..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 31 dicembre 2007

NOI NON DIMENTICHEREMO MAI

...per chi ha capito subito.....
per chi ha voluto prima informarsi.....
per chi è rimasto ai bordi leggendo e osservando...
per chi si è buttato a copofitto accendendo subito dibattiti e discussioni...
per chi ha creato domini internet di controinformazione...
per quelli dello ju29ro Team...
per quelli di GiùlemanidallaJuve...
per quelli di J1897...
per tutti i forumisti, farsopoliani, squadristi e sobbilatori...
per chi ha scritto libri...
per chi ha chiesto di essere "intercettato"... (ogni riferimento è puramente casuale)
per quelli che oggi sono indisponibili ma presto torneranno...
per quelli che non hanno mai perso la speranza...
per tutti noi che ci siamo uniti da un'ogoglio, incollati da una maglia, impregnati di una fede
GRAZIE...
perchè un grazie non costa nulla, perchè un grazie reciproco è segno di maturità intelletiva e umana......
perchè un grazie, dopo tutto quello che ci accompagna da più di un anno e mezzo, sarebbe il minimo da rivolgere a tutti noi da parte di chi, ha aperto gli occhi, di fronte a tutto lo schifo che si è appiccicato ad una storia, ad una maglia, a tutta la gente che ha lavorato, sudato e combattuto per difendere questi colori....
perchè un grazie, forse, un giorno, sarà "anche" da rivolgere a noi che...
NON DIMENTICHEREMO MAI
...non dimenticheremo mai i sogni realizzati...
non dimenticheremo mai la pioggia sul viso e il freddo nelle ossa...
non dimenticheremo mai il caldo di una notte di mezza estate...
non dimenticheremo mai un pomeriggio di inizio maggio...
non dimenticheremo mai chi non ha pensato solo per un'istante a dirci grazie...
...perchè è "anche" e sopratutto grazie a noi, che quella maglia è diventata storia...
...e forse, un giorno, quella storia sarà riscritta proprio da noi.
AUGURI DI BUON ANNO.....JUVENTINIVERI!

domenica 30 dicembre 2007

UNA LACRIMA

Poche ore ci separano a festeggiare l’inizio di un nuovo anno, chi con amici, chi con i parenti, chi in un ristorante, chi in un locale di tendenza, molti sicuramente tra le mura domestiche, io farò parte dell’ultima categoria citata.
Allo scoccare della mezzanotte, un pensiero da parte mia sarà rivolto a chi oggi non c’è più. Mio Padre.
E’ il primo capodanno che passerò senza la possibilità di abbracciare e baciare la persona che mi ha messo al mondo, senza poterlo stringere forte per fargli gli auguri, senza poterlo guardare negli occhi.
Dicono che le ferite con il tempo trovano la maniera di rimarginarsi. Cazzate. Non è assolutamente vero. Probabilmente possono smettere di sanguinare, ma le cicatrici che lasciano, non c’è ne tempo ne nient’altro che possano cancellarle.
Vincenzo, io lo so che oggi saresti orgoglioso di me, per tutto quello che mi hai insegnato e per tutto quello che sono riuscito ad apprendere, lo sai che non piango più, e che ogni volta (tutti i giorni) che ti penso, un sorriso mi attraversa il viso.
Prima di lasciarti quella lettera che ti ho scritto il giorno del tuo addio, vorrei farti sapere che qui va tutto bene, il lavoro prosegue, la mamma tiene duro, lei sai com’è fatta, una roccia, il tuo nipotino oggi si è commosso quando ci siamo messi a parlare di te, gli manchi tanto e tua nuora è sempre più matta che mai, ma anche a lei gli manchi.
Ops, dimenticavo, in questo ultimo periodo ho conosciuto un Team di persone che mi hanno accolto nel loro intento di difendere la “nostra” Juventus, sono sicuro che ne avresti fatto parte (a tuo modo) anche te.
... a me piace pensare che sia stato proprio papà, andandosene, a restituirmi la capacità di credere in me stesso.
Con un sorriso accompagnerò ogni mio giorno, ogni mio movimento, ogni mia gioia, ogni mia delusione, ogni mio momento in cui vorrò stare accanto a te.
A modo mio, ho imparato da te il lavoro, il sudore, la fatica, i sacrifici, l’onestà, la vita.
Ci sono molte, troppe cose che da quel giorno sono rimaste sole con me e senza di te, ma le continuo a vivere, perché loro avevano bisogno di noi e ancora di più oggi hanno bisogno di me, della mia grazia, dei miei dispiaceri, delle mie emozioni.
Perché le abbiamo respirate, vissute, condivise, combattute, a volte vinte altre perse, a volte ci hanno regalato un istante di felicità altre meno, facendo parte della nostra vita, e per sempre vivranno, dentro di me accanto a te.
Nessun rimpianto, nessun rancore accompagneranno i miei giorni lontano da te, solo rabbia, di non potere più sentire la tua carnalità addosso.
Mi sono intriso di una fede, di una passione, che mi hai trasmesso…la nostra Juventus.
Ho saputo cogliere l’importanza della dignità, dell’orgoglio, di quello che oggi sono grazie al tuo nome.
Mi hai donato il regalo più bello, la vita.
Una vita che ho vissuto a volte lontana da come la intendevi tu, una vita forse troppo spericolata da come la volevi te.
Ma la fiducia che ci eravamo costruiti ha fatto si che questa mia vita non ci allontanasse mai, non fosse poi così diversa.
Rimarrai per sempre un esempio di padre, con i tuoi limiti, i tuoi sbagli, i tuoi difetti, ma con un cuore che non ha mai avuto ne confini, ne falle, ne mancanze…

