Il nipote dell'Avvocato parla al termine della partita al Delle Alpi"La nuova dirigenza? Ci sono le sedi opportune per discuterne"
John Elkann: "Solidarietà alla squadra non siamo indifferenti a intercettazioni"
E sottolinea: "La nostra solidarietà ad allenatore e giocatori"Nemmeno una parola per Moggi e Giraudo, che andranno via.
TORINO - Solidarietà alla squadra. Così John Elkann risponde alle domande dei giornalisti all'uscita dallo stadio Delle Alpi. La vicenda delle intercettazioni "non ha lasciato indifferente" la famiglia Agnelli, afferma il nipote dell'Avvocato che di fatto non esprime né solidarietà né vicinanza con la dirigenza bianconera. Queste parole valgono come una sentenza: Moggi e Giraudo andranno via. La bufera scatenata dalle intercettazioni non poteva non entrare al Delle Alpi nel giorno in cui la Juventus sperava di conquistare lo scudetto numero 29. Prima del fischio d'inizio della partita con il Palermo, Andrea Agnelli compare in campo accanto a Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega. E sugli spalti si vede uno striscione con su scritto: "... La Triade non si tocca".
Al termine del match John Elkann chiede espressamente di parlare con i giornalisti. "Siamo qui per dimostrare la nostra vicinanza alla squadra", sottolinea il giovane manager della Fiat. "Tutta la vicenda - aggiunge immediatamente dopo - non ci ha lasciato indifferenti, ma ci sono le sedi opportune per discuterne e per risolvere".
Se non suona come benservito a Moggi e compagni, poco ci manca, anche se l'atteggiamento e le parole sono misurate secondo il vecchio stile Juventus. Non è escluso che Elkann abbia studiato questa dichiarazione nei minimi particolari, come lascerebbe intendere il fitto colloqui avuto nell'intervallo della partita con il presidente bianconero Franzo Grande Stevens. "Se a fine stagione Moggi e Giraudo lasceranno la Juve?
Ripeto - ribatte Elkann alle domande insistenti dei giornalisti - ci sono le sedi opportune per discuterne". Un modo per prendere tempo, così da consentire alla squadra di rimanere concentrata sull'obiettivo scudetto. "La partita di oggi era molto importante - continua - adesso aspettiamo di vedere quello che accadrà domenica. In campo oggi ho visto una Juve molto forte. Adesso vinciamo lo scudetto".
Poi, la resa dei conti.
(7 maggio 2006)
Dopo 731 giorni impossibile dimenticare, dopo 731 giorni impossibile non sentire ancora quelle parole, dopo 731 giorni il rimpianto di non avere avuto a capo di quella famiglia chi quel nome lo aveva fatto diventare importante, dopo 731 giorni il rammarico di non avere avuto Gianni e Umberto, che avrebbero difeso con tutte le loro forze l'innocenza (carte alla mano) di chi aveva creato una squadra e una società perfetta.
Passati 731 giorni, molti di noi sono ancora più convinti, stando sempre a quello che è emerso in questi lunghi 24 mesi, che quelle parole, quella presa di posizione non doveva esserci, che si sarebbe dovuto aspettare prima di sentenziare i titoli a nove colonne che emersero sui quoitidiani sportivi e non di tutt'Italia.
Ma evidentemente "qualcuno" voleva così...
Passeranno ancora i giorni, i mesi e gli anni, ma niente potrà cancellare dalla mente di chi ha voluto capire, che la storia della "nostra" Juventus non fu difesa, la dignità della "nostra" Juventus fu calpestata, e l'amore che ogni tifoso "vero" ha sempre dimostrato è stato tradito.
Chi ha voluto capire oggi sa che sarebbe bastato poco per scoperchiare i capi d'accusa e le sentenze che in seguito furono lette nei confronti di società e squadra, sarebbe bastato poco, sarebbe bastato amare la Juventus e la Giustizia come abbiamo, e stiamo facendo noi, da 731 giorni.
(8 maggio 2008)
di Cirdan
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