..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 3 settembre 2008

SEMPLICEMENTE GAETANO SCIREA

«Purtroppo non ho potuto conoscere Scirea come persona ma solo come tifoso. L'ho visto sollevare la Coppa del Mondo e anche per questo era un mio mito. In questi anni ho cercato spesso di imitarlo e sono onorato che qualcuno mi paragoni a lui. »
Con queste parole, Alessandro Del Piero capitano e bandiera della Juventus, ha voluto ricordare Gaetano Scirea dopo la intitolazione della via in onore del grande campione della Juventus e della Nazionale"Via Gaetano Scirea, stella del calcio bianconero e nazionale".
Così è scritto sul cartello che indica il nome della via che Torino ha dedicato a Gaetano Scirea. Alla cerimonia che si è svolta nel pomeriggio del 13 maggio scorso nel quartiere Mirafiori Sud, hanno partecipato la moglie del campione scomparso, Mariella, il figlio Riccardo, il presidende del Consiglio Comunale di Torino, Giuseppe Castronovo, l’assessore allo sport della città, Renato Montabone, Alessandro Del Piero, il presidente della Juventus, Cobolli Gigli e altre autorità locali. “Mi hanno chiesto - ha detto una commossa Mariella Scirea - come mai è stata scelta una via così piccola e periferica. Ho risposto che Gaetano voleva stare con le gente, erano proprio questi i posti che amava. E poi, qui veniva ad accompagnare Riccardo a tirare i primi calci. Lui rifuggiva la notorietà, era questa la sua anima."
Nato a Cernusco sul Naviglio il 25 maggio 1953, Gaetano Scirea iniziò la sua vita calcistica nelle giovanili dell'Atalanta fino alla Primavera.
Il suo esordio in serie A è datato 24 settembre 1972, Cagliari-Atalanta.
Dal ruolo di difensero esterno fu trasformato nel vecchio ruolo di "libero" dal tecnico Giulio Corsini , ruolo che ebbe modo di affinare nella stagione successiva giocata in serie B sempre con l'Atalanta.
Alla Juventus, nel frattempo, si avvicinava la fine della carriera di Sandro Salvadore, libero vecchio stampo, e il giovane Gaetano sembrava il naturale sostituto.
L'inserimento in una difesa di "ferro" composta da Cuccureddo, Gentile, Spinosi e Morini, fu il giusto trampolino di lancio per far ambientare Scirea in un'ambiente vincente e professionale come quello bianconero.
Infatti nella stagione 1974/75, giocò ben 28 delle 30 partite di campionato, vincendo il suo primo, sedicesimo della Juventus, titolo nazionale.
E nel 1977 contribuì all'accoppiata storica Scudetto (quello dei 51 punti record contro il Torino) e Coppa Uefa, vinta contro gli spagnoli dell'Athletic Bilbao.
Avevo cominciato a capire cosa voleva dire avere quella stella attaccata su quella maglia a strisce bianche e nere, ero già bianconero dentro l'anima, grazie a mio padre, e avevo capito che quello poteva essere l'anno per dare una rinfrescata a quella maglietta, a poter appiccicare la seconda stella, che avrebbe voluto dire 20 scudetti.
E Gaetano Scirea, nel 1982, fu uno dei grandi protagonosti di quello scudetto, scudetto che lo proiettò nell'avventura della Nazionale di Bearzot in Spagna.
« Se mai c'è stato uno per cui bisognava ritirare la maglia, era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissima persona »
E questa fù una frase che uscì, nel 2005, dalla bocca dell'ex Ct azzurro campione del mondo di Espana '82.
E la Spagna fù, per Scirea e altri 6 bianconeri (Zoff capitano, Gentile, Cabrini, Tardelli, Rossi e Causio) un trionfo, con la conquista del mondiale dopo avere battuto, passando attraverso il girone di Vigo, in sequenza Argentina, Brasile, Polonia e Germania Ovest.
Il coronamento di una carriera.
Con la Nazionale azzurra Gaetano Scirea collezzionò 78 presenze e realizzò 2 reti, e dall'esordio datato 30 dicembre 1974 (Grecia-Italia 3-2), il suo palmares annovera la disputa di 3 campionati del mondo (Argentina '78 classificandosi quarto, Spagna '82 e Messico '86) e dell'Europeo del 1980 disputatosi proprio in Italia in cui giunse quarto.
La stagione successiva ci fù l'amara notte di Atene, ancora una volta i tedeschi contro, quelli del club dell'Amburgo.
La notte del 25 maggio, la notte dei 30 anni, un compleanno che avrebbe portato nella bacheca del libero bianconero il più prestigioso trofeo continentale.
Ma l'anno successivo, avendo vinto nella stagione 1982/83 la Coppa Italia, per Gaetano Scirea arrivò la seconda storica doppietta con la conquista di scudetto e Coppa delle Coppe nella notte di Basilea, 16 maggio 1984.
Con il ritiro di Beppe Furino, Scirea diventò il capitano della Juventus, stagione 1984/85.
