..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 12 febbraio 2008

CLAMOROSO AL CIBALI

Si è riaperto il campionato!
Allo stadio "Friuli" la Juventus scende in campo intorno alle ore 16, minuto più, minuto meno (dalle 15 alle 15 e 45, com'è accaduto spesso nelle 22 partite disputate fino ad oggi, rimane negli spogliatoi a bere un buon the caldo) e ribalta l'iniziale vantaggio di Dossena negli ultimi 20 minuti, con i gol dei campioni del mondo, Camoranesi e Iaquinta.Quindi distanza ristabilita (4 punti) con la Roma, passata con i gol di Panucci e Mancini nell'anticipo di sabato all'Olimpico contro la Reggina.E sabato prossimo sarà big match.
A Torino andrà in scena Juventus-Roma, che stabilirà chi avrà le credenziali maggiori per inseguire l'Inter, scivolata finalmente in quel di Catania, contro la squadra isolana in un noiosissimo 0-0.Ora le distanze dalla vetta si sono ridotte; Roma -6, Juventus -10.
Tutto vero, anzi no!
La Juventus ha vinto, la Roma anche ma per un solo "centimetro" (diciamo un metro, è più serio), parole di Mancini, al Massimino è passata anche l'Inter con un gol sblocca-risultato irregolare, l'ennesimo in questa stagione.
Questa volta non si tratta del solito calcio di rigore inesistente, ma di un gol convalidato in nettissima posizione di fuorigioco, lo si è visto chiaramente in diretta senza bisogno della moviola in campo.Dimenticavo: ieri hanno vinto anche i 25.000 che gremivano spalti e tribune dello stadio siciliano.In altri tempi, un celebre radiocronista avrebbe esclamato: "CLAMOROSO AL CIBALI, HA SEGNATO L'ARBITRO!".Con la protesta ironica e sarcastica più bella di ogni epoca, che le mie orecchie hanno avuto modo di udire, i sostenitori catanesi, a partita oramai segnata dal clamoroso, ennesimo errore stagionale a favore della squadra di Mancini del campionato più falsato che la storia ricordi, hanno cominciato a cantare all'unisono: "GONFIA LA RETE, FARINA GONFIA LA RETE...", accompagnando con scrosci d'applausi e boati, ogni decisione presa dal fischietto di Novi Ligure in favore della squadra neroazzurra.Per concludere con il più classico dei classici: "O MAMMA, MAMMA, MAMMA, SAI PERCHE' MI BATTE IL CORAZON, HO VISTO A FARINA, HO VISTO A FARINA, HEY MAMA' INNAMORATO SON..." (ascolta i cori).
Con il fischio finale dell'incontro è iniziato il "vero" terzo tempo dell'ex campionato più bello del mondo.
L'arbitro ha abbandonato il rettangolo di gioco per primo (mai vista una cosa simile) in un ingiustificabile stato di nervosismo (un giudice, che sia di una partita di calcio o di un tribunale, deve sempre e comunque dimostrarsi al di sopra di ogni sospetto, con un comportamento consono del proprio ruolo), lasciando sul terreno di gioco, giocatori, assistenti e pallone.
E il nervosismo è proseguito all'interno degli spogliatoi.
A qualche decina di minuti di distanza dal termine dell'incontro è intervenuto (intervistato dalla giornalista Monica Vanali) Roberto Mancini, alla trasmissione sportiva "Controcampo - diritto di replica", in onda sulle reti Mediaset.
Nel commentare, con ospiti e giornalisti in studio, l'episodio del gol "sblocca-risultato" di Esteban Cambiasso, un Mancini stizzito ha replicato sostenendo che "è ora di finirla" nel polemizzare su ogni episodio riguardante l'Inter, invitando tutti ad analizzare anche episodi che riguardano le altre partite, pur confermando che il vantaggio neroazzurro è stato viziato dal fuorigioco del suo centrocampista, condendo il tutto con: "e poi era solo di un centimetro".
A quel punto da studio il giornalista sportivo, Franco Ordine, esterna: "...facciamo i seri, c'era un metro"; al fastidio che era in seno a Mancini si aggiunge la collera, da cui nasce un acceso diverbio al limite della decenza (guarda il video dello scontro), in nome di questo nuovo, trasparente e sorridente calcio pulito, su "padroni, servi e burattini".
