..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 18 febbraio 2011

A SUO MODO RIVOLUZIONARIO

La destituzione del dittatore egiziano ha riaperto il dibattito sulla dottrina Bush, sulla freedom agenda, sull'idea che soltanto il cambiamento dei regimi dispotici mediorientali, sostenuti per oltre sessant'anni da Stati Uniti e Occidente, avrebbe potuto aprire quelle società, liberare quei popoli e fornire un'alternativa alla cultura dell'odio islamista che ha portato 19 ragazzi arabi a dirottare quattro aerei, a farli schiantare sulle Torri Gemelle e sul Pentagono e a uccidere quasi tremila persone. L'approccio di Obama non è da ideologo, ma ora che ha scoperto come la politica più aderente agli interessi nazionali americani sia quella contro lo status quo dispotico, sarà difficile tornare indietro. Al Cairo, a Tunisi, a Teheran e a Dallas festeggiano.
Obama non ha avuto il coraggio di dire a Mubarak di abbattere quel Muro, come fece Ronald Reagan con Mikhail Gorbaciov realizzando le speranze dei dissidenti sovietici e perseguendo l'interesse americano dell'epoca. Si è limitato a ringraziare l'esercito e la piazza egiziana per aver fatto cadere quel Muro. Più semplice, ma non meno rivoluzionario.

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