Ciao papà, anche se adesso mi sta scendendo una lacrima…

venerdì 28 dicembre 2007

UNA SERATA COME TANTE

Gli italiani si avviano a festeggiare il capodanno 2008, un primo dell'anno che sarà per molti una serata come tante. O per meglio dire, una serata sempre meno ricca. Passato il Natale a pranzo e/o a cena con i parenti, anche la serata in onore del nuovo anno sarà vissuta in casa, in compagnia di amici, dei figli, con i genitori e i nonni. Nonostante le ultime dal Governo Prodi, che dice: "l'Italia si è rimessa in cammino", il conto in tasca degli italiani è sempre più povero, le stime ultime di questo periodo sono più che mai negative e per nulla incoraggianti.

I motivi principali per i quali gli italiani non faranno neanche un pernottamento fuori casa a Natale e/o Capodanno sono legati essenzialmente a motivi familiari (37,5% rispetto al 43,2% del 2006). Ma la vera novità, secondo Federalberghi, riguarda i motivi economici: il 34,6% non parte per mancanza di soldi. Una cifra ben più alta del 27,9% del 2006. Un 11,1%, infine, resterà a casa per motivi di lavoro rispetto al 13,5% del 2006. Il dato è inequivocabilmente forte, un'aumento del 7% rispetto all'anno precedente di famiglie che non si muoveranno dalle proprie mura per motivi prettamente economici. Insomma pare chiaro che quest'anno il famoso detto "Natale con i tuoi, Capodanno con chi vuoi...o era Pasqua?", ma questo poco importa, subirà un netto cambio di tendenza. Capodanno all'insegna del risparmio per gli italiani che, per la maggior parte, rimarrano a casa consumando un cenone più 'leggero'. Tanto che se una famiglia su 10 vi rinuncerà del tutto, più della metà ridurrà gli acquisti alimentari rispetto agli ultimi anni.Come rileva un sondaggio sulle festività natalizie di Confesercenti-Publica ReS, infatti, l'83% degli italiani, percentuale che ricorre pressoché regolare a partire dal 2001, festeggerà la sera di San Silvestro in casa in compagnia di amici e parenti, mentre il ristorante sarà la meta preferita per il 5% della popolazione e la discoteca seduce solo il 2% dei giovani tra i 18 e i 24 anni. In crescita il numero degli italiani che andranno in vacanza in Italia, cala invece quello di coloro che aspetteranno il 2008 in una località straniera. Ma quanto intendono spendere gli italiani a tavola per il cenone dell'ultimo dell'anno? La cifra complessiva sarà 2,8 miliardi di euro, mentre era di 2,9 nel 2006, con una riduzione di spesa complessiva del 3,5%. Il risparmio previsto sarà ancora più consistente rispetto al calo di spesa previsto per i pasti del 24 e 25 dicembre. Secondo un'indagine realizzata dal Codacons la spesa media per famiglia sarà pari a circa 110 euro con una riduzione sul 2006 del 12%: tra i prodotti che non mancheranno sulle tavole degli italiani lenticchie, cotechino, zampone e spumante, mentre saranno tagliati drasticamente i consumi di salmone, frutta secca, carne rossa e formaggi.''Le spese sostenute per il Natale appena trascorso - spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - hanno svuotato i portafogli degli italiani, già provati da un 2007 record di aumenti e stangate. La conseguenza è una contrazione dei consumi alimentari per il cenone di Capodanno, con il 50% delle famiglie intenzionate ad acquistare una quantità inferiore di prodotti rispetto agli anni passati, e una famiglia su dieci che rinuncerà del tutto alla classica cena di fine anno".

