..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 2 agosto 2008

BOLOGNA - 2 AGOSTO 1980


Strage di Bologna, fischi a Rotondi e Cofferati
Napolitano: «Coltivare il dovere della memoria»
BOLOGNA (2 agosto) - Fischi e polemiche alla commemorazione delle ottantacinque persone uccise il 2 agosto 1980 nella strage della stazione Bologna.
Parla Rotondi: fischi e la piazza si svuota. Non appena il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, ha preso la parola dal palco delle commemorazioni almeno metà della folla che occupava il piazzale antistante la stazione ferroviaria ha lasciato la piazza. I primi ad andarsene sono stati i rappresentanti dei sindacati di base Rdb e Cub, dietro lo striscione "Ci vediamo in autunno: sciopero generale". Insieme a loro anche i militanti di Rifondazione Comunista e moltissima gente comune, tra cui alcuni parenti delle vittime.
Nel piazzale, a contestare il ministro, è rimasto un gruppetto di una decina di persone dell'Assemblea Antifascista Permanente, con fischi e grida. A disturbare l'intervento del ministro, un gruppetto di dieci persone circa dell'Assemblea Antifascista Permanente, che non hanno risparmiato nemmeno la parte finale del discorso del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati.«Non mi disturbano i fischi», ha commentato dal palco Rotondi. «Sono i soli che mi considerano un ministro», ha aggiunto scherzando, riferendosi a quel passo dell'intervista dell'assessore comunale Libero Mancuso secondo il quale nessuno si sarebbe preso la briga di fischiarlo perchè personalità «incolore e sconosciuta». «Anche questa è par condicio», ha continuato Rotondi. «Mi hanno preso sul serio almeno loro. Non trova?», ha scherzato ancora Rotondi con i giornalisti, in merito ai fischi che hanno sottolineato diversi passaggi del suo intervento. «Non è che, siccome uno è al Governo, diventa un' Istituzione. Le Istituzioni - prosegue Rotondi con i cronisti - camminano sulle gambe delle persone e bisogna sempre parlare con il cuore».
Napolitano. «Occorre coltivare un dovere della memoria che si traduca in una rinnovata ampia assunzione di responsabilità per la difesa dei valori di democrazia, libertà e giustizia come fondamento del nostro patto costituzionale e garanzia irrinunciabile di crescita politica, culturale e sociale anche per le nuove generazioni», ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato al presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage. «Le immagini di quel crimine così barbaro e vile, che scosse e scuote tuttora nel profondo la coscienza degli italiani - scrive il capo dello Stato - rimangono impresse in modo indelebile nella memoria dell'intero Paese».
Polemiche chiuse intanto fra Comune e Governo. Stamani c'è stata una stretta di mano nel cortile di Palazzo d'Accursio fra il ministro Rotondi e l'assessore del Comune di Bologna Libero Mancuso, dopo le polemiche scaturite da un'intervista dell'assessore che conteneva frasi critiche verso il ministro, definto "incolore". «Mi dispiace che sia avvenuto questo incidente - ha detto Mancuso - sono convinto che non avrà nessuna conseguenza su questa manifestazione, che è nata in maniera così bella e che mi auguro continuerà alla stessa maniera». Poco prima Rotondi aveva scherzato con Mancuso sottolineandogli di avere tutti i colori, il bianco della Dc e l'azzurro del Pdl a cui ha aderito. «Nella mia tavolozza mi manca solo il rosso», aveva scherzato ancora Rotondi. «L'importante non è la comparsa del Governo - ha detto ancora Rotondi - ma l'unità delle forze democratiche che ha sempre fermato la bestia».
Schifani. «Desidero rivolgere un sentito e partecipe pensiero alla memoria di quanti hanno subito un'inaudita e assurda violenza ma anche a coloro, i familiari delle vittime, che continuano quotidianamente a subirla nel ricordo drammatico dell'assenza dei loro cari, un ricordo vivo nei loro cuori e nei nostri. La commemorazione rappresenta un'occasione indispensabile, perchè tutti, ma le nuove generazioni in particolare, continuino la lotta contro l'oblio e contro il terrorismo». Lo afferma il presidente del Senato Renato Schifani nel messaggio inviato al Sindaco di Bologna Sergio Cofferati, in occasione del 28° anniversario della strage alla stazione.
Fini. «Nel giorno del ventottesimo anniversario della strage alla stazione, Vi giunga il senso della mia vicinanza e della mia solidarietà per l'immane sofferenza di tante famiglie e per l'oltraggio intollerabile alla città inferti dal vile atto terroristico il cui ricordo produce sgomento e indignazione nella coscienza nazionale». Lo scrive il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel messaggio inviato al sindaco di Bologna e al presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della stazione di Bologna, Paolo Bolognesi.
