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Il progetto di collocare missili in Polonia e nella Repubblica Ceca non è stato certo preso come un avvicinamento al dialogo, anzi, dopo l'ufficializzazione che tale scopo servirebbe a prevenire gli attacchi dell'Iran, dalla Russia la sfiducia è andata ampliandosi.
Mosca ha respinto Washington, non né vuole sapere, almeno fino a quando Barack Obama non si sarà insediato definitivamente alla Casa Bianca, dal Cremlino sono stati fin troppo chiari: "Preferiamo negoziare con la nuova Amministrazione".
La presenza di Bush non piace, inutile negarlo, il timore è che se Medvedev accettasse le ultime offerte le probabilità di un ripensamento da parte di Obama diminuirebbero. La sensazione di Mosca è che si cerchi di indirizzare il neo presidente in una via senza uscita, facendogli portare avanti i piani della vecchia amministrazione, allontanando definitivamente i rapporti con il Cremlino.
Al termine del primo vertice intergovernativo tra Turchia e Italia, Silvio Berlusconi è intervenuto sul tema, cercando di fare da mediatore in un dialogo che, da lui stesso dichiarato, riecheggia quei terribili decenni della guerra fredda.
La posizione del premier è stata chiara: gli Stati Uniti hanno considerato arrogante il modo di rispondere dei russi, dopo che questi ultimi hanno collocato missili in una enclave nei Balcani e a Kaliningrad, ma la provocazione iniziale statunitense alla Federazione Russa, con il progetto di collocare missili in Polonia e nella Repubblica Ceca, con il riconoscimento unilaterale del Kosovo e con l'accelerazione del processo di entrata di Ucraina e Georgia nella Nato, hanno di fatto bloccato ogni possibile dialogo tra le due potenze nucleari.
Obama per il momento tace, nonostante la Polonia gli abbia attribuito l'intenzione di proseguire il progetto dell'amministrazione Bush, ma i portavoce di Barack hanno smentito, daltronde in campagna elettorale Obama, sulla politica estera statunitense, si è espresso su Afghanistan, Iran e Israele, ma dello scudo non ha mai fatto parola.
Silvio Berlusconi dal canto suo non ha nascosto le perplessita sulle scelte di Bush rispetto alla Federazione Russa.
Anche Recep Tayyip Erdoğan, primo ministro della repubblica turca, potrebbe dare appoggio alle ragioni del Cremlino, dopo la proposta delle ultime ore di mediare tra Washington e Teheran sulla questione nucleare.
Quel progetto comunque non è piaciuto a Medvedev motivo per cui gli assetti politici russi potrebbero cambiare repentinamente: ad inizio settimana il Presidente della Federazione Russa ha sottoposto al Parlamento un progetto di legge per estendere da quattro a sei anni il mandato presidenziale a partire dalla prossima legislatura e l'approvazione potrebbe addirittura arrivare entro la fine dell'anno, visto che la Duma (camera bassa dell'Assemblea Federale) è controllata da "Russia Unita", partito centrista del leader Putin. Ma lo scenario più piccante potrebbe vedere le dimissioni dell’attuale leader, e con l'anticipazione a marzo di una nuova elezione immaginare nuovamente Putin a gestire il Paese fino al 2015 potrebbe non essere utopistico.
Il problema tra Occidente e Russia va comunque risolto per mettere definitivamente fine al processo di allontanamento tra gli Stati Uniti, la Federazione Russa e l'Unione Europea.
Berlusconi sottolinea che i rapporti tra Usa e Russia saranno il punto strategico della nostra politica estera futura e si auspica che tra poche ore, al vertice del G20 che si terrà nella capitale americana, l'incontro tra Obama e Medvedev possa essere l'inizio di un percorso costruttivo per lasciarsi alle spalle un rapporto diplomatico difficile.
L'obbiettivo di Berlusconi è di offrire ad Obama una sponda europea per ricomporre la frattura, però c'è da tenere ben presente una cosa: Obama è il primo presidente della storia Usa a non avere legami con l’Europa, e sarà sicuramente rilevante.
di Cirdan
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