Tornando dunque alle parole del Presidente del consiglio Romano Prodi, nell'anno in corso l'Italia ''si è rimessa a camminare, ed è uscita dall'emergenza''. Questo perché ''la crescita del pil si attesta a circa il 2% da due anni, abbiamo ripristinato l'avanzo primario e il debito sta calando, a fine legislatura arriverà sotto il 100% del pil''. In più il rapporto deficit/pil a fine anno si attesterà intorno al 2%. E il tasso di disoccupazione è il più basso degli ultimi 25 anni. "Il 2008 - assicura - sarà l'anno in cui il governo proporrà alle imprese e ai lavoratori un grande, comune, obiettivo: un grande patto per maggiori salari, maggiore produttività e una sostanziale diminuzione del peso delle imposte gravanti su lavoratori che percepiscono salari medio bassi". Sta di fatto che secondo un'indagine uscita questa mattina sul settimanale "Panorama", con i dati della "Mercer", gli italiani hanno le retribuzioni più basse del "vecchio" continente, colpa sicuramente del fisco e di un'alto costo della vita. Sempre secondo le proiezioni della "Mercer", gli stipendi a livello globale saliranno in media del 6%, ma scremata dall'inflazione, la crescita si assesterà all'1,9%. Da parte dell'opposizione le repliche al Governo non sono mancate, Silvio Berlusconi ha così commentato: "Dispiace aver ascoltato un bilancio dell'attività del governo totalmente privo della coscienza delle gravi difficoltà in cui vive il nostro Paese e al tempo stesso permeato da un malcelato spirito di rivalsa, perfino nei confronti della maggioranza che lo ha fin qui sostenuto".


Insomma, tra chi dice bianco e chi dice nero, l'unico dato certo è che gli italiani si ritrovano a festeggiare con il portafoglio un po meno pieno. Le previsioni metereologiche per la notte che ci accompagnerà nel 2008, parlano di un forte abbassamento delle temperature in tutto il Paese, una ragione in più per poter dire "sono stato a casa, faceva freddo", ci sarà almeno il meteo che accompagnerà gli italiani in questo forte ribasso rispetto allo scorso anno. Ma in una serata come tante, magari, ci sarà la soddisfazione di acquistare una buona bottiglia di vino, per scaldare questa Italia che stenta ancora a camminare.

giovedì 27 dicembre 2007

RITORNO AL FUTURO (parte seconda)

"Abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d´onda"Chi di noi non ricorda questa frase.Mario Serio faceva parte della Corte federale che ha partorito quel popò di sentenza d'appello sullo scandalo calcio. E a distanza di mesi eccone una riproposizione. Stavolta è Giancarlo Abete a dichiarare: «l'opinione pubblica vuole comportamenti diversi».
Se siamo nuovamente arrivati a queste dichiarazioni, allora siamo messi maluccio.
Aveva ragione il compianto Enzo Biagi a parlare di “Santa inquisizione”, quando al termine dei processi sportivi si lesse: “Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo".
Una Corte che interpreta, badare bene, interpreta un “sentimento collettivo”.
Ma i processi, di giustizia sportiva, civile e penale, non avrebbero bisogno di prove certe, o perlomeno inconfutabile per dare alla Corte la possibilità di esporre la propria sentenza?
Dottor Abete, ci dispiace contraddirla, ma l’opinione pubblica in tutto questo conta come il due di picche quando la briscola è a cuori. L’opinione pubblica si deve attenere alle indagini svolte dagli inquirenti e alla buona fede del lavoro svolto da magistrati e giudici, non può e non deve avere voce in capitolo sulle decisioni che si esprimono in un’aula di tribunale.
Sarebbe come andare dal macellaio sotto casa e chiedere che pena si dovrebbe infliggere a questo o a quello, e con lo stesso metodo chiedere ad un giudice di stabilire il prezzo dell’agnello sotto le festività natalizie o pasquali.
Viviamo e lavoriamo in un Paese già di suo “grottesco”, dove tutto è usato secondo le circostanze o degli interessi, cerchiamo almeno nelle occasioni in cui la parola “giustizia” deve fare il proprio corso, di non intralciare con frasi fuori luogo, l’andamento trasparente del lavoro di persone pagate dai contribuenti, e di non portarle a scegliere i metodi usati nel XV secolo.
Si torna a parlare di celerità, a me onestamente questi due argomenti toccati, “opinione pubblica” e “celerità” fanno decisamente paura.E non per questioni personali, ci mancherebbe, mi è stato insegnato, per fortuna, di fare sempre e comunque le cose bene e che la fretta è solo portatrice di cattivi consigli, e che il giudizio della gente debba sempre e comunque essere preso per quello che è.Invece mi sembra di essere salito sulla macchina del tempo di “Ritorno al futuro”, che in questo caso fa un viaggio a ritroso.
Ci siamo vergognati in molti, non solo il Senatore Cossiga, al tempo di quelle sentenze, risultate contrarie ad ogni codice etico che possa rispettare prima di tutto l’uomo che l’imputato, per poi sentirci dire, come se fosse un articolo di un codice, che la gente comune aveva la necessità di trovare un colpevole.
Ma noi siamo testoni, e da allora ci continuiamo a chiedere di quale giustizia, se poi giustizia non è stata, se non una sommarietà totale di quello che è stato.
Quindi Dottor Abete, lasciamo che il procuratore federale abbia il tempo di valutare questo nuovo filone di intercettazioni, con la dovuta calma e soprattutto con gli atti completi in mano, di danni, a suo tempo, ne sono stati gia fatti, e anche molti.
Non ci rincorre nessuno, questa volta non c’è l’Uefa che ha bisogno di liste o di un campionato che ha bisogno di stilare calendari, ma anche ci fosse la necessità di tutto questo, si ricordi che è più importante la dignità di un uomo, dei propri famigliari, del proprio figlio che tutti i giorni va a scuola, che di una partita di pallone.
E’ facile, in questa sorta di Paese democratico e civile, etichettare una persona, e renderla visibile sotto certe vesti per tutta la vita, per una sorta di sciacallaggine espressa da giornali e televisioni da dare in pasto al macellaio sotto casa.
di Cirdan