Come abbiamo più volte accennato, la proprietà, la società e la squadra che negli ultimi due lustri ha sputato veleni nei confronti della Juventus (condannata sommariamente dalla giustizia sportiva senza uno stralcio di prova), non solo si ritrova settimanalmente giudicata, per altro giustamente, per episodi che la favoriscono in maniera evidente, nonchè deferita dagli organi federali per la presunta iscrizione fasulla riguardante i falsi di bilancio e con un ambiente che non cela un nervosismo oramai acclamato (l'esternazione di Moratti sul 5 maggio è cronaca recente), ma si sente in diritto di alzare la voce se qualcuno si permette di commentare, come in uno stato democratico si dovrebbe poter fare, episodi che la riguardano.
Tenere in alto l'etichetta mostrata all'Italia intera di "squadra degli onesti", comincia a diventare compito arduo, soprattutto all'interno di un campionato in cui gli errori evidenziati in favore dei neroazzurri, non permettono più il regolare svolgimento dello stesso.
Come sopraccitato in maniera fantasiosa, uno scivolone (che poi se fossero stati due o tre nessuno avrebbe gridato allo scandalo) della squadra meneghina, avrebbe concesso agli appassionati tutti, di vivere un finale di stagione entusiasmante, e immaginariamente, permettendo a Sandro Ciotti di dire nuovamente: "CLAMOROSO AL CIBALI, LA CAPOLISTA E' STATA FERMATA!".
Ma in questo calcio pulito e onesto, evidentemente non è concesso.
Sulla giornata di campionato appena conclusa, oltre che all'esordio di tale Alberto Paloschi, che subentrato al 18' del secondo tempo di Milan-Siena, dopo 18 secondi, all'età verdissima di 18 anni, ha siglato la rete che ha permesso al Milan di avvicinarsi sempre più alla zona Champion's, registriamo le dichiarazioni di Rossella Sensi sull'episodio sopraccitato: "Su quel gol c'è un errore, è evidente. L'Inter però è una squadra fortissima che merita di vincere e non ha bisogno di certi sbagli arbitrali per farlo". "Sono convinta che bisogna riportare un pò più di tranquillità, dobbiamo parlarne con serenità- ha aggiunto l'ad della Roma- serve calma da parte di tutti per migliorare ed evitare certi sbagli degli arbitri. L'Inter è la prima danneggiata da queste cose. Non ha bisogno delle sviste dei direttori di gara, merita di vincere come sa fare. E la Roma di rincorrerla con le sue qualità. Ma per risolvere qualcosa non dobbiamo polemizzare e basta". Dichiarazioni che sicuramente non avranno reso allegri i tifosi della "piazza" giallorossa, che oramai da settimane si vedono sempre più impossibilitati nel riuscire a raggiungere una possibile quota di "sparo" nei confronti della squadra neroazzurra.
Il "Romanista" uscito in edicola in mattinata è infatti di tutt'altro avviso, titolando "No, siete peggio della Juve".
Dimostrazione di questo stato passivo delle cose, da parte di dirigenti e rappresentanti delle aree tecniche, lo si legge nelle parole di fine gare dell'allenatore dei catanesi, Silvio Baldini, il quale con molto distacco commenta, anzi non commenta, il gol in fuorigioco di Cambiasso, a differenza di quello che fece contro la Juventus quando abbandonò (per poi rientrare) il campo di gioco.
Insomma si avverte un palese senso di impotenza nei confronti delle decisioni arbitrali pro-Inter, quasi come se gli avversari metabolizzassero ancor prima di scendere in campo, il destino a cui andranno incontro.
Chi invece, per concludere, stamane nel proprio editoriale ha cominciato a scrivere parole un po più piccanti è Mario Sconcerti:
"...questa continuita' di errori non puo' essere imputata alla sudditanza".
"...oggi gli errori o sono frutto di incapacita' o di cattiva fede".
"...è come se nel nuovo mare del calcio molte cose si muovono in modo casuale, ma lentamente errore dopo errore, anzi,proprio scoprendo e capendo le conseguenze dell'errore,stessero trovando un punto d'incontro, un nuovo senso politico".
"...temo che gli arbitri un piccolo sospetto oramai se lo siano guadagnato".
Insomma, a distanza di due anni, le cose non sembrano proprio cambiate, anzi, si può tranquillamente dire, peggiorate.In analisi dettagliate, compiute da questa redazione, si è più volte parlato ed estrapolato, la sintesi di quelli che furono, da un punto di vista arbitrale, gli errori commessi, pro e contro, alle grandi del calcio italiano, evincendo con dati alla mano, differenze impercettibili, e non in un solo campionato, ma bensì in 12 anni.
Oggi l'evidenza di quello che stà accadendo è imbarazzante.
Dalla prima pagina del Corriere dello Sport...

