Nella simmetria dell'orrore Guido Rossa viene assassinato dalle BR, mentre il magistrato Emilio Alessandrini finisce sotto il fuoco di Prima Linea a Milano.
Cosa Nostra s'incarica di uccidere a Palermo il giudice Terranova e il commissario Boris Giuliano. L'avvocato Giorgio Ambrosoli cade a Milano sotto i colpi di un killer mandato dagli amici di Michele Sindona. A Roma il direttore di "OP", Mino Pecorelli viene tolto di mezzo da chi non gradisce gli scoop della rivista vicina ai servizi segreti, e non apprezzata da Giulio Andreotti e dalla corrente democristiana di cui è il capo.
Nelle stesse ore viene trovato il corpo senza vita di Aldo Moro ma anche quello, a Cinisi, di Peppino Impastato, giovane attivista di Democrazia Proletaria, nemico giurato dei mafiosi, eliminato da chi lo considerava un rompicoglioni.
Erano gli anni della cacciata dello Scià e della presa di potere in Iran dell'ayatollah Khomeyni.
In Cambogia i vietnamiti mettono fine al regime di Pol Pot e all'immenso bagno di sangue che ha trasformato il paese in un cimitero (due milioni di morti).
L'URSS invade l'Afghanistan. In Spagna termina la dittatura franchista. In Guyana avviene il suicidio di massa della setta del reverendo Jones.
In Italia le elezioni confermano la diarchia della DC (38.3%) con il PCI (30.4%).
Giovanni Leone si dimette e al Quirinale arriva Sandro Pertini.
Come già ricordato muore Paolo VI e, dopo l'interregno brevissimo di Giovanni Paolo I (E' rimorto il Papa, titola beffardo "Il Manifesto"), comincia l'era di Karol Wojtyla.
L'anonima sarda rapisce Fabrizio De André e Dory Ghezzi.
Nasce il TG3. Nella tv dei ragazzi impazzano Heidi e Ufo Robot.
A Padova, con la retata del giudice Guido Calogero, finisce in galera Toni Negri, ideologo dell'Autonomia. Nella hit parade trionfano i Bee Gees, Umberto Tozzi, Antonello Venditti ma tutti cantano "... Tu sei l'unica donna per me" di Alan Sorrenti. L'Argentina vince i Mondiali battendo 3-1 l'Olanda mentre nel silenzio del mondo prosegue la mattanza della dittatura.
Erano anni spietati, frenetici, euforici. Eravamo avidi, famelici, ambiziosi. Camminavamo lungo strade lastricate di orrore, cinismo e prepotenza. Dove lasciavamo tracce visibili e leggere, come se tutta quella morte non ci riguardasse.
Una volta s'incontrarono a Villa Borghese.
Soltanto loro due.
Senza ombre.
Senza scorte.
Molti anni dopo A. lo raccontò a una persona cara.
Mi piace immaginarli su una panchina.
Uno accanto all'altro.
Sempre di venerdì.
All'imbrunire.
Mentre il parco si faceva silenzioso.
Magari non avevano nulla d'importante di cui parlare.
Magari era solo per il piacere di stare li.
Come due persone che non hanno bisogno di dirsi altro.
di Antonio Padellaro
(Paper FIRST - by Il Fatto Quotidiano)
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