..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 27 aprile 2020

Nel mio mondo ideale / 2

Nel mio mondo ideale, mi metto seduto in cerchio con Panfilo, Dioneo, Filostrato, Neifile, Filomena, Fiammetta, Emilia, Lauretta, Pampinea ed Elissa e dopo avere letto un romanzo di Andrea Camilleri ci mangiamo alla faccia di Boccacccio un cannolo siciliano. Rigorosamente di Vigata.

Mutevoli

Penso che siamo mutevoli. 
Credo che non possiamo rimanere una vita intera la stessa persona. 
Sarebbe innaturale, irrazionale. 
E non significa snaturarsi o essere ipocriti con se stessi. Anzi. E' vita. 
Tutto evolve, tutto cambia. Inevitabilmente. 
Il mondo nei suoi secoli di storia è radicalmente cambiato. 
Geograficamente, politicamente, socialmente, culturalmente. 
Anche quando tutto sembrava fermo. 
E forse proprio quell'immobilismo percepito ha fatto in modo che tutto cambiasse. 
Rimanere sulle stesse posizioni, sposare un conservatorismo scevro acceca la visione, nega la possibilità di elaborare il passato, di vivere il presente, di programmare il futuro. 
Camminassimo in un universo parallelo potremmo finalmente accorgerci di chi siamo, di cosa siamo.
Per porre rimedio, mutando.

domenica 26 aprile 2020

Nel mio mondo ideale / 1

Nel mio mondo ideale, esco con Bukowski e dopo avere ascoltato Appetite for Destruction dei Guns N' Roses ci beviamo una Menabrea acquistata al Conad Ipermercato de La Riviera Shopville. A vetro.

La libertà

Uomini non si nasce, né si rimane. 
Si diventa, con un cammino tutto in salita: educativo, civile, esistenziale. Culturale. 
Uomini si diventa perché un uomo sbaglia, e sbaglia perché sceglie, perché è testardamente onesto con se stesso, e libero.. 
Una libertà che lo porta a spogliarsi. 
A darsi. Ad aprirsi. Senza veli. 
Uomini si diventa quando il desiderio si trasforma, quando questo è più forte di un'ombra che oscura il giocare se stessi agli occhi di chi quel desiderio lo accende. 
Vincere o perdere a quel punto diventa secondario. 
Se il desiderio è sincero, se il bisogno è intenso. 
Uomini si diventa quando scegliere rende finalmente liberi.

sabato 25 aprile 2020

Dipende

Sono giorni che mi domando, che mi chiedo.
Ma poi raddoppio le attenzioni in una lettura, in un ascolto.
Butto l'interesse sul tempo che trascorre. Divago, è chiaro.
Ho pensato che le notti insonni possano aprire porte e chiudere finestre.
Ho creduto che qualsivoglia dibattito disciplini l'Io, mettendo al centro il Noi.
Divago ancora, e questo è ancora più chiaro.
Quando arriva il sorgere del sole, un giorno nuovo, c'è un abito da indossare, per tutti.
E' sempre li che aspetta.
Inizia lo svolgimento, e poco importa se il compito che attende assomiglia a quei temi impossibili che a scuola si traducevano in un foglio in bianco.
A quelle domande, a quelle richieste non dobbiamo delle risposte, che spesso non esistono.
Ogni cosa dipende. Da cosa? Dipende.
Ascoltarsi è come trovarsi in un fiume in piena. Bisogna allacciarsi le cinture.
Si ripete il domandarsi, il chiedersi.
Di cosa vorremmo liberarci?
Il comodo è ragionare per nemici, perché questo ci esime dalla cosa più ardua: l'esame di coscienza.
Il difficile è identificare e sconfiggere le minacce interne, quelle che abitano in ciascuno di noi.
Questo il messaggio in bottiglia da gettare in mare con la speranza che possa essere ritrovato.
Da chi? Dipende.

Festa della Liberazione


venerdì 24 aprile 2020

Tu, e le stagioni.

