..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 29 settembre 2008

ONESTO E SINCERO


Bari – Vasco Rossi rock star indiscussa e la magia dei suoi brani
Spinoza diceva che chi detiene il potere spera sempre che la gente sia ammalata di tristezza”. E’ questa la massima evocata dalla grande rock star per dare il benvenuto al pubblico dell’Arena delle Vittorie a Bari. Dopo i raddoppi di Bologna e Torino, Live Nation Italia ha avuto il piacere di annunciare un secondo concerto di Vasco Rossi anche a Bari.
L’appuntamento del 26 e 27 settembre nel capoluogo pugliese ha mobilitato solo per la prima serata circa trentamila persone e per “l’ondata effetto tsunami” il Comune ha predisposto un piano ad hoc per la mobilità, che ha permesso a tutti di raggiungere ordinatamente i luoghi del concerto. Possiamo definirlo “un caos ordinato”; l’evento Vasco Rossi ha seguito l’evento Fiera del Levante in ogni i senso, mobilitando tutto un vissuto al di fuori dell’Arena, prima e dopo il concerto, fatta di venditori occasionai di gadget, camper-paninoteche ambulanti ed altri fantasiosi venditori che sono riusciti, favoriti soprattutto dalle zone rese a traffico limitato, a creare l’atmosfera distensiva e goliardica delle feste di piazza dopo “la vita spericolata” del concerto.
Un pubblico ordinato, composto da targhet variegato ha invaso il prato e le gradinate, giovani e meno giovani, spesso famiglie composte da due tre generazioni, quasi a voler testimoniare la trentennale carriera del mitico e intramontabile Vasco Rossi. Per più di due ore la trasgressiva rock star dal fascino tipicamente italiano, ha tenuto i suoi fan con lo sguardo incollato al palco definito “Un mostro di ferro vero”. Infatti il palcoscenico su cui Vasco si muove è davvero maestoso, a dir poco spettacolare, ricco di effetti speciali, con due maxi schermi laterali che permettono all’intero pubblico ovunque posizionato di seguire in ogni sua performance l’impareggiabile Vasco.
Ideato dallo studio Gio Forma, è largo 70 metri, profondo 22 metri, alto 25 metri, per un totale di 903 metri quadri di piano calpestabile. Le sue principali caratteristiche sono: un fondale semicircolare che si sviluppa per 42 mt., composto da circa 1000 specchi convessi che riflettono tutto ciò che c’è intorno.
Di altissima tecnologia i 2 megaschermi ad altissima definizione di tecnologia MiStrip che rimandano le immagini dal palco e per finire1 gigantesco anello ellittico centrale sospeso in aria, composto da 300 barre MiStrip luminose per effetti ed immagini dall’alto; 2 passerelle semicircolari laterali, lunghe 20 metri che materialmente e non solo metaforicamente entrano fra il pubblico, “ per abbracciare gli spettatori”, facendoli sentire come se fossero tutti sul palco. Ma non è finita! Il tocco di magia finale viene dato dal gioco di luci, studiate dal light design Giovanni Pinna che riesce a creare un effetto alquanto surreale.
E’ uno spettacolo potente, di rock duro, molto coinvolgente. Vasco Rossi dal palco trasmette al suo pubblico la sua solita rabbia e incredibile forza, coadiuvato anche dalla sua storica band ai massimi livelli di energia e affiatamento.
Come in ogni concerto di Vasco anche qui c’erano tutti gli ingredienti che rendono la partecipazione all’evento – concerto un’esperienza straordinaria ed irripetibile per i tantissimi fan e non solo… Infatti anche chi per la prima volta fa questa esperienza senza dubbio ne esce partecipe. Sicuramente qualcosa di speciale contribuisce in modo particolare a rendere la partecipazione indimenticabile. L’”Approccio nichilista”, continuamente dimostrato da Vasco Rossi, produce sempre il suo fascino, soprattutto perché dettato da un convincimento interiore, che sempre coinvolge il pubblico.
L’incipit è “Qui si fa la storia”. Fin dai primi rintocchi si percepisce che non dà un attimo di tregua. In una strana serata di fine settembre dalla temperatura quasi invernale, con un cielo plumbeo che minaccia pioggia per l’intera durata del concerto, tiene tutti con il fiato sospeso dal primo all’ultimo brano. La scaletta si compone di più di 30 brani, che tengono conto dell’anima e del ritmo di tutta la produzione di Vasco. Le nuove canzoni, ci sono tutte, o quasi tranne “Non vivo senza te” e “Ho bisogno di te”.
Tutto il repertorio è abilmente collegato alle tematiche che più frequentemente si ripetono nelle sue canzoni e ci fanno vivere la vera anima di questo artista, che lo rende nei confronti del tempo inossidabile. Lottare contro l’ipocrisia, l’intolleranza, i limiti alle libertà individuali, l’indifferenza e contro tutto ciò che ci propina passivamente la televisione e la civiltà dei consumi, è e continua ad essere il fulcro e l’ingrediente fondamentale della “poesia” di Vasco, che ancora riesce a farci sognare “una vita spericolata” fuori dalla quotidianità.
Non è stata casuale la scelta di brani come “T’immagini” e “La Noia” particolarmente attinenti a “Il mondo che vorrei” , di grande attualità in una società come la nostra in cui i meccanismi più perversi che tengono in piedi la mondanità non tendono certamente a trasformarsi in positivo. Infatti canzoni come “Non appari mai”, “L’uomo che hai qui di fronte” e “Gli spari sopra”, ci dimostrano la continuità e la coerenza dell’artista nel suo percorso canoro.
E ancora…. brani di grande intensità come “Un senso” e “Sally” e poi ….momenti puramente ricreativi, tra sesso e rock’n roll, con canzoni come “Gioca con me”, ultimo singolo per le radio. Per congedare il suo pubblico Vasco propone una “Vita spericolata” che canta in versione acustica, pianoforte e voce ed infine l’indimenticabile “Alba Chiara”.
Dopo trenta lunghi anni di carriera e i traguardi raggiunti, tutti cercano di comprendere il segreto di tanta longevità artistica da ritrovarsi sicuramente nella disarmante semplicità con cui Vasco si rivolge fin dagli esordi al suo pubblico: “Io nella musica sono onesto e sincero, dico cose che altrimenti non direi neanche all’amico più fidato.
Maria Caravella

MILANO TROTTO - MARTEDI' 30 SETTEMBRE

Apro questa nuova rubrica ippica imperniata sul trotto milanese, dando un'occhiata a tutti gli appuntamenti che il "Trotter" di San Siro fornirà ai propri appassionati.
Ippodromo di MILANO - Convegni del 30/09/2008
Apertura settimanale al "trotter" milanese.
Ottimo convegno, imperniato su otto corse: due saranno le prove per i puledri di 2 anni, in una saranno tutti debuttanti (4à corsa) nell'altra si affronteranno soggetti più che validi nella seconda prova più remunerativa della giornata (2à corsa).
I soggetti di 3 anni apriranno e chiuderanno il convegno, nella 1à corsa si sfideranno soggetti più che discreti interpretati dai gentlemen, nella 8à e conclusiva scenderanno in pista soggetti di minima.
Nel contorno si sfideranno gli anziani in un miglio di categoria "E" (3à corsa), soggetti di 4 anni impegnati in una minima (7à corsa) e sempre sulla distanza dei 1600 metri un lotto di femmine di ottima qualità (5à corsa).
La corsa con maggior dotazione di giornata sarà una categoria A-B per indigeni ed esteri di 5 anni ed oltre (6à corsa) con la curiosità nel vedere il rientro di un soggetto come Gregomar.
1 Ora: 14:30:00 Nome: PR. TIO PEPE - cond.gentl.
Premio: E 10.450 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 LUC ROC 1600 L.Rocca
2 LUNA DEI ROB 1600 A.Ciapparelli
3 LOIRA BONEST 1600 M.Canali
4 LEONOR DEL RONCO 1600 Gus.Matarazzo
5 LEMONSID GLORY 1600 R.Ruffato
6 LINDA GIANCA 1600 G.Borriello
7 L'ARENA DI VERONA 1600 L.Pennati
8 LAPO LUCK 1600 S.Manzato
9 LISBONA ORS 1600 Mar.Castaldo
Miglio per discreti 3 anni interpretati dai gentlemen.
L'ARENA DI VERONA trova contesto alla portata anche se con numero complicato, LUC ROC ha buon numero per rimanere in posizione, LISBONA ORS avrebbe preferito altra collocazione, ma avrà la corda come amica.
LAPO LUCK potrebbe avere la fortuna di essere mandato da LEONOR DEL RONCO e provarla da un capo all'altro, mentre la citata femmina della Bivans potrebbe fornire la sorpresa nonostante sia al rientro.
SELEZIONE:8/5/9/1/7
2 Ora: 15:00:00 Nome: PR. ANFIONE - cond.
Premio: E 14.080 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 MINERVA DEI 1600 R.Andreghetti
2 MATA HARI 1600 R.Haller
3 MOON LIGHT BI 1600 A.De Chirico
4 MISS LADY EFFE 1600 M.Smorgon
5 MAURI GASTI 1600 P.Gubellini
6 MINEIRO AS 1600 M.Baroncini
7 MAGIA SF 1600 M.Lovera
Condizionata sul miglio per ottimi puledri di due anni.
MISS LADY EFFE va per la quarta a seguire dopo avere notevolmente impressionato nel girare di fuori all'ultima uscita, MAURI GASTI non starà certo a guardare e con il rientrante Pietro Gubellini proverà il colpo ad effetto.
MINEIRO AS è soggetto di qualità e parziale e non stupirebbe vederlo passare per primo il palo dopo aver dato ottima impressione al Criterium, MINERVA DEI starà attenti agli eventi favorevoli.
Occhio a MOON LIGHT BI che sta crescendo corsa dopo corsa.
SELEZIONE:4/6/5/3/1
3 Ora: 15:30:00 Nome: PR. MOICANO - cat.E
Premio: E 8.800 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 ETIENNE PAV 1600 A.Guzzinati
2 GRAFITE PRAV 1600 A.De Felice
3 GRISA FIELD 1600 M.Fanti
4 EXET 1600 R.Andreghetti
5 ERINA 1600 A.De Chirico
6 GINESTRA LUNG 1600 A.Farolfi
7 GAUGUIN ANS 1600 P.Gubellini
8 GAIDA 1600 A.Gocciadoro
Anziani di categoria "E" sul miglio.
Rientra GAUGUIN ANS, ma c'è da credere che possa essere già pronto, GINESTRA LUNG sembrerebbe in crisi di "gioco" e risultati ma la categorie è la sua.
EXET, dalla culla di Sant'Antonio, potrebbe fornire la sorpresa.
Un occhio va tenuto aperto anche per le chance di GAIDA, in forma.
SELEZIONE:7/4/6/8/5
4 Ora: 16:00:00 Nome: PR. GRIFONE - DEBUT.
Premio: E 7.700 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 MILLY SEM 1600 M.Guzzinati
2 MARCYMAR 1600 M.Guasti
3 MONZA 1600 P.Gubellini
4 MELAVERDE WISE 1600 M.Baroncini
5 MAESTOSO RAL 1600 R.Haller
6 MEXICO MILAR 1600 F.Restelli
7 MONELLA NOF 1600 F.Nogara
8 MAGICMAR 1600 A.Farolfi
9 MERCURY ROC 1600 D.Nuti
Debuttanti sul miglio, con tutte le incognite del caso.
MONZA è una Daguet Rapide con qualifica in 1.18.8 e con Pietro in sulky si erge a favorita, MILLY SEM è un prodotto da Zambesi Flash e la qualifica non è stata da meno, per MELAVERDE WISE parla il training.
Personalmente mi piace molto la genialogia di MAESTOSO RAL (Cocktail Jet e Elga di Jesolo da Park Avenue Joe).
MAGICMAR ha brutto numero ma qualifica importante.
SELEZIONE:3/5/4/1/8
5 Ora: 16:30:00 Nome: PR. MARINO - cond.
Premio: E 13.200 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 ISIDE EK 1600 S.Carro
2 ISLAND STARS 1600 H.J.W.Grift
3 IT'S A WISE 1600 M.Guasti
4 IMPERIAL MAST 1600 M.Compagno
5 ICHY JET 1600 P.Gubellini
6 IGEA 1600 R.Andreghetti
7 ISLANDA 1600 M.Baroncini
8 IDRA ETOILE 1600 Santo Mollo
9 INDIGENA 1600 A.Demuru
Miglio per ottime femmine di 4 anni.
IDRA ETOILE, nonostante il numeraccio, ha chance corposa al pari della qualitativa ICHY JET.
ISIDE EK va a giorni alterni, IMPERIAL MAST vince poco in questi contesti ma ha discreto motore.
ISLANDA è un bel veleno.
SELEZIONE:8/7/5/4/1
6 Ora: 17:00:00 Nome: PR. DECIMA C.NAZ. - cat.AB
Premio: E 16.060 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 MAXL -D- 1600 R.Haller
2 LILIANA SIMONI -DK- 1600 Santo Mollo
3 EVERGREEN AA 1600 V.Sciarrillo
4 VICTOR LAVEC -NL- 1600 H.J.W.Grift
5 FRANCISCO BI 1600 W.Lagorio
6 GADONI 1600 A.Greppi
7 BOARDWALK HALL -US- 1600 R.Andreghetti
8 TITUS B -D- 1600 A.Guzzinati
9 GALANTEZ 1600 A.Farolfi
10 GUENDALINA BAR 1600 M.Smorgon
11 GREGOMAR 1600 P.Gubellini
Corsa con maggior dotazione di giornata per indigeni ed esteri di categoria A-B sul miglio.
Rientra GREGOMAR, qualitativamente il migliore, FRANCISCO BI ha corso un gran "Mirafiori" quindi per lui parla la forma, GADONI sta andando davvero forte.
EVERGREEN AA ha numero ideale per andare davanti e magari provarci, TITUS B è soggetto da tenere in considerazione.
SELEZIONE:11/3/5/6/8
7 Ora: 17:30:00 Nome: PR. IRUNDA C.NAZ. - cond.
Premio: E 4.620 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 INSIDER 1600 E.Vairani
2 IMPERIOSA PANT 1600 R.Andreghetti
3 IOLANDA PB 1600 Ad.Albonetti
4 IKEBANA VOL 1600 G.Schettino
5 IMPETUOSO TAB 1600 L.Guzzinati
6 ISENGARD SPRINT 1600 A.Gocciadoro
7 IAIA DIAMOND 1600 F.G.Fulici
8 INZAGO 1600 A.De Chirico
9 IRONWILL DIAMOND 1600 Mass.Castaldo
10 IPER SEM 1600 M.Guzzinati
11 IRMA DEL DUOMO 1600 D.Nuti
12 IKARIA 1600 Santo Mollo
13 IDOLO DEL PRI 1600 A.Guzzinati
14 IDONTSHARE AS 1600 H.J.W.Grift
Miglio per 4 anni di minima.
IMPERIOSA PANT ha numero ideale per essere l'idea di piazza e magari qualcosa in più, ISENGARD SPRINT si è un po perso strada facendo ma potrebbe ritrovare i migliori argomenti.
IPER SEM dovrà costruire e non sarà semplice, così come IKARIA che ha dalla sua qualità.
IDOLO DEL PRI l'altro che conta.
SELEZIONE:2/12/13/10/6
8 Ora: 18:00:00 Nome: PR. ASTOCADA C.NAZ. - cond.
Premio: E 6.050 Distanza: mt. 1600 - Trio
1 LUGANA 1600 M.Guasti
2 LEONZIA PRAV 1600 R.Andreghetti
3 LEMY GRIF 1600 M.Smorgon
4 LATIN LOVER CUP 1600 L.Guzzinati
5 LINUCCIO SEM 1600 M.Guzzinati
6 LULU DI VAREN 1600 D.Nuti
7 LIGABUE 1600 Gio.Fulici
8 LIOLA' CAR 1600 V.Sciarrillo
9 LIFRUCU DVM 1600 A.Nuti
10 LEGOLAS DEI VENTI 1600 E.Osnaghi
11 LADY DIANA ROSSO 1600 Santo Mollo
12 LOBAC 1600 E.Vairani
Tre anni di minima sulla distanza del miglio.
LEMY GRIF è fuori categoria, deve solamente mettere giù i piedi, LEONZIA PRAV rientra, LATIN LOVER CUP sta correndo discretamente.
LADY DIANA ROSSO a percorso netto ha chance, occhio a LOBAC.
SELEZIONE:3/12/2/4/11
PROSSIMO APPUNTAMENTO VENERDI' 3 OTTOBRE 2008
di Cirdan

ANDARE CONTRO LA STORIA



VARENNE-RESTO DEL MONDO: 2-1

Questo in pillole l'esito delle tre batterie del derby. Non tutto è andato secondo le previsioni e in questo era stato profeta Enzo Giordano che, pur facendo un naturale e interessato tifo per le figlie del "Capitano", da buon napoletano scaramantico in mattinata aveva detto: "Sembra tutto facile, ma le corse bisogna prima vincerle in pista". Mai affermazione fu più veritiera. E' stato un bel pomeriggio di corse che però ci ha insinuato anche un grande dubbio.

Luigi Migliaccio da Trotto&Turf di lunedì 29 settembre 2008.

"FORSE ERO TROPPO SICURO..."

E' stata una delusione, bisogna pur ammetterlo, ma che in fin dei conti non scalfisce più di tanto il valore e il potenziale della figlia regina di Varenne, Lana del Rio. Sabato pomeriggio intorno alle 15:30 è scesa in pista bella come sempre è andata in testa dopo i primi 500 svelti metri di corsa, 6.6 (100), 29.7, e ha graduato il più possibile fino al primo chilometro, passato sul piede del 1.18.4. A quel punto sembrava in una botte di ferro e con una terz'ultima frazione passata con un paletto in 31.5 Santo Mollo ha cominciato ad accellerare concludendo gli ultimi 800 metri di corsa in 56.7 (28.8-27.9), ma sul palo è arrivata la sorpresa.

Lana terza a media di 1.15.0, con Letter From Om vincitrice in 1.14.9 dopo essere filtrata lungo i paletti e Libeccio Grif, autore di una gara superlativa, secondo con media identica della vincitrice.

Per un cavallo "normale" non ci sarebbe stato nulla di clamoroso, anzi, con una chiusa in 41.9 per gli ultimi 600 metri gli elogi si sarebbero sprecati, ma per una campionessa come Lana del Rio aver ceduto proprio nelle fasi finali la vittoria ha aperto discussioni e qualche giallo.

"Forse ero troppo sicuro di vincere la batteria in canter - ha commentato Santo Mollo nel dopo corsa - ho cercato di risparmiarla per la finale e pensare che non le ho neanche tolto i ferri di allenamento evitando di metterle quelli più leggeri da corsa". Un'eccesso di sicurezza di cui un onesto Santo Mollo si è assunto la responsabilità figlia indiscussa della delusione. "Mi sono reso conto - ha proseguito il driver calabrese - mentre cercavo di sfilare, che la cavalla non era esplosiva come nel Marangoni, ma una volta in testa pensavo di poter gestire a mio piacimento la corsa. Invece nonostante una chiusa in meno di 42.0 per gli ultimi 600 metri mi sono piombati addosso, battendoci". Esplosività, Santo Mollo ribadisce un concetto che tra le righe si era potuto capire nelle parole del dopo corsa del Marangoni, quando disse: "Ora Roma, certamente, anche se avrei preferito andare direttamente alla finale senza passare per le batterie, ma tant'è, andiamo con fiducia, quella di sempre, con l'obbiettivo principe di centrare un posto per il pomeriggio del 12 ottobre". Per il driver vincitore in sequenza di Emilia, Giovanardi, Città di Napoli, Nazionale e appunto Marangoni quella dichiarazione, per chi non ha voluto far finta di nulla, qualcosa voleva pur dire. Probabilmente già intravedeva nella batteria di sabato scorso una qualche mancanza da parte di Lana del Rio, mancanza che non le avrebbe consentito di correre al 100%, è così è stato. Forse un impegno troppo ravvicinato dopo il rientro e la corsa del Marangoni è stata la causa principale della mancanza di esplosività nelle fasi iniziali, forse una leggera infiammazione alle vie respiratorie, riscontrata nel post-gara dal veterinario, le ha tolto quel 20-30% di potenziale che è stato fatale nelle fasi conclusive.

Due analisi che probabilmente raccontano l'unica verità possibile di quello che è accaduto a Lana del Rio sabato pomeriggio. Ora ci saranno 15 giorni per l'entourage della cavalla nel ritrovare gli stessi identici stimoli e soprattutto la fiducia che hanno portato Lana del Rio a vincere (per la prima volta nella storia) i quattro Gruppi I consecutivi che portano la generazione dei tre anni al Derby.

Di parole in questa due giorni se ne sono fatte anche troppe, daltronde con la cronaca nuda e cruda del risultato non poteva essere altrimenti, ma mi preme sottolineare alcuni aspetti:

  1. La chiusa di Lana rimane senza ombra di dubbio importante; un cavallo che, probabilmente con le vie respiratorie leggermente infiammate che ne hanno compromesso un 20-30% di potenziale e con una ferratura "pesante" da allenamento riesce a chiudere 800 metri terminali in 56.7 con un 41.9 di ultimi 600 non lo si puo considerare una delusione, anzi, immaginiamo tra 15 giorni senza questi due "handicap" cosa potrà fare in pista.
  2. Fino a sabato pomeriggio la quota ipotetica di Lana del Rio per la finalissima del 12 ottobre faticava a raggiungere la pari, non tanto per le qualità indiscusse della campionessa, quanto per la supremazia schiacciante contro i coetanei dimostrata in pista per tutto l'iter classico. Ora appare alquanto paradossale considerare Lana una comprimaria del derby, collocandola come quarta/quinta forza in campo.
  3. Evidentemente le parole di Santo Mollo nel post-Marangoni raccontavano forse più verità di quello che si è successivamente potuto appurare tra controlli veterinari e ferrature. Evidentemente l'entourage avrebbe preferito una finale diretta per cause a noi sconosciute, cause che avrebbero comunque evitato a Lana un ulteriore impegno a distanza evidentemente troppo ravvicinata, nonostante, ribadisco, l'ottima prova svolta sabato pomeriggio.

