..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 24 ottobre 2008

PIU' CHE REPRESSIONE UNA GRANDE RIFORMA


Si dice che nel fare la faccia feroce contro gli studenti che manifestano in piazza contro la riforma Gelmini il Presidente del Consiglio si sia preoccupato più di rassicurare la maggioranza silenziosa degli italiani che non di minacciare la minoranza rumorosa tipica di ogni giovane generazione. Si dice anche che Berlusconi lo abbia fatto nella piena consapevolezza di dare una mano alla riuscita della manifestazione del 25 ottobre del Pd di Walter Veltroni ma anche nella certezza che non sarà né la protesta studentesca, né le celebrazioni liturgiche dei “democrats” a ridare slancio e forza ad una opposizione priva di un serio progetto politico. É possibile che il Cavaliere abbia tenuto conto di queste considerazioni nel parlare di polizia negli atenei. Così come è scontato rilevare che le sue parole abbiano fatto scattare nella stampa politicamente corretta (che continua ad essere la maggioranza nel panorama informativo italiano) il riflesso pavloviano dei tradizionali pregiudizi della sinistra. È anche probabile che quella di Berlusconi sia stata una delle tante uscite estemporanee a cui il leader del centro destra ci ha abituato e che nascono non da astrusi ragionamenti da ma quel felice e fortunato intuito che da sempre spinge il Cavaliere a compiere le scelte più opportune ed in sintonia con i tempi. Tutto può essere. Ma questo non esclude che la questione della scuola debba essere separata da quella del Pd. E che imponga alla maggioranza di affrontare la questione in maniera più complessa ed articolata della semplice minaccia di ricorso alla repressione. Non si tratta di ripetere il mantra, che comunque rimane sacrosanto, del diritto al dissenso. Sappiamo che in nome di questo principio caro a qualsiasi liberale autentico ci sia stato nel nostro paese il progressivo smantellamento di quei valori civili che sono alla base della democrazia in una società aperta. E siamo perfettamente coscienti che in determinate circostanze sia indispensabile, sempre nel rispetto delle regole fissate dalla Costituzione e dal buon senso, dare colpi di freno al lassismo ed al permissivismo imperanti.
Si tratta, invece, di capire che la repressione non è la soluzione del problema della scuola. Ma solo un antidoto temporaneo. A cui ricorrere solo in casi isolati ed eccezionali. E da sostituire in tempi solleciti da una meditata strategia diretta a compiere la più profonda e completa rivoluzione del settore da Giovanni Gentile ad oggi. L’obbiettivo che il governo si deve porre, in altri termini, non è solo quello di frenare i disordini o rendere concrete le misure previste dal decreto del Ministro Gelmini. È, e non può essere altro, che quello di operare una riforma radicale e completa all’insegna del principio, sacrosanto come quello della libertà di dissenso, che senza una scuola capace di formare adeguatamente le giovani generazioni ogni paese è destinato al declino ed ad un oscuro futuro. La scuola, va ripetuto anche ossessivamente, non può continuare ad essere un ammortizzatore sociale per categorie intellettuali. E neppure un luogo di semplice socializzazione. Deve essere uno strumento formativo all’altezza dei tempi ed aperto a tutti. Per raggiungere questo traguardo il governo Berlusconi non può accontentarsi di reintrodurre il maestro unico ed i grembiulini e compiere i tagli chiesti da Giulio Tremonti. Non può neppure seguire la strada imboccata a suo tempo dalla Moratti con una mezza riforma ispirata più a mettere le toppe che a costruire qualcosa di nuovo. Deve cogliere l’occasione di una stabilità politica straordinaria per realizzare una riforma vera, incisiva, completa. I nostalgici potranno anche dire che allo scopo ci vorrebbe un nuovo Gentile che non c’è. Ma quest’alibi non regge. Ci vuole solo volontà politica e la consapevolezza che alla grande riforma non c’è alternativa alcuna.
di Arturo Diaconale

Nessun commento: