..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"
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lunedì 25 maggio 2020

Il tempo Migliore della Nostra Vita


...nel febbraio del 1933, Leone inizia il suo libero insegnamento con il corso su Puškin. La propulsione verte su Puškin e la cultura europea del suo tempo. La lezione inaugurale è un evento: "Non molti professori presenti", ricorderà Barbara Allason, "ma l'aula grandissima che trabocca dei suoi amici e ammiratori, di tutta la Torino antifascista accorsa lì ad assistere a questa celebrazione del suo giovane leader e i cuori di tutti che lo seguono, l'attenzione di tutti sospesa alle sue parole."
Nemmeno un anno più tardi, Leone pronuncia il suo "no" a quell'insegnamento non più libero.
Ha scelto per sé vie più difficili. Puškin, Herzen, Mazzini, Dante Alighieri, tutti loro in questo momento sono esistiti per una sola ragione e la ragione è il giovane Leone Ginzburg.
Il Romanticismo russo, il Risorgimento italiano, l'Umanesimo europeo, l'eco dei secoli trascorsi giunge fino a lui come una vibrazione sorda della terra.
Ora si tratta di applicare a una linea vissuta quella cosa venuta da lontano.

sabato 18 aprile 2020

Timshel

John Steinbeck

Manca una luce. E lì, mentre tutti stanno bevendo la bevanda che sa di mele marce da lui preparata. Lee l'accende. Racconta di essere rimasto perplesso quando si è accorto che nel dialogo tra Geova e Caino una parola ebraica, timshel, è stata tradotta in due modi diversi. 
Il complemento oggetto è lo stesso: la signoria sul peccato. 
Ma una versione dice: tu abbi. L'altra: tu avrai. 
La prima ordina agli uomini un comportamento. La seconda fa loro una promessa. 
Nel primo caso l'umanità deve obbedire. Nel secondo semplicemente disporsi e ricevere. Lee rivela di essere partito per un luogo a nord dove quattro venerati saggi di oltre novant'anni di giorno fumano oppio e di notte studiano. Aveva proposto loro l'enigma e quelli si erano appassionati. 
Imparato, in due anni, l'ebraico meglio del rabbino che gliel'aveva insegnato. Si erano lanciati nell'interpretazione di quella parola. E avevano concluso che entrambe le traduzioni erano sbagliate.
Timshel non significava né abbi, né avrai, ma tu puoi avere. Tu puoi avere la signoria sul peccato. 
Né dovere né predestinazione: scelta. "Potrebbe essere la parola più importante del mondo. Significa che la via è aperta", dice Lee. E ancora: "Questo si che fa grande un uomo perché nella sua debolezza egli ha la grande scelta"
Il bene e il male come volontà e non come destino. Il carattere, la storia, come accidenti e non come strade obbligate. 
La libertà, la libertà di essere, di perdere, di trionfare, di sbagliare, di ricominciare. Una possibilità così umana e così divina. Aveva ragione Lee: è la parola più importante del mondo. 
L'hanno usata per canzoni, bar, tatuaggi. 
Una piccola cerchia di persone sparse nello spazio e nel tempo se la sussurra ogni volta che si trova davanti alla soglia del dilemma morale. Non c'è una soluzione prescritta. Non la troverai in alcun testo, neppure se considerato sacro, se è vero che il sacro testo ti ha detto proprio che non esiste, sta a te cercarla. 
Non andrà bene comunque tu agisca. Il bene sta da una sola parte. Il male consente ritorno. Sempre. 
Anche dal pozzo più nero, dall'uccisione di tuo fratello. 
L'ho portata con me per oltre quarant'anni. Tra gli uomini e le donne, nelle corsie di un ospedale, in tribunale, nel fiume di ogni storia, non c'è corrente: tu puoi, timshel

John Steinbeck 
La legge morale dentro di me 
Perché nonostante tutto siamo sempre liberi di scegliere 
da La Valle dell'Eden 
di Gabriele Romagnoli

martedì 26 novembre 2019

Il gesto di Almirante e Berlinguer


Nella simmetria dell'orrore Guido Rossa viene assassinato dalle BR, mentre il magistrato Emilio Alessandrini finisce sotto il fuoco di Prima Linea a Milano. 
Cosa Nostra s'incarica di uccidere a Palermo il giudice Terranova e il commissario Boris Giuliano. L'avvocato Giorgio Ambrosoli cade a Milano sotto i colpi di un killer mandato dagli amici di Michele Sindona. A Roma il direttore di "OP", Mino Pecorelli viene tolto di mezzo da chi non gradisce gli scoop della rivista vicina ai servizi segreti, e non apprezzata da Giulio Andreotti e dalla corrente democristiana di cui è il capo. 
Nelle stesse ore viene trovato il corpo senza vita di Aldo Moro ma anche quello, a Cinisi, di Peppino Impastato, giovane attivista di Democrazia Proletaria, nemico giurato dei mafiosi, eliminato da chi lo considerava un rompicoglioni. 
Erano gli anni della cacciata dello Scià e della presa di potere in Iran dell'ayatollah Khomeyni. In Cambogia i vietnamiti mettono fine al regime di Pol Pot e all'immenso bagno di sangue che ha trasformato il paese in un cimitero (due milioni di morti). 
L'URSS invade l'Afghanistan. In Spagna termina la dittatura franchista. In Guyana avviene il suicidio di massa della setta del reverendo Jones. 
In Italia le elezioni confermano la diarchia della DC (38.3%) con il PCI (30.4%). Giovanni Leone si dimette e al Quirinale arriva Sandro Pertini. Come già ricordato muore Paolo VI e, dopo l'interregno brevissimo di Giovanni Paolo I (E' rimorto il Papa, titola beffardo "Il Manifesto"), comincia l'era di Karol Wojtyla. L'anonima sarda rapisce Fabrizio De André e Dory Ghezzi. Nasce il TG3. Nella tv dei ragazzi impazzano Heidi e Ufo Robot. 
A Padova, con la retata del giudice Guido Calogero, finisce in galera Toni Negri, ideologo dell'Autonomia. Nella hit parade trionfano i Bee Gees, Umberto Tozzi, Antonello Venditti ma tutti cantano "... Tu sei l'unica donna per me" di Alan Sorrenti. L'Argentina vince i Mondiali battendo 3-1 l'Olanda mentre nel silenzio del mondo prosegue la mattanza della dittatura. 
Erano anni spietati, frenetici, euforici. Eravamo avidi, famelici, ambiziosi. Camminavamo lungo strade lastricate di orrore, cinismo e prepotenza. Dove lasciavamo tracce visibili e leggere, come se tutta quella morte non ci riguardasse. 

Una volta s'incontrarono a Villa Borghese. 
Soltanto loro due. 
Senza ombre. 
Senza scorte. 
Molti anni dopo A. lo raccontò a una persona cara. 
Mi piace immaginarli su una panchina. 
Uno accanto all'altro. 
Sempre di venerdì. 
All'imbrunire. 
Mentre il parco si faceva silenzioso. 
Magari non avevano nulla d'importante di cui parlare. 
Magari era solo per il piacere di stare li. 
Come due persone che non hanno bisogno di dirsi altro. 

 di Antonio Padellaro 
 (Paper FIRST - by Il Fatto Quotidiano)

mercoledì 17 luglio 2019

Ci rincontreremo fra cent’anni


Mi sono fatto persuaso che hai trascorso questa tua vita ad inventarti storie e personaggi. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario conosciuto ormai nel mondo intero. Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di toglierti di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, hai sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità e solo venendo al Teatro greco di Siracusa, a raccontarci la Conversazione su Tiresia, hai potuto intuirla. Mi sono dunque fatto persuaso che su quelle pietre eterne, in una sera come quelle, tutti quanti, ci rincontreremo fra cent’anni. 
Ciao Maestro.

martedì 25 giugno 2019

Politicamente Scorretto

...La Politica, in crisi per gli scandali che l'hanno travolta, deve avere la capacità non solo di rigenerarsi ma di ribadire la propria centralità. Politica è una splendida parola. La Politica va amata, rispettata, sostenuta. E questo lo deve fare il Popolo. Lo dobbiamo fare noi cittadini informandoci, partecipando, spegnendo, quando occorre, la Tv per aprire un libro. Lo dobbiamo fare noi cittadini lottando per la supremazia della politica sulla finanza. Altrimenti inutile prendersela con le lobbies o con i loro prestanome in Parlamento. Molto meglio prendercela con noi stessi, ammettendo di non essere all'altezza di un cambiamento che auspichiamo... 
pag. 43 di "Politicamente Scorretto" (Alessandro Di Battista)

venerdì 18 novembre 2011

LONDON CALLING

London Calling, è il nuovo libro di Luca Manes & Max Troiani, (prefazione di Massimo Marianella) edito da Bradipolibri e parla della storia dell'Arsenal e di un secolo e mezzo di football all'ombra del Big Ben.
Monarchia, ma anche mode e sottoculture giovanili. Democrazia parlamentare e pure gruppi musicali.
E ancora finanza e musical. Londra è sinonimo di queste e di un'infinità di altre cose. Non poteva allora non essere sinonimo di football. Nella capitale inglese sono state codificate le regole poi adottate in giro per il globo, sono nate la prima federazione nazionale, la prima lega e la prima competizione a squadre. Nessuna città al mondo può vantare così tante squadre professionistiche, così tanti derby, così tanti stadi.
L’Arsenal, la squadra più amata a Londra, vanta in Italia un nutrito numero di fan club.Inoltre, sono decine di migliaia gli italiani appassionati del calcio inglese.

mercoledì 25 maggio 2011

BRIVIDI, MANIFESTI E TURBAMENTI

Escono in questi giorni ben 3 libri che parlano di Vasco. Cominciamo dal primo, esce oggi, che si intitola: Brividi, Manifesti e Turbamenti. Scritto scritto da Claudio Bardi e Salvatore Martorana sulle foto di Henry Ruggeri.
Salvatore il Nero lo presenta cosi’:
Nato improvvisamente e cresciuto spericolatamente, ecco "Vasco Rossi. BRIVIDI. Manifesti e turbamenti" (Arcana Edizioni).
Splendide fotografie scattate da un poeta dell’immagine si accompagnano a discorsi anarcoidi, sfoghi emotivi e intimi frammenti ironici scritti di notte da due figli auto-adottivi di Vasco Rossi, mentre, come al solito, erano in balia di alcuni whisky doppi, del loro Komandante e di loro stessi.
P.s. Tanti sarebbero i ringraziamenti da fare, su tutti, però, sentiamo il dovere di ringraziare te, Vasco: per le emozioni continue che, forse, non sai nemmeno di darci!

giovedì 3 marzo 2011

THE WRONG WAR

L’analisi più interessante sulla situazione afghana è quella del settantenne Bing West, il leggendario ex ufficiale dei marines ed ex vice segretario al Pentagono negli anni di Reagan che col tempo è diventato uno dei migliori reporter di guerra e tra i più lucidi analisti militari degli Stati Uniti. Negli anni scorsi, West ha scritto No True Glory, la formidabile e cruenta storia della presa di Falluja, e The strongest tribe, la cronaca del successo in Iraq ottenuto grazie alla decisione delle tribù sunnite di schierarsi con "la tribù più forte", ovvero con gli americani. Il nuovo libro di West, appena uscito in America, dice già tutto fin dal titolo The wrong war, la guerra sbagliata. Scritto da uno come West, e non da un pacifista, il giudizio è di quelli che pesano.
Gli Stati Uniti, scrive West, hanno invaso l’Afghanistan per distruggere la rete terroristica di al-Qaeda e abbattere il regime talebano. Gli uomini di bin Laden e i talebani si sono rifugiati in Pakistan, ma anziché andare a prenderli oltre confine, l’America ha deciso di rimanere a Kabul e di impegnarsi a costruire una nazione democratica capace di prevenire il ritorno di estremisti e terroristi. Sono stati compiuti molti passi avanti, ma lasciare l’Afghanistan non è ancora possibile. Oggi la strategia militare consiste nel garantire sicurezza e servizi alla popolazione afghana in cambio dell’impegno a schierarsi con la "tribù più forte", in nome della nuova religione della counterinsurgency che prevede la protezione della popolazione locale, più che l’uccisione dei nemici. La dottrina anti-insurrezionale, codificata nel manuale dell’esercito e dei marines scritto da Petraeus e Nagl, impone ai soldati americani di essere operatori civili, non solo guerrieri.
Proteggere la popolazione, distribuire denaro, stimolare il patriottismo e sostenere un governo competente sono i compiti di nation building secondo la dottrina Petraeus. Ma la strategia che ha funzionato in Iraq, scrive West, non va bene per l’Afghanistan. Le tribù sunnite si sono schierate con gli americani perché avevano capito che gli americani stavano vincendo, ma le tribù pashtun afghane sono organizzate in modo meno gerarchico rispetto a quelle irachene. Soprattutto, rifiutano di scaricare i talebani e restano neutrali. Il governo centrale di Hamid Karzai, dotato di poteri semi dittatoriali, non ha alcuna intenzione di costruire la democrazia, è inefficace e tollera la corruzione. I dubbi e le esitazioni di Obama non aiutano.

sabato 23 ottobre 2010

LA COSTRUZIONE DI UNA SUPERSQUADRA MODERNA

Arsènal non è un libro "ufficiale", ma si basa su un accesso alle informazioni che in passato non era mai stato concesso a nessun altro autore e inoltre comprende alcune interviste esclusive ad Arsène Wenger. Vi si descrive con dovizia di particolari la trasformazione del club in una superpotenza planetaria. Quella che un tempo era conosciuta come "boring boring Arsenal" ora è la più divertente squadra di giovani che esista sulla faccia della terra, nonché la terza società calcistica più ricca al mondo, e gioca le sue partite casalinghe in un nuovissimo stadio ultramoderno, regolarmente esaurito in ogni ordine di posti. Il racconto arriva fino ad una stagione nella quale la squadra ha incantato sul campo e, fuori dal campo, ha raggiunto un volume d'affari di 200 milioni di sterline. Il guru del calcio Alex Fynn ed il direttore della fanzine The Gooner Kevin Whitcher sviscerano gli eventi che portarono all'arrivo di Wenger ed analizzano i suoi dodici anni alla guida del club, mettendo in luce quanto la sua influenza, dal campo di allenamento fino all'ufficio del consiglio di amministrazione, sia stata determinante nel dare forma all'Arsenal che conosciamo oggi. Pur essendo estranei al club, Flynn e Whitcher esaminano la filosofia calcistica di Wenger, i suoi metodi di allenamento, le sue speranze, le sue paure e le sue ambizioni per la squadra e la società - senza peraltro tralasciare i suoi fallimenti - come nessun altro aveva mai saputo fare.

