Abbiamo letto di condanne “etiche”; abbiamo appurato che Palazzi e Abete “ignoravano” l’esistenza di ulteriori telefonate; ci vogliono far credere che alcune intercettazioni possono essere ritenute come “penalmente” rivelanti senza avere un equo metro di giudizio, ma basandosi sulle opinioni di chi ha dato già ampia dimostrazione di imparzialità.
Il tutto presentato senza ordine e condito da qualche chiacchiera per alimentare la leggenda della “juve ladra” e del calcio marcio ante-2006.
Ma la coerenza?
Il pm Narducci afferma che le nuove intercettazioni sono “penalmente irrilevanti” e che possono essere oggetto di analisi da parte della Figc che potrebbe valutarne eventuali risvolti in ambito di giustizia sportiva. Tenendo conto che la prescrizione, ad oggi, è ancora argomento di interpretazione, mi verrebbe da chiedere alla Procura di Napoli perché non ha provveduto ad inviare tutte le intercettazioni al superprocuratore Palazzi nei tempi e modi dovuti, permettendo in questo modo di contestualizzarle ed interpretarle di pari passo a tutte le altre oggetto di indagine. D’altra parte, la Procura di Torino aveva nei tempi dovuti, trasmesso tutte le intercettazioni alla Figc. Come mai qualcuno ha seguito un iter diverso?
La Figc ha fatto sapere che intende chiedere i cd di tutte le intercettazioni ma non ha convenienza nel dire che già dal dicembre 2007, poteva farne richiesta essendosi costituita come parte civile nel processo di calciopoli di Napoli, ed avendo in questo modo accesso agli atti dell’inchiesta. Fa quasi sorridere sentir dire che non erano a conoscenza di nuove intercettazioni; lo sapevamo noi e non lo sapevano loro?
E’ considerato un comportamento “eticamente” scorretto, tanto da dar luogo a condanne penali, quello tenuto dagli ex dirigenti juventini, ma è “eticamente” corretto a quanto pare, se ad avere gli stessi comportamenti, sono addetti non compresi nel primo filone di calciopoli a partire da Facchetti.
Qualcosa non torna: o sono tutti innocenti (come sarebbe logico quando non hai prove a sostegno) o tutti colpevoli; sembra invece che qualcuno goda di una tutela particolare e questa storia si ripete costantemente dal 2006. Sarebbe ora di finirla e di valutarla senza preclusioni di qualsiasi natura!
Cercando di usare un po’ di coerenza, non facendoci abbagliare dal livore tipico di quei giornalisti che con calciopoli hanno trovato il modo di mettersi in mostra, possiamo forse dire che Abete ha volutamente temporeggiato tre anni prima di richiedere tutte le intercettazioni, quindi è in chiaro dolo. In realtà oggi, orgogliosamente, mostra di voler essere “garante” e fare chiarezza. Questo è quello che vuol trasmettere a parole, i fatti lo vedono colpevole per non aver agito nel modo e nei tempi che avrebbero permesso di garantire parità di trattamento.
E’ chiaro che c’è un “potere” che riesce ancora a mantenere in piedi certi equilibri, altrimenti non è coerente pensare che alcuni rappresentanti di istituzioni sportive possano ancora mantenere delle cariche che, per ovvi motivi, non possono più rappresentare ma solo sfruttare.
Alla fine, oltre alla condanna “etica”, vogliono farci anche la morale solo perché proviamo ad essere semplicemente coerenti!
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