ANDARE CONTRO LA STORIA

Nel Paese dell' "usa e getta" si fa troppo presto a proclamare inbattibile un chicchesia e, dopo una prova che non ha confermato le attese (non brutta o incolore), inserirlo nel dimenticatoio considerandolo un flop o addirittura finito. E' un po il caso di Lana, dove in molti hanno già espresso dei seri dubbi su quella che sarà la sua prova nel giorno del Derby. In questo spazio sono sempre stato con i piedi per terra, nonostante il mio tifo dichiarato da tempi non sospetti per la figlia di Varenne, sia nei trionfi (tanti) che nelle delusioni (pochissime), ma la fiducia è sempre stata immutata, prima di sabato e ancor di più dopo. Sicuramente la posizione di lancio nella finalissima non sarà certo delle più proprizie, purtroppo l'unico vero aspetto negativo che ne è scaturito dalla batteria, ma cio non toglie il ruolo che Lana avrà.

Le favole, spesso, nel momento in cui tutto sembra prendere la giusta piega hanno un brusco risveglio, dove disgrazie e imprevisti sembrano ribaltare un lieto evento, ma si sa, è tutta suspance per tenere il pubblico inchiodato alla sedia. E chissà se la favola di Lana del Rio non abbia voluto prendersi la briga di creare un po di attesa e di rendere il suo finale ancora più bello. Perchè andare contro la storia, in questa circostanza, non avrebbe davvero prezzo.

di Cirdan

domenica 28 settembre 2008

VALENTIN"OTTO"

SCUSATE IL RITARDO...

NON C'E' PROBLEMA, GRAZIE VALE!



di Cirdan

VALENTINO ROSSI...SCUSATE IL RITARDO

IL RE SI E' RIPRESO LA CORONA
L'aveva lasciata due anni orsono, passati tra difficoltà tecniche e problemi personali.
Valentino Rossi a Motegi è tornato ad essere Campione del Mondo della classe "regina".
Ottavo titolo mondiale, ottavia vittoria stagionale, in un 2008 che verrà ricordato a lungo.
Le scelte del campione di Tavullia si sono rivelate come sempre vincenti, come nel 2004.
Allora ci fu' il passaggio da Honda a Yamaha, con tutte le incognite del caso, e trionfare al primo tentativo ebbe il gusto dell'inaspettato, la sensazione dell'eroico, perchè combattuto (cominciando fin da subito a Jerez in quel corpo a corpo sull'ultima curva contro Gibernau) contro lo scetticismo generale, contro la stessa Honda che dichiarò: "Valentino ha vinto con noi e non il contrario".
Ma il talento, spesso, prevale, ha ragione di esistere e soprattutto di durare nel tempo perchè sostenuto dalla mente che non ha bisogno di telimetrie o gap da ridurre.
La scorsa stagione, durante il trionfo Ducati e di Stoner se ne sono lette e sentite delle più svariate sul conto del "dottore": mancanza di stimoli, epoca finita, il nuovo che sopravanza il vecchio, in parole povere la fine di un'era.
Ma per chi conosce Valentino, sportivamente parlando, sapeva che non era così.
L'abnegazione al lavoro, la voglia di mettersi sempre in discussione ma soprattutto il divertimento nel guidare una moto erano gli elementi che avrebbero fatto del Sig. Rossi la "fenice" del 2008.
Un'inverno trascorso a testare i nuovi pneumatici, da Michelin a Bridgstone, come nel 2004 un'inversione di tendenza per dimostrare che è sempre il pilota, quando ha talento, a saper fare le giuste scelte e a farle diventare vincenti.
E poi via, di nuovo in pista, a confrontarsi e a voler dimostrare prima di tutto a se stesso che il "46" era ancora vivo.
E'stato l'anno dei record, dei nuovi record, è stato l'anno in cui Valentino si è affiancato ai grandi di sempre a quelle leggende che questo sport lo hanno fatto diventare epico, che hanno fatto appassionare milioni di tifosi.
Prima Nieto, poi niente meno che Agostini, per diventare il pilota più vincente di sempre nella classe "regina", prima appaiandolo con 68 trionfi per poi staccarlo definitivamente.
LA SVOLTA
Laguna Seca, Domenica 20 luglio 2008 è una data che difficilmente Valentino Rossi dimenticherà.
In quel "cavatappi" del circuito statunitense è riassunto tutto quello che Valentino ha dovuto sopportare per due stagioni da parte di stampa, addetti ai lavori e non solo, è riassunta tutta la determinazione messa in pista in questa stagione, perchè come spesso ha sottolineato il campione di Tavullia: "per battere Stoner bisogna lavorare, tanto, e io devo guidare bene, anzi benissimo, perchè Casey e la Ducati sono un osso duro".
Parole che dette da uno "normale" sarebbero state quasi logiche ma dette da uno che vanta 7 titoli mondiali fanno capire perchè in quella bacheca può annoverare tanti trionfi.
A Laguna Seca Rossi ha vinto, e non è stato solamente il risultato nudo e crudo a far cambiare le cose ma la modalità.
Valentino ha vinto perchè voleva vincere, correndo con una moto leggermente inferiore in quella circostanza, ha vinto perchè ha ritrovato il piacere del testa a testa, delle "sportellate", dell'andare vicino e forse oltre quel limite che gli ha insegnato che cosa significa correre in moto, correre le gare.
Ha vinto contro chi ha sempre reputato "un osso duro" da battere, perchè lui, quando c'è da tirare fuori la grinta e il talento non è mai stato secondo a nessuno, nemmeno questa volta.
Da quella magica serata (per noi in Italia) Valentino ha capito di essere ancora una volta il più forte e Stoner ha capito, per la prima volta, che cosa significasse avere la propria carena vicina a quella di un 7 volte campione del mondo.
UNO COME TANTI
Dopo il traguardo Valentino, il Fan's Club e tutte le persone che vogliono bene al "fenomeno" italiano hanno messo in scena una nuova parodia per rendere omaggio a questo ottavo trionfo: un notaio che validava la vittoria, il trionfo, gli otto titoli mondiali.
Durante il giro di pista prima Stoner, poi Pedrosa, Lorenzo e via via tutti i piloti del grande circo hanno avvicinato Valentino, gli hanno porto la mano, una pacca sulla spalla, hanno reso omaggio al "Re".
All'ingresso del paddock c'era chi come Marco Simoncelli (trionfatore poche ore prima nella classe 250) era diventato un fan svegatato di Valentino, con tanto di maglietta celebrativa in mano, felice come un tifoso qualunque.
Mattia Pasini (altro nostro portacolori della classe 250) si è lasciato andare in un'abbraccio, testimoniando una volta di più quanta stima esista nei confronti del Sig. Rossi, stima dovuta per il grande feeling che Valentino ha sempre avuto con tutti, o quasi, i piloti, stima che nasce e cresce supportata dai consigli, le parole di conforto, una presenza costante (sempre presente a bordo pista durante la partenza della classe 125) che ha fatto crescere sportivamente e non solo tutti i talenti che gravitano nel circus del motomondiale.
Valentino Rossi è il ragazzo della porta accanto, nonostante viva a Londra, Valentino Rossi è il ragazzo che adora, vive e respira i vecchi compagni di "cassate" (così direbbe lui), nonostante sia conosciuto, idolatrato e voluto in tutto il mondo.
Valentino Rossi è il ragazzo che non nega mai un saluto, una parola, un sorriso a nessuno, nonostante sia paragonato ad una star di immensa grandezza, Valentino Rossi è il ragazzo "normale", di una famiglia "normale" che sa tanto di italiano, nei modi, nei termini, in quel suo parlare l'inglese con accento romagnolo.
Valentino Rossi è il ragazzo che porta sempre rispetto e considerazione per l'avversario, che non ha mai peccato di presunzione, mai detto una frase infelice, mai una parola fuori posto, nonostante abbia la consapevolezza di essere il migliore, il numero uno.
Valentino Rossi è diventato Valentino Rossi per tutte queste ragioni, Valentino Rossi è amato e visto come uno qualunque per tutti questi motivi, perchè dopo avere vinto l'ottavo titolo mondiale ha dichiarato: "adesso facciamo un po di festa, ma poi subito al lavoro, perchè il prossimo anno dobbiamo essere pronti, troveremo in pista avversari agguerriti, troveremo team che lavoreranno molto per batterci e noi dovremmo lavorare ancora di più per non farci battere".
Firmato: Valentino Rossi, Campione del Mondo classe MotoGp 2008
di Cirdan

sabato 27 settembre 2008

LA PALLA NON E' ENTRATA

Novanta minuti di calcio (calcio... che parolone!) e nessun tiro in porta, anzi sì, uno, di Del Piero che ha scheggiato il palo, quindi non in porta.
Questo è ciò che ha espresso la Juventus nell'anticipo pomeridiano al Marassi di Genova contro la Sampdoria.
Una tristezza imbarazzante.
Non uno schema, nessuna idea, un mucchio di palloni gettati nella metà campo avversaria con sopra affrancata la scritta: SPERIAMO.
Due esterni, Camoranesi e Nedved, che non hanno fatto altro che imbucarsi nell'imbuto blucerchiato perdendo continuamente palla e rendendo inutili quelle rarissime sovrapposizioni del duo tecnico-dinamico Grygera-Molinaro.
Amauri ha sofferto di solitudine, Del Piero, inutile, ha portato palla per tutta la gara facendosela sistematicamente soffiare da Accardi, salvo poi guardare l'arbitro con la speranza di vedere in lui il volto di Maria De Filippi e la fantomatica busta da aprire, per trovarci un calcio di punizione.
Sissoko ha corso, tanto, tantissimo, peccato che le comparse per il film Forrest Gump siano state già scritturate, e abbiano già recitato.
Poulsen dovrebbe aver giocato, dovrebbe.
Al quindicesimo della ripresa il "pling plong" dell'altoparlante dello stadio ha dato comunicazione alla trasmissione "Chi l'ha visto" che lo stesso non era pervenuto sul terreno di gioco.
Mirante, portiere blucerchiato, è andato a casa senza fare la doccia, causa innalzamento della temperatura corporea per nostalgia del pallone.
L'entità ancora non definita che siede sulla panchina bianconera ha provato in tutte le maniere ad invertire le sorti del match: quando le squadre sono rientrate sul terreno di gioco, dopo il primo tempo, ha riproposto l'identico undici iniziale, e visti gli eccezionali benefici di questa scelta, ad un quarto d'ora dal termine dell'incontro, ha sostituito l'uomo della busta di Maria De Filippi con Iaquinta per la gioia di Amauri che ha finalmente trovato qualcuno con cui parlare, e in conclusione ha ritenuto opportuno non sprecare due sostituzioni cercando di terminare i tempi regolamentari sullo zero a zero per andare con più tranquillità ai tempi supplementari.
Poi l'arbitro ha fischiato la fine.
L'entità si è guardata intorno, incredula, ha visto Giovinco togliersi la tuta e pensando che potesse entrare in campo cambiando la fisionomia alla partita, si è diretto verso di lui per fermarlo, per poi accorgersi che con Cassano si stavano semplicemente scambiando la maglia.
Assorto si è diretto verso lo spogliatoio pensando: anche oggi la palla non è voluta entrare, la palla, ma noi non siamo obbligati a giocare per vincere.

IL NIENTE

Pubblico il pensiero di un amico, di un tifoso, di un bianconero vero.
Di un'anima stanca, vuota, svuotata, con tanta di quella voglia di combattere che viene puntualmente demotivata ad ogni apparizione del niente, perchè qualcosa, un qualunque qualcosa un significato lo dovrebbe comunque avere.
di INUNMONDOCHE
QUESTA JUVE NON VUOL DIRE NIENTE
Perchè una squadra un significato qualsiasi ce lo deve pure avere.
Questa è una squadra in cui i tifosi mettono molti significati: la rivincita contro l'Inter, la dimostrazione di forza dopo Calciopoli, l'orgoglio dei campioni rimasti in B, la Juve che, nonostante tutto, è sempre la Juve.
Eppure, cari tifosi, ce lo hanno detto chiaramente. Basta ricordare Buffon, dopo il vittorioso Inter-Juve dell'anno scorso, che disse a chiare lettere a Mughini, che parlava di resa dei conti, che a lui non gliene fregava proprio nulla, che erano discorsi per Mughini e gente come lui, ma non per loro. I giocatori, i professionisti. Gente che svolge la propria professione e vive di contratti da rinnovare e piani quinquennali da soddisfare. Non c'è Inter, Calciopoli, serie B, che tenga.
Intendiamoci: partite brutte della Juve ne ho viste, come ho vissuto stagioni deludenti. Prima della Triade e anche con la Triade (per mia fortuna molte meno).
Ma la Juve pareggiante a Marassi è stata un'altra cosa. Una squadra senza contenuto. Il nulla con il niente intorno. Non era una squadra appena stata in B, non era una squadra che vuole superare l'Inter, non era una squadra rancorosa. E naturalmente non era una squadra vincente, compatta, affamata di vittorie.
Non assomigliava per nulla alla squadra pre-Calciopoli, ma non aveva nemmeno nulla di una squadra che Calciopoli l'ha appena subita. Una squadra con una ferita ancora da rimarginare.
Devo essere sincero: a parte qualche partita in B, punti nell'orgoglio da qualche Carneade un po' troppo su di giri, e qualche sussulto l'anno scorso, nessuna delle due squadre sopra citate si è quasi mai vista.
Però, che volete, abbiamo tutti provato ad illuderci. A dirci che la Juve è sempre la Juve.
E invece non è la Juve.
Intendiamoci: questa squadra può giocare molto meglio di così, e ha giocato molto meglio di così, le partite storte capitano, e tutte le obiezioni che volete.
Ma provateci voi ad appassionarvi per le polemiche tra Ranieri e Mourinho. Io non ci riesco.
Provateci voi a immaginare sognanti, come fa Guido Vaciago, la Juve del 2018 con "Giovinco capitano, Del Piero presidente, Buffon allenatore, Nedved responsabile delle giovanili e Camoranesi capo degli osservatori in Argentina". Provateci voi perchè a me i brividi non vengono.
Provateci voi a inorgoglirvi per le punzecchiature di Cobolli e Lapo all'Inter, per il presidente che non capisce la B, ma poi accetta un'editoriale in prima pagina sulla Gazzetta che parla della storia dei successi della Juve come una storia "di imbrogli". A firma Cannavò/Moratti. Io proprio non ci riesco.
E non ho voglia di parlare di Poulsen o di Molinaro, di Giovinco o di De Ceglie. Non ho voglia di parlare di Ranieri e della guida tecnica. Perchè se ne può parlare, certo, ma ancora non è il punto.
Bisogna parlare, per una volta, della guida non tecnica ma morale, motivazionale.
Ce l'ha detto Buffon: non esiste.
Questa è una squadra di professionisti che cercano di fare il meglio possibile, commettendo qualche errore, all'interno di un piano quinquennale disegnato dalla dirigenza. Un piano quinquennale che prevede che la Juve torni a lottare per vincere qualcosa nel 2011. E' bene ricordarlo. Perchè questi stessi profeti della finale a Roma, ce lo ricorderanno quando qualche juventino in più si sveglierà, disilluso e svuotato da questa squadra.
Questa non è una squadra che porta dentro Calciopoli.
Ce lo hanno detto, lo volete capire?
Quelli siamo noi.
Che speriamo che i giocatori siano come noi.
Non è così.
Loro facciano pure come se Calciopoli sia finita.
Ma così, questa squadra non vuol dire niente.

LORENZO IN POLE

MotoGP - Motegi, Qualifiche: Michelin in forma, Lorenzo in Pole.

Jorge Lorenzo torna in pole position nel GP del Giappone.
Sono passati quasi 6 mesi dall'ultima volta in cui lo spagnolo è partito dalla prima posizione in griglia ed era il GP di Estoril.
Il suo tempo di 1'45"543 gli consegna il record della pista e tiene lontano Casey Stoner (a 3 decimi) e Nicky Hayden (Repsol Honda).
Sono proprio i due futuri compagni di squadra della Ducati Marlboro a condividere la prima fila insieme a Lorenzo in questo A-Style Grand Prix of Japan.
Valentino Rossi si deve accontentare della seconda fila. Il suo tempo non infrange la barriera dell'1'46 (1'46"060); di fianco a lui domani in griglia ci saranno Dani Pedrosa (Repsol Honda) e Loris Capirossi su Rizla Suzuki.
Completano la top ten Colin Edwards (Yamaha Tech3), Randy de Puniet (LCR Honda), Shinya Nakano (San Carlo Honda Gresini) e James Toseland (Tech3 Yamaha).
La quarta pole in stagione per Jorge Lorenzo, la 30esima in carriera, significa anche il ritorno di Michelin nella prima posizione in griglia. Non succedeva dal Gran Premio di Le Mans, più di 4 mesi fa.
In quell'occasione fu Pedrosa a conquistare la pole sul circuito francese.

PROCESSO GEA, NOVITA' DALLA PROCURA DI ...ROMA


Dunque il 20 settembre è stato reso noto che Luciano Moggi è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per il reato di calunnia nei confronti del Maggiore dei Carabinieri Attilio Auricchio e dell'ex direttore sportivo della Roma, Franco Baldini.
"Baldini e Auricchio si dovrebbero vergognare", aveva detto Moggi in aula lo scorso 17 giugno. "La vicenda appare come una cosa macchinata e predisposta. Sono sconcertato: non ci sono prove, ma solo chiacchiere contro di me".
Per provare a capire perché l'imputato possa essersi spinto a fare affermazioni così gravi davanti al giudice, facciamo un piccolo passo indietro.
Secondo Bartolozzi e Mensurati (nel loro "Calciopoli, collasso e restaurazione di un sistema corrotto"), il rapporto tra il Maggiore dei Carabinieri e i dirigenti romanisti sarebbe da far risalire alla vicenda delle fideiussioni fasulle dell’estate 2003: l’ultimo giorno disponibile prima della scadenza dei termini, Franco Baldini e la consulente finanziaria Cristina Mazzoleni cercano di fornire alla Covisoc le garanzie per l’appianamento dei debiti giallorossi, ma si trovano di fronte all’impossibilità di giustificare un buco 7,5 milioni di euro rilevato dall’ente di controllo.
Invece di spedire la Roma in C2 come la Fiorentina, la Covisoc, nella persona del segretario Turchetti, si mostra disponibile a sistemare le cose in extremis, fornendo anche un nominativo a cui provare a rivolgersi. Dopo un complicato giro di telefonate (descritto compiutamente qui), i dirigenti giallorossi rimediano una fideiussione che Turchetti, dati i tempi strettissimi, accetta sulla fiducia, e in ritardo rispetto ai termini previsti (il giorno dopo).
In seguito a più accurati controlli, la fideiussione si rivela falsa, eppure non solo la Roma riesce a sfangarla, ma Baldini, il 7 agosto, ai giornalisti parla di "estorsione" ordita dalla pur accondiscendente Covisoc. Allora Turchetti, risentito, chiama la Roma minacciando l’esclusione dal campionato, e ne avrebbe ben donde, ma per tutta risposta i dirigenti romanisti sporgono denuncia ai Carabinieri nei suoi confronti (per maggiori dettagli, vedi qui).
Circostanza ricordata da Auricchio davanti al giudice Fiasconaro: "Avevo conosciuto Baldini - ha detto l'ufficiale dei Carabinieri in qualità di teste al processo Gea - quando era venuto a presentare un esposto contro ignoti a nome della Roma per la vicenda delle false fideiussioni".
E’ sufficiente per parlare di macchinazione? Ovviamente no. Ma intanto analizziamo gli altri sviluppi.
Secondo un articolo pubblicato dal Giornale il 5 luglio scorso, a firma Gian Marco Chiocci, gli inquirenti del processo GEA starebbero cercando altri elementi per supportare le loro accuse. Se così fosse, sarebbe un nuovo indizio della fragilità dell’impianto accusatorio.
Tre sarebbero i "nuovi" fatti sotto la lente degli inquirenti:
1) Il caso Bergamo-Sensi, nato da un’intercettazione del 2002 in cui l’allora designatore, agente assicurativo dell’Ina Assitalia per la provincia di Livorno, raccontava a un amico di essere stato favorito dall'allora presidente romanista nella stipula di polizze (all’epoca Ina era sponsor dei giallorossi) in cambio della presentazione di una lista di 5 arbitri a lui graditi. Ai tempi ci fu un'inchiesta di un pm romano (lo stesso del processo GEA) che portò all'archiviazione nel 2006. Per i dettagli, vedi qui.
2) La “pace” fra Moggi e i Sensi del 7 luglio 2004, benedetta niente meno che dal sindaco juventino Veltroni, con tanto di Rosella che incensa Lucianone. Da allora, secondo la ricostruzione, le quotazioni di Baldini nella società giallorossa avrebbero iniziato a precipitare, mentre cominciarono a circolare voci di una sua sostituzione col figlio di Moggi (per altro mai avvenuta) per la rabbia della tifoseria.
3) L’intercettazione tra Moggi e Giraudo in cui, nell’estate 2004, i dirigenti juventini parlavano di «un contratto televisivo» per la Roma da subordinare alla cessione di Emerson. Secondo la vulgata mediatica di Farsopoli, sarebbe la prova di un ricatto perpetrato dai malefici Moggi e Giraudo per impadronirsi del giocatore brasiliano. Ma la Juve non era parte di alcuna holding di telecomunicazioni e non si capisce a che titolo Giraudo avrebbe potuto influire sulla destinazione dei diritti televisivi altrui. La canea forcaiola del 2006 volle vedere nell'intercettazione un riferimento a Sky, ma in modo del tutto fantasioso, anche perché il contratto della Roma con l'emittente venne stipulato nel novembre seguente, più di due mesi dopo la cessione di Emerson, avvenuta con la piena soddisfazione della società capitolina, che riuscì a strappare 15 milioni più Brighi. I diritti televisivi erano entrati a un certo punto nella trattativa sotto forma di un quadrangolare (per quattro anni, con proventi di sponsor e TV a favore della Roma) che i bianconeri volevano mettere sul piatto insieme ai 15 milioni già offerti (vedi qui). Nella telefonata incriminata, Moggi e Giraudo fanno considerazioni sull'opportunità di organizzare il quadrangolare (appunto comprensivo di diritti televisivi per la Roma) solo contestualmente alla cessione di Emerson, sospettando che i dirigenti romanisti volessero usare il centrocampista brasiliano solo come specchietto per le allodole.
Dal quadro che emerge dalle indiscrezioni del "Giornale", dunque, sembrerebbe che gli inquirenti stiano inseguendo un'ipotesi accusatoria di questo genere: finché Baldini lavorava alla Roma, il potere moggiano si sarebbe adoperato per vessarla; una volta uscito di scena lui, il terribile Luciano da Monticiano avrebbe allentato la sua morsa letale, consentendo alla Roma di operare sul mercato più agevolmente (vengono citati ad esempio gli arrivi nel 2005 dei pregiati Taddei, Nonda, Kuffour).
Il ruolo di Baldini nel processo si dimostrerebbe dunque centrale, e ciò verrebbe confermato anche dal fatto che, oltre all'incriminazione per calunnie, Moggi è stato messo sotto inchiesta anche per delle minacce che gli avrebbe rivolto il 19 giugno scorso, prima di un'udienza. «Sono stato minacciato da Moggi», aveva detto Baldini in aula. «Mi ha detto "buongiorno pezzo di m**da" e poi con il dito puntato a pochi centimetri dal naso ha aggiunto: "guarda che così finisci male"». Tutto ciò in un udienza nella quale, messo a confronto con Baiocco, l'ex ds giallorosso era stato platealmente contraddetto.
Inoltre, il pm Palamara avrebbe appena formalizzato l'iscrizione sul registro degli indagati anche per il calciatore del Napoli, Emanuele Blasi, con l'ipotesi di reato di falsa testimonianza. A che proposito? Manco a dirlo: per aver contraddetto la versione di un altro testimone chiave dell'accusa, l’ex procuratore Stefano Antonelli, il quale, sempre secondo le informative del 2005, si sarebbe presentato da Auricchio nel gennaio di quell'anno per consegnargli la registrazione di telefonate nelle quali il padre del calciatore lo licenziava per avere combinato troppi pasticci con la Juve.
A questo punto verrebbe da chiedersi se si tratti di un processo alla GEA world o a Luciano Moggi, il cui unico legame con la ormai disciolta società di procuratori è il fatto che uno dei titolari fosse suo figlio. Ma soprattutto viene da chiedersi perché viene concesso tutto questo credito al Baldini, che ha avuto importanti responsabilità dirigenziali in una società da anni protagonista di vicende alquanto controverse.
Proviamo a ricapitolare:
Anno 1999: Per i regali natalizi l'A. C. Roma non bada a spese: Rolex d'argento per gli arbitri, Rolex d'oro per i designatori Bergamo e Pairetto. Scoppia lo scandalo e i costosi orologi vengono restituiti.
Anno 2001: Baldini, da due anni dirigente della Roma, viene condannato dalla giustizia sportiva a 9 mesi di stop per la vicenda del passaporto di Recoba, nella quale, recita la sentenza "ebbe un ruolo ben piu' rilevante ed efficiente di quello di semplice tramite". Il tutto in seguito a un'inchiesta della procura di Udine che nel maggio 2006 condannerà Oriali e Recoba per concorso in falso e ricettazione.
Anno 2002: Caso Bergamo-Sensi. In un'intercettazione il designatore parla di elenchi di arbiri graditi presentati da massimi dirigenti giallorossi. L'inchiesta che ne consegue si esaurirà nel 2006 dietro sollecitazione del pm del Processo GEA, che chiederà al GIP l'archiviazione.
Anno 2003: A luglio la Roma viene iscritta al campionato pur non avendone i titoli. A finire sotto inchiesta è un segretario Covisoc compiacente, e solo perché non accetta di passare pubblicamente per il responsabile di una fideiussione fasulla non presentata da lui. La sua testa verrà tagliata dall’Ufficio Indagini della Figc.
Anno 2004: La Roma, sempre in gravi difficoltà economiche, per appianare i debiti deve privarsi di alcuni suoi gioielli. Samuel viene venduto tranquillamente all’Inter, mentre il passaggio di Emerson all’odiata Juve suscita non pochi imbarazzi: per la stampa, Baldini, con la cessione di Emerson, fa un grande affare, di importanza vitale per le casse giallorosse; per la tifoseria romanista, invece, è un grave sfregio che si aggiunge al passaggio di Capello ai bianconeri, e Baldini comincia a defilarsi dalla conduzione della società.
Anno 2005: Secondo la prima informativa redatta da Auricchio, il 14 aprile Baldini si reca a deporre contro Moggi. Tra le tante bizzarrie del documento, la vicenda dei Rolex, su cui la locale procura aveva aperto un’inchiesta archiviata nel 2002, viene giustificata in quanto “goffo tentativo di proporsi in chiave di simpatia con la classe arbitrale” e fatta passare, a mo' di cappello dell'indagine, per un atto mirato a contrastare un presunto condizionamento arbitrale di Juve e Milan.
Anno 2006: Le informative romane finiscono sui giornali e scoppia Farsopoli. Tra le altre esce l’intercettazione sulla cessione di Emerson: la Guardia di Finanza indaga sul caso, perquisendo addirittura la casa del brasiliano e controllando i suoi conti, stabilendo alla fine che era tutto in ordine.
Vero o no che tutte le strade di Farsopoli sembrano portare a Roma?
Roma, che oltre ad essere la città che diede i natali all’ematologo D’Onofrio (come chi? L’autore della perizia sull’Epo, ovviamente, quella demolita dalla sentenza d’appello nel processo sul doping juventino), ospita la redazione di un giornale, il Romanista, che ai tempi di Farsopoli sembrò tra i più lesti a disporre delle informative sfuggite alla sorveglianza degli inquirenti.Roma, dove i lupacchiotti locali sono sempre e comunque "parte lesa".
Roma, dove a processo ci finisce Moggi, semmai, e per le attività di una società per la quale nemmeno lavorava, né tantomeno sovvenzionava.
E ora queste nuove incriminazioni per calunnie e minacce.
Bene. Si approfondisca e si accertino eventuali responsabilità, giusto, e il prima possibile.
Non come in quell'altro caso, quello dell'inchiesta sulla “rivelazione di segreti di ufficio(art. 144, c.p.p.) per la fuga di notizie che nel maggio 2006 diede inizio al linciaggio mediatico ai danni di Luciano Moggi e degli altri inquisiti. Sono più di due anni che aspettiamo novità, ma tutto tace.
Su Repubblica del 15 giugno 2006, Bonini e D'Avanzo scrivevano: "La novità è che a Napoli, l'ufficio del pubblico ministero individua il luogo e le persone che, uniche, hanno potuto violare il segreto. I nomi sono ora, nero su bianco, negli atti trasmessi alla Procura di Roma. C'è un'accusa grave in queste carte. La fuga di notizie, sostengono a Napoli, è stata così imponente e distruttiva che deve essere stata "autorizzata dal comando del Nucleo Provinciale dei carabinieri di Roma e da alti ufficiali dell'Arma da cui gerarchicamente dipende quella struttura".
Sarebbe bello poter sperare che sia questa la volta buona.

VASCO, BARI 26 SETTEMBRE 2008

di Alba7252 - Canzone e Albachiara


di Ernestelche - Vita Spericolata


QUATTRO GOCCE DI PIOGGIA

Oggi a Marassi non scenderà (queste le ultime notizie) in campo la "formica atomica", al secolo Sebastian Giovinco.
Solo panchina per lui, con probabile ingresso a partita in corso.
E con immenso dispiacere per i milioni di tifosi bianconeri di serie C, che si aspettavano una pronta riconferma per l'attaccante extrasmall dopo la prova di spessore contro il Catania.
Il presidente bianconero Cobolli Gigli, intervistato ai microfoni di Sky Tv ha rilasciato un'intervista in cui sintetizzava in un "zic" quello che manca alla squadra per essere perfetta.
Di sicuro le formiche non fanno "zic", e per rendere quasi perfetta una squadra come quella attuale, la presenza di Giovinco appare alquanto indispensabile.
L'allenatore Claudio Ranieri, in conferenza stampa, ha stimolato le menti dei giornalisti con un discorso molto filosofico sulle vittorie e sul modo di interpretare la partita successiva in base alla partita precedente.
Discorso che farebbe di conseguenza prevedere la presenza in campo di Giovinco, ma tant'è che così non sarà.
Insomma uno stato confusionale senza precedenti.
A noi, semplici tifosi di serie C, rimane la speranza che tra filosofia e "zic" oggi a Marassi cadano quattro gocce di pioggia, perchè si sà, quando sentono l'acqua le formiche diventano protagoniste.

ROMA TORDIVALLE - BATTERIE DELL'81° DERBY ITALIANO DEL TROTTO


81ø Derby Italiano Trotto-Batteria A 2100mt.
1 Letter From Om 14,6 15,1 P. Romanelli
2 Lando Correvo 14,1 14,1 G. Lombardo jr
3 Libeccio Grif 13,8 13,8 M. Smorgon
4 Lana del Rio 13,5 13,5 Santo Mollo
5Laser Bi a 15,2 14,8 R. Andreghetti
6Lino Om p 14,0 23,2 E. Bellei
7Look Mp a 15,7 15,7 R. Ossani
8Legier Mb ap 15,2 17,4 P. Gubellini
9Lelia del Ronco 15,4 15,4 L. Becchetti
10Last Minut di No 15,5 15,8 Gc. Baldi
11Lemon True Sm 15,6 15,6 G. Minnucci
12Langdon Grif 15,5 0,0 O. Kihlstrom
Batteria che, togliendo LANA DEL RIO, appare molto ma molto complicata per il passaggio in finale.In avvio ci sarà battaglia sicura tra LETTER FROM OM e LANDO CORREVO per trovare la seconda posizione alla corda, diciamo che probabilmente Lando riuscirà a scavalcare l'allieva di Paolo Romanelli che si sitemerà seconda alla corda.
E LIBECCIO GRIF?, Indubbiamente è il soggetto che dopo Lana ha le credenziali maggiori per accedere alla finale, ma riuscirà a trovare schema proprizio? E soprattutto, dove riuscirà a sistemarsi considerando che dopo i primi 400 metri le posizioni di testa saranno verosimilmente così: Lana, Lando e Letter?
Sostanzialmente conterà molto il ritmo che imprimerà Lana alla corsa e soprattutto chi si troverà al suo fianco dopo i primi 500 metri.
Se arrivasse LASER BI, come presumibile, Roberto Andreghetti a differenza di Lufti Kolgjini (nel Marangoni) non avrà alcun interesse a spingere sull'acceleratore, cercando il più possibile di risparmiare energie per i 600 conclusivi.
Quindi considerando delle frazioni nell'ordine del 30 di molto abbondante (30.9-31.3-30.8) è presumibile che la risalita negli ultimi 800 metri potrebbe essere complicata.
Ridisponiamo quindi le file: Lana al comando, con di dentro Lando secondo sotto seguito da Letter, in pariglia esterna ai lati di Lana si presentrà Laser, che essendo di scuderia potrebbe fornire punto di riferimento al compagno LINO OM, o viceversa, a seconda degli ordini di scuderia.
E poi c'è anche il targato Souloy, LEGIER MB, con Pietro Gubellini in regia, pronto sicuramente al colpo ad effetto, cercando di "rubare" il tempo alla risalita di Libeccio, trovando magari la schiena in pariglia esterna proprio di Laser o Lino.
Insomma meno semplice di quel che sembra, e ripeto, secondo me saranno i parziali per i primi 1200 metri di corsa che risulteranno determinanti al fine del risultato, e considerando che Santino Mollo non spingerà più di tanto sull'acceleratore prevedo una qualificazione con un tempo "normale" che risulterà determinante per Lando Correvo.
SELEZIONE QUALIFICATI:4/2/6/1/8/3
81ø Derby Italiano Trotto-Batteria B 2100mt.
1Laika Ek 16,4 16,4 R. Andreghetti
2Lagas Bi 14,0 14,0 D. Nobili
3Lexus Font ap 16,0 16,4 P. Gubellini
4Lorenz del Ronco 14,2 16,4 M. Minopoli jr
5Lisa America p 14,4 14,7 A. Guzzinati
6Little Games 15,5 15,6 A. Gocciadoro
7Lupomar 15,5 16,4 G. Maisto
8Luxor delle Badie 15,0 14,6 O. Kihlstrom
9Love Story Nor 17,2 17,2 Lor. Baldi
10Le Roy Dvs a 18,9 0,0 E. Bellei
11Lex di Jesolo 16,0 14,3 G. Minnucci
12Livio del Pri 14,0 14,7 G. Lombardo jr
In questa seconda batteria, secondo me quella che sarà la più veloce delle tre, la battaglia a partire sarà infuocata, molto infuocata.
Secondo me davanti ci và LAGAS BI e non ci sono storie, con quel numero non potrebbe essere altrimenti.
E forse questo lo sa sia Pietro Gubellini che il "francesino", al secolo Mario Minopoli jr, i quali cercheranno in tutte le maniere di serrare il più presto possibile secondi alla corda.
Presumibile che ci vada LEXUS FONT, immaginando che LORENZ DEL RONCO le provi tutte a partire per sopravanzare Lagas, il quale tutto sommato avrebbe più interesse a mandare Lisa America e non l'allievo di Mario, che potrebbe finire ancor prima di iniziare le sue speranze Derby.
Ricapitolando: Lagas Bi davanti, con alla corda Lexus Font seguito da Laika Ek e dopo i primi 500/600 metri di corsa via libera a Lisa America, oppure: Lagasi Bi davanti che desiste e lascia Lorenz al comando con Lexus terzo alla corda e altrettanto via libera a Lisa America.
Di LISA AMERICA va aperto un capitolo a parte, essendo insieme a Lana del Rio, il soggetto che ha dato fino ad ora le garanzie migliori per questa leva 2005.
Grande duttilità, un'enorme potenziale e una condizione che è cresciuta a dismisura corsa dopo corsa che ne fa la vera antagonista per Lana in questo 81ø Derby.
Sostanzialmente sono questi i 4 che dovrebbero andare dritti dritti in finale.
Ultime due citazioni per: LAIKA EK, mezzi inespressi, e LIVIO DEL PRI, benissimo sulla distanza.
SELEZIONE QUALIFICATI:5/2/3/4/1/12
81ø Derby Italiano Trotto-Batteria C 2100mt.
1Lou Kronos 12,7 14,9 L. Kolgjini
2Light Kronos ap 13,8 13,8 A. Guzzinati
3Le Roi Gar 16,4 16,9 R. Vecchione
4Lord Capar 14,9 15,0 O. Kihlstrom
5Loredan As ap 0,0 16,1 G. Maisto
6Lemon Ice 15,0 15,0 A. Gocciadoro
7Levriero Rivarco 14,7 14,7 E. Bellei
8Latin Lover Gams 14,8 17,2 M. Smorgon
9Long Drink Lucy 15,2 15,9 P. Gubellini
10Lapidario ap 16,6 16,6 G. Lombardo jr
11Labirinto Sas a 12,8 0,0 R. Andreghetti
12Lavec Kronos 13,8 17,1 G. Minnucci
Ultima batteria dalla quale prevedo una sorpressisima.
Di LORD CAPAR preferisco non esprimere giudizi (lo conosco talmente poco che lascio a chi lo conosce meglio di me trarre conclusioni).
Così come per LOU KRONOS.
Sicuramente sono e saranno i soggetti che avranno le maggiori credenziali per accedere alla finale e tutto sommato la speranza e che sia tale.
Di quel poco che ho visto di Lord Capar è soggetto molto veloce nelle fasi di avvio e c'è da credere che possa assumere in breve il comando per una marcia di trasferimento fin sul palo, con LIGHT KRONOS che dovrebbe sistemarsi secondo alla corda e magari provare a batterlo sulla retta di Tordivalle.
Lou Kronos, a sensazione, non mi sembra un soggetto velocissimo, di conseguenza l'interesse prioritario di Kolgjini sarà quello, se così realmente fosse, di trovare posto dietro a Light per riuscire ad accedere alla finale.
Detto di questi tre, con leggera preferenza per il Kronos affidato ad Andrea Guzzinati, cito colui che secondo me potrebbe essere la sorpresissima della corsa: LE ROI GAR.
Il portacolori della Stall Carsko ha, secondo me, fin'ora non espresso il vero potenziale che ha nei garretti.
Lo considero un soggetto che possa dare il meglio di se sulla media distanza.
Non avrà un parziale risolutore, come nemmeno una grossa velocità di base, ma guardandone il modello e le prerogative, ha un passo costante che potrebbe mettere in difficoltà i soggetti sopraccitati.
Arriva a questo appuntamento con la fiducia del team, una condizione in crescendo e con il sulky un sempre più ispirato Roberto Vecchione (driver che a me personalmente piace moltissimo).
Onestamente questa batterie non presenta grandi difficoltà e oltre ai soggetti elencati, degli altri, il solo LEVRIERO RIVARCO, affidato alle sapienti mani di Enrico Bellei, mi sembra quello in grado di dare ulteriore sale alla corsa.
Un'ultima citazione la faccio per LABIRINTO SAS, affidato da Ehlert ad Roberto Andreghetti arriva a questo appuntamento sorretto da una condizione superlativa.
SELEZIONE QUALIFICATI:2/3/4/1/7/11
di Cirdan

venerdì 26 settembre 2008

SULL' "HONDA" DI ANDREA DOVIZIOSO


MotoGP - Andrea Dovizioso pilota ufficiale Repsol Honda dal 2009
Andrea Dovizioso è stato annunciato come nuovo pilota ufficiale della Repsol Honda in una speciale conferenza stampa tenutasi questa mattina a Motegi. Il rookie della MotoGP rookie ha impressionato con i risultati ottenuti con la RC212V satellite nel 2008, e HRC ha ritenuto opportuno portarlo nel team ufficiale al fianco di Dani Pedrosa.
"Da sette anni corro con una moto Honda perché ho sempre sognato di diventare un pilota ufficiale HRC, adesso ho l'opportunità di far parte del team Repsol Honda e sono molto contento", ha detto Dovizioso dopo l'annuncio.
Il 22enne rimpiazzerà cosi il partente Nicky Hayden (Ducati Marlboro) diventando il secondo pilota ufficiale HRC.
"La Motogp richiede un attento lavoro di messa a punto e di sviluppo per poter essere competitivi e pensare di poter vincere le gare e il campionato. Per questo occorre essere un pilota di un team ufficiale".
La decisione di promuovere Dovizioso è stata semplice per il presidente HRC Masumi Hamane, che ha ringraziato il contributo del pilota italiano nel corso di questi sette anni.
"Crediamo nel suo talento e ammiriamo il suo approccio alle gare. La sua dedizione nel lavoro ha impressionato tutti in HRC. Andrea ha affrontato il primo anno in Motogp con la mente libera e nella sua stagione di debutto ha evidenziato di possedere il carattere e le qualità necessarie per avere successo", ha dichiarato Hamane.
"La Motogp è la classe più esigente ma il talento, la determinazione e la voglia di imparare sono state ricompensate, come dimostra la sua attuale quinta posizione in campionato. HRC fornirà il miglior supporto tecnico possibile affinché Andrea possa esprimere tutto il suo potenziale e ci auguriamo una relazione felice e coronata di successi".

LIBERE DI MOTEGI

In una sessione per lunghi tratti dominata da un ritrovato Dani Pedrosa su Repsol Honda, è Casey Stoner a spuntarla alla fine, grazie al tempo di 1'48.121 ottenuto nel suo 15º giro.
Lo spagnolo vice campione del mondo 2007, che trova il suo giro veloce nell'ultima delle sue 23 tornate, chiude a 0.073s dal tempo dell'australiano e può guardare con serenità ad un fine settimana che potrebbe riportarlo sul podio dopo 5 assenze consecutive.
Valentino Rossi trova la terza posizione (1'48.510) precendo altri due italiani in quarta e quinta piazza: Andrea Dovizioso (JiR Scot Team) e Loris Capirossi (Rizla Suzuki).
Chiude la top six Sylvain Guintoli (Alice Team) a sei decimi dal tempo di Stoner, mentre Hayden (Repsol Honda), Marco Melandri (Ducati Marlboro), Toni Elias (Alice Team) e Randy De Puniet (LCR Honda) completano le prime dieci posizioni.

