..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 6 giugno 2020

Tutto come prima

Una delle poche certezze a disposizione dell'uomo è senza alcun dubbio quella del sentirsi in colpa, o di dare una colpa. Lo scriveva Kafka, e sul punto avrebbe potuto disquisire per ore con Freud. 
Gli schieramenti sempre due: da una parte coloro pronti a puntare il dito, dall'altra quelli che del senso di colpa ne hanno fatto un mantra. 
I primi smaniosi del sentirsi padroni assoluti di qualsivoglia verità, i secondi, per conseguenza, genuflessi alla realtà dei primi. Entrambi, però, sempre pronti ad evitare la più logica delle ipotesi: tutto accade, senza colpe o colpevoli. 
Invece la mania di dover addebitare, o del doversi addebitare un ruolo rispetto a ciò che inevitabilmente la vita vuole che succeda diventa più forte di quel che dovrebbe suggerire il ragionamento. 
Ma d'altronde cosa c'è di più sbrigativo nel trovare una colpa o nel darsela. La storia dell'uomo, per definizione, ha sempre voluto dare un senso all'ignoto, con l'illusione di poterlo gestire. 
Il punto è un altro. 
Quando si mette in crisi, a nudo, l'onnipotenza dell'uomo, la sua presunta invulnerabilità, e con essa l'orgoglio, viene a manifestarsi l'amarissima verità del nostro essere costantemente a rischio, equilibristi senza rete, la cui sopravvivenza è spesso legata al non volere accettare gli accadimenti della vita stessa. 
E invece di imparare la lezione inizia quel subdolo, masochistico e ripugnante giochino del "dimmi di chi è la colpa". 
Per venire a capo di chi ha sbagliato, chi ha deragliato, chi ha voluto questo e chi quello. 
Chi il buono e chi il cattivo, casellario per chiudere nel più breve tempo possibile la faccenda. 
E lasciare inevitabilmente tutto come prima.

Nessun commento: