..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 29 novembre 2019

Quell'inarrestabile e preoccupante declinazione politica che non riesce nemmeno più a garantire l'equità nel dibattito tra le parti


I dati fatti emergere dall'Agcom sulle presenze dei leader politici in televisione hanno confermato quello che occhio nudo aveva già individuato osservando i talk show e i telegiornali delle reti generaliste della penisola. A vincere, per distacco, ancora lui, Matteo Salvini. 
Imbarazzanti le misure, nonostante il numero uno di Via Bellerio abbia abbandonato da tempo le stanze del Viminale e quelle di Palazzo Chigi. 
Rispetto all'attuale esecutivo il leader del principale partito di opposizione ha staccato il Presidente del Consiglio di oltre 10 ore e di ben 70 sia di Luigi Di Maio che Nicola Zingaretti, con questi ultimi due che insieme a Giorgia Meloni faticano ad arrivare alle 80 complessive. Mister 100 ore in televisione, agevolato dal sonno profondo di tutti i vertici Rai e dalle mancate sanzioni economiche, ha così potuto produrre indisturbato quella propaganda atta, da una parte a fargli mantenere l'attuale consenso e dall'altra, come successo in un'intervista a Unomattina, affermando palesi e conclamate falsità e la richiesta d'arresto del Presidente del Consiglio, reo secondo il leghista di alto tradimento nei confronti del popolo italiano. Il tutto, come presentato alla commissione Vigilanza da Michele Anzaldi e Luigi Marattin, senza che i conduttori del rotocalco di Rai1 abbiano proferito verbo. 
Il dato più allarmante è però un altro: la totale assenza di notizia da parte dei maggiori mezzi d'informazione del Paese. Tolti quei pochi (Il Fatto di Marco Travaglio, La Notizia di Gaetano Pedullà) nessuno ha dato importanza a dei numeri che hanno di fatto creato un gap comunicativo all'interno del panorama politico nazionale. 
Telegiornali, quotidiani, talk show e la schiera di commentatori al seguito hanno snobbato l'impari sfida che ha visto coinvolti negli ultimi quattro mesi maggioranza ed opposizione, con la prima soverchiata da quest'ultima a colpi di presenze televisive. 
Nella ora versione giacca di velluto e pantalone di fustagno, brutta copia di una sinistra dei tempi che furono, il leghista ha invaso, dalla Rai a La7 passando naturalmente per l'amica Mediaset (è ormai coinquilino di Porro e Giordano), lo spazio del piccolo schermo, creando una sorta di impar condicio anche dal punto di vista di quei pochi, e sempre uguali, contenuti che porta all'attenzione di pubblico e addetti ai lavori. 
Naturalmente evitando scientemente di sedere dove il confronto lo ha già perso per manifesta incapacità (Floris e Gruber), dove lo perderebbe a fronte di un naturale contraddittorio tra le parti (diserta il talk di Formigli e Mezz'ora in più di Lucia Annunziata) e presenziando, al contrario, dove aranciate, popcorn e zii per una sera si sdraiano supinamente agli slogan propagandistici del momento.
Tutto questo non ha fatto altro che produrre un'inarrestabile e preoccupante declinazione politica, un abbassamento graduale non solo dei contenuti ma e soprattutto di quegli spazi televisivi che invece dovrebbero garantire equità di dibattito tra le parti.

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