«Io sarò stato uno dei pochi ingenui che pensava che i campionati fossero regolari non avevo questa sensazione. Io non sono tra quelli che possono dire "L'avevo detto..."».
L'espressione realismo ingenuo indica una teoria della percezione del senso comune, conosciuta anche come realismo del senso comune o realismo diretto.
La maggior parte delle persone, prima di iniziare a riflettere in modo filosofico, appartiene (inconsapevolmente) alla categoria dei realisti ingenui.
La teoria, descritta da Henri Bergson nel suo "Materia e Memoria", sostiene che il mondo sarebbe più o meno come percepito dal senso comune. Tutti gli oggetti sono composti di materia, occupano spazio, hanno proprietà come misura, forma, consistenza, odore e colore. Queste proprietà, di solito, sono percepite correttamente. Quindi, secondo la teoria, quando guardiamo e tocchiamo le cose, noi vediamo e tastiamo direttamente questi oggetti, e li percepiamo come essi sono. Gli oggetti continuano a obbedire alle leggi della fisica e mantengono le proprietà che li contraddistinguono, che li si guardi o meno fare ciò.
Tutto questo, correlato a Calciopoli, può essere visto sotto forma di oggetti che hanno misura (sentenze), forma (processi), consistenza (mancanza di prove), materia (giustizia), e soprattutto composti da un colore (ingiustizia) e da un odore (.....).
Con le parole sopraccitate, Delio Rossi tecnico della Lazio, ha voluto esporre con l’aggettivo ingenuo, una sorta di battuta sul periodo pre-Calciopoli, come se lui, insieme a pochi altri tra cui noi, fosse stato preso da una forma di sana ingenuità dinnanzi a tutto quello che, secondo molti, stava accadendo al mondo del calcio.
Beata ingenuità allora, come spesso si dice nei confronti dei bambini che prima di accedere nei meandri dello spazio riservato agli adulti si fregiano della mancanza di malizia, di scaltrezza, di astuzia, di furbizia, ma soprattutto della mancanza di imperizia.
La teoria di Henri Bergson diventa una pratica perfetta nel momento in cui si rifà al guardare le cose e toccarle con mano, nel momento in cui si vede direttamente quello che è e di conseguenza le percepiamo come esse sono realmente.
Quei dibattimenti, quelle sentenze, quel processo, quelle informative, tutte toccate con mano, tutte viste direttamente e soprattutto tutte percepite per quello che in realtà erano: un’ingiustizia.
Noi siamo quella piccola parte di popolo che va orgogliosa di essere ingenua, noi siamo quella piccola parte di popolo che l’aveva detto, che aveva detto che si trattava di un autentico aborto giuridico.
Noi siamo quella piccola parte di popolo che ha ancora voglia e desiderio di vedere e toccare le cose con misura, forma, consistenza e materia e che vuole vederci i colori e sentirci gli odori.
Forse siamo ancora un po bambini, siamo di conseguenza degli eterni ingenui, ma appena abbiamo sentito puzza di merda, come avrebbe fatto un bambino, abbiamo potuto esternare solamente un’aggettivo: che schifo!
L'espressione realismo ingenuo indica una teoria della percezione del senso comune, conosciuta anche come realismo del senso comune o realismo diretto.
La maggior parte delle persone, prima di iniziare a riflettere in modo filosofico, appartiene (inconsapevolmente) alla categoria dei realisti ingenui.
La teoria, descritta da Henri Bergson nel suo "Materia e Memoria", sostiene che il mondo sarebbe più o meno come percepito dal senso comune. Tutti gli oggetti sono composti di materia, occupano spazio, hanno proprietà come misura, forma, consistenza, odore e colore. Queste proprietà, di solito, sono percepite correttamente. Quindi, secondo la teoria, quando guardiamo e tocchiamo le cose, noi vediamo e tastiamo direttamente questi oggetti, e li percepiamo come essi sono. Gli oggetti continuano a obbedire alle leggi della fisica e mantengono le proprietà che li contraddistinguono, che li si guardi o meno fare ciò.
Tutto questo, correlato a Calciopoli, può essere visto sotto forma di oggetti che hanno misura (sentenze), forma (processi), consistenza (mancanza di prove), materia (giustizia), e soprattutto composti da un colore (ingiustizia) e da un odore (.....).
Con le parole sopraccitate, Delio Rossi tecnico della Lazio, ha voluto esporre con l’aggettivo ingenuo, una sorta di battuta sul periodo pre-Calciopoli, come se lui, insieme a pochi altri tra cui noi, fosse stato preso da una forma di sana ingenuità dinnanzi a tutto quello che, secondo molti, stava accadendo al mondo del calcio.
Beata ingenuità allora, come spesso si dice nei confronti dei bambini che prima di accedere nei meandri dello spazio riservato agli adulti si fregiano della mancanza di malizia, di scaltrezza, di astuzia, di furbizia, ma soprattutto della mancanza di imperizia.
La teoria di Henri Bergson diventa una pratica perfetta nel momento in cui si rifà al guardare le cose e toccarle con mano, nel momento in cui si vede direttamente quello che è e di conseguenza le percepiamo come esse sono realmente.
Quei dibattimenti, quelle sentenze, quel processo, quelle informative, tutte toccate con mano, tutte viste direttamente e soprattutto tutte percepite per quello che in realtà erano: un’ingiustizia.
Noi siamo quella piccola parte di popolo che va orgogliosa di essere ingenua, noi siamo quella piccola parte di popolo che l’aveva detto, che aveva detto che si trattava di un autentico aborto giuridico.
Noi siamo quella piccola parte di popolo che ha ancora voglia e desiderio di vedere e toccare le cose con misura, forma, consistenza e materia e che vuole vederci i colori e sentirci gli odori.
Forse siamo ancora un po bambini, siamo di conseguenza degli eterni ingenui, ma appena abbiamo sentito puzza di merda, come avrebbe fatto un bambino, abbiamo potuto esternare solamente un’aggettivo: che schifo!
di Cirdan
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