Hanno ancora la faccia tosta di affermare che i punti percentuali di aumento sono ascrivibili a un incremento della disoccupazione strutturale. La Bce non conosce vergogna. I dati lo confermano: sono pochi i paesi in cui la disoccupazione è cambiata, vedi Belgio, Austria e Paesi Bassi, in Germania manco a dirlo è diminuita, mentre coloro che sono stati colpiti dalla crisi, ovvero Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo, stanno vivendo una situazione senza precedenti. Inoltre le previsioni a breve-medio termine non rassicurano per niente. Per il 2014 le stime della Commissione europea, dell’Fmi e dell’Ocse oscillano tra il 9 e l’11%, con livelli particolarmente elevati per i paesi sopracitati.
E in Italia? Secondo l’Istat negli ultimi 5 anni l'aumento delle persone in cerca di lavoro ha superato il 50%, mentre nel solo 2012 gli inattivi hanno raggiunto quota 2 milioni 975 mila, più numerosi quindi dei disoccupati in senso stretto. In tutto i senza lavoro sono dunque 5,7 milioni.
Nonostante tutto questo ci continuano a dire che l'importante è mantenere gli accordi sottoscritti.