giovedì 1 luglio 2010

DENTRO IL MALE


Venerdì 2 Luglio: presentazione del libro "Dentro il male" a Bolano (Sp) durante "Ambiente da bere", evento organizzato dal presidente della provincia della Spezia e di 'Ambientevivo', Marino Fiasella.
“…Lei mi guarda, vorrebbe dirmi molte cose e forse lo sa, lo sa che non ce la fa più. Eppure non perde occasione per farmi intuire quanto mi ama anche solo con una lacrima che le stilla dagli occhi, come fosse una minuscola barca di cristallo che contiene in gemma tutte le mille attenzioni che vorrebbe offrirmi. Quella lacrima rimane lì, in bilico, come le sue parole, e io, guardandola, leggo nei suoi riflessi quello che mi vuole comunicare…. ”

martedì 6 aprile 2010

VIAGGIO NELLA MEMORIA


Sarà presentato giovedì alle 17.30 a Sanremo nel Centro Ricreativo “Il Melograno” di via Marsaglia il volume "Alessio Calore Viaggio nella memoria" (Erga edizioni).
Alessio Calore aveva 23 anni quando in una notte di agosto la sua macchina è uscita di strada sulle alture di Sanremo. Ha lasciato una famiglia come tante altre, mamma, papà, due fratelli, il cane, tanti amici. "Era un bambino nato sfortunato, ma che ha lottato contro le avversità della vita come pochi fra noi sarebbero capaci di fare. - han spiegato i genitori - La vita di Alessio è stata un continuo entrare ed uscire da ospedali, cliniche, day hospital, e negli ultimi anni ha richiesto la totale dipendenza dalla bombola dell’ossigeno per poter dormire la notte.
Ma proprio nella sua disgrazia Alessio aveva qualcosa di speciale: aveva un cuore enorme e un sorriso ancora più enorme, che lo facevano amare ovunque lui andasse, e accendevano un raggio di sole in tutte le persone che facevano anche per poco la sua conoscenza.

mercoledì 23 dicembre 2009

SONO MORTO UNA NOTTE DI LUGLIO




«Non che mi fossi aspettato una folla da stadio, né un corteo di zelanti adulatori come quelli che, in vita, mi giravano spesso intorno, e neppure quei giornalisti e quelle telecamere che spesso mi avevano gratificato e talvolta insultato. Non mi aspettavo neppure gli opportunisti dell’amicizia, quelli che nei momenti felici erano “amici di Paolo”, che spesso sedevano alla mia mensa o che mi invitavano alla loro per esibirmi come un gioiello di famiglia. E non mi aspettavo neppure colleghi (ma un paio c’erano), dirigenti federali, stendardi e bandiere. Capii, d’un tratto, cos’era che mi aveva spento. Era la “morte civile”, della quale avevo letto e sentito parlare senza immaginare la ferocia con la quale sapeva aggredire…»

Dopo avervi raccontato la presentazione romana del libro “Sono morto una notte di luglio”, pubblicato da Edizioni Erasmo, riportiamo l'intervista che l'autore, Paolo Bergamo, ci ha gentilmente concesso.

"Sono morto una notte di luglio", quando ha pensato che era giunta l'ora di raccontare la sua versione e perché quel titolo?
Quando ho avuto chiaro il quadro completo degli avvenimenti che hanno originato farsopoli. La mia è stata una morte “civile” dalla quale sono riuscito a rinascere.

Riguardo alla sua esperienza di designatore, qual'è il ricordo che vorrebbe cancellare e quale quello che ricorda con più piacere?
Gli scontri telefonici con il presidente Carraro sono una ferita ancora dolorante. L’apprezzamento da parte di Uefa e Fifa riguardante le nuove metodologie di insegnamento della tecnica arbitrale ed i risultati ottenuti dall’intera squadra arbitrale a livello internazionale, mi danno sensazioni che nessuno può togliermi.

Qual'è il suo giudizio sull'attuale classe arbitrale?
Soffre in maniera evidente di carenze strutturali che a suo tempo ho portato a conoscenza del presidente dell’AIA.

Dopo qualche stagione di calma apparente, si torna a parlare di sudditanza ed a farlo è stato, tra gli altri, lo stesso De Laurentiis che l'anno scorso dichiarava: “Dopo calciopoli tutto è possibile, nulla è prevedibile e si è ritrovata la strada della serietà”. Che consiglio darebbe a questi presidenti?
Per chi non ha né conoscenza né competenze specifiche è facile affidarsi a slogan roboanti che in quel momento generarono gratuito consenso. Il calcio da sempre vive con gli errori dei presidenti durante la campagna acquisti, con gli errori degli allenatori, dei giocatori e degli arbitri, con i commenti gridati dalla stampa e dalla TV secondo logiche di mercato.

Dopo oltre 3 anni è riuscito a farsi un'idea precisa sulla nascita di “calciopoli”?
Si e spero che i tifosi veri facciano altrettanto.