...e dalle reazioni del pubblico isolano di ieri sera, si può notare come tutto questo campionato sia destinato ai posteri, come una sorta di barzelletta da raccontare ai futuri nipotini.
Una considerazione da tutto questo la vogliamo fare:
i vari Sconcerti, Luna e tifosi viola e giallorossi, che avevano visto il golpe di due estati fa come una occasione di vantaggio, si stanno rendendo conto che le loro squadre sono composte da vassalli e valvassini, buoni solo a raccogliere le briciole del potente di turno, e che nella stanza dei bottoni, la dove si dirige e si comanda, non ci entreranno mai.
Così si spiegherebbero i titoli dei vari Romanista, Corriere dello Sport e gli editoriali dello Sconcerti di turno.

di Cirdan

lunedì 11 febbraio 2008

SLOW HAND

Un deferimento blando.

Slow hand ci è riuscito (ci scusi Eric Clapton, per avere abusato del nick usato), dopo oltre 200 giorni di attesa sono arrivati i deferimenti da parte del Procuratore Federale, Stefano Palazzi, che avendo esaminato gli atti e valutate le risultanze dell’istruttoria espletata, ha deferito alla Commissione Disciplinare, Inter e Milan:

la società A.C. MILAN per responsabilità diretta, ai sensi dell’art. 2, comma 4, del previgente C.G.S., trasfuso nell’art. 4, comma 1, del vigente C.G.S., con riferimento alle condotte contestate al suo vice presidente vicario ed amministratore delegato;

la società F.C. INTERNAZIONALE per responsabilità diretta, ai sensi dell’art. 2, comma 4, del previgente C.G.S., trasfuso nell’art. 4, comma 1, del vigente C.G.S., con riferimento alle condotte contestate ai suoi Dirigenti e legali Rappresentanti;

E i propri dirigenti:

Adriano GALLIANI, vice presidente vicario ed amministratore delegato dell’A.C. MILAN,A) per rispondere della violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del C.G.S., per aver sottoscritto alcuni contratti di cessioni dei diritti alle prestazioni sportive di alcuni calciatori, con abnorme e strumentale valutazione delle medesime prestazioni sportive;B) per rispondere della violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del C.G.S e dall’art. 7, comma 1, del C.G.S. previgente, oggi trasfuso nell’art. 8, comma 1, del C.G.S., per aver contabilizzato nel bilancio chiuso al 30 giugno 2003 delle plusvalenze (fittizie) derivanti dalla stipula dei contratti di cessione con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili;C) per rispondere della violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del C.G.S e della violazione di cui all’art. 7, comma 1, del C.G.S. previgente, trasfuso nell’art. 8, comma 1, del vigente C.G.S., per aver posto in essere condotte consistite nella mancata svalutazione nei bilanci chiusi nel 2004 e nella situazione patrimoniale al 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, tutte condotte connesse fra di loro e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti;