Berlusconi. «Signor Sindaco, Le sono vicino, come italiano e come Presidente del Consiglio, nel mesto anniversario di una delle pagine più tristi e dolorose della nostra storia. La Sua città, Bologna, ha pagato un duro tributoal terrorismo e l'Italia intera non dimentica e condivide il Suo dolore. Voglio confermarLe che il Governo tiene alta la guardia contro il riemergere di vecchie minacce e contro l'aggressività delle nuove». È quanto si legge nel messaggio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi inviato al Sindaco di Bologna.
La strage di Bologna è uno degli atti terroristici più gravi avvenuti in Italia nel secondo dopoguerra, verificatosi sabato 2 agosto 1980.
Alle 10.25, nella sala d'aspetto di 2° Classe della Stazione di Bologna Centrale,un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplode uccidendo ottantacinque persone e ferendone oltre duecento.
Per Bologna e per l'Italia è stata una drammatica presa di coscienza della recrudescenza del terrorismo.
La bomba era composta da 23 Kg di esplosivo: una miscela di 5 Kg di tritolo e T4 detta Compound B, potenziata da 18 Kg di gelatinato (nitroglicerina ad uso civile). L'esplosivo, di fabbricazione militare, era posto in una valigetta sistemata a circa 50 cm d'altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala ovest della stazione, allo scopo di aumentarne l'effetto.
La detonazione si udì nel raggio di molti chilometri e causò il crollo di un'ala intera della stazione investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante.
Subito dopo l'attentato, il governo presieduto da Francesco Cossiga, e le forze di polizia attribuirono lo scoppio a cause fortuite, ovvero all'esplosione di una caldaia nel sotterraneo della stazione.
Non appena apparvero più chiare le dinamiche e fu palese una matrice terrorista, attribuirono la responsabilità della strage al terrorismo nero.
Già il 26 agosto dello stesso anno la Procura della Repubblica di Bologna emise ventotto ordini di cattura nei confronti di militanti di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari: Roberto Fiore e Massimo Morsello (futuri fondatori di Forza Nuova), Gabriele Adinolfi, Francesca Mambro, Elio Giallombardo, Amedeo De Francisci, Massimiliano Fachini, Roberto Rinani, Giuseppe Valerio Fioravanti, Claudio Mutti, Mario Corsi, Paolo Pizzonia, Ulderico Sica, Francesco Bianco, Alessanro Pucci, Marcello Iannilli, Paolo Signorelli, PierLuigi Scarano, Francesco Furlotti, Aldo Semerari, Guido Zappavigna, GianLuigi Napoli, Fabio De Felice, Maurizio Neri. Vengono subito interrogati a Ferrara, Roma, Padova e Parma. Tutti saranno scarcerati nel 1981.
Tornando a Cossiga, è significativo come, il 15 marzo 1991, al tempo della sua presidenza della Repubblica, affermò di essersi sbagliato a definire "fascista" la strage alla stazione di Bologna e di essere stato mal indicato dai servizi segreti. Attorno a questa strage, come era già avvenuto per la Strage di piazza Fontana nel 1969, si sviluppò tutto un cumulo di affermazioni, controaffermazioni, piste vere e false, tipiche di altri tragici avvenimenti della cosiddetta strategia della tensione.
Lentamente e con fatica, attraverso una complicata e discussa vicenda politica e giudiziaria, e grazie alla spinta civile dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 si giunse ad una sentenza definitiva di Cassazione il 23 novembre 1995: vennero condannati all'ergastolo, quali esecutori dell'attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti, mentre l'ex capo della P2 Licio Gelli, l'ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vennero condannati per il depistaggio delle indagini.
Il 9 giugno 2000 la Corte d'Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: nove anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e quattro anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Ultimo imputato per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermata nel 2007. Anche lui continua a dichiararsi innocente.
Eventuali mandanti della strage non sono mai stati scoperti.
A causa del protrarsi negli anni delle vicende giudiziarie e dei numerosi comprovati depistaggi, intorno ai veri esecutori e ai mandanti dell'attentato si sono sempre sviluppate numerose ipotesi e strumentalizzazioni politiche divergenti dai fatti processuali che hanno portato alle condanne definitive dei presunti esecutori materiali della strage.
Stando quanto riportato dai media nel 2004 e ripreso recentemente, Francesco Cossiga, in una lettera indirizzata a Enzo Fragalà, capogruppo di Alleanza Nazionale nella commissione Mitrokhin, ipotizza un coinvolgimento palestinese (a mano del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e del gruppo Separat di Iliz Ramirez Sanchez, noto come "comandante Carlos") dietro l'attentato.
Dalla sua cella, a Parigi, il terrorista rosso Ilic Ramirez Sanchez afferma che «la commissione Mitrokhin cerca di falsificare la storia» e che «a Bologna a colpire furono CIA e Mossad», con l'intento di punire e ammonire l'Italia per i suoi rapporti di fiducia reciproca con l'OLP, che si era segretamente impegnato a non colpire l'Italia in cambio di una certa protezione.