VASCO RADDOPPIA A BARI


(immagine tratta da vascorossi.net)


26 27 settembre - VASCO ROSSI Raddoppia a BARI

Finalmente arriva a Bari V A S C O R O S S I !!!

Un aggettivo per definirlo in una parola? Ma naturalmente “spericolato”.
Stargli dietro non è facile, non sta mai fermo un momento e quando è qua vuole essere là, quando è là vuole essere da un’altra parte ancora!
Il mondo fa schifo, non c’è giustizia, solo rapporti di forza. Ecco perchè i sogni e le illusioni ci consentono di andare avanti. E per andare avanti starei sempre in tour”.
Solo quando è sul palco Vasco sta bene, lì si sente a casa, circondato dalla sua famiglia, la band.
E’ passato soltanto un anno dall’ultimo bagno di folla negli stadi, ma quella era un’altra storia, doveva ancora uscire l’album. E’ bastato poco, giusto il tempo di un paio di viaggi a Los Angeles per girare un video e ultimare la lavorazione de “Il mondo che vorrei” e, appena pubblicato l’album, è tornato al lavoro, per preparare la scaletta dei concerti ’08, assieme a Guido Elmi.
Un mese di full immersion nelle prove con la band e poi era già partito per Genova, dove giovedì 22 maggio con la data “0”, c’è stata l’anteprima, per un ristretto pubblico, del tour, partito all’insegna del sold out e dei raddoppi .
Pronto per ricominciare il viaggio e approdare all’Arena della Vittoria di Bari con uno straordinario doppio appuntamento : venerdì 26 e sabato 27 settembre ore 21:30.
E’ uno spettacolo potente, molto “maschio”, decisamente rock.
Di rock duro, vero e rigoroso come il suo ultimo album. Vasco dal palco trasmette una rabbia e una forza incredibili, da vero animale della scena. Trascinato anche da una band ai massimi livelli di energia e affiatamento: si divertono davvero sul palco si percepisce, e quella vitalità arriva dritta alla folla oceanica dei suoi concerti.
Gli ingredienti che fanno di ogni concerto di Vasco un’esperienza straordinaria ed irripetibile sono tantissimi, ma qualcosa contribuisce in modo particolare.
Parte “Qui si fa la storia” e fin dalle prime battute si percepisce che non dà un attimo di tregua, è godimento puro e fiato sospeso dal primo all’ultimo brano. Per oltre 2 ore e mezza. Tanto dura la scaletta che si compone di più di 30 brani, tenendo conto che ci sono due medley, il primo dei quali è una sorpresa esclusivamente riservata ai fans che ne saranno felici.
L’anima e il ritmo della scaletta sono dettati dalle nuove canzoni, che ci sono tutte, o quasi (mancano solamente “Non vivo senza te” e “Ho bisogno di te”).
Tutte sono collegate tra loro dai temi che più spesso ricorrono nelle sue canzoni: contro l’ipocrisia, l’intolleranza, i limiti alle libertà individuali, l’indifferenza.
Torna tutto: non è un caso che siano stati scelti brani come “T’immagini” e “La Noia” particolarmente attinenti a “Il mondo che vorrei” con la differenza che oggi l’ironia della prima si è trasformata in disincanto. Senza peraltro significare rinuncia al sogno di una “Vita spericolata” che qui Vasco canta in versione acustica, pianoforte e voce.
Sono di grande attualità in questa “società così nobile e così antica” canzoni come “Non appari mai”, “L’uomo che hai qui di fronte” e “Gli spari sopra”, che dimostrano la continuità e la coerenza dell’artista.
Come sempre la scaletta prevede brani di grande intensità come “Un senso” e “Sally” e momenti di puro divertimento, tra sesso e rock’n roll, con canzoni come “Gioca con me”, ultimo singolo per le radio, che abbiamo iniziato ad amare dal 23 maggio.
Il palco è definibile “Un mostro di ferro vero”.
Infatti, il palco su cui si muove Vasco è maestoso, ricco di effetti spettacolari.
Ideato dallo studio Gio Forma, è largo 70 metri, profondo 22 metri, alto 25 metri (per un totale di 903 metri quadri di piano calpestabile). Le sue principali caratteristiche sono: Il fondale semicircolare che si sviluppa per 42 mt., composto da circa 1000 specchi convessi che riflettono tutto quello che c’è intorno, 2 megaschermi ad altissima definizione di tecnologia MiStrip (barre led luminose) di 9 mt x 14 che rimandano le immagini dal palco, 1 gigantesco anello ellittico centrale sospeso in aria, composto da 300 barre MiStrip luminose per effetti ed immagini dall’alto, 2 passerelle semicircolari laterali, lunghe 20 metri che entrano fra il pubblico, come per un abbraccio, facendolo sentire sul palco.
Il tocco di magia finale sarà dato dal gioco di luci, studiate dal light design Giovanni Pinna.

giovedì 25 settembre 2008

LEXINGTON INFINITIF

Nei giorni scorsi, per la precisone venerdì 19 settembre, al Red Mile, il 4 anni italiano Infinitif ha sostenuto una terza prova di qualifica.
Dopo le prime due, sempre disputate sulla stessa pista di Lexington, rispettivamente il 12 agosto in 1.57 e il 22 agosto in 1.55, stavolta il figlio di Pine Chip, in sulky come nelle precedenti occasioni Jean-Pierre Dubois, si è espresso in 1.53.1.
Velocissimo il primo mezzo miglio coperto in 54.3 e diviso in 27.2 e 27.1, poi una seconda metà di percorso meno violenta in 58.3, anche questa con due parziali molto simili tra loro, 29.2 e 29.1.
Anche se l'indicazione è assai relativa, trattandosi di una qualifica, perciò senza alcuna dotazione in palio, va aggiunto che Infinitif ha lasciato a quasi 8 lunghezze un'ottima tre anni come Bella Dolce, 1.54.4, e ancor più indietro il pure noto e valido Surtees Hanover, a circa 12 lunghezze in 1.55.3.
L'ultima corsa ufficiale di Infinitif resta la finale del Derby italiano 2007, vinta nelle mani di Pietro Gubellini, ottava vittoria su altrettante uscite in carriera.
AS da Trotto & Turf di giovedì 25 settembre 2008

mercoledì 24 settembre 2008

IMPEGNO, FATICA E SUDORE

L'uomo ragno è stato per anni un simbolo dell'Inter e della Nazionale italiana di calcio, uomo di sport, di spogliatoio, di campo.
Come ogni grande numero "1" è sempre stato un po' fuori dagli schemi, con quel giusto pizzico di pazzia e spregiudicatezza che ha sempre contraddistinto il ruolo dell'estremo difensore.
Stiamo naturalmente parlando di Walter Zenga, attuale allenatore del Catania Calcio, dopo le ottime esperienze in terra di Romania, Turchia, Stati Uniti ed Emirati Arabi.
In un intervista rilasciata ai microfoni dei media Zenga ha fatto una disamina sul difficilissimo match del suo Catania a Torino contro la Juventus prima in classifica:
«Sto pensando a mettere in campo una squadra che possa essere combattiva, 'cattiva', che possa portare a casa dei punti importanti".
E vista l'ottima partenza dei rossoazzurri isolani c'è sicuramente da credergli, visto che occupano la seconda posizione in classifica con 6 punti, grazie alle vittorie interne con Genoa e Atalanta e l'ottima prova a San Siro contro l'Inter, seppur coincisa con una sconfitta di misura.
Nel proseguio dell'intervista l'uomo ragno si è soffermato, seppur brevemente, sulla squadra bianconera, le sue qualità e l'essere sempre e comunque pronta a qualunque sfida, come lo è stata nella scorsa stagione proprio contro i catanesi:
«Era molto aggressiva anche allora. La Juve non è mai morbida, non lo è mai stata».
Proseguendo Zenga ricorda:
«È una società seria, una squadra seria. Ha giocatori che dentro quello spogliatoio hanno costruito qualcosa di molto importante, basti pensare che molti di loro sono anche andati in serie B pur di restare lì. Quindi grande rispetto e considerazione».
Come precedentemente accennato stiamo parlando di un uomo che in serie A ha giocato 369 partite (di cui ben 328 con la maglia dell'Inter), vincendo nella sua lunga carriera 1 scudetto, 1 Supercoppa Italiana, 1 promozione con la Sambenedettese, 2 Coppe UEFA, e raggiungendo con la Nazionale il terzo posto ai mondiali di Italia'90 venendo eletto miglior portiere del torneo, oltre ad essere stato nominato per tre anni consecutivi (dall'89 al '91) come miglior portiere al mondo.
Non vogliamo ora avere la presunzione di interpretare il pensiero dell'uomo ragno, ma da uomo di sport qual'è che ha affrontato la Juventus sul campo per anni quel suo dire: «La Juve non è mai morbida, non lo è mai stata, è una società seria, una squadra seria», ci viene logico pensare che il suo riferimento fosse esplicito alle mille battaglie in cui è stato "nemico" dei bianconeri, della società.
E come lui stesso afferma, ricordando lo spogliatoio attuale, che ha costruito qualcosa di importante, facendo esplicitamente riferimento a uomini come Del Pero, Nedved, Camoranesi, Buffon, Trezeguet: «molti di loro sono anche andati in serie B pur di restare lì».
La considerazione che emerge da queste parole è sempre, o quasi, la stessa, soprattutto quando certe parole sono dette da chi il calcio lo ha giocato veramente, con impegno, fatica e sudore, sapendo perfettamente che per raggiungere certi risultati una telefonata non basta.
di Cirdan

BORSE OSCURE

Oggi la cronaca economica e sportiva è stata scossa da una notizia, con un articolo pubblicato su Repubblica cartacea, che interessa, non solo il mondo economico e in particolar modo quello della "Borsa", ma anche il mondo del calcio.
Essendo da tempo, in questo spazio, prima di tutto garantisti e mai giustizialisti notiamo come, nonostante la notizia assuma connotati oscuri attraverso i quali le magagne possibili che avvengono nel mondo economico non finiranno mai di stupirci, è altresì evidente di come atti facenti parte di una indagine in corso vengono messi in piazza, attraverso indicrezioni, prima ancora dell'inizio di un eventuale procedimento. In questo caso una ricostruzione del consulente tecnico della Procura di Milano.
Riportiamo l'articolo di Walter Galbiati per La Repubblica:
Saras gonfiata per la Borsa e per l'Inter
La perizia dei pm, indica 700 milioni il plusvalore pagato per la società di Moratti
Quel titolo valeva tra 4 e 5 euro per azione. Invece le banche e la famiglia Moratti lo hanno piazzato sul mercato a 6 euro. E per farlo, secondo la ricostruzione del consulente tecnico della procura di Milano, Marco Honegger, non avrebbero pubblicato alcuni dati rilevanti nel prospetto informativo.
Che la quotazione di Saras, la società di raffinazione di Sarroch, non fosse stato un grande affare per il mercato, lo si era capito fin da subito, quando il giorno successivo alla quotazione, avvenuta il 18 maggio 2006, il titolo aveva perso oltre il 10 per cento del suo valore. Il consulente tecnico ha ricostruito in un documento di oltre 400 pagine i motivi di quella debacle. E ha ipotizzato che l´incasso della quotazione sia servito soprattutto a un ramo della famiglia, quello di Massimo Moratti, per far fronte ai debiti dell´Inter. Con un contestuale danno per il mercato di 770 milioni.
Tutti, gli analisti, i banchieri e gli investitori istituzionali avevano capito, durante le varie tappe che hanno portato la Saras in Borsa, che quella valorizzazione era troppo elevata, eppure nessuno ha fatto nulla per correggere il tiro. Un dato è emerso chiaramente dall´analisi di Honegger: l´utile di gruppo, il principale indicatore su cui calcolare il valore della società, era "gonfiato". «Si è potuto riscontrare che l´informativa da Prospetto - scrive il consulente - non aveva evidenziato l´esistenza di una considerevole componente di utili non ricorrente nei dati storici, dati unici su cui basarsi per la decisione di investimento (quantomeno per il pubblico indistinto)» .
La mancanza si riferisce all´utile 2005, pari a 292,6 milioni di euro. Una cifra riportata tale e quale nel prospetto, senza avvisare i risparmiatori che il dato era "gonfiato" da utili derivanti dalle scorte di magazzino. Dalla documentazione sequestrata dalla Guardia di Finanza presso Jp Morgan, una delle banche advisor per la quotazione, invece, emerge chiaramente che nei report su Saras redatti prima della quotazione, gli analisti, compresi quelli di Morgan Stanley e Caboto di Banca Intesa (gli altri due advisor dei Moratti) prendono in considerazione gli utili depurati ("comparable") per calcolare il valore delle società di raffinazione.
Gli unici a non farlo sono quelli di Jp Morgan. La stessa Saras, come sostiene il consulente, si accorge dell´errore e a partire dal comunicato stampa del 25 ottobre inizia a fornire i dati di utile relativi ai trimestri, così come lo richiede la prassi degli analisti. A febbraio 2007, in un altro comunicato, la società svela che l´utile netto rettificato per il 2005 è di 230 milioni di euro. Con questi profitti, il valore per azione di Saras sarebbe stato tra i 4,1 e i 5,1 euro e non tra i 5,25 e i 6,5 euro, come indicato nel prospetto.
Non vi è nessuna giustificazione di un prezzo di 6 euro nemmeno negli studi delle tre banche che hanno partecipato alla quotazione: «Sulla base delle valutazioni rettificate delle banche d´affari partecipanti all´operazione, il range avrebbe dovuto collocarsi tra i 4 e i 5 miliardi di euro (ossia tra i 4,4 e i 5,6 euro per azione); dunque inferiore di 700 milioni a quello definito in Prospetto Informativo», sostiene la consulenza.
Non è un caso, quindi, che le quotazioni di Saras, dal giorno dello sbarco in Borsa a oggi, si siano allineate ai valori stimati dagli analisti. Se n´erano accorti fin da subito gli investitori istituzionali del calibro di Morley, Strategic Market Analysis, Moore, Plutus, Generali e Polygon, che già in fase di quotazione ("bookbuilding") avevano ridotto significativamente o cancellato gli ordini di acquisto.
Perché allora spingere il prezzo di quotazione? Le email sequestrate dagli inquirenti offrono qualche indicazione. «È vitale che davanti al prezzo ci sia un 6», scriveva il numero uno di Jp Morgan, Federico Imbert, a un suo collega, mentre il bookbuilding attraversava una fase critica. Jp Morgan, oltre alle commissioni per il collocamento, otterrà, cosa taciuta nel prospetto, anche il mandato dalla famiglia Moratti per gestire attraverso la sua filiale di private banking, i lauti proventi della quotazione.
Un altro banchiere di Jp Morgan, Emilio R. Saracho (probabilmente del private banking) svela in una email un ulteriore dettaglio: «Devi essere al corrente del fatto che abbiamo ottenuto 1,6 miliardi di euro, cioè da entrambi fratelli, ma uno dei due deve ripagare 500 milioni di debiti, e così quella parte non la vedremo per lungo tempo».
Sempre Imbert, il 14 marzo 2006, alza il sipario sui presunti interessi di Banca Intesa: «Parlato a lungo con Micciché di Intesa. È contento del lavoro fatto insieme su Saras e Intercos. È personalmente a disposizione per stimolare forza vendita specialmente su Saras. Chiede di informarlo se vediamo problemi o sgranature. Tiene ovviamente molto al successo data l´esposizione sua e di Passera con i Moratti. È stato da lui Galeazzo Pecori Giraldi di Morgan Stanley consigliando di non esagerare sul prezzo. Lui crede che lo faccia per invidia nei nostri confronti».
In un documento, poi, trovato presso la Jp Morgan, intitolato "Materiale di discussione", si spiega la scelta di affiancare un aumento di capitale, non necessario, alla vendita di titoli da parte della famiglia. Se così non fosse, «verrebbe evidenziata una scarsa propensione ad investire e si darebbe l´idea che la proprietà vuole solo fare cassa, prestando il fianco a critiche su altre iniziative (metti i soldi nell´Inter)».
Walter Galbiati, La Repubblica del 23 settembre 2008, pagina 24
Dagospia si chiede "JP Morgan e quelli di BancaIntesa come Miccichè erano al corrente dei Moratti "gonfiati"?", giungendo alla conclusione che "Sono semplicemente clamorose le conclusioni cui sono arrivati i periti della Procura di Milano sulla quotazione in Borsa di Saras, la società della famiglia Moratti che nel maggio di due anni fa è entrata a Piazza Affari".
Le rivelazioni sulla perizia condotta dal consulente tecnico, Marco Honegger, indicano che quella quotazione è stata gonfiata e che il titolo non poteva essere quotato a 6 euro.
Il giorno dopo la quotazione migliaia di azionisti e tifosi dell’Inter si sono accorti subito che qualcosa non funzionava perché le azioni cominciarono a precipitare e anche oggi, nonostante il boom del petrolio, il popolo bue soffre paurosamente.
L’aspetto più clamoroso dell’inchiesta che appare oggi su “Repubblica” riguarda comunque le email che nel 2006 si sarebbero scambiati i banchieri protagonisti della quotazione Saras, in prima fila Federico Imbert e Emilio Saracho di JP Morgan [...]
In poche parole la perizia direbbe che banchieri di JP Morgan e quelli di BancaIntesa, come Miccichè, erano forse al corrente che la quotazione del titolo a 6 euro fosse gonfiata per venire incontro al fabbisogno dei Moratti e dell’Inter.
Noi ricordiamo che, ovviamente, l'inchiesta non è conclusa e quelle trapelate dai giornali sono solo indiscrezioni, anche se molto particolareggiate, trattandosi di ipotesi fatte dal giornalista di Repubblica.
Il tribunale cercherebbe di fare luce su una possibile frode nei confronti del mercato, dei piccoli azionisti e risparmiatori.
Quelli che si sono visti presentare un prospetto di investimento che però non raccontava tutto. Honegger fa presente che per arrivare a stabilire il prezzo di collocamento finale è stato utilizzato come metro di giudizio un utile di 292 milioni di euro che la società ha registrato nel 2005, che non era un risultato ripetibile, visto che per arrivarci la Saras ha dato fondo alle scorte di magazzino.
Ma sono le email di JpMorgan, Banca Caboto e Morgan Stanley che renderebbero ancora più nebulosa la vicenda.
Nelle missive elettroniche si intravederebbero operazioni pilotate come, appunto, quella di gonfiare il prezzo per ripianare i debiti di famiglia con la promessa di concedere alle tre banche d'affari anche la possibilità di reinvestire i soldi realizzati dall'operazione. Tutti, tranne i 500 milioni che sarebbero serviti per i debiti di uno dei fratelli.
Fratelli Moratti che hanno risposto, nel pomeriggio, in modo molto diverso, come riportato dal Corriere della Sera: Si ipotizza una possibile falsificazione del prospetto di quotazione in borsa.
Saras: Massimo Moratti, «Solo calunnie»
Il presidente dell'Inter liquida le indiscrezioni sull'inchiesta relativa all'azienda di famiglia.
«No comment». Il presidente della Saras, Gianmarco Moratti, non ha voluto dire altro in merito all'indagine della Guardia di Finanza sui titoli dell'azienda di famiglia, la Saras, da cui emergerebbero plusvalori destinati a coprire le spese dell'Inter, club di cui è presidente il fratello Massimo Moratti. «Quando c'è un'indagine in corso non si fanno commenti», ha detto Gianmarco Moratti, fuori dagli uffici della Saras.
«Sono calunnie, niente di più» ha detto invece Massimo Moratti che non ha voluto aggiungere altro perchè «c'è un'indagine in corso».
Saras resta però pesante in Piazza Affari sulle indiscrezioni che indicano gli inquirenti del tribunale di Milano lavorare su un'ipotesi di falso nel prospetto per la quotazione, che ha portato la società della famiglia Moratti in Borsa nel 2006. Le azioni stanno registrando una flessione del 2,4% a 3,07 euro. In particolare secondo quanto riporta un'inchiesta realizzata dal quotidiano «La Repubblica» la perizia dei pm indicherebbe che la corretta forchetta di prezzo per la quotazione del titolo era compresa tra i 4 e i 5 euro, anzichè i 6 euro del collocamento. Vale a dire, spiega il quotidiano, un «contestuale danno per il mercato di 770 milioni» di euro. «Eventuali sviluppi giudiziari - ha spiegato un analista - potrebbero avere delle conseguenze sulla società e quindi sul titolo in Borsa».
La società ha affidato a una nota scritta la propria difesa. La società contesta «fermamente di aver tenuto comportamenti scorretti in danno del mercato, confermando di aver operato in modo trasparente ed assolutamente rispettoso della normativa vigente». Saras si dice poi fiduciosa nella magistratura e annuncia azioni legali a tutela della propria reputazione.
Dall'AGI (Agenzia Giornalistica Italia):
Nelle ultime ore la SARAS e i suoi azionisti hanno intrapreso, attraverso i propri legali, azioni legali dopo la pubblicazione dell'articolo riguardante la quotazione in Borsa della societa', comparso sul quotidiano ''La Repubblica''.
In particolare, conclude il comunicato, ''per quanto attiene alle affermazioni diffamatorie contenute nell'articolo, Saras S.p.A e i suoi azionisti di riferimento hanno dato mandato ai propri legali perche' intraprendano ogni azione a tutela della propria reputazione''.
di Cirdan