Gabriele ORIALI, all’epoca dei fatti direttore tecnico, attualmente dirigente della F.C. INTERNAZIONALE per rispondere della violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del C.G.S., per aver sottoscritto alcuni contratti di cessioni dei diritti alle prestazioni sportive di alcuni calciatori, con abnorme e strumentale valutazione delle medesime prestazioni sportive;

Massimo MORETTI, all’epoca dei fatti direttore generale della F.C. INTERNAZIONALE per rispondere della violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del C.G.S., per aver sottoscritto alcuni contratti di cessioni dei diritti alle prestazioni sportive di alcuni calciatori, con abnorme e strumentale valutazione delle medesime prestazioni sportive;

Rinaldo GHELFI, già amministratore delegato e poi vice presidente della F.C. INTERNAZIONALE per rispondere della violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del C.G.S e le disposizioni di cui all’art. 7, comma 1, del C.G.S. previgente, trasfuso nell’art. 8, comma 1, del vigente C.G.S., per aver posto in essere la condotta consistita nella contabilizzazione nel bilancio chiuso al 30 giugno 2003 delle plusvalenze (fittizie) derivanti dalla stipula dei contratti di cessione con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili, nonché le condotte consistenti nella mancata svalutazione nel bilancio chiuso al 30 giugno 2004 e nella situazione patrimoniale al 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003tutte condotte connesse fra di loro e con quelle di cui ai punti 5, 6 e 8 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti.

Mauro GAMBARO, all’epoca dei fatti amministratore delegato della F.C. INTERNAZIONALE per rispondere della violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, del C.G.S e le disposizioni di cui all’art. 7, comma 1, del C.G.S. previgente, trasfuso nell’art. 8, comma 1, del vigente C.G.S., per aver posto in essere le condotte consistite nella mancata svalutazione nella situazione patrimoniale al 31 marzo 2005, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, tutte condotte connesse fra di loro e finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti;

La responsabilità diretta, che si contesta alle due società milanesi, è riferita alle condotte poste in essere dei propri Dirigenti e legali Rappresentanti, che fanno riferimento all’articolo 7 comma 1 del previgente Codice di Giustizia Sportiva, oggi trasfuso nell’articolo 8 comma 1 del vigente Codice.

Art. 8 - Violazioni in materia gestionale ed economica

1. Costituiscono illecito amministrativo la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli Organi della giustizia sportiva e, dalla COVISOC e dagli altri organi di controllo della FIGC, nonché dagli organismi competenti in relazione al rilascio delle licenze UEFA e FIGC, ovvero il fornire informazioni mendaci, reticenti o parziali.

2. Costituiscono altresì illecito amministrativo i comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica, nonché la mancata esecuzione delle decisioni degli organi federali competenti in materia.

3. Salva l’applicazione delle più gravi sanzioni previste dalle norme in materia di licenze UEFA o da altre norme speciali, nonché delle più gravi sanzioni che possano essere irrogate per gli altri fatti previsti dal presente articolo, la società che commette i fatti di cui al commi 1 e 2 è punibile con la sanzione dell’ammenda con diffida.

4. La società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi ovvero mediante qualsiasi altra attività illecita o elusiva, tenta di ottenere od ottenga l'iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni vigenti, è punita con una delle sanzioni previste dalle lettere g), h), i), l) dell’art. 18, comma 1.

