..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 18 novembre 2008

PRONTE A SCOPPIARE


La "bolla speculativa" che ha caratterizzato quella strana, euforica, folle e velocissima finanza che veniva chiamata la "new economy" travolse, nell'arco di un lustro, risparmiatori avventati e giovani rampanti che divennero miliardari di stock-options grazie ai soldi dei capitali di ventura e alle premature quotazioni in Borsa.
Sembrava il classico fuoco di paglia, spento in coincidenza con l'attentato terroristico dell'11 settembre alle Twin Towers, ma probabilmente non si era ben capito che, nonostante il ritorno alla realtà, la "new economy" aveva rivoluzionato il modo di comunicare, di esercitare l’attività economica, di pensare e di essere.
A distanza di soli dieci anni ci siamo ritrovati con le crisi dei mutui e del mercato immobiliare, riesumando le paure della recessione del 1929, e nonostante con quel periodo storico poco si poteva collegare, l'impatto sull'economia dei mercati finanziari è stato devastante e con molta probabilità, a differenza della "new economy", gli strascichi saranno lunghi e dolorosi.
E visto che una bolla inevitabilmente ne crea un'altra, ci troviamo di fronte alla prossima, reale, crisi delle carte di credito.
Il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Junker, in un'audizione al Parlamento europeo, ha spiegato che i problemi legati alle carte di credito diventano sempre più concreti, vedendo all'orizzonte, dopo la bolla dei subprime, quella del denaro di plastica.
Dunque un rischio da non sottovalutare se si considera che negli Stati Uniti, dove la vicenda è molto delicata, ogni cittadino ha mediamente 8.200 dollari di debiti accumulati con questo strumento.
In conseguenza della crisi di liquidità che sta attanagliando la finanza mondiale, c'è stato lo scoppio di uno strumento di credito, sempre caratterizzato dal pagamento in denaro di plastica tramite le carte: le cosiddette "revolving".
La metodologia dell'erogazione è semplice e allo stesso tempo devastante: si fruisce di una linea di credito che prevede un meccanismo di rientro molto diluito nel tempo, con la conseguenza che le società che emettono le carte fissano tassi di interesse molto elevati.
Il problema più generalizzato sulle carte di credito emette dei dati per niente rassicuranti.
La stampa americana riporta: i finanziatori del sistema del consumo a credito statunitense avrebbero già registrato svalutazioni da 21 miliardi di dollari relative al primo semestre 2008, inoltre, si potrebbero perdere nel settore ulteriori 55 miliardi di dollari nel corso del prossimo anno e mezzo a causa del licenziamento di decine di migliaia di lavoratori e delle conseguenti insolvenze.
La conseguenza, con le statistiche riportate dalla Fed, è inevitabile e gli istituti di credito, sul fronte delle carte e su quello dei prestiti ai consumatori, hanno elevato la soglia dei vincoli: i tassi d'interesse richiesti sulle passività sono passati da un soglia media compresa tra il 6-8% all'attuale 24-26%.
Il calo dell'utile operativo, imputabile a insolvenze sulle carte di credito e sui mutui ipotecari, della Bank of America ha raggiunto il 47%, e nel solo terzo trimestre la divisione carte di credito, della banca commerciale numero uno d'oltre oceano, ha denunciato una perdita di 373 milioni di dollari contro un utile di 1,04 miliardi nello stesso periodo del 2007.
Il forte rialzo del tasso di disoccupazione sta facendo il resto, non permettendo agli utenti di risolvere le rate mensili, e secondo la ricerca della società americana Innovest strategic value, nel primo trimestre del 2009, le banche saranno costrette a svalutare ben 18,6 miliardi di dollari, per complessivi 96 miliardi spalmati per tutto il 2009, in sostanza un aumento di oltre il 100% rispetto alle stime del 2008, quantificate nell'ordine dei 41,5 miliardi di dollari.
E in Italia? La tesi che arriva dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti sembra non destare grosse preoccupazioni, visto che l'impatto di una eventuale crisi specifica nel settore delle carte di credito potrebbe non essere consistente.
Ma ci sono anche dati che non dovrebbero essere sottovalutati, visto che a maggio si registravano in circolazione molte più carte di debito, 42,21 milioni, contro i 34,5 milioni di carte di credito. E, a quanto riferisce il Crif, il rischio è solo per le insolvenze sulle carte di credito.
Il problema, come negli Stati Uniti, è riconducibile alle "revolving", utilizzate, sulle 14 milioni in circolazione sul territorio, con un aumento del 9,9% rispetto all'anno precedente.
Un campanello di allarme che non deve essere ignorato considerando anche la percentuale di insolvenza sulle carte di credito, il 2%, e soprattutto quello sulle carte revolving, il 5,8%, quasi il triplo, dati che al momento non escludono il rischio, visto il momento di recessione in atto, che possa scoppiare la bolla delle carte di credito.
di Cirdan

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