Alfons Mucha | 1896 | Le quattro stagioni

Ricorda, non possono cancellare quello che sei. 
Non possono cancellare le stagioni.
Mentre i musei sono chiusi e i capolavori del mondo nascosti agli occhi di tutti, in un angolo di mondo c'è chi continua a farvi respirare. 
A darvi anima, corpo, vita. 
Gli alberi, finito l'inverno, hanno incominciato a dipingere colori, facendo primavera.
Mandorli in fiore, fiori piantati a terra, boccioli.
La natura che rinasce, comunque.  
Lo scirocco che giungerà d'estate accarezzerà la pelle.
Il mare bagnerà di sale le labbra, i tramonti raccoglieranno il rosso della fiamma che brucia. 
Poi sarà autunno, con il suo spogliarsi delle foglie.
E poi inverno, una fiaba da raccontare in bianco e nero, dove l'anima lacrimerà ricordi come mattini di rugiada. 
Ma sarà di nuovo primavera. 
E tutto ricomincerà, come il giro di una giostra.
Che gli occhi di un bambino trasformeranno in un miracolo. 
La natura che rinasce, comunque.
E tu tornerai, ancora una volta. 
Semplicemente.
Come le stagioni.

giovedì 23 aprile 2020

E' come un blues

E' come un blues. Caldo, malinconico, inquieto. 
E' come un blues di Robert Johnson: primordiale, puro, genuino. O come quello di Muddy Waters: geniale, intenso. 
Mestizia e gioia ne formano la struttura, l'origine ha contenuti riconducibili all'ignoto, come il suono blues prodotto dalla Les Paul Goldtop del 1952. 
E' come un blues. 
Anima e corpo che traducono in emozioni i movimenti, le sensazioni, i respiri. 
E' come un blues bisognoso di energia, di corrente, di amplificazione. 
Di effetti distorsivi che ne accentuino la bramosia, la fame, la sete, il desiderio. 
E' come un blues. 
Erotico, passionale, sensuale, carnale. 
E' come quel blues che faceva più o meno così: "A me me piace 'o blues e tutt'e juorne aggiò canta'"

mercoledì 22 aprile 2020

Credo

Credo nel blues di Scotty Moore e nei riff di Keith Richards. 
Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. 
Credo che band come i Led Zeppelin, i Pink Floyd e i Black Sabbath non ci saranno mai più, ma non è detto che non se ne formeranno altre belle in maniera diversa. 
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio. 
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n' roll, i libri, i figli, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono. 
Credo che la voglia di scappare da un paese con sessantamila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx. 
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.

lunedì 20 aprile 2020

Un gesto


L'offesa arrecata alla sensibilità dell'anima mina il giudizio, soffoca il grido, inibisce la memoria. 
L'incapacità di elaborare il passato solleva il presente, cancella il futuro. 
Qui l'indispensabilità di un gesto.

Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Porto franco


Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Giorno di missione 32 
Mentre la burrasca imperversa il trovare un porto franco diventa non solo necessità ma riparo imprescindibile. 
Sotto l'incedere di una forza incontrollabile c'è l'impossibilità di elaborare il passato, di sospendere il presente, di programmare il futuro. Tutto si muove. 
L'approdo, anche di fortuna, nasce dall'esigenza di respirare. 
Un orgasmo sensoriale che non ha nulla a che fare con l'eccitazione sessuale, ma, al contrario, tende a stabilizzare l'Io. 
Stimoli percettivi che regolano il battito, gli impulsi, l'istinto. Da tenere sotto controllo per non perdere ragionevolezza e razionalità. 
L'albergare dentro un corpo in balia delle frequenze prodotte da una trasmissione sinaptica produce effetti collaterali non conosciuti. 
Si procede al buio, verso l'ignoto, inconsapevoli delle conseguenze. L'entità continua a trasmettere euforia oppioide. La dipendenza ha ormai raggiunto livelli emergenziali con il rischio di un'astinenza che potrebbe produrre danni irreversibili. 
Il monitoraggio delle funzioni vitali non risponde più ai comandi. 
I parametri sono saltati. 
Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Giorno di missione 32... il viaggio continua.

Il dolore

Il dolore strazia, forgia, strappa e ricuce. 
Scava nella fertilità delle angosce, delle ansie, laddove la condizione si trova ad affrontare enormi difficoltà. 
In queste ultime l'essere umano ha da sempre la capacità di offrire il meglio di se, di cogliere nuove opportunità, di partorire la bellezza. Abbiamo un rapporto stretto con il dolore, una forma di desiderio masochistico che si snoda su sentieri da noi stessi tracciati. 
Sviluppiamo teorie di ogni tipo per dare un senso al male che produciamo, per spiegare l'inspiegabile, per negarci e negare quelle vette di felicità che così faticosamente scaliamo. Perché il dolore è un nostro prodotto, una nostra trasposizione, un figlio che cresciamo con cura e attenzioni. 
Gli stili stabiliti nella poetica araba e persiana hanno influenzato linguaggi che hanno prodotto pensieri riconducibili alla vita terrena: nasciamo senza portare nulla, moriamo senza poter portare nulla, ed in mezzo, nell'eterno che si ricongiunge nel breve battito delle ciglia, litighiamo per possedere qualcosa. 
Patrimoni che non sono una creazione della vita ma di noi stessi. Plasmiamo passioni, amori, rancori, speranze, crogiolandoci nel vittimismo quando non raggiungiamo il risultato sperato. 
Affibbiamo al destino i fallimenti, riversiamo sull'ingiustizia gli errori. Ma non capiamo che il dolore è il frutto delle nostre scelte. E ancor meno razionalizziamo che ciò che fa male permette di elevarci. Il dolore va conosciuto, educato, usato. Rendendo possibile la generazione di una stella danzante attraverso il caos che alberga dentro di noi.

domenica 19 aprile 2020

Io


L'Io, statene certi, è nato per questo, questo sa fare, di questo si gratifica. Io ha creato Dio e dunque è potente almeno quanto lui.
Questo despota è tuttavia condizionato dalla qualità del sangue che lo nutre, dall'intensità degli impulsi, infine dalla potenza degli istinti, giovani leoni accovacciati ma tuttora ruggenti.
Noi non sappiamo e anzi neghiamo che esso sia all'origine di tutte le passioni, gli amori, gli odii che albergano nell'animo nostro.
L'Io è una brutta bestia, ciascuno di noi lo sa per conoscenza diretta. Ti morde il cuore, ti becca il cervello, si agita dentro lo scafandro-prigione nel quale l'hai rinchiuso, picchia colpi sordi alle tue interne pareti.
Vuole essere preso in considerazione, manifestarsi, essere guardato e ammirato.
Da chi? Da te, naturalmente. E tu muori dalla voglia di ammirarlo.
Tu sei venuto al mondo apposta per questo.
Accade talvolta anche nei rapporti tra le persone, un desiderio e anzi un bisogno di capire e di essere capiti, dedicarsi e ricevere dedicazione, manifestarsi e ammirare la manifestazione. In questi casi, che in verità non sono frequenti perché la paura di darsi è di solito assai più forte del coraggio di aprirsi e di giocare se stessi in una libera partita, è molto difficile, anzi impossibile stabilire chi possiede e chi è posseduto, chi cattura e chi è catturato.
Se il desiderio è sincero, se il bisogno è intenso, se la possibilità di scegliere supera obbligo e destino allora il gioco del vincitore e del vinto non ha luogo.
All'Io che alberga dentro di me è accaduto, e non mi dispiace. Anzi, mi consola,
E' stato più esteso che profondo. Non ha conosciuto né vette né abissi, ma vasti altopiani.

sabato 18 aprile 2020

Timshel

John Steinbeck

Manca una luce. E lì, mentre tutti stanno bevendo la bevanda che sa di mele marce da lui preparata. Lee l'accende. Racconta di essere rimasto perplesso quando si è accorto che nel dialogo tra Geova e Caino una parola ebraica, timshel, è stata tradotta in due modi diversi. 
Il complemento oggetto è lo stesso: la signoria sul peccato. 
Ma una versione dice: tu abbi. L'altra: tu avrai. 
La prima ordina agli uomini un comportamento. La seconda fa loro una promessa. 
Nel primo caso l'umanità deve obbedire. Nel secondo semplicemente disporsi e ricevere. Lee rivela di essere partito per un luogo a nord dove quattro venerati saggi di oltre novant'anni di giorno fumano oppio e di notte studiano. Aveva proposto loro l'enigma e quelli si erano appassionati. 
Imparato, in due anni, l'ebraico meglio del rabbino che gliel'aveva insegnato. Si erano lanciati nell'interpretazione di quella parola. E avevano concluso che entrambe le traduzioni erano sbagliate.
Timshel non significava né abbi, né avrai, ma tu puoi avere. Tu puoi avere la signoria sul peccato. 
Né dovere né predestinazione: scelta. "Potrebbe essere la parola più importante del mondo. Significa che la via è aperta", dice Lee. E ancora: "Questo si che fa grande un uomo perché nella sua debolezza egli ha la grande scelta"
Il bene e il male come volontà e non come destino. Il carattere, la storia, come accidenti e non come strade obbligate. 
La libertà, la libertà di essere, di perdere, di trionfare, di sbagliare, di ricominciare. Una possibilità così umana e così divina. Aveva ragione Lee: è la parola più importante del mondo. 
L'hanno usata per canzoni, bar, tatuaggi. 
Una piccola cerchia di persone sparse nello spazio e nel tempo se la sussurra ogni volta che si trova davanti alla soglia del dilemma morale. Non c'è una soluzione prescritta. Non la troverai in alcun testo, neppure se considerato sacro, se è vero che il sacro testo ti ha detto proprio che non esiste, sta a te cercarla. 
Non andrà bene comunque tu agisca. Il bene sta da una sola parte. Il male consente ritorno. Sempre. 
Anche dal pozzo più nero, dall'uccisione di tuo fratello. 
L'ho portata con me per oltre quarant'anni. Tra gli uomini e le donne, nelle corsie di un ospedale, in tribunale, nel fiume di ogni storia, non c'è corrente: tu puoi, timshel