C'è una persona in particolare che l'ha delusa o sorpresa quando è montato lo scandalo?
Lo scandalo è un mostro con tante teste molte delle quali ancora sorridenti. Ma il tempo è galantuomo e saprà rimettere le cose al posto giusto.

Il suo rapporto con Moggi era preferenziale rispetto a quello con dirigenti di altre squadre? Penso all'Inter, al Milan, alla Roma...
Era un rapporto confidenziale che ho tenuto con tutti in particolare con colore che avevo conosciuto nei miei 15 anni trascorsi come arbitro di Lega Nazionale.

Anche se non la riguarda direttamente, che idea si è fatto della linea, per niente difensiva, adottata dalla società Juventus?
E’ uno dei grandi interrogativi che deve suscitare un più approfondito esame. Da quando la stampa ha pubblicato le intercettazioni, creando un caos completo fino al 30 Agosto, quando la Società ha ritirato il ricorso al TAR l’atteggiamento è assai contraddittorio.

A Napoli, nel corso del processo, è affiorato che Puglisi è milanista, Babini bolognese/filo interista e sicuramente affioreranno altre curiosità simili. Come designatore era al corrente delle fedi calcistiche di arbitri ed assistenti? Ricorda qualche episodio legato a qualche arbitro ed alla sua squadra del cuore?
Ognuno di noi da ragazzo ha tifato per questa o quella squadra. Non voglio credere che questo possa influire emotivamente quando si è in campo chiamati a giudicare secondo regolamento. Non voglio pensare che arbitri e/o assistenti abbiano cercato di trarre vantaggi per migliorare la carriera grazie alla loro fede sportiva.

Nel corso di alcuni incontri, così come in una recente apparizione televisiva, ha parlato di “intercettazioni” effettuate illecitamente da Telecom Italia ai suoi danni. Era un lapsus riferito al traffico illecito di tabulati o ha in mano prove, documenti esclusivi, non emersi durante l'indagine svolta dai PM di Milano?
Nel mio libro credo di aver messo in chiaro quello che volevo dire.

C'è qualcuno, conosciuto o meno, che - come accaduto a Pairetto - l'ha avvicinata per proporle uno sconto di pena in cambio di un'ammissione di colpa?
Nessuno

Tornando al processo di Napoli, prima l'esame a dir poco lacunoso del m.llo Di Laroni, poi l'ex-guardalinee Coppola che denuncia, non solo l'omissione di fatti che andrebbero a compromettere l'immagine dell'Inter, ma anche di carabinieri che hanno utilizzato nomi di copertura durante la sua deposizione. C'è l'intenzione di denunciare, in un procedimento a parte, questi avvenimenti?
Ogni elemento è valutato dai miei legali con la massima attenzione, compreso quelli che mi hanno danneggiato nella fase indagatoria e dibattimentale.

La verità, tutta la verità, verrà mai a galla?
La verità sarà un patrimonio di coloro che avranno la voglia di trovarla. Le forze in gioco sono enormi ma la verità c’è, anche se scomoda per alcuni. Chi avrà voglia di cercarla, anche se con fatica ci arriverà.

Questa intervista sarà pubblicata sul sito di Giulemanidallajuve, l'unica associazione che ha difeso e continua a difendere in tutte le sedi la Juventus. La conosce e cosa ne pensa?
Ne ho sentito parlare. Penso che farsopoli ha umiliato i sentimenti sani di milioni di sportivi.

venerdì 11 dicembre 2009

I LUPI & GLI AGNELLI


«Mi hanno rubato i figli per farne degli eredi Agnelli».
Ultimo atto, aggiornato a settembre 2009,
della guerra dichiarata da Margherita alla sua famiglia.

L’opera:
Maggio 2007, Margherita Agnelli deposita al Tribunale di Torino la clamorosa citazione nei confronti di Gabetti e Grande Stevens – custodi dei beni del padre – che provoca un terremoto fra i membri della famiglia torinese e solleva il sipario sui trascorsi del padre Gianni e il passato di una dinastia protagonista da decenni della storia economica, e non solo, d’Italia. Moncalvo, con una ricostruzione risoluta e provocatoria, riesce a portare alla luce intrecci pubblici e privati sconosciuti al grande pubblico e spesso nascosti ai mass media: drammi, contrasti, sospetti e manovre che hanno segnato la famiglia Agnelli e, senza i quali, non si possono comprendere i fatti più recenti. Questo libro ripercorre la biografia della famiglia (con ampio spazio dedicato alla tragica morte di Edoardo e all’ascesa del giovanissimo John Elkann), la guerra mediatica attuale che ha come protagonista Margherita e i suoi figli, John e Lapo, ma soprattutto gli avvenimenti e i retroscena che hanno preceduto e seguito la morte di Gianni Agnelli, per restituire al lettore il resoconto completo, aggiornato ai fatti più recenti, di una guerra di successione che coinvolge, fra battaglie legali, scandali e interessi economici, ognuno di noi.

L’autore:
Gigi Moncalvo giornalista e scrittore, dopo otto anni trascorsi al «Corriere della Sera» e tre al «Giorno» come inviato speciale, ha cominciato la sua carriera televisiva conducendo Tg per Mediaset. Ha realizzato documentari e reportage in tutto il mondo, ha vinto premi giornalistici in Italia e all’estero. Dal 1993 lavora per molte tv private, dal 2002 al 2004 è stato direttore del quotidiano «La Padania», ed è capo struttura informazione di Rai2. Ha scritto 12 libri, fra cui la biografia di Antonio Di Pietro e quella di Silvio Berlusconi. Attualmente collabora con il quotidiano «Libero», si occupa di consulenze editoriali e produce format tv.

mercoledì 23 settembre 2009

IL RE

Un altro bel libro italiano. Questa volta un romanzo sulle ultime ore di vita di Gianni Agnelli. L'autore è Leo Colombati, già biografo di Springsteen e autore di questo formidabile articolo sugli "uah uah" delle musiche di Morricone per i film di Sergio Leone.
(qui si può leggere un capitolo del libro, edito da Mondadori)

lunedì 30 marzo 2009

AMICI ASSOLUTI

Consigliato da un amico, lo proponiamo immediatamente.
“Amici assoluti” racconta un’amicizia che attraversa quarant’anni di storia, che nasce nella Berlino dei moti studenteschi, che continua negli anni della Guerra Fredda, che si perde e si ritrova. Nella Berlino divisa da un muro, nel 1969, Ted, giovane militare di nobile famiglia, salva casualmente la vita a Sasha, un leader studentesco che lotta per la libertà della Germania. I due giovani, provenienti da realtà così diverse, stringono un’amicizia “assoluta” ed indissolubile. Anche durante gli anni della Guerra Fredda, quando si trovano a lavorare come spie doppiogiochiste dai due lati opposti della barricata, riescono a tenere nascosta la loro amicizia e a coltivarla e rinforzarla nel corso degli anni. Dopo essere riusciti a superare quel periodo difficile, proprio la pace e il Nuovo Ordine Mondiale sono in grado di incrinare il loro legame. Fino a quando Sasha, ormai sessantenne, richiama l’amico per un ultimo lavoro segreto...

sabato 7 marzo 2009

LA NOTTE CHE PINELLI

Il 12 dicembre fu un giorno – una sera – così. Si sentì che la vita non sarebbe stata più la stessa, che c’era stato un prima, e che cominciava un dopo. Mi servo di questi modi di dire usati, ragazza, benché sappia che quello sbigottimento non si può davvero comunicare. Bisognava esserci, dicono sospirando certi vecchi, certe vecchie scuotendo la testa. E dicono: Tu non puoi capire. Era un altro mondo, del resto. Quarant’anni fa – quasi il doppio del tempo che separava il 12 dicembre da una guerra mondiale! Non serve a granché dirti che la televisione aveva due canali, ed era in bianco e nero: lo sarebbe stata ancora fino al 1977. Servirebbe di più raccontarti quanto, e soprattutto come si fumava, nel dicembre del 1969.
C’è una stanza al quarto piano della Questura di Milano, è di Luigi Calabresi, un giovane commissario dell’Ufficio Politico, ha solo 32 anni. C’è un interrogato, un ferroviere di 41 anni, Giuseppe Pinelli. Sono presenti altri quattro sottufficiali di polizia, e un tenente dei carabinieri. Fumano tutti. Sono lì da ore, è quasi mezzanotte. Al processo, il giudice chiederà a uno di loro, il verbalizzante, brigadiere Caracuta: «Avete fumato tutti durante l’interrogatorio?». Caracuta: «Sì, lei capisce eccellenza… fumavamo tutti come turchi». Perciò, nonostante sia una notte di mezzo dicembre – il 15, proprio – la finestra è socchiusa, per cambiare l’aria. C’è anche un’ottava persona, il carabiniere Sarti, quasi sulla soglia. Sarti: «Uscii dalla stanza per andare a prendere le sigarette che avevo lasciate