..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 17 novembre 2008

IL CASO PETRELLA NON E' CHIUSO

“La vicenda che continua suscitare anche in me profondo sconcerto è seguita con grande attenzione dal Governo italiano”. Così uno dei passaggi di una lettera inviata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Bruno Berardi, presidente della associazione delle vittime del terroirsmo in Italia, Domus civitas, che potrebbe riaprire le polemiche tra Italia e Francia sulla mancata estradizione “last minute” di Marina Petrella, una delle terroriste della colonna romana delle Br da anni latitante in Francia. Napolitano nelle due pagine di risposta a Berardi racconta anche la genesi del colpo di scena con cui Sarkozy fece marcia indietro su un’estradizione ormai concessa dai giudici francesi, probabilmente dopo le pressioni della moglie e del suo entourage fatto di esponenti della cosiddetta gauche-caviar: “relativamente alla vicenda dell signora Petrella avevo scritto il 21 luglio scorso al presidente Sarkozy per richiamare la sua attenzione sulla non sussistenza delle condizioni di base necessarie affinchè potessi concedere la grazia, a causa de delitti di sangue commessi dalla terrorista e del peso della condanna defintiva inflittale e mai espiata. Avevo poi illustrato gli istituti previsti dal diritto processuale e penitenziario italiano per il caso in cui le condizioni fisiche o psicologiche del condannato siano incompatibili con la detenzione e cioè il differimento della pena e gli arresti domiciliari. Questa era la strada, aggiungevo, che non soltanto auspicavo ma che con ogni probabilità la magistratura italiana avrebbe seguito tenuto conto del quadro clinico della signora Petrella..”.
Insomma Napolitano aveva vantato con Sarkozy le meraviglie della legge Gozzini, che peraltro hanno tirato fuori dalla galera quasi tutti i terroristi che negli anni ’70 e ‘80 hanno insanguinato l’Italia. Ma a Sarkozy, o a Carla, chissà, questo non deve essere bastato, perché, come i personaggi immaginari dei fumetti di Lauzier, rivoluzionari che vogliono tutto e subito, l’ondata di “degno” e la manifestazioni della suddetta gauche caviar a favore della Petrella, come a suo tempo a favore di Cesare Battisti, sono continuate. Finché un bel giorno, spiega Napolitano a Berardi, il figlio di Rosario, uno dei capi dell’antiterrorismo a Torino, ucciso dalle Br dieci giorni prima dell’azione di via Fani e del rapimento di Moro, “con una lettera della metà di ottobre il presidente Sarkozy mi informava di avere deciso diversamente, disponendo il ritiro del decreto di estradizione, in considerazione del progressivo deterioramento della salute della signora Petrella e del rischio di morte in caso di estradizione. La decisione veniva assunta sulla base di una riserva nazionale frapposta dalla Francia alla Convenzione sulle estradizioni del dicembre 1957”. Napolitano chiude la lettera con un passo molto amaro, che rischia di provocare quanto meno dei fraintendimenti con il presidente Sarkozy: “Come ella sa, l’Italia dedica dal maggio 2008 una giornata nazionale , voluta dal Parlamento, alla memoria delle vittime e alla solidarietà con le loro famiglie. Alle vittime e alle loro famiglie era dedicato il libro che avevo inviato al presidente Sarkozy a ricordo della tremenda prova subita dai parenti, chiamati, nelle bellissime parole di Mario Calabresi (il figlio del commissario Luigi ucciso nel 1972, ndr) alla sfida più alta, quella di ”far crescere i figli liberi da rancore e dall’odio“ e di guardare avanti nel ”rispetto della memoria“, rispetto che purtroppo spesso è mancato”. Naturalmente chiunque a questo punto potrebbe ipotizzare che il riferimento alluda proprio al voltafaccia di Sarkozy sull’estradizione della Petrella.

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