John Steinbeck 
La legge morale dentro di me 
Perché nonostante tutto siamo sempre liberi di scegliere 
da La Valle dell'Eden 
di Gabriele Romagnoli

venerdì 17 aprile 2020

Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Euforia oppioide


Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Giorno di missione 29 
All'interno del modulo orbitale l'attività di esplorazione è radicalmente cambiata. Il tempo che fino a poche lune fa sembrava essersi cristallizzato ha improvvisamente mutato il suo scorrere. Tutto quello che rappresentava il quotidiano è stato messo in discussione. Un meccanismo di rotazione delle abitudini ha diversificato la visione, gli obbiettivi, i traguardi. La breccia venutasi a creare dopo l'impatto avvenuto ai piedi delle tre torri di Andromeda ha dato modo ad un corpo estraneo di insinuarsi nel modulo, modificando le funzioni vitali. L'entità giunta al suo ventinovesimo giorno di permanenza all'interno dell'Avamposto 403 ha iniziato a rilasciare sostante classificabili come neurotrasmettitori. L'euforia oppioide paragonabile alle balenazioni degli sguardi innocenti ha preso il sopravvento. Siamo in balia. 
Diario di Bordo | Avamposto 403 | Spazio 2071 | Giorno di missione 29... il viaggio continua.

giovedì 16 aprile 2020

Dovreste dare le dimissioni domani


Ci risiamo. Bastonato pesantemente la settimana scorsa da Giuseppe Conte per aver raccontato bugie e menzogne sul Mes, l'indossatore di felpe altrui è tornato alla carica, spostando l'attenzione sulla situazione che sta coinvolgendo la Regione Lombardia. 
Il leader del Carroccio ha fatto sapere che a fronte della richiesta del Pirellone di riaprire le attività produttive dal 4 maggio seguendo la rotta delle Quattro D, e cioè distanza, dispositivi, diagnosi e digitalizzazione, il "governo dovrà tenerne debitamente conto". 
Fa però strano che soltanto sabato scorso la stessa Regione emetteva un'ordinanza firmata da Attilio Fontana nella quale imponeva misure più stringenti di quelle previste dal governo (l'ultimo dpcm di Conte), come il no alla riapertura delle librerie. Il tutto, testuale, "considerato che il dato epidemiologico regionale di gran lunga superiore al dato nazionale impone l'adozione ed il mantenimento sul territorio lombardo di misure specifiche e più restrittive"
Tre giorni dopo ecco che il "dato epidemiologico regionale" non ha più importanza, che "il mantenimento sul territorio lombardo di misure più restrittive" non è più fondamentale. Ora vige il mantra della "via lombarda alla libertà", lo slogan "distanza, dispositivi, diagnosi e digitalizzazione".
Dovreste dare le dimissioni domani, questo l'unico 4D che avreste bisogno di mettere in pratica tutti quanti.

domenica 12 aprile 2020

Bugie e verità


Dal giorno che il Covid-19 è entrato prepotentemente a far parte della vita degli italiani abbiamo assistito, nostro malgrado, alla solita disdicevole guerra (questa senza esclusione di colpi) tra maggioranza e opposizione. Conflitto che, nonostante un'emergenza capace di fare migliaia di vittime, ha proseguito il suo iter sulla scia di toni sempre più aspri, raggiungendo il suo apice, a reti unificate, nella serata di venerdì. 
Torti e ragioni, a prescindere dalla sciarpa indossata, vanno equamente divisi: nel mentre si combatte una pandemia mondiale ogni pisciata fuori dal vaso va condannata. 
Poi ci sono i però, i distinguo, l'analisi oggettiva di ciò che dall'inizio dell'infezione virale hanno messo in campo il Governo e coloro a cui è stato ripetutamente chiesto di collaborare per il bene del Paese. E qui lo storico racconta di un continuo e pretestuoso attacco sistematico da parte dei secondi a ogni azione messa in campo dai primi. 
Con la premessa che ogni scelta fatta dal Consiglio dei Ministri è stata concordata e valutata con la consulenza dell'Istituto Superiore della Sanità, con l'avvallo del Consiglio Superiore della Sanità e la collaborazione della Protezione Civile, le misure varate in questi lunghi due mesi si sono sempre scontrate con i mal di pancia una volta di Salvini e un'altra della Meloni: se il Governo metteva in campo la chiusura di questo e di quello, dall'altra parte si fomentava il riaprire tutto e subito; se il Governo faceva presente che la chiusura di porzioni di territorio era di competenza delle regioni dall'altra parte si buttava la palla in tribuna affermando che la competenza era di Roma; se il Governo metteva sul tavolo 4 miliardi per dare il via ai primi sostentamenti economici dall'altra parte se ne chiedevano 10, se il Governo ne stanziava 25 dall'altra parte la richiesta saliva a 100, se il Governo riusciva addirittura a far sua una misura da 400 miliardi dall'altra parte si twittava che oltre a non bastare sarebbero giunti in ritardo; se il Governo riusciva a far giungere sul suolo nazionale dispositivi di protezione, medici, infermieri e tutto ciò che poteva mettere nelle migliori condizioni possibili la sanità nazionale dall'altra parte si denunciavano mancanze e assenze. 
Insomma, la qualunque è stata messa in costante discussione e se il diritto di critica in un paese democratico è il sale del dibattito politico, la pretestuosità, i personalismi, la perniciosità dei modi con cui l'opposizione si è posta nei confronti del Governo ha più volte evidenziato il voler mettere i bastoni tra le ruote alla sfida più complicata e importante che il Paese sta affrontando dal dopo guerra ad oggi. 
L'apice della conflittualità - dopo che a Giuseppe Conte è stato contestato che parlava troppo e doveva parlare di meno, che parlava di meno e doveva parlare di più, che parlava e non doveva parlare, che non parlava e doveva parlare, che parlava dopo le 23 e doveva parlare prima, che parlava prima e doveva parlare dopo, che parlava su Facebook e avrebbe dovuto parlare attraverso i canali istituzionali, che una volta che aveva parlato attraverso i canali istituzionali avrebbe fatto meglio a comunicare con i videomessaggi -, è giunta dopo che il Presidente del Consiglio ha deciso di porre fine alle continue menzogne propalate dal duo Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Una dura presa di posizione giunta dopo mesi di attacchi e provocazioni che hanno portato una persona solitamente pacata a sbottare in diretta televisiva dopo che nelle ventiquattro ore precedenti i due leader avevano falsamente affermato che Gualtieri aveva firmato l'attivazione del Mes e che lo stesso Conte aveva dato il suo assenso per il Meccanismo Europeo di Stabilità con condizionalità. 
E allora viene spontaneo chiedersi: ma se Conte non avesse risposto a tali menzogne la gente cosa avrebbe dovuto pensare, che quelle accuse avevano una ragion d'essere?
Aver detto la verità è stato sacrosanto e nessuno può negare che, pur nel bel mezzo di una pandemia e di una crisi economica senza precedenti, rispondere a delle false accuse è stato un gesto di rispetto nei confronti di un popolo confinato tra le mura di casa.

Una montagna di merda


Hai fatto bene a non raccontare la verità a tua figlia, perché altrimenti avresti dovuto dirle che quel signore in televisione si stava difendendo dalla montagna di merda che la tua macchina della propaganda gli scarica addosso da quel memorabile 20 agosto 2019.

sabato 11 aprile 2020

Taglia e cuci


"Ci sono molte polemiche, anche dalle file della maggioranza: si rimprovera il presidente del Consiglio per l'uso personalistico nell'attacco alle due figure dell’opposizione a reti unificate. E’ una materia molto dura, avremmo francamente evitato. Se l’avessimo saputo non avremmo mandato in onda quella parte di conferenza stampa"
Una dichiarazione rilasciata in diretta dal direttore giornalistico di una rete che nelle ventiquattro ore precedenti aveva dato ampio spazio e visibilità agli attacchi violenti, falsi e propagandistici dei due leader delle opposizioni a Gualtieri (ha firmato attivazione Mes; ha svenduto il Paese; traditore; dimettiti) e lo stesso Premier (Sì Mes, Covid Tax sugli stipendi, patrimoniale su casa e risparmi in banca; mozione di sfiducia, dimettiti) dopo la riunione dell'Eurogruppo svolta dai ministri europei delle finanze. 
Questo ha confermato una volta di più due aspetti: a) la netta presa di posizione da parte di un professionista dell'informazione contro le politiche della maggioranza; b) il pregiudizievole taglia e cuci ("Se l’avessimo saputo non avremmo mandato in onda quella parte di conferenza stampa") prodotto da una redazione che invece di informare a 360° i telespettatori preferisce indottrinarli ad uso e consumo dei propri interessi.

venerdì 10 aprile 2020

Un secolo, eppur sembra ieri


Invito ad amare la vita


Ricordo i miei anni del ginnasio: un mare di dubbi. Dubitavo perfino della mia capacità di affrontare la vita. Che età difficile! Hai paura di non essere accettato dagli altri, dubiti del tuo charme, della tua capacità d’impatto con gli altri e non ti fai avanti. E poi problemi di crescita, problemi di cuore... 
Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete... cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri.
Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. 
Appassionatevi alla vita perché è dolcissima. 
Mordete la vita! 
Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi. Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori. 
Bruciate... perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza. 
Incendiate... non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi. 
Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.

Dall'incontro con gli studenti dell'Istituto magistrale "Albergoni" 
e delle altre scuole superiori presso la Sala "Alessandrini". 
Relatori: Nino Caponnetto, Rita Borsellino, Gherardo Colombo. 
Crema, 7 marzo 1998

Nomi e cognomi


"Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri o attivato la scorsa notte come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Questo governo non lavora col favore delle tenebre: guarda in faccia gli italiani e parla con chiarezza. Le loro falsità, le menzogne ci fanno male, perché ci indeboliscono nella trattativa, indeboliscono l’Italia in Europa"
Ascoltare il Presidente del Consiglio fare nomi e cognomi, sbugiardare a reti unificate i due leader dell'opposizione al termine di una continua e perpetua campagna di disinformazione consultabile sui rispettivi social network dopo che da settimane viene ripetuto di mantenere unità d'intenti nazionale, in primis dal Presidente della Repubblica, non ha prezzo.

giovedì 9 aprile 2020

Un gregge pusillanime


La Caporetto che si è consumata in Lombardia in piena emergenza pandemica ha fatto il paio con quanto accaduto la notte del 24 ottobre 1917. E se politicamente e militarmente gli errori di allora portarono il nome di Paolo Boselli e del generale Luigi Cadorna, oggi la disastrosa conduzione sanitaria accomuna le responsabilità di un'intera regione e di tutti gli esponenti che ne hanno capitanato il timone. 
In totale confusione l'intero entourage del Pirellone non ha saputo far fronte all'emergenza, anzi, sbagliando tatticamente ogni decisione ha ulteriormente alimentato una condizione che diversamente avrebbe potuto contare ben altri numeri. Il più clamoroso, dettato da negligenze, irresponsabilità e conoscenza zero di una legge datata 23 dicembre 1978, è indubbiamente imputabile alla mancata chiusura di due porzioni di territorio come Alzano e Nembro, i due comuni della bergamasca dai quali è letteralmente esploso un contagio capace i tradursi in migliaia di morti. 
Portare indietro le lancette del tempo un obbligo per comprendere la disfatta lombarda. 
Il 31 gennaio, sotto l'incedere delle dichiarazioni provenienti dall'Organizzazione mondiale della Sanità il Governo decide di instaurare l'emergenza nazionale, una misura della durata di sei mesi per poter mettere in sicurezza l'intero territorio. 
Neanche un mese più tardi, il 23 febbraio, dopo un Consiglio dei Ministri fiume viene istituita la zona rossa in dieci comuni del Lodigiano e a Vo’ Euganeo: la vita di 50mila persone, all'improvviso, rimane sospesa. Per strada non c'è nessuno: le poste sono chiuse, le scuole sono chiuse. I lavoratori non escono di casa, perché fabbriche e aziende hanno i cancelli sbarrati. 
Inizia così l'escalation di un'epidemia che nel breve porterà il Paese ad assumere misure draconiane.
Il 16 marzo il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini chiude Medicina, diventata zona rossa per le informazioni e le indicazioni raccolte dai tecnici che non hanno permesso altra scelta: "Uno degli atti più sofferti che io abbia assunto da presidente della Regione"; a stretto giro, il 17 marzo, è la volta del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: blindati i comuni di Ariano Irpino (provincia di Avellino) e Sala Consilina, Caggiano, Polla e Atena Lucana (provincia di Salerno); il 19 marzo, dopo l’ordinanza regionale, tocca a Fondi, dichiarata zona rossa a causa dell’alta percentuale di contagiati rispetto al numero di abitanti; il 23 marzo due Comuni siciliani, Agira, nell’Ennese, e Salemi, in provincia di Trapani, diventano zona rossa su decisione del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci dopo aver sentito i rispettivi sindaci. 
Tutte misure adottate facendo leva sulla legge 833/1978 che consente alle Regioni di chiudere porzioni di territorio in zone rosse per motivi sanitari. 
Allora sorge spontaneo chiedersi perché la Regione Lombardia non ha attuato quella legge per impedire il dilagare dell'epidemia nei comuni di Alzano e Nembro. 
Sorge spontaneo chiedersi perché la Regione Lombardia, come fatto da Zingaretti, Bonaccini, De Luca e Musumeci, non ha preso in considerazione e attuato il decreto del 23 febbraio, quello che testualmente incaricava le Regioni tutte di segnalare (o disporre in proprio) le eventuali zone rosse nei rispettivi territori. 
Un gregge pusillanime ha messo in evidenza incapacità decisionali e assenza di autonomia, che sulla carta moschicida di una legge che tutti dovevano conoscere quanto applicare ha fatto rimanere appiccicate le vite di centinaia di inermi cittadini.