Quella Coppa dei Campioni alla fine Scirea la vinse, ma fù la pagina più amara e buia della sua carriera sportiva, fù la Coppa delle 39 vittime dell'Heysel.
Gaetano Scirea si ritirò dal calcio giocato a 35 anni, alla fine della stagione 1987/88, dopo 377 partite di campionato e 552 totali con la maglia della Juventus. Con la maglia bianconera vinse in totale 7 campionati nazionali, 2 Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA, una Supercoppa d'Europa e una Coppa Intercontinentale, entrando così, - insieme a Cabrini, Brio e Tacconi - nel "club" dei calciatori italiani vincitori di tutte le competizioni calcistiche ufficiali per club, e contribuendo a fare della Juventus la prima squadra a vincere tutte le competizioni dell'UEFA.
Dopo il ritiro a Scirea venne offerto l'incarico di allenatore in seconda della Juventus, come collaboratore di Dino Zoff. Scirea accettò, prendendosi l'incarico di osservatore per conto del tecnico friulano e suo ex-compagno sul campo nella Juventus e in Nazionale. Incaricato da Zoff di osservare un incontro di campionato del prossimo avversario dei bianconeri nel primo turno della Coppa UEFA 1989/90, la squadra polacca del Górnik Zabrze, Scirea partì da Cracovia il 3 settembre 1989 accompagnato da un autista locale che, a causa della crisi e della situazione politica ancora instabile di quel periodo in Polonia, portava nel bagagliaio un paio di taniche di benzina di scorta. Durante il tragitto, purtroppo, la vettura ebbe un incidente, fu tamponata violentemente e la benzina nelle taniche prese fuoco, incendiando il veicolo: Scirea ed il suo accompagnatore, intrappolati nell'auto, morirono carbonizzati. Essendo l'incidente avvenuto di domenica, la notizia della morte di Scirea arrivò in Italia quella sera stessa, durante la Domenica Sportiva, suscitando lo sgomento degli ospiti in studio, soprattutto del suo ex compagno di squadra Tardelli che era presente in trasmissione.
Negli anni successivi vari tornei giovanili e premi fair play sarebbero stati intitolati a Scirea, a ricordo del suo stile e della sua correttezza in campo e fuori. Da notare, tra gli altri, il Torneo Gaetano Scirea "La lealtà nello Sport", che ogni anno si tiene nella città di Matera e in alcuni comuni della provincia. Nella 12ª edizione, quella del 2008, la squadra Under 16 vincitrice è stata proprio la Juventus, che ha scritto il suo nome per la seconda volta nell'albo d'oro del torneo battendo per 1-0 in finale lo Sparta Praga. Inoltre i tifosi della Juventus, a seguito del trasferimento della squadra allo Stadio delle Alpi di Torino, battezzarono in suo onore il settore sud dello stadio Curva Scirea.
Palmarès:
Club - Competizioni Nazionali:
Campionato italiano: 7 (Juventus: 1974/1975, 1976/1977, 1977/1978, 1980/1981, 1981/1982, 1983/1984, 1985/1986)
Coppa Italia: 2 (Juventus: 1978/1979, 1982/1983)
Competizioni Internazionali:
Coppa UEFA: 1 (Juventus: 1976/1977)
Coppa delle Coppe: 1 (Juventus: 1983/1984)
Supercoppa UEFA: 1 (Juventus: 1984)
Coppa dei Campioni: 1 (Juventus: 1984/1985)
Coppa Intercontinentale: 1 (Juventus: 1985)
Nazionale:
Campionato del mondo: 1 (Spagna 1982)
È stato al primo posto per numero di presenze di tutti i tempi della storia della Juventus con 552 presenze ma ormai superato da Alessandro Del Piero, giocatore ancora in attività.

Darwin Pastorin lo ricorda così:
Quando penso alla purezza del calcio penso a Gaetano Scirea.
Mi manca, ci manca: era un professionista esemplare e un uomo buono. Ha vinto tanto, sempre in punta di piedi. Non ha mai alzato la voce, non ne aveva bisogno: si faceva rispettare con la gentilezza, con l'intelligenza. Gli sono stato amico: e nel mio cuore ci sarà sempre il suo sorriso, ci saranno sempre le sue parole, i suoi consigli. Chiedo agli amici di "Darwinando" un ricordo di Scirea. Un'immagine, un momento, un pensiero, una nostalgia, un rimpianto. Ho raccontato il giorno della sua morte nel libro "Libero gentiluomo" (Vita e morte di Gaetano Scirea, prefazione di Nando dalla Chiesa, Limina): Di quel giorno, Gaetano, ricordo quel bussare alla porta della mia stanza d'albergo. Sto guardando la diretta della partita di qualificazione mondiale tra Brasile e Cile. Tre settembre 1989. Fuori dalla finestra, in quella notta maledetta, posso immaginare il mare di Napoli. Quel mare che è un intreccio di misteri e di speranze e di attese. Un petardo ha colpito il portiere cileno, Rojas, che si lamenta, perde sangue, "non posso continuare, non posso continuare". E' una commedia, la commedia di un uomo che pensa di far del bene alla propria patria (mi disse proprio così, quando lo incontrai, due anni dopo, in un bar a Santiago del Cile). Ma tu sei già morto, in Polonia, su un'inutile strada per un inutile viaggio. Rojas fingeva e tu morivi. E io sento bussare alla porta e sono infastidito, perché sto seguendo le proteste dei giocatori brasiliani e la recita dei cileni. Chi diavolo può essere? A quest'ora? Ho già dettato il mio articolo sul Napoli al mio giornale. Non aspetto nessuno. Non voglio vedere nessuno. Mi capitava spesso, durante le trasferte per lavoro. Cominciavo a odiare le tavolate di giornalisti: le stesse battute, le stesse "vittime", gli stessi pettegolezzi. Il bere, il mangiare, l'ultima passeggiata, la telefonata alla moglie o all'amica o alla fidanzata, il libro, che spesso restava lì sul comodino. Bussano. Rojas proprio non si alza, dicono i telecronisti: il Brasile rischia di non partecipare al Mondiale di Italia '90, quasi sicuramente verrà assegnata al Cile la vittoria a tavolino, quel petardo è partito dagli spalti brasiliani, non ci sono dubbi. Invece, Rojas si era portato dietro una lametta, aspettava soltanto l'occasione per ferirsi, gli avevano detto: il clima sarà incandescente, potrebbero lanciare degli oggetti, capisci Rojas? E Rojas aveva capito. Continuano a bussare, con insistenza. Non ho voglia di alzarmi, sono sdraiato sul letto e fuori si agita il mare di Napoli. Io tifo per il Brasile, da sempre. In Brasile ci sono nato e la prima squadra del cuore è stata il Palmeiras. E il Brasile è lì, che dice a Rojas di mettersi in piedi. Tutto il Maracanà sembra ribollire, la gente urla, i cileni vogliono lasciare il campo. Sì, adesso arrivo. Mi alzo: e ancora non so che sei morto. Mi alzo. La televisione accesa. Il mare di Napoli. La notte sempre più fonda. Il computer ancora acceso sulla scrivania. Sì, adesso arrivo. E' il mio collega Pino Cerboni. Ha la faccia da brutta notizia. Quella faccia triste, di uno che sta per dirti qualcosa, ma non sa come dirtela. Quella faccia che non vorresti mai vedere: perché porta parole che fanno male. Quelle parole. "Hai sentito il telegiornale?". No, stavo guardando Brasile-Cile. E' successo di tutto, Pino, hanno colpito Rojas, vieni a vedere. Non so perché, ma non voglio sapere. Perché certe facce hanno soltanto cattive notizie, sono come alcune nuvole di campagna, nuvole nere, nuvole ferme, gonfie di pioggia. "Scirea è morto. In un incidente". Gli chiudo la porta su quella faccia da cattiva notizia. Io voglio sapere di Rojas, forse lo hanno già portato nello spogliatoio, forse la partita è ripresa, che scherzo imbecille, non è vero che riesco a sentire il mare di Napoli, io non sto sentendo niente. Gaetano Scirea è morto.
Per noi "juventiniveri" Gaetano è stato l'esempio, è stato il modo per crescere bianconeri; nello stile, nell'umiltà, nell'avere sempre rispetto dell'avversario, quel modo silenzioso di lavorare nell'ombra, senza mai una parola fuori posto, senza mai un gesto sopra le righe.
Mio padre, uomo del sud, abituato fin da piccolo a convivere con la povertà e con la fame, è cresciuto con quella sorta di scorza che non ti fà penetrare nulla, che non ti fà uscire nulla.
La guerra, la miseria, la lotta quotidiana per conquistarsi un posto nella società non lasciava spazio ai sentimenti, alle lacrime.
Eppure quella domenica di settembre ho visto mio padre piangere, raccolto nel dolore di un uomo che aveva apprezzato la dignità, la compostezza, l'abnegazione che vivevano dentro Gaetano.
Con Gaetano non se nè andò solamente un uomo di sport, ma quel modo civile e umano che solo le persone di un tempo potevano apprezzare.
Tratto da una rubrica del quotidiano Tuttosport (La Poesia dello Sport), pubblichiamo un'ode a Gaetano di Walter Sirimarco:
Per te Campione
Un volo ti aspettava e non vedevi l’ora;
un lembo di terra
polacca la strada arida e cupa sempre più cieca,
poi un bagliore…
Il vento dell’est per noi sempre sì tanto ostile,
mai così crudele,
t’ha portato via.
Soffierà su ogni campo per parlarci di te,
della tua semplicità,
della tua grandezza e lealtà,
per separarci dall’odio,
per non osannare più alla violenza.
Quando stima,
rispetto ed amore rendono più forte il dolore,
si avverte così grande il vuoto che tu hai lasciato;
lo colmeremo quando tutti,
in campo e sugli spalti
scorgeranno ancora la tua maglia bianconera.
http://www.juveclubsantagata.it/poesie.htm



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