Art. 18 - Sanzioni a carico delle società

1. Le società che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali e di ogni altra disposizione loro applicabile sono punibili con una o più delle seguenti sanzioni, commisurate alla natura e alla gravità dei fatti commessi:

a) ammonizione;

b) ammenda;

c) ammenda con diffida;

d) obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse;

e) obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori;

f) squalifica del campo per una o più giornate di gara o a tempo determinato, fino a due anni;

g) penalizzazione di uno o più punti in classifica; la penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente;

h) retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria; in base al principio della afflittività della sanzione, la retrocessione all’ultimo posto comporta sempre il passaggio alla categoria inferiore, anche in soprannumero;

i) esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore;

l) non assegnazione o revoca dell'assegnazione del titolo di campione d'Italia o di vincente del campionato, del girone di competenza o di competizione ufficiale;

m) non ammissione o esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni;

n) divieto di tesseramento di calciatori fino a un massimo di due periodi di trasferimento.

Prendendo in esame il proscioglimento attuato dal Gup di Milano, Paola De Lorenzo, nei confronti dei sopraccitati deferiti, dall’accusa di falso in bilancio perché il fatto non costituisce reato (peraltro già caduto in prescrizione) e di conseguenza facendo cadere la responsabilità oggettiva delle società, non si può fare a meno di notare una particolarità:

la Commissione di vigilanza sulle società di calcio (Covisoc), interpellata dal pm Nocerino, aveva risposto che, se le fosse stato presentato il bilancio "depurato" dall'apporto delle plusvalenze fittizie, che il pm ha stimato in 55 milioni di euro nell'arco di due bilanci, l'Inter non sarebbe rientrata nei paramentri minimi richiesti per la regolare iscrizione al campionato 2005-2006, quello dello scudetto vinto "a tavolino" dopo la retrocessione della Juve in B per "Calciopoli". La relazione della Covisoc, trasmessa al pm milanese Carlo Nocerino, era parte integrante nella chiusura delle indagini.

Naturalmente la Procura milanese non si è potuta esprimere in merito ai codici di Giustizia Sportiva (CGS), i quali sono altresì chiari quando si parla di violazioni in materia gestionale ed economica sulle società di calcio.

Da qui ci si interroga su una questione: se la Covisoc ha trasmesso, alla Procura milanese, una relazione del segretario Vittorio Maugeri secondo la quale l’Internazionale S.p.A. non avrebbe superato i parametri imposti dalle vigenti regole per l'iscrizione, se i bilanci fossero stati presentati non modificati attraverso le plusvalenze fittizie (pilastro dell’inchiesta milanese) contestate dal pm Nocerino, come mai il Procuratore Federale, Stefano Palazzi, non ha deferito i Dirigenti e i legali Rappresentanti dell’Internazionale S.p.a. (con conseguente responsabilità oggettiva) per violazione dell’articolo 8 comma 4?

La situazione appare alquanto anomala (vedi l'intervento del Prof. Paco D'Onofrio a "La Juve è sempre la Juve").

D'altronde il vigente codice di Giustizia Sportiva parla chiaro in tema di "falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi", ovvero mediante qualsiasi altra attività illecita o elusiva, coi quali "una società tenta di ottenere od ottenga l'iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa" sulla base delle disposizioni vigenti, ed è altresì chiara la Covisoc con la sua relazione.

Ma facciamo un salto indietro nel tempo.