martedì 7 aprile 2020

Incantatori stanchi di serpenti stremati


E se un personaggio come Filippo Facci ha esercitato attraverso le pagine di Libero l'ennesima ferocia detrattrice nei confronti di Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano e i suoi lettori in tempi di emergenza covid-19 evidenziando l'incapacità professionale di criticare il merito. 
E se il direttore de Il Giornale non ha potuto fare a meno di tirare in ballo i partigiani, gli antifascisti, il 25 Aprile, dimenticando di essere da 75 anni un uomo libero proprio grazie a quello. 
E se Matteo Salvini, di fronte a un'attonita Maria Latella, ha invocato la protezione del cuore immacolato di Maria per debellare la pandemia chiamando l'apertura delle chiese nella giornata di Pasqua. 
Allora appare chiaro che gli "incantatori" abbiano esaurito, per manifesta stanchezza intellettuale, tutto il repertorio a loro disposizione, portando allo stremo anche i propri "serpenti".

domenica 5 aprile 2020

Speranze


La maggioranza della gente spera di tornare a vivere come prima e altri sperano, come prima, di vivere un po' meglio. Nulla cambierà, o quasi.

giovedì 2 aprile 2020

Coerenza e buonsenso al potere


Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Proprio nel momento in cui vengono varate le norme economiche per iniziare a offrire un po' di respiro a cittadini, aziende, partite Iva, autonomi, dipendenti e l'intero comparto Paese, ecco che Matteo Salvini non perde il vizio e tira fuori per l'ennesima volta l'dea del condono, questa volta totale. Una pax fiscale ed edilizia per preparare la ripartenza del Paese e dare una mano agli italiani: "Ringrazio molto i sindaci con cui sto comunicando ogni giorno, e domani a Conte chiederò che i pochi soldi possano essere spesi in autonomia. I 400 milioni possono essere usati solo per i buoni pasto, ma molti sindaci mi dicono che serve altro: magari non la spesa ma l'affitto o le bollette. Ci vuole buonsenso e autonomia".
Poi quando a inizio settimana si è votato il taglio del cuneo fiscale, passato grazie a 254 voti e che riduce le tasse sugli stipendi a oltre 16 milioni di lavoratori, il Capitano (e tutta l’opposizione, 131 deputati) cos'ha fatto? Si è astenuto!

mercoledì 1 aprile 2020

La commozione di Conte racconta che alla fine ne usciremo, e anche bene


L'intervista rilasciata dal Presidente del Consiglio nella puntata infrasettimanale di Accordi & Disaccordi, qualche ora dopo che lo stesso Premier ufficializzava l'estensione della quarantena fino al giorno di Pasquetta, è stata chiusa con un'immagine che farà parte di quelle istantanee che racconteranno di una pandemia che ha letteralmente cambiato il corso della storia. 
Alla specifica domanda rivolta da Andrea Scanzi su quale momento è stato fino ad oggi il più complicato e difficile da superare, l'inquilino di Palazzo Chigi, dopo aver in un primo momento accennato alla scelta di isolare i dieci comuni lombardi e quello di Vo' Euganeo, non è riuscito a trattenere l'emozione ricordando la triste conta dei decessi. 
Viso tirato, voce rotta e commozione evidente hanno accompagnato istanti che hanno fatto comprendere la statura istituzionale e morale di un uomo, prima ancora che di un Presidente del Consiglio, che, come dallo stesso più volte sottolineato, mai avrebbe potuto solo immaginare una situazione come quella che purtroppo si è venuta a creare. 
Un'emozione, riscontrata subito dopo l'intervento televisivo attraverso le innumerevoli testimonianze giunte sulla personale pagina Facebook, che fa credere e pensare che da questa condizione ancora particolarmente complicata ne usciremo, e, come detto dallo stesso Conte, nel miglior modo possibile, a prescindere da quando sarà.

Coronavirus e restrizioni: nella giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo è d'obbligo denunciare il limite temporale raggiunto dai soggetti affetti da patologie neuropsichiatriche


In tempi di coronavirus, in queste settimane dove milioni di cittadini sono chiamati a responsabilità civiche che possano tradursi nel rapido allontanamento dell'epidemia che ha investito l'intero orbe terracqueo, i soggetti portatori di handicap e le rispettive famiglie stanno inevitabilmente pagando il prezzo più caro imposto dalle restrizioni che le istituzioni hanno vergato. 
A misure inevitabili e funzionali per la salvaguardia dell'intera popolazione, l'obbligo perimetrale imposto a pazienti portatori di patologie neuropsichiatriche ha letteralmente stravolto una quotidianità che giorno dopo giorno si sta facendo sempre più complicata. 
Lo stop improvviso della frequenza scolastica e delle buone abitudini che questa forniva, il conseguente allontanamento da compagni di scuola e maestre di sostegno, l'arresto delle attività sportive e soprattutto la brusca interruzione di tutte quelle terapie (logopedia, musicoterapia, rieducativa) che offrivano un graduale recupero delle funzioni emotive e comportamentali, un vero e proprio flagello che sta portando ad una lenta ma progressiva regressione di tutti i passi avanti fatti. 
Frustrazioni, difficoltà di concentrazione e apprendimento, stereotipie tornate prepotentemente a galla, impossibilità di razionalizzare la condizione di quarantena: tutti elementi che stanno mettendo in grossa difficoltà sia i soggetti portatori che i genitori degli stessi. Nonostante una costante e accurata applicazione nel proporre giornalmente le più svariate attività, che queste siano ludiche che didattiche, il passare del tempo sta amplificando le difficoltà di cui sopra. L'ultima circolare del Viminale, dopo che lo stesso Ministero aveva messo in primo piano le esigenze dei runner o degli animali domestici rispetto ad anziani e inabili, non può comunque sopperire all'attuale mancanza di quelle discipline sanitarie atte alla salute di soggetti autistici. 
Che fare dunque? Da mamma di due bambini affetti dalla patologia l'unica risposta, anzi, l'unica speranza che ho (perché di risposte in questo momento non ne trovo) e che il Ministro della Salute possa nel più breve tempo possibile valutare l'opportunità di far riprendere le terapie (che queste siano ambulatoriali o private) a quei soggetti che, per " motivazioni di necessità o salute", hanno l'assoluto bisogno di dare continuità ad un percorso riabilitativo che diversamente rischia di compromettere il lavoro svolto nei mesi e negli anni precedenti. Nella giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo è dunque d'obbligo denunciare il limite temporale raggiunto da soggetti affetti da patologie neuropsichiatriche.

Efficienza silenziosa


A Bergamo, nel silenzio più assordante e con tutto il dolore che si portano dietro, in dieci giorni e pure gratis hanno messo in piedi 14 camere realizzate in legno per 142 posti, di cui 72 di terapia intensiva e sub intensiva. 
Lo hanno fatto gli alpini dell’Ana, duecento artigiani e i ragazzi della Curva Nord. Senza conferenze stampa, senza telecamere, senza Bertolaso e tutta quella manica di incapaci che nonostante l'arrivo da Roma di oltre 10 milioni di pezzi di materiale sanitario di vario genere (vidimati dall'efficientissima Regione Lombardia a nome della dottoressa Maddalena Branchi) non sono ancora riusciti a fare la distribuzione necessaria per il fabbisogno delle varie strutture. 
Poi però vanno in televisione a raccontare la favola che "è tutta colpa di Roma"
Informatevi prima di fare brutte figure, l'ignoranza è il virus più devastante che possa esistere.