IL BUIO ETERNO

La Cia non diede alla commissione indipendente di inchiesta sull’11 settembre tutti i documenti che possedeva sull’attacco terroristico che causò quasi tremila vittime. Ad affermarlo è Thomas Kean, co-presidente con Lee Hamilton della commissione sull’11 settembre che concluse i lavori nell’estate 2004, secondo il quale «fu errata» la decisione della Cia di non consegnare i video relativi a centinaia di ore di interrogatori di Abu Zubaydah e Abd al Rahim al-Nashiri, due membri di Al Qaeda catturati nel 2002.
Ci sono ancora i famigliari delle vitttime che da tempo chiedono la riapertura dell'inchiesta, avendo da tempo considerato incompleto il rapporto del 2004.
Le domande che, non solo loro, si pongono da quell'11 settembre 2001, sono rivolte alla carenza di informazioni sui movimenti dei 19 kamikaze che si mossero sul territorio statunitense nei giorni e nelle settimane precedenti al sequestro dei quattro aerei .
Domande che forse mai avranno risposte.
La novità delle ultime ore sta nel fatto che nel contenzioso entra Phipil Zelikow, ex direttore esecutivo della commissione di inchiesta di quell'11 settembre, firmando un memorandum nel quale si chiedono ulteriori accertamenti per verificare se la Cia abbia violato le leggi federali non rendendo pubblica l’esistenza dei video. La tesi si basa sul fatto che la commissione indipendente domandò alla Cia di consegnare documenti, rapporti e informazioni, frutto degli interrogatori sui detenuti di Al Qaeda e dunque anche i video dei due terroristi che avrebbero fatto parte dell'inchiesta e che rientravano nella richiesta della commissione. La Cia invece sostiene che poiché la commissione non chiese mai specificatamente i nastri video sugli interrogatori dei due non vi fu violazione delle leggi federali.
Sull'episodio il presidente americano George W. Bush, ha dichiarato di voler, cautamente, aspettare l'apertura dell'inchiesta, prima di pronunciarsi sul caso dei nastri scomparsi.
Quello che agli occhi di chiunque rimane certo è un buio eterno, quel buio che oscurò Manatthan per giorni, e che a distanza di anni continua a non trovare una luce.

martedì 25 dicembre 2007

IL DIRETTORE MOGGI FA GLI AUGURI AL TEAM........

di Redazione

Ho raccolto oggi telefonicamente gli auguri del nostro Direttore Luciano Moggi e tempestivamente li riporto sul sito, come da suo espresso desiderio. Salvatore Dominiobianconero

Cari ragazzi,

"quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare."

Questo e' un "vecchio adagio" che spesso nella vita ci viene riproposto nelle avversita' come esortazione a non mollare mai.

Ed io sono circa 18 mesi che sto cercando di fare tesoro di questo suggerimento, combattendo per difendere me stesso ed indirettamente la storia della Juventus.

Non immaginavo pero' di scoprire nel corso di questi mesi che tra i tifosi della Juventus ci fossero persone come Voi, che oltre ad amare i gloriosi colori che io ho avuto l'onore di difendere per 12 anni, sono stati in grado di effettuare una analisi precisa, puntuale e probabilmente inimitabile di tutto quello che e' accaduto.

In alcuni momenti la vostra caparbieta' e la vostra competenza mi hanno dato sostegno importantissimo per superare i momenti di sconforto che, e' normale, possono prendere il sopravvento quando la lotta e' impari e i nemici sono tanti ed organizzati.

Per questo motivo sento fortemente il bisogno di stringere idealmente la mano ad ognuno di Voi e augurarVi un sereno Natale e un prospero 2008.

Ve lo meritate di cuore.

Molti sono stati i tifosi che mi hanno espresso affetto e solidarieta'.

Ma quello che ha fatto e che ancora sta facendo il Team Ju29ro non lo dimentichero' mai.

Luciano Moggi.

