..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 25 novembre 2009

DIGNITA' E ONORE

Abbiamo appreso ieri (24/11) la notizia proveniente dalla Procura della Repubblica di Torino inerente l’assoluzione – perché il fatto non sussiste – di Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega dall’accusa di falso in bilancio, infedeltà patrimoniale e fatture false per rappresentare una redditività superiore a quella effettiva.
Dalla stessa Procura è arrivata anche l’assoluzione della Spa Juventus F.C., nonostante quest’ultima abbia, nel corso dell’udienza preliminare, chiesto di patteggiare una pena pecuniaria.
Da Corso Galileo Ferraris è arrivata immediata una nota sull’accaduto: «Grazie alla strategia difensiva di tutti gli imputati portata avanti in questi anni, è stata infatti riconosciuta la correttezza del comportamento della Juventus. Le perizie depositate dai legali della società – che sostenevano la tesi secondo cui la valutazione dei giocatori non può essere stabilita sulla base di “listini” o di altri parametri non propri del mercato del calcio – e le memorie difensive di tutti gli imputati hanno quindi permesso al giudice Dante Cibinel di assolvere la società e i suoi ex amministratori, Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bottega, per non aver commesso il fatto».
La società ha voluto precisare: «La Juventus non si è mai dissociata dall’attività difensiva comune a tutti gli imputati, ma si era limitata a definire con la Procura della Repubblica di Torino un congruo ammontare per le violazioni amministrative che fossero eventualmente state riconosciute a suo carico».
D’obbligo a questo punto fare alcune riflessioni.
La Juventus, nonostante abbia depositato le perizie che sostenevano una corretta funzione economica, aveva deciso di patteggiare una pena pecuniaria con la Procura della Repubblica di Torino. La domanda che ci facciamo è inevitabile: perché, vista la tesi sostenuta, si è ricorsi al patteggiamento? Perché fu affermato che l’unica via d’uscita era patteggiare?
A queste domande si possono trovare diverse risposte.
A livello giuridico, prima di pronunciare la sentenza di applicazione pena ex art. 444 c.p.p. (c.d. patteggiamento) il Giudice deve esaminare se l’imputato non debba essere prosciolto con formula piena o se egli non debba pronunciare sentenza di improcedibilità per mancanza di una delle condizioni che la renda possibile ovvero per la presenza di una causa estintiva del reato.
Il giudice deve procedere di ufficio a tale esame che, essendo di merito, non può essere sollecitato dalle parti, le quali a ciò hanno rinunciato per il fatto stesso di avere richiesto il cosiddetto patteggiamento. Ma ci sorge un piccolo dubbio. Perché la Spa Juventus F.C. non ha scelto lo stesso iter istruttorio intrapreso dai legali di Giraudo, Moggi e Bettega?
Tecnicamente, la scelta della Juventus può essere vista così: a. con la condanna, la pena sarebbe risultata nettamente inferiore (come sottolineato nella seconda parte della nota societaria); b. senza condanna sarebbe arrivata, come poi è avvenuto, l’assoluzione piena.
Ma continua a non tornarci qualcosa. Se, come evidenziato dalla nota ufficiale della società, i legali erano certi della completa insussistenza dei fatti, perché hanno deciso di uscire dal processo il prima possibile? Al momento l’unica motivazione plausibile, e logica, è quella di aver voluto scaricare il tutto, difesa compresa, sulla Triade. E non andiamo troppo lontano nel pensare che, chiedendo il patteggiamento, la Spa Juventus abbia intravisto una possibile condanna nei soli confronti dei suoi ex dirigenti.
Tornano in mente le parole di John Elkann del luglio 2007: «Le spese di Moggi e Giraudo erano insostenibili, avevano supplito con le plusvalenze ma non si poteva continuare così. Noi puntiamo ad avere un funzionamento sano dell'attività sportiva e nello stesso tempo a tornare in Champions League. Per l'ambizione e per rendere sostenibile il business».
Questa vicenda ricorda la linea adottata nel 2006, quando, anziché confrontarsi con i propri dirigenti, John Elkann decise di scaricarli e di rinunciare a difendere la Juventus dalle accuse. Ora, con colpevole ritardo, sembra che anche in Corso Galileo Ferraris ci si veda costretti a ridimensionare il giudizio negativo nei confronti della Triade, tanto da arrivare a pretendere la restituzione di due scudetti, almeno a parole. L’idea che ci si può fare, osservando dall’esterno le mosse della proprietà juventina, è quella che Elkann e Montezemolo digeriscano senza troppo entusiasmo i recenti sviluppi legati alla vicenda Farsopoli. Lo dimostrano le ultime uscite del loro dirigente prediletto, Jean-Claude Blanc, che da qualche tempo a questa parte rivendica il diritto di proprietà su quei due scudetti lasciati andare senz’alcuna resistenza tre anni orsono. Non è che qualcuno stia mettendo le mani avanti?
Per ora, l’unica certezza è il comunicato congiunto dei sei avvocati difensori di Giraudo, Moggi e Bettega: «Le pronunce di una magistratura competente e indipendente restituiscono dignità e onore alla Juventus, ai suoi milioni di tifosi, alle persone che l'hanno amministrata con tanto successo e fedeltà nel corso di ben dodici anni, a tutto il mondo dello sport. L’offensiva basata sul nulla – si legge nella nota – che dal 2006 si è abbattuta sulla Juventus per ragioni tutte interne al mondo del calcio riceve costante e radicale smentita dalle verifiche giudiziarie ».
Evidentemente c’è qualcuno che, anziché arrampicarsi sugli specchi per motivare le proprie scelte difficilmente comprensibili, può ancora parlare di Juventus, dignità e onore a testa alta.

Nessun commento: