In Spagna, al momento, non è considerato reato, lo diventerà il 22 dicembre prossimo, quando entrerà in vigore la riforma del codice penale, che stabilirà il reato di atti fraudolenti ad alterare il risultato di un evento sportivo.
Ecco perché José Luis de la Fuente, il giudice dell'istruttoria, ha sostenuto che quella telefonata è derivata da una discussione casuale riguardante un'indagine penale nata nel 2007 su un presunto complotto legato al business della raccolta dei rifiuti solidi urbani nel quartiere di Vega Baja, a sud di Alicante, e a cui è interessato il principale azionista dell'Hercules, Enrique Ortiz, accusato in questo procedimento anche per reati di corruzione e frode.
Il caso. Dall'inchiesta denominata "Caso Brugal", El Pais fa sapere che sarebbe emersa un'intercettazione in cui il proprietario dell'Hercules, Enrique Ortiz, avrebbe "confessato" ad un famigliare di aver dato 100.000€ a Raul Navas, portiere del Cordoba, per facilitare la vittoria della propria squadra, e di averne offerti, seppur rifiutati, altri 150.000 anche al Salamanca.
In linea di principo l'Hercules rimarrà in prima divisione, mentre al Pubblico Ministero è stata respinta la richiesta di inviare la registrazione in oggetto al Rfef (la Federcalcio spagnola) e al Csd (il Consiglio Superiore dello Sport), e questo per due semplici motivazioni: a) i fatti non costituiscono reato; b) la registrazione della telefonata potrebbe violare la segretezza del procedimento.
Ora ci saranno i soliti giustizialisti pronti a raccontarci come anche la Spagna, paese da cui dovremmo imparare la cultura dello sport, ha la sua Calciopoli, i suoi loschi personaggi, dimenticando però alcuni particolari: 1) in Spagna (giusto o sbagliato che sia) non è reato, a livello penale, alterare un risultato sportivo; 2) l'intercettazione non può e non deve interessare la politica dello sport, perché potrebbe condizionare, con la fuga di notizie, la segretezza del procedimento; 3) fino a prova contraria, Enrique Ortiz, ha il diritto della presunzione d'innocenza, almeno fino a quando non si aprirà, e se si aprirà, un nuovo procedimento che stabilirà, con delle prove, se quanto "confessato" era il vero (quindi bisognerà risalire al denaro) oppure quel modo molto italico di millantare una certa influenza, un certo potere.
In Italia, quattro anni fa, senza che in nessuna intercettazione fossero emersi contenuti riguardanti soldi o nomi, fu cancellata per sempre la storia della Juventus e azzerato un movimento nel pieno del suo splendore, e non perché il fatto non costituiva reato, ma perché si diceva che forse, in certi ambienti, qualcosa non era chiaro.
Il tutto sostenuto senza prove, senza soldi, senza nomi, ma con la "testimonianza" di un intero movimento: il sentimento popolare; quello "entrato" nelle sentenze di condanna.
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