lunedì 24 dicembre 2007

QUANDO ALLA "SCALA DEL CALCIO" LUI C'ERA

Una serata come tante, nella periferia a nord di Milano. Umidità che l’ha fatta da padrona in un clima ormai tipicamente invernale, che giorno dopo giorno si avvicina ad abbracciare l’ennesimo Natale. In campo le società che hanno costruito la fama del calcio italiano nel mondo, con un Milan pronto a volare in terra di Giappone per affrontare l’ennesima sfida intercontinentale della sua gloriosa storia. In tribuna il presidente Berlusconi e il suo braccio destro Galliani. Dall’altra parte una squadra fatta ormai di uomini “soli”, quasi mai seguiti dall'ingegner John e seguita da Lapo solo nelle ultime 2 partite. Evidentemente questi uomini, in calzoncini corti e nemmeno più le stelle che ne dovrebbero contraddistinguere la storia ultracentenaria sulla maglietta da gioco, non meritano la passione e la presenza continua di chi ne è proprietario. Cose da ricchi, noi non possiamo capire. Eppure in quegli uomini qualcosa di grande deve essere rimasto. Scendono in campo come se fossero i campioni d’Italia, mettono grinta e determinazione, anche perché a volte non serve essere titolati per mettere determinazione e grinta, basta solamente avere la mentalità, visto che alcuni di loro lo sono nell’anima e non in tre colori appiccicati su di una maglietta. Partono a tutta birra, mettono in crisi i campioni d’Europa, li soffocano con il pressing, rimangono corti, anzi cortissimi, a tal punto da rubare palla nella trequarti avversaria. E così dopo solo sette minuti ecco un’occasione, palla rubata ai 25 metri, lancio a scavalcare la difesa rossonera, e Trezeguet, uno dei campioni d’Italia, scocca il suo solito, micidiale tiro da dentro l’area.Palo pieno a Dida battuto. In tribuna, sulle gradinate, molti sul divano di casa, visto che dopo molti anni è stata impedita la solita trasferta del tifo bianconero all’interno di San Siro, hanno un sussulto. C’è la Juventus, la solita Juventus che parte a tutta per intimidire gli avversari, per soggiogarli dalla sua immensa voglia di vincere, per costringerli dopo pochi minuti alla difensiva. In panchina c’è un uomo, che mastica una gomma americana, ma ha il viso di chi, queste sfide, le ha vinte, le ha perse, le ha pareggiate, ma sempre e comunque con la consapevolezza di essere, dentro e fuori, un campione d’Italia. Un altro campione d’Italia ha una maglietta blu e indossa una fascia da capitano, e guida il reparto difensivo. Pochi uomini, compreso uno biondo platino che non smetterà mai di correre, nemmeno quando al calcio non giocherà più, perché lui è fatto così, lui corre da quando si sveglia a quando va a dormire, perché lui, per essere campione d’Italia ha sempre lavorato come un mulo, senza risparmiarsi mai. E gli altri? Quelli che campioni d’Italia non lo sono mai stati, e probabilmente mai lo saranno? Gli altri hanno imparato. Hanno voluto imparare. Hanno capito da chi campione d’Italia lo è veramente stato, cosa significa essere umili, cosa significa il lavoro, ma soprattutto cosa significa indossare la maglia della Juventus. Ed ecco che allora, da chi siede in tribuna a chi sta sorseggiando una birra davanti alla televisione, riappare lui. Quella figura che ha creato tutto questo. Quell’uomo, che prima di scegliere un calciatore, sceglieva l’uomo , cercava la serenità che albergava all’interno della sua vita privata. Riappare chi non è mai mancato ad una partita, che ci fosse il sole, la nebbia, il caldo, il freddo, nemmeno quando per giocare sarebbe servita la Canottieri di Recco invece che la Juventus. Lui che ha dato un’impronta di stile, di coraggio, di fame del successo, anteponendo a tutto questo la figura dell’uomo, con le sue debolezze, le sue imperfezioni, ma sempre con l’umiltà di rispettare tutto e tutti, pur consapevole di essere il più bravo. Ma ora lui non c’è più, non siede più in tribuna a difendere come fosse un figlio la sua creatura, ad essere presente e a mettersi davanti ad ogni difficoltà, ad ogni illazione, ad ogni frase fuori posto, ad ogni errore arbitrale commesso contro la sua creatura. Eppure questi uomini giocano al calcio come se lui fosse ancora lì, e quelli nuovi corrono, si battono, prendono botte come