Molte squadre, anche di blasone, negli scorsi anni, hanno dovuto subire l’onta della retrocessione e/o radiazione, proprio in base al mancato rispetto delle regole sul tema amministrativo/gestionale e, di conseguenza, sul mancato rispetto dei parametri imposti dagli organi competenti (Covisoc e Coavisoc). Uno dei casi più eclatanti fu quello di Cecchi Gori e la sua Fiorentina, coinvolti nel fallimento del 2002. Nella vicenda furono coinvolti anche l'ex amministratore delegato della Fiorentina Sarkis Zerunian e l'ex presidente della società Ottavio Bianchi. Accusati di concorso in bancarotta per avere incassato gli stipendi il 5 giugno 2002, lo stesso giorno in cui il tribunale nominò l'amministratore giudiziario. A distanza di cinque lunghi anni, Cecchi Gori tornò sulla questione, denunciando vari abusi perpetrati nei confronti suoi e della squadra. La Procura di Genova incaricata di indagare sul tribunale di Firenze, è arrivata ad alcune conclusioni: il fallimento della Fiorentina è stato pilotato, ci sono state irregolarità nell'assegnazione informatica dei procedimenti. Questo un breve stralcio della ricostruzione di Vittorio Cecchi Gori: "Hanno provato a portarmi via tutto e la Fiorentina era un bel bottino: niente plusvalenze, ammortamenti corretti e un parco giocatori da 300 miliardi di lire. Oltre a tutto questo, un contratto per la cessione dei diritti tv da 180 miliardi di lire: non è stato scontato nemmeno un soldo. C'era una strategia: portare al fallimento un club di serie A per toglierla a me. Tutte le vicende in cui sono stato chiamato in causa hanno contribuito a mettermi in difficoltà sul fronte della liquidità". La Fiorentina non è stata iscritta al campionato di serie A 2002/2003: "Bastavano 40 miliardi di lire per sistemare la situazione - afferma l'ex presidente viola - per legarmi le mani, però, mi hanno pignorato beni per 700 miliardi. Risultato: la mia Fiorentina, quella vera, è fallita. Adesso c'è un'altra squadra, la Florentia, che Diego Della Valle ha avuto senza sborsare una lira. A Napoli, invece, Aurelio De Laurentiis ha sborsato 35 milioni per prendere il club. E' qualcosa che lascia pensare". Si parla dunque di 40 miliardi per l’iscrizione di una società che non attuò plusvalenze fittizie, con un bilancio sanissimo, e un parco giocatori di ingente valore, e non ultimo, una famiglia alle spalle che sicuramente non versava in condizioni economiche disagiate (quel “bastavano 40 miliardi” è tutto dire). Eppure qualcosa non funzionò, sta di fatto che non riuscì ad iscriversi, e il fallimento arrivò inesorabile. Altro caso di grande squadra è quello relativo al Napoli. Il Napoli versava in una situazione economica molto difficile: 67 milioni di euro di debiti e senza presidente (Naldi aveva lasciato). In assenza di capitale sociale il club si trovava in fase di liquidazione. Per convincere il Tribunale a non dichiarare il fallimento e poter iscrivere la squadra al prossimo di campionato di serie B era necessaria una ricapitalizzazione. Il rischio concreto era la retrocessione in serie C. Ma quella notte arrivò un annuncio tanto atteso: "Gaucci presidente". Che riaccese le speranze dei tifosi. Secondo questo accordo, Gaucci avrebbe dovuto prendere il Napoli attraverso la procedura dell'affitto: si impegnava a versare 5 milioni di euro l'anno per i prossimi 5 anni, al termine dei quali avrebbe dovuto versare 21 milioni di euro per riscattare tutta la società. Perché questo accordo portasse alla salvezza del Napoli ci sarebbe voluto il via libera di una Figc che manifestò non pochi dubbi. Bellomio si preparava ad affrontare anche questo ostacolo. "Adesso concentreremo tutte le nostre forze - ha detto a fine udienza - per risolvere il problema con la Federazione". Ma fu tutto inutile ed il Napoli fu retrocesso in serie C1. Avendo trattato Gaucci, altro caso in esame è quello del Perugia Calcio: "Coavisoc, arrivano i verdetti ma non ci saranno sconti; il parere scritto della Commissione d'appello, definito "tecnico e vincolante", è in preparazione da giorni e ormai manca poco alla sua pubblicazione. La sensazione è che non saranno concessi sconti a nessuno: secondo gli organi che esaminano la congruità dei bilanci e quindi il rispetto dei parametri per l'iscrizione ai campionati, certi "salvataggi" sarebbero difficili da spiegare a chi ha rispettato le regole. La Figc ed il suo presidente Carraro perseguiranno quindi la linea del rigore, bocciando tutti i ricorsi fatti da quelle squadre già escluse dalla Covisoc, a parte chi, come Treviso, Latina o Lumezzane, doveva solo adempiere degli obblighi formali. Torino, Perugia, Salernitana e Spal sono da considerare già fuori, Reggiana e Venezia sono fallite, tira aria di tempesta per le altre".

