La riprova di quanto sia importante per lui questa full immersion nella “normalità” l’abbiamo una sera davanti a Katsuya, il ristorante più cool del momento: tra i commensali ci sono Johnny Depp, Macy Gray, il cantante dei Black Crowes e altre star hollywoodiane. L’ingresso è presidiato da un nugolo di paparazzi. Quando usciamo non se lo filano proprio. E lui, divertito, rimane per qualche minuto lì in disparte a godersi la scena dei fotografi che accecano coi flash una vecchietta che nessuno sa dirci chi sia. «Mi piace venire a Los Angeles uno o due mesi all’anno. Mi rigenera. Il successo e l’affetto della gente mi gratificano moltissimo, ma la celebrità mi soffoca. Quando vedo attorno a me tutto questo entusiasmo un po’ mi imbarazzo. Poi mi adeguo all’immagine che i fan hanno di me e cerco di essere all’altezza. Ma mi sento sempre un po’ inadeguato».
Sembri uno sicuro di sé, in realtà sei un timido.
«Vero, ho dovuto sforzarmi parecchio. Ho dovuto violentarmi. In passato mi ubriacavo già dal giorno prima per trovare il coraggio di affrontare il pubblico. Poi ho capito che avevo più paura del fantasma della realtà che della realtà stessa. Oggi cerco in tutti i modi di distrarmi e di non pensarci fino a quando salgo sul palco. A quel punto, dopo un primo momento di puro panico, la concentrazione e la musica prendono il sopravvento e non ho più il tempo di pensare. Ho una teoria sulla timidezza. Penso sia una forma di egocentrismo che ti fa bruciare il 70 per cento delle energie per niente. È quasi una malattia. Da ragazzo non volevo entrare al cinema con la luce accesa, un amico mi diceva: “Ma chi pensi di essere, non sei mica al centro dell’universo, la gente ha ben altro a cui pensare”».
Una volta hai detto che a 12 anni eri convinto che il mondo fosse nato con te, non prima. «Quando studiavo storia a scuola non la distinguevo molto dalle favole. Oggi mi piace leggere libri di storia e di filosofia. Aiutano a dare una collocazione più sensata alla propria esistenza. Crescendo si impara».
Hai raccontato anche di aver sofferto molto per amore. Dobbiamo crederci?
«Be’, fino a un certo punto sono stato anch’io un uomo comune. La prima delusione l’ho avuta a sei anni: lei mi lasciò per un villeggiante che arrivava da Bologna. Poi ce ne sono state altre, ma la più scottante è arrivata a vent’anni: quella storia mi annientò, così per parecchio tempo ho preferito avere solo rapporti che non andassero oltre l’atto sessuale».
Da vent’anni, invece, vivi con Laura, madre di uno dei tuoi tre figli. Perché non l’hai mai sposata? «Perché le complicazioni burocratiche mi spaventano. Ma il nostro legame è più sincero così: ogni giorno ci confermiamo il patto che ci unisce. Luca è molto importante nel nostro progetto e considero Laura a tutti gli effetti mia moglie».
Da ragazzino chi erano i tuoi idoli?
«Little Tony e Gianni Morandi. Nei concorsi cantavo Riderà e In ginocchio da te. Per noi italiani Little Tony era l’equivalente di Elvis Presley. Io Presley l’ho scoperto dopo. E ai tempi dell’università a Bologna ho iniziato ad ascoltare i Genesis, i Pink Floyd, i King Crimson. Gli unici che conoscevo già da ragazzino erano i Rolling Stones, perché un mio amico aveva i loro dischi».
Rimpiangi quei tempi?
«No, ma li ricordo con grande affetto. Ero povero, avevo un vestito per la domenica, uno per gli altri giorni e un solo paio di scarpe. Stavamo bene, anche se avevamo poco. E questo forse non è un male».
Comunque, con o senza scarpe, direi che di strada ne hai fatta.
«Io sono l’incarnazione della favola di Cenerentola. Fino a 20 anni non sognavo i lussi, perché non sapevo nemmeno che esistessero. Poi ha iniziato a piovere sul bagnato. Il bello è che tutto quel che ho l’ho ottenuto facendo esattamente quello che mi piaceva. Ogni giorno ringrazio il cielo e la chitarra. Però la mia vita interiore non è cambiata affatto, direi che la malinconia è la mia condizione naturale e molto spesso cado in profonde depressioni».
Una volta ti rivolgevi a una “generazione di sconvolti che non ha più santi né eroi”. E oggi?
«In realtà molte canzoni le scrivo rivolgendomi a me stesso, come se fossi l’ascoltatore immaginario perfetto. Racconto cose che non direi nemmeno alla mia donna. E a volte è proprio grazie alle canzoni che capisco la realtà che sto vivendo. Quel brano in particolare parla di una fase che prima o poi tutti i ragazzi vivono: la ribellione verso il mondo degli adulti».
È per questo che a un certo punto dal vivo lo hai trasformato in “siete solo voi”?
«È un gioco che faccio dal palco: mi trasformo nel fratello maggiore o nel genitore e grido loro “siete solo voi!”, anche perché io ormai… Mi rendo conto di essere cresciuto, di essere andato avanti. Adesso non vedo più tutto bianco o nero, ho scoperto che esistono le sfumature».
Quando hai fatto questa scoperta?
«Abbastanza tardi, forse perché per parecchio tempo ho vissuto ai margini della realtà. Prima andavo avanti a testa bassa, mi interessava soltanto scrivere canzoni e cantarle su un palco. Avevo sempre la chitarra con me. A un certo punto mi sono reso conto che il successo era arrivato ma mi mancava qualcosa di reale, direi di fisico. Ero in crisi marcia, al risveglio ero sempre depresso, scoppiavo a piangere senza sapere perché. Così ho iniziato a permettermi, diciamo così, dei lussi per una rockstar: ad esempio costruire una famiglia. Adesso, se piango, almeno so perché...» (ride).
Un tradimento?
«Macché! La vera trasgressione è fare una famiglia e mettere al mondo dei figli. Ci vuole impegno e coraggio, soprattutto per le donne. Non è affatto facile ma dà “un senso” a tutto. In fin dei conti siamo in questo mondo per fare dei figli. Quando ne hai uno, improvvisamente non sei più tu il figlio ma diventi padre, l’ottica cambia completamente e cominci a vedere le cose in modo diverso. Ti rendi conto dei problemi degli altri, capisci che non sei al centro dell’universo. L’obiettivo principale diventa garantire a quell’essere che hai generato almeno vent’anni di serenità».
Cosa insegni ai tuoi figli?
«Cerco di insegnargli a non fare gli errori che ho fatto io. Ovvio che le parole servono fino a un certo punto, ma possono limitare i danni. Ad esempio spiego che quando si attraversa la strada bisogna fare attenzione alle automobili che passano, che non bisogna infilarsi una forchetta negli occhi. Gli spiego anche che tutte le droghe fanno male, ma alcune sono più dannose di altre: l’eroina ad esempio non bisogna assolutamente nemmeno provarla! È letale, basta una volta o due e non riesci più a uscirne. In cinque o dieci anni sei morto. Con le altre, coca e pasticche, bisogna stare molto attenti. Meglio non prenderle e imparare a divertirsi senza, anche perché prima o poi bisogna farlo per forza. Magari gli dico pure che le canne fanno meno male dell’alcol… però si rischia la galera!».
C’è un errore che ti ha fatto male in modo particolare?
«Tutti gli errori mi hanno fatto male. Ma se non li fai non puoi mica imparare. Comunque rifarei tutto, anche se l’ideale sarebbe imparare senza bisogno di sbagliare. Ma temo che sia impossibile».
Sbaglio se dico che fino a un certo punto hai studiato da rockstar, poi sei diventato un artista? «Può essere. Ma riprendendo il discorso sulle sfumature, vorrei dire che se nella vita reale sono necessarie, nell’espressione artistica non sempre è così. Nella mia esiste solo il bianco o il nero. Uso un linguaggio esagerato perché voglio provocare. Io sono un testimone della vita e dei nostri tempi: ascoltare le mie canzoni non è “pericoloso” ma può aiutare a capire. Vedere che tante persone hanno i miei stessi problemi è stata una scoperta inebriante. In fin dei conti io non faccio altro che esprimere le ansie, le rabbie, le nevrosi della gente normale».
Tra libertà e uguaglianza cosa scegli?
«La libertà, perché se non si è liberi non si può neanche essere uguali. Del resto la prima a far discriminazioni è la natura: chi nasce bello avrà opportunità diverse da chi nasce brutto. Tante leggi della natura non mi piacciono. Perché un pesce grosso deve mangiare quello piccolo? Perché, per sopravvivere, una vita si deve cibare dell’altra? Perché il leone deve mangiare la gazzella? Non sarebbe stato meglio che mangiasse l’erba? E che dire dell’uomo, che per sfamare il suo ego vuole il potere e spesso lo esercita facendo del male agli altri? La furbizia e la disonestà sembrano pagare sempre di più rispetto alla sincerità e all’onestà. Il regno animale di cui facciamo parte è crudele e violento e l’umanità deve fare ancora molta strada per affrancarsene».
Beppe Grillo e altri hanno fatto diventare attuale il tema dell’antipolitica. Ma tu questi argomenti li affrontavi già nel 1996 con Stupendo.
«Quella canzone era un grido disperato di delusione nei confronti di certe persone. Stupendo parla di chi, come noi negli anni Settanta, si era illuso di portare l’immaginazione al potere. Poi molti si sono omologati, si sono accontentati. Oggi sembra un circo. Ci sono un sacco di pagliacci travestiti da politici, c’è troppa gente che parla ma non si assume responsabilità di quello che dice, né paga per le cazzate che fa».
È peggio l’ignoranza o l’intolleranza?
«L’intolleranza nasce dall’ignoranza. Se ti sforzi un po’ per non essere ignorante, capisci anche che devi essere tollerante. Siamo tutti nati su questo pianeta e siamo tutti diversi, quindi la tolleranza è indispensabile. Non è certo una colpa, ma non si può essere orgogliosi di essere ignoranti, anche se c’è addirittura chi ne fa una bandiera o un partito».
Nelle cose che fai conta di più il cuore o il cervello?
«Ci vogliono tutti e due. Anche la realtà di questo universo è sempre una questione di equilibrio tra due fattori opposti: polo positivo e polo negativo, espansione e forza di gravità. L’ho scritto anche in una canzone: è tutto un equilibrio sopra la follia. E io sono sempre in bilico»