..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 11 aprile 2013

UNA GUERRA DI SECESSIONE

Lo scriviamo da tempo, perché di fronte all'evidenza viene difficile raccontare altro, far finta che il momento è di passaggio, farsi ancora vendere quell'idea di solidarietà e comunità, dove l'Unione avrebbe consentito benessere e ricchezza, competitività e senso di appartenenza.
Qui di senso di appartenenza non è rimasto nemmeno l'ideale, e la divisione tra Nord e Sud è ormai un fatto tristemente consolidato. Ogni paese procede per fatti propri, con i propri debiti e le proprie speculazioni, privilegiando gli interessi nazionali senza credere troppo al pericolo che la caduta di uno o più stati possa impattare negativamente su tutti gli altri, ricchi compresi.

Le "giacche grige" hanno un'identità ben definita, e come storia insegna si sono appropriati anche di quella schiavitù che portò a generare differenze sociali ed economiche tra, la storia si ripete, Nord e Sud.
Le anomalie, purtroppo, sono molte, e i dati che giungono in queste ore non fanno altro che aumentare e confermare le differenze tra gli stati appartenenti. In Italia l'immigrazione è tornata di gran voga, un boom che non si vedeva da decenni: +30%. Il segno dice +18.000 italiani emigrati rispetto al 2011, 56% uomini, per lo più giovani: gli emigrati della fascia di età 20-40 anni sono aumentati in un anno del 28,3%; una fuga in piena "regola" di talenti, il 44,8% del flusso totale di espatrio. Tra le mete di destinazione è la Germania (guarda caso) a farla da padrona, seguita da Svizzera, Gran Bretagna e Francia, con una percentuale europea che tocca il 62,4%. Un dato a dir poco allarmante, specchio della situazione economica che sta vivendo il bel Paese, sia in fatto di pressione fiscale che di totale mancanza di strumenti per ricominciare a correre. E proprio dalla Germania arriva la conferma che il governo di Berlino vuole sfruttare la particolare congiuntura europea, aprendo le porte ai giovani che vogliono intraprendere corsi di formazione in Germania e assicurarsi la prospettiva di trovare un posto di lavoro in quello che oggi è il Paese europeo meno colpito dalla crisi (guarda caso). Invece non è un caso che gli arrivi giungono dai Paesi aggrediti dalla recente crisi economica, come Grecia, Spagna, Italia e Portogallo, o da nuovi Paesi membri dell'Ue, Bulgaria e Romania, nei quali i salari sono da sempre al di sotto della soglia di sopravvivenza. Impressionanti le percentuali: il 78% in più di greci e il 53% in più di spagnoli. A questo, inevitabilmente, sia aggiunge il dato drammatico che si tratta per la maggior parte di persone in possesso di qualifiche lavorative elevate, di accademici, studenti, coloro che avrebbero potuto dare il via alla rinascita del proprio paese.
L'aspetto puramente economico non è da meno. Le differenze attuali sono enormi, a partire dal peso specifico della moneta, diametralmente opposto da Lisbona a Berlino. Il caso Germania, contrapposto al caso Grecia o Portogallo, è emblematico. Le "giacche blu" non smettono mai di riportare all'ordine e alle regole chiunque, bacchettando i non rispettosi ed elogiando gli allievi modello sul tema dei trattati sottoscritti, dimenticando, ovviamente, che quando furono loro a non rispettare le regole si fece finta di niente, girandosi dall'altra parte. Non ultimo il caso della Deutsche Bank, ma anche in questa circostanza, di fronte ad un'eventuale falso in bilancio, tutto tace, perché non sarebbe etico rendere noto che i soldi depositati presso quell'istituto sarebbero a rischio. Le diseguaglianze inevitabilmente crescono. Gli istituti di credito dei "nordisti" raccolgono capitali pagando un tasso d'interesse nettamente inferiore a tutte le altre realtà, coprono il rapporto debito/pil (che sarebbe del 110%), sono un prodotto di un sistema che ha fatto credere che altrove i soldi avrebbero corso maggiori rischi. C'aggiungiamo anche che le banche tedesche (e francesi) si liberarono dei titoli greci, avendo notizie insider sui tempi dello sganciamento con la conseguenza di danneggiare irreparabilmente la Grecia? 
E' innegabile che oggi l'Europa è divisa in Nord e Sud, dove i primi aumentano l'occupazione, importano capitali, rimanendo fortemente coperti anche in caso di negligenze, mentre i secondi perdono forza lavoro, capitali e versano denari, prelevandoli dalle tasche dei cittadini, per soddisfare gli interessi che giungono dalle direttive europee. Uno scenario che risale ad oltre un secolo e mezzo fa, dove moschetti e cannoni napoleonici sono stati sostituiti da numeri e ricatti.