Nel maggio 2007 il figlio di Massimo Sparti (delinquente legato alla banda della Magliana e principale accusatore di Fioravanti) dichiara «mio padre nella storia del processo di Bologna ha sempre mentito», aprendo nuovi spiragli ed ipotesi.
In un'intervista rilasciata l'8 luglio 2008, l'ex Ministro dell'Interno dell'epoca e successivamente Presidente del Consiglio Francesco Cossiga, dichiara, per l'ennesima volta, che la Strage di Bologna non è da imputarsi a "terrorismo nero", ma ad un "incidente" di gruppi della resistenza Palestinese operanti in Italia. Nel corso dell'intervista cita fonti precise. Si dichiara oltresì convinto dell'innocenza dei "presunti terroristi neri" Mambro e Fioravanti.
STRAGE DI BOLOGNA - “FU IL FRUTTO DI UN ’INCIDENTE ACCADUTO AGLI AMICI DELLA ’RESISTENZA PALESTINESE’ CHE, AUTORIZZATA DAL ’LODO MORO’ SI FECERO SALTARE COLPEVOLMENTE UNA O DUE VALIGE DI ESPLOSIVO”…
ANSA - (di Paolo Cucchiarelli) Qualche anno fa ebbe un gran successo una vignetta, divenuta anche un poster, sulla strage di Ustica. Dietro il Dc9 della Itavia c’erano, accodati, un aereo militare francese, uno italiano, uno americano, il biplano del Barone Rosso, quello di Francesco Baracca, una mongolfiera, Icaro con le ali di cera, eccetera eccetera. Qualcuno potrebbe ormai azzardare, suscitando giustamente un mare di polemiche perche’ le perizie, anche quelle fatte in Germania, lo escludono, la possibile presenza di una doppia bomba alla stazione di Bologna. Il primo a parlarne, rubricando pero’ il tutto pero’ sotto la voce di ’incidente’ e’ stato Francesco Cossiga, che fu anche il primo, nel 1980, poche ore dopo la strage, ad attribuire la responsabilita’ del fatto ai fascisti. Sempre Cossiga fu il primo a chiedere che venisse cancellata questa attribuzione dato che la strage andava collocata in un piu’ ampio scenario internazionale. La strage alla stazione, secondo questa interpretazione, sarebbe una conseguenza di quella doppia politica estera - filo araba e filo israeliana - sviluppata con spregiudicatezza dall’Italia e a cui anche un uomo prudente e attento come Paolo Emilio Taviani faceva risalire la ragione di gran parte delle stragi che avevano insanguinato l’Italia. Nel ’91 Cossiga, che era all’epoca presidente della Repubblica disse davanti al Comitato per i servizi di sicurezza di essersi sbagliato a definire ’fascista’ la strage di Bologna. ’Il giudizio da me espresso allora fu il frutto di errate informazioni conseguenza di intossicazione e di subcultura. Informazioni che mi furono fornite dai servizi segreti e dagli organi di polizia... la subcultura e l’intossicazione erano agganciate a forti lobby politiche-finanziarie’.
Cossiga e’ tornato sulla questione nel 2005 facendo discendere tutto dalla vicenda dai missili Strela bloccati ad Ortona nel novembre del 1979 e della conseguente tensione con l’Fplp. ’Rimane il dubbio grave, e fu la prima ipotesi investigativa, presa inizialmente in seria considerazione anche dalla Procura della Repubblica di Bologna, che si sia trattato o di un atto di terrorismo arabo o della fortuita deflagrazione di una o piu’ valige di esplosivo trasportato da palestinesi, che si credevano garantiti dall’Accordo Moro’. Questo spiega - disse allora Cossiga - perche’ ufficiali del Sismi, ente sempre fedele all’accordo e leale verso perfino la memoria di Aldo Moro, tentarono il depistaggio verso esponenti credo neonazisti del terrorismo tedesco, e per questo furono condannati’. Questa interpretazione venne ricordata dalla Commissione Mitrokhin nella sua relazione finale. L’ultima conferma del dubbio di Cossiga, sempre fortemente attento a questa vicenda, si e’ avuta nel giugno di quest’anno, subito dopo l’intervista fatta dall’Ansa a Carlos. Cossiga, intervistato dal ’Corriere’, ha detto che quanto accadde a Bologna fu il frutto di un ’incidente accaduto agli amici della ’resistenza palestinese’ che, autorizzata dal ’Lodo Moro’ a fare in Italia quel che voleva purche’ non contro il nostro paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valige di esplosivo. Divenni presidente del Consiglio poco dopo, e fui informato dai carabinieri che le cose erano andate cosi’’. Cossiga non ha chiarito perche’, se il tutto fu il frutto di un incidente, si scelse di depistare verso i fascisti né se le sue parole di riferiscono ad un una esplosione indotta: ’Si fecero saltare’. Chi e’ il soggetto di questa azione: i palestinesi o qualcun altro? E poi perche’ quei riferimenti a due valige?
Dagospia 28 Luglio 2008

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