..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 19 aprile 2008

SASSOLINI

Moggi, sassolini su politica e Cannavò

A noi del Team, come gruppo, la politica non interessa e ce ne occupiamo solo se è la politica ad entrare a piedi uniti sul mondo del calcio o a sferrare un pugno sul viso della Juve.Tralasciamo, quindi, la prima parte dell'articolo di Moggi, apparso oggi su Libero, nella quale parla di politica e del voto per dare spazio alla seconda e terza parte dell'articolo.Nella seconda parte Moggi si toglie qualche sassolino nei confronti di quei politici che lo hanno crocefisso "senza se e senza ma", senza quella cautela che gli stessi politici invocano quando sono loro, come categoria, ad essere sfiorati da scandali o intercettazioni. La parte conclusiva dell'articolo è dedicata a Cannavò e a ricordare, a chi non la avesse capita in quello che scrive, la "filosofia di uomo da maciapiede" enunciata dallo stesso giornalista. Riportiamo un'ampia parte dell'articolo di Moggi:
"Queste elezioni passeranno alla storia per quei partiti che non saranno rappresentati in Parlamento. Personalmente non comprendo il loro rammarico. Troppi errori e contraddizioni hanno pesato sul risultato elettorale e ne spiegano il crollo. Sempre arroganti, sempre colpevolisti: certo non il massimo per coloro che devono determinare le sorti di un Paese, non tenendo conto neppure dei principi basilari che regolano una convivenza democratica basata, ad esempio, sulla presunzione di innocenza, caposaldo della democrazia (si è colpevoli solo dopo la condanna di un tribunale ordinario).
A tale proposito ricordo una mia intervista a “Ballarò” registrata all’inizio di Calciopoli (estate ’06) e i successivi commenti di Boselli, della Melandri e di altri ancora: rivedo facce ed espressioni, ma soprattutto sento ancora quelle parole che suonavano a condanna anticipata. Quasi a voler dimostrare che loro, i “puri”, intendevano fare pulizia sommaria.Proprio come Cannavò nei suoi editoriali……
Questo è un particolare capitato al sottoscritto, ma tanti altri sarebbero da raccontare: il popolo italiano, evidentemente, si è segnato tutto e tenendo conto di questi comportamenti, e di tanti altri ancora, ha deciso di toglierli dalla circolazione. E credo a giusta ragione.
A proposito del Candido: il nostro si è “inventato” una lettera aperta in cui appare il fastidio per chi ha vinto le elezioni piuttosto che il riconoscimento per “i termini vistosi” di quell’affermazione. Ne viene fuori un puzzle piuttosto disarticolato sui problemi dei giovani e dello sport in particolare. Da quanto tempo Cannavò ha scoperto tutte queste carenze che ora pone “imperiosamente” sul tavolo del Governo? Finora non se n’era accorto? E poi, quell’“Egregio Berlusconi” posto all’inizio della sua lettera non mi pare il massimo dell’eleganza. Se proprio non riusciva ad esprimersi in maniera diversa (chessò: “Dott. Berlusconi per esempio) poteva rifugiarsi nel “ Signore” che non si deve negare a nessuno.
Qualcuno dirà che non toccava a me difendere il “bon ton” in questa circostanza, ma disprezzo l’arroganza, specie quando è “coperta” da una grande testata. In verità, nel caso, Cannavò è uscito fuori dalla sua abituale propensione a salire sul carro dei vincitori. Troppo grande, evidentemente, la sua insoddisfazione per il risultato elettorale (lo dice chiaramente, lui ha votato per altri).
A guardar bene si tratta di un’eccezione e il Candido è tornato da subito al suo “sport preferito”: l’abbraccio al vincitore. Molti ricorderanno i peana elevati al genio di Ibrahimovic e anche la puntuale dimenticanza di chi l’aveva portato in Italia (il sottoscritto…..). Ora “fatemi capire” ha scoperto Adrian Mutu, e lo schema è esattamente lo stesso: ignorare chi ha creduto nel rumeno e lodare lo stesso perché è stato capace di “rinascere” a Firenze. Caro Cannavò, da un esperto di calcio al limite mi sarei aspettato un rimprovero alla Juve del dopo-sottoscritto, che ha ceduto un campione non al valore che il giocatore aveva in quel momento.
Ancora sul Candido. L’articolista della Rosea ha scritto un pezzo per dire che mi sono sbagliato nella previsione ipotizzando che la Juve sarebbe al massimo arrivata quinta. Premesso che in fatto di previsioni nessuno può essere il Mago Merlino, credo che i primi a volare basso su quello che poteva fare la nuova Juve fossero gli attuali dirigenti, che pensavano quest’anno di poter raggiungere la Coppa Uefa (vedi dichiarazioni di Ranieri). Se la Juve è andata oltre siamo tutti più contenti, ma quanto a maghi e indovini (cui fa riferimento Cannavò), la Juve non ne ha bisogno.
Rimandiamo la questione al mittente con richiesta di dirottare il tutto al suo amico Massimo (Moratti). E’ lui che li consulta. Cannavò dovrebbe saperlo.
Ecco come il nostro spiega la propria “filosofia” di vita a Claudio Sabelli Fioretti in una intervista a “Sette” (12 dicembre 2002). Cannavò risponde così alla domanda se si può cambiare squadra: “Io mi sono definito uomo di marciapiede. Ho sempre fatto fatto il tifo per chi mi conveniva di più in quel momento. Più puttanesco di così” (testuale!). “Ho tifato – aggiunge – per il Milan, per la Juve (toh, anche per la Juve!), per l’Inter e per la Roma. Tutto purchè il campionato fosse vivace nell’interesse della mia ditta, la “Gazzetta dello Sport”. Bene, sfrondiamo il campo dal tifo, che non mi pare essenziale, e abbiamo la filosofia del signor Candido Cannavò. Cambiare opinione e atteggiamenti, in barba ad ogni coerenza, ogni volta che la situazione lo renda necessario, partendo dalla base che conviene sempre salire sul carro dei vincitori. Nell’intervista Cannavò spiega anche che cos’è l’adulazione: “Una cosa sciocca. Chi la fa è un uomo fatuo, chi ne trae gioia è un cretino”. Ogni commento è superfluo……".
Nota della Redazione:
Quella puntata di Ballarò la ricordiamo perfettamente, come ricordiamo perfettamente le dichiarazioni di tutti i politici, il loro comportamento ed accanimento in occasione di calciopoli. Peccato non potervi indicare un link della teca RAI che consenta di rivedere quella puntata per intero (clicca per vedere l'intervista a Moggi in apertura di trasmissione).Solo per dare l'idea dell'impostazione che venne adottata in quella puntata ricordiamo che, in rappresentanza del mondo del giornalismo sportivo, in veste di esperto e fustigatore di costume, venne chiamato nientemeno che Riccardo Luna, presentato come se fosse la voce dell'imparzialità.Il Riccardo Luna direttore de "Il Romanista" che, a Roma dicono, era amico di Baldini, a sua volta amico del maggiore Auricchio che aveva curato le intercettazioni su farsopoli.

Dallo JU29RO

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