Ci hanno detto di stare tranquilli, di stare sereni, perché da noi ci sono le più forti garanzie, e a quelle mutualistiche tra le banche, ora, si aggiungono anche quelle dello Stato.
Un sistema bancario dunque solido seppur influenzato di riflesso da quello che sta accadendo al di là dell’oceano, e per questo bisogna essere pronti, preparare la difesa, sperando di non doverla usare.
E’ questo in sostanza ciò che è emerso dalla riunione straordinaria indetta dal Consiglio dei Ministri, dando via libera al decreto che contiene i provvedimenti per la stabilità delle banche e del risparmio.
Un termometro artificiale che mantenga la linea del mercurio sotto la soglia dei 37 gradi, dando priorità alla salute delle banche.
La discussione che tiene banco in questi giorni è indirizzata ai soldi dei contribuenti, elemento, eventualmente fondamentale, per evitare il tracollo.
Una mattanza a cielo aperto.
Molti italiani ricorderanno, purtroppo guardandosi in tasca, quello che accadde con i crac di Cirio e Parmalat: titoli senza futuro infilati nei portafogli dei clienti, da quelle stesse banche che oggi chiedono nuovamente aiuto, si nuovamente, perché anche allora, con i soldi dei risparmiatori, furono salvate.
Questo continuo genuflettersi da parte del cittadino fa parte ormai del costume italiano, una moda che sembra non conoscere tempo.
Alitalia è stato, prima della crisi finanziaria che ha colpito il mondo intero, l’argomento principe delle ultime settimane: fallimento, cordate per l’acquisto e ultimo in ordine temporale un decreto, datato 28 agosto, fatto apposta per evitarne il fallimento.
Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia.
La relazione con quello detto fin’ora sembrerebbe non avere un nesso logico. Ma così non è.
Milena Gabanelli, autrice di Report, la trasmissione in onda sulla terza rete di stato che si occupa di inchieste, ha lavorato sul caso Alitalia, ricostruendo dieci mesi di trattative, intervistando Augusto Fantozzi, commissario straordinario della compagnia di bandiera. "No, io non ho nessuna manleva" è stata la risposta del commissario alla domanda della Gabanelli: “È riuscito a garantirsi un salvacondotto per eventuali inchieste giudiziarie?”
"Ma il decreto che modifica la legge Marzano sui salvataggi delle grandi imprese e quella sul diritto fallimentare del 1942, denominato 7 Bis, non solo dice il contrario, ma avalla che la norma, se verrà approvata, non riconoscerà più la perseguibilità ai reati di bancarotta commessi da tutti i precedenti amministratori di Alitalia, ma neppure quelli compiuti da altri manager di società per cui c'è stata la dichiarazione d'insolvenza non seguita dal fallimento, Cirio e Parmalat comprese, per le quali c'è stata la dichiarazione d'insolvenza, ma senza il fallimento".
Un sistema bancario dunque solido seppur influenzato di riflesso da quello che sta accadendo al di là dell’oceano, e per questo bisogna essere pronti, preparare la difesa, sperando di non doverla usare.
E’ questo in sostanza ciò che è emerso dalla riunione straordinaria indetta dal Consiglio dei Ministri, dando via libera al decreto che contiene i provvedimenti per la stabilità delle banche e del risparmio.
Un termometro artificiale che mantenga la linea del mercurio sotto la soglia dei 37 gradi, dando priorità alla salute delle banche.
La discussione che tiene banco in questi giorni è indirizzata ai soldi dei contribuenti, elemento, eventualmente fondamentale, per evitare il tracollo.
Una mattanza a cielo aperto.
Molti italiani ricorderanno, purtroppo guardandosi in tasca, quello che accadde con i crac di Cirio e Parmalat: titoli senza futuro infilati nei portafogli dei clienti, da quelle stesse banche che oggi chiedono nuovamente aiuto, si nuovamente, perché anche allora, con i soldi dei risparmiatori, furono salvate.