se dovessero fare vedere a lui che loro sono stati scelti perché sono uomini e non solo calciatori. Quando l’arbitro fischia la fine, e l’umidità ha raggiunto livelli da freddo tagliente dentro le ossa, tutto finisce. Il risultato tutto sommato è buono, un pareggio con i campioni d’Europa e possibili campioni del mondo per squadre di club in casa loro, è buono, lui diceva che non si butta mai via nulla, che tutto serve quando alla fine si fanno i conti. L’uomo con la maglietta blu e la fascia da capitano dice che per una neo promossa, tornare in serie A e disputare un inizio di stagione come questo non è cosa da pochi. Lui lo sa, lui è un uomo, lui è umile, lui è stato campione d’Italia e campione del mondo. Forse bleffa pure, ma con lo stile di chi gli ha insegnato a stare all’interno del mondo del calcio. E allora un brivido percorre i nostri corpi. Con gli occhi lo cerchiamo, vorremmo vederlo, vorremmo sentirlo, vorremmo che fosse ancora una volta lì, alla “scala del calcio”, perché lui alla “scala del calcio” non sarebbe mancato nemmeno con la febbre a 40. Vorremmo che fosse lì a stuzzicare il giornalista di turno, a replicare, magari in maniera sarcastica e polemica a chi gli avrebbe fatto notare la trattenuta lieve di Legrottaglie ai danni di Gilardino. Invece il silenzio del dopo partita ha un rumore assordante. Le immagini scorrono veloci, lo stadio si svuota, gli uomini che hanno indossato ancora una volta quella maglia storica sono soli, accompagnati dal loro destino, da un destino che ha voluto togliergli un padre calcistico che avrebbe ancora voluto dare tanto. Oggi li guardiamo indifesi, pronti a lottare come gli è stato insegnato, su quel rettangolo verde, perché qualcuno diceva che le parole finiscono quando gli uomini scendono in campo e l’unico giudice che decide chi è più bravo è il pallone. Questo pomeriggio, a Firenze, nella giornata dedicata a Manuela e a Cesare, è riapparso ancora lui. E’ sceso in campo come un’ombra e dopo soli pochi minuti ecco che fa uscire dal cilindro una magia. Un assist, come solo lui sapeva fare, ed è gol. E quando l’arbitro sta per mandare le squadre a bere un the caldo per la pausa tra il primo e il secondo tempo, riappare. Stavolta è in mezzo a tre giocatori, un tocco di prima e altro assist che mette davanti al portiere un suo compagno. Altro gol. Con molta probabilità, come lui scrive su di un quotidiano da mesi, perché lui del calcio ne capisce, e anche tanto, quel calciatore che con lui è stato per ben due volte consecutive campione d’Italia, oggi pomeriggio ha spianato la strada definitivamente alla conquista del suo, probabile, quarto scudetto consecutivo in Italia. Perché quando lui lo prese, nessuno si sarebbe mai immaginato cosa sarebbe diventato quel calciatore, che magari proprio uomo all’inizio non lo era, ma lui di calcio e di uomini ne ha sempre capito e ancora una volta ci aveva visto giusto. Domani sicuramente ci sarà un altro stadio, un altro palcoscenico, un’altra storia, altri uomini e altri calciatori, e probabilmente un altro calcio, ma Luciano Moggi, alla “scala del calcio”, sarebbe stato presente.
di Cirdan

LA "SCALATA" ALLA DOMENICA

Sono un cittadino italiano, residente, ho un lavoro dignitoso, una famiglia, o meglio convivo, ho anche un figlio e mi è rimasta la mia mamma, mio padre non c’è più, la mattina del 14 agosto ci ha salutato.
La mia vita è fatta di piccole cose, la passione per la musica, suono la chitarra, anche se quel verbo è un po’ troppo per un autodidatta come me, l’interesse, fin da quando ho cominciato a ragionare, sempre che questo sia realmente accaduto, per la politica, la finanza e l’economia, anche se non sono del “ramo”, gli amici, le serate in discoteca, i concerti di Vasco Rossi (a 12 anni ne rimasi folgorato e ancora oggi porto con me, onorato, le bruciature), le ragazze, anche se adesso sono innamorato e mi limito a dare un’occhiata, i film che raccontano i pezzi della storia italiana.
Mi è sempre piaciuto leggere, anzi, dirò di più, prima ascoltare, poi leggere e alla fine dire anche la mia. Spesso mi è capitato di leggere un saggio, che sia politico, ambientale o economico cambia poco, e poi dire "ma che cazzo sta scrivendo questo!".