Stagione difficile quella dell’estate 2005, la Covisoc bocciò molti bilanci, ritenuti non congrui per l’iscrizione ai campionati; del Perugia appunto, che fu investito, nella persona del suo presidente, Luciano Gaucci, anche da vicende legate alla giustizia ordinaria, con i reati ipotizzati di bancarotta fraudolenta a pochi mesi di distanza, sempre relativi alla gestione del Perugia Calcio, al Torino, vincitore della sfida spareggio per ritornare in serie A proprio contro il Perugia, per inadempienze con il fisco pari a 38 milioni. Quindi in quella stagione non furono iscritte al campionato di competenza il Torino (dalla serie A alla B), il Napoli (dalla serie B alla C1), il Perugia (dalla serie B alla C1), per non contare le innumerevoli società minori come: Sassari Torres, Spal, Gela e Benevento per la Serie C1, Imolese e Rosetana per la Serie C2. Un vero e proprio putiferio giudiziario in seno alla Federazione, che volle dare trasparenza e giustizia nei confronti di chi, non ottemperò alle regole. Un ultimo caso che vogliamo citare, risale a più di quindici anni fa, quando il Catania Calcio, in un misterioso caso, risolto successivamente dal TAR del Lazio, non riuscì ad iscriversi al campionato. Il presidente della FIGC, Antonio Matarrese, alla fine della stagione 1992-93 bocciò l'iscrizione di 7 squadre, tra cui i rossoazzurri che, si disse, avevano un buco di 5 miliardi e 987 milioni di lire. Il 31 luglio 1993 il Consiglio Federale della FIGC revocò l'affiliazione alla società. Il 2 agosto, Massimino si presentò in Federazione con due miliardi di lire in assegni, ma questo disperato tentativo di salvare la società fu inutile, in quanto la decisione non fu cambiata. Iniziò una lunga battaglia legale: il Catania impugnò l'esclusione dalla Serie C1, si fece forte di una sentenza del 14 settembre del Tribunale Amministrativo Regionale di Catania, vinse anche il 23 giugno 1994 con una sentenza del T.A.R. del Lazio (che giudicò non valido il ritiro dell'affiliazione). Massimino mise in seria difficoltà l'intera federazione, fece scendere anche in campo la squadra che avrebbe dovuto giocare la prima giornata del campionato di Serie C1 1993-1994 (con i calendari riscritti dal tribunale) in attesa degli avversari che mai sarebbero arrivati. Ma dovette contemporaneamente ripartire dall'Eccellenza. Il Catania sarebbe ritornato in Serie C1 vincendo sul campo solo al termine della stagione 1998-99.

Insomma, tirando le conclusioni, molte società in questi anni hanno avuto a che fare con la giustizia sportiva, prevalentemente per questioni di bilanci, chi più chi meno con debiti grandi e piccoli, alcuni con le garanzie necessarie per l’iscrizione, altri con addirittura i soldi necessari, ma in molti di questi casi non si vollero sentire ragioni, e furono bocciate le iscrizioni, facendo retrocedere (come da regolamento), le società che non rispettarono le norme federali.

