Adoro Nick Cave dalla prima nota che ha suonato e pubblicato su un supporto discografico. Questo per mettere chiaramente le carte in tavola.
Questo vuol dire che “From Her to Eternity” lo comprai in vinile, perché nel 1984, anno dell'uscita del suo primo lavoro, compravo ancora i vinili. Il 1984, quasi trent'anni fa, una data che mi fa riflettere su diverse cose. Come ad esempio la pubblicazione del nuovo album di Nick Cave, questo “Push the Sky Away” di cui sto per parlarvi, che, detta molto sinceramente, speravo fosse un disco pacato, riflessivo e profondo. Pieno di ballate e bei suoni, caldi e ammaglianti. Adatti alla sua età ed anche alla mia.
A dire il vero, nonostante non ricordi una sola sua brutta canzone, sono state le ballate lente e oscure ad affascinarmi in maniera totale. Nick Cave ha solo qualche anno piu di me, ma per uno strano gioco del destino, molte cose della sua vita sono andate di pari passo con la mia. A parte il talento musicale che io proprio non ho, anche lui, come me, è nato in un isola (lui l'Australia io la Sardegna), e ha sempre manifestato il disagio di sentirsi chiuso in uno piccolo spazio, anche se il suo era indubbiamente più grande, riferito esplicitamente alla cultura.
Nick si trasferì a Londra nei primi anni '80, salvo migrare qualche anno a Berlino dove la sua vena Dark prese forma e forza.
Poi il ritorno in Inghilterra, con destinazione Brighton, dove vive ancora oggi e dove viene considerato come un cittadino adottivo, un figlio della scena musicale della cittadina rivierasca. A Brighton si occupa di artisti locali, organizza una rassegna annuale cinematografica e proprio un anno fa l'Università della città l'onora della Laurea di Lettere e Arte.
Per chi mi conosce personalmente sa che ogni punto precedente della storia di Cave ha a che fare con la mia. Ad ogni modo questo 2013 sembra “benedetto” sotto l'aspetto musicale e se fino ad oggi sono usciti già almeno 3-4 ottimi album, l'ascolto di questo ultimo lavoro di Nick Cave è stato folgorante.
E' come un viaggio, un viaggio di cui non si conosce né la destinazione né tanto meno lo spazio temporale in cui ci si trova, ma se diamo attenzione alle prime parole del disco: “we know who you are, we know where you live”, si comprende immediatamente che Nick sta parlando direttamente con noi.
Ti conosce, sai chi sei, cosa vuoi, dove vivi... e lo dice subito, solo che non lo prendi troppo sul serio, e cosi vai avanti nell'ascolto, affascinato da suoni caldi e delicati, dai pizzichi delle corde della chitarra e dai delicati tocchi dei tamburi.
“Wide Lovely Eyes” è la seconda canzone e già sai che non devi sentirne molte per giudicare il lavoro intero, solo questi due pezzi valgono l'acquisto, per cui quando arriva la già conosciuta (uscita un mese fa come singolo) “Jubilee Street”, pensi che forse questo sia il picco massimo che Cave può raggiungere, ed invece il suo pizzicato di “We Real Cool”, quel parlarti ancora in prima persona, ti fa definitivamente comprendere che il disco è dedicato a te.
Sembra un fratello che ti parla, un padre, o meglio ancora un amico. Ma se c'è un pezzo in cui Nick Cave parla direttamente con te questo e' “Finishing Jubilee Street”, dove ci racconta cosa accade appena finisce di scrivere “Jubilee Street”, e siamo nel campo del "Wenderismo", del "Cinematic", dove tutto è molto inusuale. Senti che il disco ti ha preso, che è entrato nell'intimo, non riesci quasi a muoverti e il coro femminile che ripete “see that girl, comin' on down” è identico ad un coro gospel presente nella tua stanza. Accendi la luce quasi spaventato, ma non c'è nessuno. La rispegni e le ragazze sono nuovamente con te, nella tua stanza, a cantarti: “see that girl...comin' on down...comin' on down..”.
Il blues che segue, “Higgs Boson Blues”, è ancora un racconto personale, intimo, un viaggio in macchina verso Ginevra, a vedere Robert Johnson. Poi il viaggio sale per i quasi otto minuti del pezzo verso altri spazi inusuali raccontati nelle canzoni rock: le savane africane, i viaggi in Amazonia e poi il ritorno a Ginevra. Un viaggio mentale, un pezzo da strada, un testo che sembra uscito da uno di quei pezzi rock californiani degli anni '70, con tanto di psichedelia, con molto acido dentro e una sofferenza senza eguali.
Ma è con il pezzo che da il titolo all'album e che chiude il disco stesso che capisci il senso delle prime parole dell'album, dove Cave voleva arrivare. Mi parlava in prima persona ed era vero, parlava con me e ora me lo dice chiaramente: “Some people say it's just rock'n'roll, but it gets you right down to your soul”.
Ecco dove ero finito nell'ascoltare Push The Sky Away, ecco perché mi sono perso nel buio dello spazio, immerso solo di note e di una luce flebile in un angolo vicino alla tenda, tra una serie di libri che non leggo da tempo e una pianta che ha un bisogno disperato d'acqua.
E' arrivato dentro la mia anima, mi ha raggiunto nel profondo ed ora mi è chiaro cosa voleva dirmi con le precedenti otto canzoni: ci siamo fatti compagnia per trent'anni ed era arrivato il momento di confessarci. Ho i brividi dall'emozione.
Il nostro viaggio potrebbe essere finito qui, difficilmente troveremo altri 30 anni da fare insieme, ma se questi ci fossero di sicuro li cammineremo sulla stessa strada.
Un grande disco, un grande artista. Uno dei più importanti cantautori degli ultimi 30 anni, una pietra miliare su cui si è detto e scritto tanto, ed il merito è tutto suo.
Track 2 | Wide Lovely Eyes
Track 3 | Water's Edge
Track 4 | Jubilee Street
Track 5 | Mermaids
Track 6 | We Real Cool
Track 7 | Finishing Jubilee Stree
Track 8 | Higgs Boson Blues
Track 9 | Push the Sky Away
Studio album by Nick Cave and the Bad Seeds
Released: 18 February 2013
Recorded: 2011–2012 at La Fabrique in Saint-Rémy-de-Provence, France
Genre: Alternative rock
Length: 42:40
Label: Bad Seed Ltd.
Producer: Nick Launay
Track listing
1. "We No Who U R" 4:04
2. "Wide Lovely Eyes" 3:40
3. "Water's Edge" 3:49
4. "Jubilee Street" 6:35
5. "Mermaids" 3:49
6. "We Real Cool" 4:18
7. "Finishing Jubilee Street" 4:28
8. "Higgs Boson Blues" 7:50
9. "Push the Sky Away" 4:07
Special thanks to Massimo Usai
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