Questo continuo genuflettersi da parte del cittadino fa parte ormai del costume italiano, una moda che sembra non conoscere tempo.
Alitalia è stato, prima della crisi finanziaria che ha colpito il mondo intero, l’argomento principe delle ultime settimane: fallimento, cordate per l’acquisto e ultimo in ordine temporale un decreto, datato 28 agosto, fatto apposta per evitarne il fallimento.
Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia.
La relazione con quello detto fin’ora sembrerebbe non avere un nesso logico. Ma così non è.
Milena Gabanelli, autrice di Report, la trasmissione in onda sulla terza rete di stato che si occupa di inchieste, ha lavorato sul caso Alitalia, ricostruendo dieci mesi di trattative, intervistando Augusto Fantozzi, commissario straordinario della compagnia di bandiera. "No, io non ho nessuna manleva" è stata la risposta del commissario alla domanda della Gabanelli: “È riuscito a garantirsi un salvacondotto per eventuali inchieste giudiziarie?”
"Ma il decreto che modifica la legge Marzano sui salvataggi delle grandi imprese e quella sul diritto fallimentare del 1942, denominato 7 Bis, non solo dice il contrario, ma avalla che la norma, se verrà approvata, non riconoscerà più la perseguibilità ai reati di bancarotta commessi da tutti i precedenti amministratori di Alitalia, ma neppure quelli compiuti da altri manager di società per cui c'è stata la dichiarazione d'insolvenza non seguita dal fallimento, Cirio e Parmalat comprese, per le quali c'è stata la dichiarazione d'insolvenza, ma senza il fallimento".
Sono le parole espresse da Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm e pm romano dei casi Ricucci, Coppola e Bnl, ascoltato da Report.
Il risultato finale sarebbe: l'abrogazione dei reati fallimentari commessi da Tanzi e Cagnotti, e la sentenza di assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato per tutti gli imputati, inclusi i rappresentanti delle banche.
Una mattanza a cielo aperto per di più regolamentata da un decreto.
Non solo mazziati da titoli spazzatura, non solo "obbligati" a dover salvare coloro che "magnanimamente" ci vennero incontro, ma anche cornuti se martedì la legge dovesse passare com'è uscita dal Senato.
Oggi il Ministro dell’economia Giulio Tremonti ha tuonato: ''O va via l'emendamento salva-manager o va via il ministro dell'Economia".
L’autore dell’emendamento, Cicolani, ha parlato di “interpretazione distorta”, dichiarando che l’emendamento aveva la sola finalità di tutelare i commissari straordinari.
In un momento storico come questo porre a chi di dovere la domanda “dove sta la verità” rischierebbe di farci trovare il solito silenzio a cui siamo oramai abituati, non ci rimane altro che rimanere nella mattanza, sperando che questa non venga regolamentata.
Il risultato finale sarebbe: l'abrogazione dei reati fallimentari commessi da Tanzi e Cagnotti, e la sentenza di assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato per tutti gli imputati, inclusi i rappresentanti delle banche.
Una mattanza a cielo aperto per di più regolamentata da un decreto.
Non solo mazziati da titoli spazzatura, non solo "obbligati" a dover salvare coloro che "magnanimamente" ci vennero incontro, ma anche cornuti se martedì la legge dovesse passare com'è uscita dal Senato.
Oggi il Ministro dell’economia Giulio Tremonti ha tuonato: ''O va via l'emendamento salva-manager o va via il ministro dell'Economia".
L’autore dell’emendamento, Cicolani, ha parlato di “interpretazione distorta”, dichiarando che l’emendamento aveva la sola finalità di tutelare i commissari straordinari.
In un momento storico come questo porre a chi di dovere la domanda “dove sta la verità” rischierebbe di farci trovare il solito silenzio a cui siamo oramai abituati, non ci rimane altro che rimanere nella mattanza, sperando che questa non venga regolamentata.
di Cirdan
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