E oggi? Si sente e si scrive che per l’Inter ci sarà al massimo un’ammenda o poco più, nonostante sia la società più indebitata d’Italia e, secondo la Covisoc, senza l'apporto delle plusvalenze fittizie non sarebbe rientrata nei paramentri minimi richiesti per la regolare iscrizione al campionato (apporto che il pm Nocerino ha stimato in 55 milioni di euro nell'arco di due bilanci).

Nei tribunali di tutt’Italia capeggia la scritta “La legge è uguale per tutti”, vedremo, a processo ultimato, se questa regola varrà anche per chi si professa onesto da sempre, anche se onestamente, l’onestà che si intravede oramai da anni nei bilanci di Via Durini è sempre più opaca.

di Cirdan

EXPLOIT IN FRANCE

Exploit Caf, che da quando è rientrato, il primo giorno del meeting d’hiver lo scorso 30 ottobre, si è sempre piazzato nelle cinque uscite effettuate sulla pista del Plateau de Gravelle, è andato a segno, da favorito (3,6 la quota), nel Prix de France, uno dei grandi appuntamenti del trotto internazionale che sinora, in cinquantotto anni di storia, non aveva mai arriso ai rappresentanti dell’allevamento italiano. Vittoria pesante e meritata, ma anche sofferta perché ottenuta dopo percorso non facile. «Siamo partiti bene, ma quando si sono assestate le posizione - ha spiegato nel dopocorsa Jean-Michel Bazire - mi sono ritrovato molto indietro, chiuso tra i sulky. Sino sulla salita le speranze erano minime, poi sull’ultima curva Enrico Bellei è stato sportivissimo, mi ha lasciato lo spazio per uscire e Exploit ha saputo mettere in campo un grande sprint». Uno sprint devastante, che non ha dato scampo a Meaulnes du Corta che è stato l’unico tra gli avversari a provare ad opporsi alla progressione del figlio di Toss Out. Bazire ha tenuto sotto pressione il portacolori della famiglia Lenzi toccandolo con qualche colpo di frusta, ma solo per evitare divagazioni. Exploit è passato facile imponendosi a media di 1.10.7, misura che è rimasta lontano dal record della corsa (e della pista) di 1.09.8 di Kool du Caux lo scorso anno, ma che rappresenta comunque il nuovo vertice degli indigeni italiani sui 2100 metri. Limite che già gli apparteneva (come secondo lo scorso anno nel Prix de Lille dietro My Love Lady) in coabitazione con il grande Varenne, che su questa stessa pista nell’agosto del 2002, alla penultima corsa in carriera, vinse a media di 1.10.8 la prova parigina della World Cup. Exploit Caf, presentato per la prima volta completamente senza ferri, è scattato bene dal 6; nei primi 200 metri è rimasto in linea con Opal Viking e Niky i più solleciti al suo interno con lo svedese pronto a scendere in corda sull’avvio non altrettanto sollecito di Magnificent Rodney e Algiers Hall. Subito dopo si è fatto avanti Meaulnes du Corta che è andato a fianchi di Opal facendo strada al compagno di training Offshore Dream che nel tratto piano lo ha aggirato portandosi direttamente sul battistrada Opal Viking. Così all’imbocco della salita, con il gruppo compatto nonostante il ritmo costantemente sollecito (primo chilometro in 1.11.3, 35.3 i 500 metri della salita) Exploit Caf si è ritrovato in terza pariglia esterna, chiuso da Improve As e poi anche da Algiers All. Per il rappresentante dell’allevamento italiano la situazione si è ribaltata quando Improve As si è estromesso in errore e Algiers non ha insistito lasciandogli la possibilità di trovare di nuovo la destra libera. Tra gli sconfitti è uscito con l’onore delle armi Meaulnes du Corta ed ha ancora corso benissimo Orla Fun, terza esattamente come nell’Amérique; Opal Viking ha probabilmente pagato la decisione di non dare strada a Offshore Dream, che ha rappresentato la delusione più cocente della corsa, salvando a stento il quinto posto.
Claude Piersanti
DA IPPICA.BIZ