Dal giorno che il Covid-19 è entrato prepotentemente a far parte della vita degli italiani abbiamo assistito, nostro malgrado, alla solita disdicevole guerra (questa senza esclusione di colpi) tra maggioranza e opposizione. Conflitto che, nonostante un'emergenza capace di fare migliaia di vittime, ha proseguito il suo iter sulla scia di toni sempre più aspri, raggiungendo il suo apice, a reti unificate, nella serata di venerdì.
Torti e ragioni, a prescindere dalla sciarpa indossata, vanno equamente divisi: nel mentre si combatte una pandemia mondiale ogni pisciata fuori dal vaso va condannata.
Poi ci sono i però, i distinguo, l'analisi oggettiva di ciò che dall'inizio dell'infezione virale hanno messo in campo il Governo e coloro a cui è stato ripetutamente chiesto di collaborare per il bene del Paese.
E qui lo storico racconta di un continuo e pretestuoso attacco sistematico da parte dei secondi a ogni azione messa in campo dai primi.
Con la premessa che ogni scelta fatta dal Consiglio dei Ministri è stata concordata e valutata con la consulenza dell'Istituto Superiore della Sanità, con l'avvallo del Consiglio Superiore della Sanità e la collaborazione della Protezione Civile, le misure varate in questi lunghi due mesi si sono sempre scontrate con i mal di pancia una volta di Salvini e un'altra della Meloni: se il Governo metteva in campo la chiusura di questo e di quello, dall'altra parte si fomentava il riaprire tutto e subito; se il Governo faceva presente che la chiusura di porzioni di territorio era di competenza delle regioni dall'altra parte si buttava la palla in tribuna affermando che la competenza era di Roma; se il Governo metteva sul tavolo 4 miliardi per dare il via ai primi sostentamenti economici dall'altra parte se ne chiedevano 10, se il Governo ne stanziava 25 dall'altra parte la richiesta saliva a 100, se il Governo riusciva addirittura a far sua una misura da 400 miliardi dall'altra parte si twittava che oltre a non bastare sarebbero giunti in ritardo; se il Governo riusciva a far giungere sul suolo nazionale dispositivi di protezione, medici, infermieri e tutto ciò che poteva mettere nelle migliori condizioni possibili la sanità nazionale dall'altra parte si denunciavano mancanze e assenze.
Insomma, la qualunque è stata messa in costante discussione e se il diritto di critica in un paese democratico è il sale del dibattito politico, la pretestuosità, i personalismi, la perniciosità dei modi con cui l'opposizione si è posta nei confronti del Governo ha più volte evidenziato il voler mettere i bastoni tra le ruote alla sfida più complicata e importante che il Paese sta affrontando dal dopo guerra ad oggi.
L'apice della conflittualità - dopo che a Giuseppe Conte è stato contestato che parlava troppo e doveva parlare di meno, che parlava di meno e doveva parlare di più, che parlava e non doveva parlare, che non parlava e doveva parlare, che parlava dopo le 23 e doveva parlare prima, che parlava prima e doveva parlare dopo, che parlava su Facebook e avrebbe dovuto parlare attraverso i canali istituzionali, che una volta che aveva parlato attraverso i canali istituzionali avrebbe fatto meglio a comunicare con i videomessaggi -, è giunta dopo che il Presidente del Consiglio ha deciso di porre fine alle continue menzogne propalate dal duo Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Una dura presa di posizione giunta dopo mesi di attacchi e provocazioni che hanno portato una persona solitamente pacata a sbottare in diretta televisiva dopo che nelle ventiquattro ore precedenti i due leader avevano falsamente affermato che Gualtieri aveva firmato l'attivazione del Mes e che lo stesso Conte aveva dato il suo assenso per il Meccanismo Europeo di Stabilità con condizionalità.
E allora viene spontaneo chiedersi: ma se Conte non avesse risposto a tali menzogne la gente cosa avrebbe dovuto pensare, che quelle accuse avevano una ragion d'essere?
Aver detto la verità è stato sacrosanto e nessuno può negare che, pur nel bel mezzo di una pandemia e di una crisi economica senza precedenti, rispondere a delle false accuse è stato un gesto di rispetto nei confronti di un popolo confinato tra le mura di casa.
Aver detto la verità è stato sacrosanto e nessuno può negare che, pur nel bel mezzo di una pandemia e di una crisi economica senza precedenti, rispondere a delle false accuse è stato un gesto di rispetto nei confronti di un popolo confinato tra le mura di casa.
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