Barack Obama ha autorizzato una terza guerra, oltre alla prima quasi terminata in Iraq e alla seconda in via di espansione in Afghanistan. Si tratta di una guerra coperta, ma non affatto segreta, condotta dalla Cia e dall’intelligence militare con l’uso di missili lanciati dai droni, gli aerei senza pilota teleguidati dalle basi americane in Nevada e a Langley. Nel suo discorso di martedì a West Point, il presidente americano ha sottolineato l’importanza del Pakistan nella strategia per sconfiggere il terrorismo, ma non ha fornito dettagli di nessun tipo perché le operazioni belliche in territorio pachistano sono riservate. Eppure, ha scritto il New York Times citando fonti dell’Amministrazione, Obama ha silenziosamente autorizzato un’escalation militare anche in Pakistan, malgrado ancora non abbia ricevuto il benestare del sospettoso, preoccupato e spesso ambiguo governo di Islamabad.
Gli aerei americani colpiscono le zone pachistane al confine con l’Afghanistan già dalla fine del secondo mandato di George W. Bush, ma in questi primi dieci mesi di presidenza Obama gli attacchi si sono intensificati e, stando alle notizie raccolte dai giornali pachistani e solo saltuariamente riportate sui media occidentali, i missili lanciati sono stati già 48 da quando il nuovo presidente si è insediato alla Casa Bianca.
La notizia di questi giorni, confermata da diversi funzionari del Pentagono e della Cia, è che Obama abbia autorizzato un’ulteriore espansione delle operazioni militari in Pakistan, in parallelo alla decisione di inviare 30 mila nuovi soldati in Afghanistan (ieri s’è scoperto che, in realtà, potrebbero essere 33 mila i rinforzi inviati dal Pentagono). La Casa Bianca considera Pakistan e Afghanistan due fronti della stessa guerra, da cui l’acronimo Af-Pak con cui la nuova Amministrazione individua la regione e il teatro di guerra. I leader talebani e i loro alleati di al Qaida, cacciati da Kabul in seguito all’invasione americana del 2001, si sono rifugiati in Waziristan e nel Baluchistan. Finora gli americani hanno colpito con i droni soltanto i villaggi delle zone tribali del Waziristan, ma la nuova strategia adottata da Obama prevede l’estensione degli obiettivi militari anche al Baluchistan, nella cui enclave pashtun pare si nascondano il mullah Omar e gli altri leader talebani. Qualche analista suggerisce, e forse preannuncia, anche operazioni mirate di soldati americani in territorio pachistano.
La nuova strategia Af-Pak, sia quella annunciata a West Point sia quella riservata alle azioni coperte della Cia, prevede l’accerchiamento dei talebani. Gli americani, grazie ai rinforzi, potranno essere più letali al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan, non concedendo poi tregua ai nemici grazie all’intensificazione della campagna missilistica sui loro rifugi in Pakistan. L’esercito pachistano, dall’altra parte del confine, dovrebbe rafforzare le attività antiterrorismo, provando a togliere spazio e respiro agli storici alleati talebani. Sebbene Islamabad negli ultimi tempi abbia effettuato diverse operazioni militari nella zona, soprattutto per evitare che la ritirata talebana faccia fisicamente avvicinare il pericolo verso il centro del paese, il governo non ha ancora dato il suo benestare a Washington. Obama ha inviato una lettera al presidente pachistano Asif Zardari, recapitata personalmente dal consigliere per la Sicurezza nazionale James Jones, ma non ha ancora ricevuto risposta da un capo di stato che, in patria, è accusato di essere troppo amico degli americani e che si trova spesso in contrasto con l’esercito e i servizi segreti. La scelta di fissare una data ravvicinata per l’avvio del disimpegno americano dalla regione, secondo fonti di Islamabad citate dal New York Times, non incentiva i pachistani a rompere del tutto i rapporti con gli antichi alleati talebani. Ma, ieri, il segretario alla Difesa, Bob Gates, in un’audizione al Congresso di Washington ha specificato che “non esiste nessuna scadenza per il ritiro di tutte le nostre truppe”.
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