Non ho letto una sola riga, o meglio, qualche ansa e nulla più, che ha ricordato la morte di Giuseppe Impastato, a distanza di trentuno anni.
Per non dimenticare Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, il 9 maggio 1978 a Cinisi (Palermo), un corteo ha sfilato nel pomeriggio del 9 maggio per quattro chilometri: da Terrasini, dove aveva sede Radio Aut, fino a Cinisi, nella casa natale del giovane militante di democrazia proletaria, ucciso per ordine del boss Gaetano Badalamenti, suo vicino di casa. Anche quest'anno l'emittente Primaradio ha cambiato programmazione per far rivivere in quel giorno, Radio Aut. Per l'intera giornata è stato possibile ascoltare la musica di fine anni Settanta. Al microfono si sono alternati gli speakers che, per l'occasione, sono state le voci di Radio Aut. Non sono mancati i contributi audio dell'epoca, le registrazioni di Onda Pazza, la trasmissione che Impastato conduceva su Radio Aut.
Ma immagini in televisione non ne abbiamo viste.
Nel ricordo di Peppino, ripropongo l’articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 10 maggio 1978 a pagina 13, pezzo che, firmato dalla sigla S.V., fornisce la presunta ricostruzione dei fatti accaduti lungo la ferrovia Trapani-Palermo all’altezza di Terrasini due notti prima.
Da notare come il cronista tratti la morte di Impastato riconducendola o all’esito di un fallito attentato di matrice politica, o al gesto suicida di un giovane depresso. Nell’articolo Peppino Impastato viene erroneamente chiamato Giovanni.
ULTRA’ DI SINISTRA DILANIATO DALLA SUA BOMBA SUL BINARIO
Un treno è passato sulle rotaie semidivelte, rischiando di deragliare.
Un treno è passato sulle rotaie semidivelte, rischiando di deragliare.
Sparsi tutt’intorno i resti della vittima, un aderente di Democrazia Proletaria
All’ipotesi dell’attentato s’intreccia quella del suicidio
Suicidio, attentato o l’uno e l’altro assieme? Ieri mattina poco dopo le cinque il conducente del treno Trapani-Palermo, all’altezza di Cinisi, trentotto chilometri prima del capoluogo siciliano, ha avvertito una pericolosa impennata del locomotore. Ha frenato immediatamente e, sceso dal treno, ha notato che un binario per una lunghezza di un metro circa era quasi divelto dalla traversa, anche se non era bastato a fare deragliare il convoglio. Ha dato l’allarme e i carabinieri subito intervenuti hanno constatato che il danno alla rotaia era stato provocato da un’esplosione. Cercando meglio nella campagna, hanno trovato, per un raggio di circa cinquanta metri, i resti, alcuni non più grandi di un pugno, di quel che era stato (l’hanno accertato successivamente) Giovanni Impastato, di 30 anni, saltato in aria nei pressi del binario con una potente carica di esplosivo.
Suicidio, attentato o l’uno e l’altro assieme? Ieri mattina poco dopo le cinque il conducente del treno Trapani-Palermo, all’altezza di Cinisi, trentotto chilometri prima del capoluogo siciliano, ha avvertito una pericolosa impennata del locomotore. Ha frenato immediatamente e, sceso dal treno, ha notato che un binario per una lunghezza di un metro circa era quasi divelto dalla traversa, anche se non era bastato a fare deragliare il convoglio. Ha dato l’allarme e i carabinieri subito intervenuti hanno constatato che il danno alla rotaia era stato provocato da un’esplosione. Cercando meglio nella campagna, hanno trovato, per un raggio di circa cinquanta metri, i resti, alcuni non più grandi di un pugno, di quel che era stato (l’hanno accertato successivamente) Giovanni Impastato, di 30 anni, saltato in aria nei pressi del binario con una potente carica di esplosivo.
Nel giro di poche ore le indagini, cui partecipavano anche gli uomini della Digos, davano i seguenti risultati: Giovanni Impastato, figlio di un commerciante, studente fuori corso di filosofia, era stato, in passato, militante del Partito comunista marxista-leninista; quindi nel ‘73 aveva aderito a Lotta Continua per approdare infine nel ‘76 a Democrazia Proletaria, nelle cui liste doveva presentarsi candidato alle regionali di quell’anno. Non era stato eletto, ma non perciò aveva rinunciato all’attività politica: si era dedicato a una radio privata, di cui aveva curato i programmi sino all’altro ieri, Radio AUT, ascoltata soprattutto sulla riviera occidentale dell’isola.
La notte fra lunedì e martedì, terminata la trasmissione, con una poderosa carica di esplosivo in borsa, Giovanni Impastato si è recato sulla linea ferroviaria. Era sua intenzione divellere i binari e, nel mettere a punto l’ordigno, è saltato in aria come Feltrinelli?
L’ipotesi del suicidio si fonda invece sul rinvenimento in casa del giovane di un biglietto che secondo il fratello sarebbe sicuramente di suo pugno. Gli inquirenti non ne hanno reso noto il testo, si conosce però il suo contenuto: Giovanni dice di ritenersi fallito come uomo e come politico e di desiderare che i suoi resti siano cremati e le sue ceneri disparse al vento.
E’ accertato che l’esplosione è avvenuta verso l’una e trenta della notte fra lunedì e martedì. Nessuno l’ha udita. Se l’attentato fosse stato compiutamente portato a termine, se i binari fossero stati divelti, il treno transitando circa quattro ore dopo certamente sarebbe deragliato.
Sarebbe stato questo il primo grave attentato di colore politico in Sicilia. Si ricordano solo due episodi precedenti: l’assassinio ad Alcamo Marina di due carabinieri nel 1976 e una modesta bomba nella sede dell’Intersind di Palermo. L’assassinio dei carabinieri, rivendicato in un primo tempo da “Nuclei armati Sicilia”, si è rivelato in seguito frutto dello spirito vendicativo di un giovane alterato (che si doveva impiccare in cella) che non era riuscito ad ottenere una pensione. La bomba dell’Intersind, che provocò pochi danni, fu rivendicata da un gruppo di “Unità combattenti per il comunismo”, il quale però, probabilmente in trasferta, in seguito non ha dato più segno di volere operare in Sicilia.
Un articolo insolito, visto che venne trasmesso da Milazzo (centro distante più di 200 chilometri da Cinisi) dall'inviato speciale, ricordato testualmente da Luciano Mirone ne "Gli insabbiati".
Trentuno anni fa, Vincenzo Gervasi, legale di parte civile della famiglia Impastato, disse: "E' quasi una conseguenza ovvia che i carabinieri, le forze di polizia, la magistratura, diciamo così lo Stato, arrivino a depistare le indagini che avrebbero potuto portare alla responsabilità di Gaetano Badalamenti. Quando cominciai a studiare la causa, notai che le modalità di presidio della zona dove avvenne l'esplosione, erano tali da non far avvicinare nessuno degli amici di Peppino, in modo che nessuno vedesse il modus operandi delle forze dell'ordine. Noi abbiamo notizia di reperti che sono stati fatti sparire, o di indagini che non sono state fatte".
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