dentro l’impermeabile… rientrai subito, accesi la sigaretta e poi…». Poi vede una persona, uno dei fumatori, buttarsi nel vuoto. Sarti: «Mi ero distratto un attimo, stavo appunto fumando la sigaretta, e ad un certo punto ho sentito come qualcosa sbattere, un colpo secco. Allora mi girai di scatto e vidi proprio una persona buttarsi nel vuoto…». Era Pinelli, il ferroviere. Appena prima un altro dei presenti, il brigadiere di P.S. Mainardi, gli aveva dato da fumare. L’ultima sigaretta. Mainardi: «Io sono rimasto là, accesi una sigaretta; nella circostanza Pinelli mi chiese ‘mi dia una sigaretta’ e io gliel’ho accesa». Pinelli fuma, dice qualcuno, e va alla finestra per scuotere la cenere. Un cronista dell’«Unità», Aldo Palumbo, sta uscendo dalla Sala stampa, si ferma un momento sui gradini che scendono in cortile ad accendersi una sigaretta, sente il rumore di qualcosa che sbatte, poi dei tonfi. Di sotto, nel cortile della Questura, un agente semplice, la guardia Manchia, sostiene di vedere un uomo – un’ombra – che cade giù dal quarto piano, e più distin- tamente di lui – è mezzanotte, il cortile è buio – la brace di una sigaretta che lo accompagna per qualche metro, prima di spegnersi. Secondo altri fermati, Pinelli aveva trascorso quei tre giorni facendo parole crociate, leggiucchiando quello che trovava – un libro giallo, un opuscolo su automobili – e soprattutto fumando. «Mi colpì il fatto che il pavimento davanti a lui fosse cosparso di cenere di sigarette». Più tardi, quella notte, morto Pinelli, il questore Marcello Guida riceve i giornalisti. C’è anche Camilla Cederna. «La signora Cederna? Sono contento di conoscerla, la leggo sempre, anzi le dirò che sono un suo ammiratore… Vuol fumare? Le dà fastidio il fumo? Vuol che apriamo la finestra? Per carità, allora fumiamo noi».
Si fumava come matti, tutti, guardie e rivoluzionari, anarchici e monarchici. Nessuno avrebbe immaginato senza ridere un pacchetto di sigarette con su la scritta «Il fumo uccide». Gli anni di piombo erano di là da venire. Questi erano anni di fumo.
La moglie del ferroviere si chiamava Licia. Avevano due bambine. Quel giorno avevano già preparato i regali per Natale. Le bambine portarono poi al cimitero il regalo per il loro padre e lo posarono sulla tomba: un pacchetto di sigarette.
Non so che cos’altro dirti, ragazza, per darti un’idea del trauma di quei tre giorni. Prima la strage, orrenda, inaudita. Poi l’anarchico, «suicida» confesso, dal quarto piano della Questura. Poi – subito dopo, a soppiantare e insieme completare la notizia – la cattura della belva Valpreda. Una voragine si era spalancata, e già si richiudeva.
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Ho finito di leggere il libro di Adriano Sofri sulla notte in cui Pinelli cadde dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano. Non è per niente il libro di cui si era parlato sui giornali, prima che uscisse e che qualcuno lo leggesse. Non è un libro su Pinelli e Lotta Continua, su Sofri e il commissario Luigi Calabresi. Il libro, formidabile, è un'inchiesta sui testi, sui documenti, sulle carte processuali e no che ha me ha svelato molti particolari grandi e piccoli che non conoscevo. E' un'inchiesta sciasciana, come L'Affaire Moro. Ci fossero seri premi giornalistici, "La notte che Pinelli" vincerebbe a mani basse. Nel libro ci sono giudizi che condivido e altri no, ma il punto centrale è la storia, l'intreccio di verità e bugie di quelle ore e di tutti questi anni. Alla fine, Sofri dice di non sapere che cosa sia davvero successo in quel quarto piano.
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anche su FB

venerdì 26 dicembre 2008

CHE FINE HANNO FATTO I GIORNALISTI DI UNA VOLTA?

Come scrivevano bene i giornalisti italiani! Prendete un articolo, uno qualsiasi della raccolta curata da Beppe Benvenuto e F.M. Battaglia (Professione Reporter; Rizzoli; 649 pagine; 15 euro) e vi prende lo sconforto. Tutti, tutti, con l’eccezione di un Enzo Biagi largamente negato alla scrittura e di una banalità concettuale sconcertante, tutti gli altri insomma, vi prendono, vi portano nel racconto, vi spiegano, si spiegano. Insomma: fanno capire. Certo, i Besozzi, i Licata, i Flamini, avevano un handicap che li obbligava a saper scrivere: i loro lettori non sapevano nulla, ma proprio nulla di quel che scrivevano, se non per averlo appreso da altri scrittori. Non avevano visto nulla in una televisione che non c’era, non avevano sentito nulla da una radio che non emetteva se non canzonette e notiziari, non avevano intuito nulla –o troppo poco- da un cinema che era innanzitutto da telefoni bianchi, o neorealista, comunque sempre lontano dalla cronaca. E allora al reporter, all’inviato, toccava il compito duro di saperti prendere e di portarti di peso dentro la notizia, il posto, il contesto. A volte addirittura dentro gli odori, le sfumature, gli esotismi di un’Italia che nessuno conosceva. Si prenda il capolavoro di Tommaso Besozzi (autore anche di un fantastico pezzo sulla diaspora dei profughi istriani, “La paura li ha seguiti Venezia”) che smonta la falsa versione dei carabinieri sulla morte del bandito Giuliano, e si misura l’abisso che separa le penne di allora, dai “pistaroli” di oggi, tutti prezzolati portavoce al servizio di un qualche Pm d’assalto. Besozzi smonta la versione di un colonnello dei carabineri De Luca –dando peraltro pieno onore nella sua perseveranza- con etica professionale esattamente opposta a quella dei tanti cronisti di giudiziaria di oggi che ciclicamente giurano, invece, sulla bontà delle conferenze stampa accusatrici dei loro vanesi mandanti in toga.
Due, dunque, sono le ragioni essenziali per cui questo libro dovrebbe essere adottato come antologia nei licei e nelle università: perché ricorda una stagione lontana in cui per esser giornalista –aspirazione di massa dei giovani d’oggi, ahimé- dovevi scriver bene, molto bene, e perché intere ere geologiche sembrano trascorse dall’Italia descritta in alcuni di questi brani. Gianni Flamini, per dirne una, scopre sull’Avvenire che proprio davanti ad Albarella, mega villaggio turistico per miliardari, in pieno ’68 –solo 40 anni fa- centinaia di poveracci menano la vita di Pietro Nordi –detto il Muffa, per il fracicume delle sue ossa e della sua pelle a furia di vivere in palude- e son fiocinini: pescano di frodo anguille e cefali nelle paludi di Comacchio. E son arrestati e processati e vanno in galera e non son pochi, son tanti: 350 capifamiglia della zona che hanno accumulato ben 1200 processi. E poi Cesare Zappulli che se ne va a Manoppello, perché sui 262 minatori morti il 14 agosto 1956 a Marcinelle, una ventina venivano da quel paese in cui, semplicemente –questa è la notizia – “nessuna ragazza vuol più sposare un contadino”. Quindi, o in miniera, a rischiare, o nulla.
C’è anche altro, in questo libro. I saggi di Eugenio Scalfari sul miracolo italiano, due divertentissimi brani, il primo di Vittorio Zincone, che ci spiega nel 1946 che “Son poveri i deputati” e il secondo di Indro Montanelli che nel 1963 ci spiega che il “Panorama umano del Parlamento” è ormai tutt’altro, e che gli “onorevoli” se la passano benone. Poi c’è Iannuzzi sul “Piano Solo” del 1964 e lo scandalo Sifar; Lerner e Marcenaro che rompono l’omertà nella sinistra rivoluzionaria e danno voce su Lotta Continua al figlio di Andrea Casalegno, agonizzante per un vigliacco attentato delle Brigate Rosse; poi Pinelli…. Insomma, tutta la principale cronaca d’Italia sino al 1989, l’anno della svolta, che chiude la rassegna. E sempre più, via via che la televisione si afferma e si impone, il lettore cessa di stupirsi davanti alla riga del giornale, la parola, lo stile, l’affabulazione scendono di tono, di livello, si appiattiscono. La parola, insomma, insomma, cessa di esser regina. E lascia il posto al suono.
di Carlo Panella
da L'Occidentale

lunedì 10 novembre 2008

MEDITERRANEO TRA PACE E TERRORISMO


Giancarlo Elia Valori, è tra i più importanti studiosi di geopolitica e da molti anni si occupa delle dinamiche mondiali osservando con lungimiranza il lungo processo che ha coinvolto e coinvolge i popoli, le culture e le civiltà del Mediterraneo dall’antichità ai giorni nostri. Il “ Mare Nostrum” è infatti la culla delle civiltà, crogiolo di popoli e di religioni;un mare delle origini nel senso più autentico dell’espressione. Una sorta di grande madre a cui è naturale ricondurre la nostra storia. Prima da protagonista, quando le grandi potenze si affacciavano alle sue sponde e le sue acque erano la principale via di trasporto di uomini e merci, poi da attore minore, quando il suo bacino fu messo in disparte dalla scoperta di nuove rotte, nuove terre e nuove risorse e i Paesi rivieraschi videro il declino della loro influenza politico-militare. Oggi però le cose sono cambiate. In un mondo in cui la religione è tornata ad avere un ruolo predominante, il mare sulle cui sponde si sono sviluppati i tre più grandi filoni monoteisti è di nuovo centrale. Per questo, nel nuovo saggio, appena uscito per i tipi di Rizzoli e destinato a un vasto pubblico, l’autore da risalto, fin dal titolo, all’antinomia tra pace e terrorismo, e con una serrata argomentazione individua in Israele il punto di riferimento dell’Occidente.
Un volume, quello di Valori, ricchissimo di informazioni e di giudizi, caratterizzato da una originalità di pensiero che riesce a fondere – come ha osservato l’ex direttore del Corriere della Sera Stefano Folli, che ne ha curato la presentazione, “la conoscenza della storia e la sensibilità per le relazioni politico-strategiche, sullo sfondo dei grandi flussi economici e commerciali che cambiano nel tempo il volto delle regioni e dei continenti”. Nel corso di questo processo sono cambiate molte cose e sono stati profondamente modificati gli ambiti di riferimento. Proprio per questo l’autore cerca di trovare i valori fondanti comuni tra i popoli, le culture e le religioni nel tentativo arduo di costruire un mondo migliore L’analisi di Valori indica la strada attraverso cui il Mediterraneo può diventare una regione finalmente pacificata. Un’area ampia nella quale europei, arabi e israeliani possano convivere e prosperare insieme. E, non è un caso che la prefazione del volume sia stata scritta di pugno proprio dal Premio Nobel per la pace Shimon Peres, Presidente dello Stato di Israele.
di Gianni Fossati
da L'Opinione delle Libertà