La sera del 18 giugno 2008 un po' tutto il mondo ha tirato un sospiro di sollievo. Negli Stati Uniti, già nel pieno della bufera per il crack di centinaia di migliaia di famiglie mutuatarie, era scesa finalmente in campo l'Fbi, il Federal Bureau Investigation ed erano scattate le manette: 406 incriminazioni, sessanta persone arrestate, compresi due ex manager della Bear Stearns.
Il tutto per la bellezza di 144 casi di frode legati ai mutui subprime per un totale di 1,6 miliardi dollari di perdite. Il tintinnar di manette ha solo per un momento rassicurato risparmiatori e autorità. Dopo sarebbero arrivati i fallimenti a catena, il crack Lehman Brothers, le nazionalizzazioni, il piano Paulson da 700 miliardi di dollari e quello del Presidente eletto, Barack Obama, che di cifre per la verità ne ha fornite ben poche.
Ma quello che si scova nelle pieghe dell'immenso sito internet della mitica agenzia federale di investigazioni è qualcosa che non ti aspetti e per certi versi clamoroso. Già, perché fin dal 2003 e soprattutto con un report dai toni preoccupati del 2006, gli agenti della speciale sezione «Crimini finanziari» avevano messo in guardia le autorità americane. Attenzione, avvertivano, le frodi sui mutui sub-prime stanno dilagando in tutto il paese.
Leggere per credere. In una sezione specifica degli analisti dell'Fbi, intitolata «Rapporto 2006 sulle frodi legate ai mutui», si lanciava un allarme rosso, rimasto inascoltato o preso sotto gamba: «recenti statistiche evidenziano che l'escalation dei pignoramenti immobiliari fornisce alla criminalità, con opportune risorse finanziarie, la possibilità di sfruttare e truffare i proprietari di casa più vulnerabili alla ricerca di una guida per uscire dalle difficoltà. Così la malavita organizzata, attraverso le frodi sui mutui e sugli assegni, opera con facilità nel riciclaggio di denaro sporco».
Qualche cifra può aiutare. Fornita da uno studio, riportato nel report Fbi, della Prieston Goup, società attiva ne, risk management. «L'attività illegale legata alla falsificazioni dei documenti per ottenere un prestito o alle frodi sulle rivendite dei mutui ipotecari ha provocato nel 2006 perdite per 4,2 miliardi di dollari a cui vanno aggiunti altri 1,2 miliardi di dollari spesi solo per prevenire tale attività criminali»
Ma era la mappa geografica del crimine, che è arrivato a vendere a prezzi decuplicati semplici case di cartapesta (anche qui vedere il sito per credere, tra i reperti dei crimini vi sono magnifiche villette degne dei fondali di Cinecittà) a preoccupare Robert Mueller, direttore del Federal Bureau of Investigation e i suoi uomini.
La top ten del crimine del mattone mostra che già due anni fa le frodi immobiliari erano uno dei principali introiti della malavita organizzata: California, Florida, Georgia, Illinois, Indiana, Michigan, New York, Ohio, Texas, and Utah erano le aree cerchiate di rosso ma anche Arizona, Colorado, Maryland, Minnesota, Missouri, Nevada, North Carolina, Tennessee e Virginia cominciavano ad essere terreno di cultura. Un'epidemia in pratica, con un'annotazione degli investigatori, «esiste una forte correlazione tra le frodi sui mutui subprime e i prestiti che poi sfociano in default e pignoramenti».
Siamo di fronte ad una clamorosa sottovalutazione di un fenomeno criminogeno degno della Chicago di Al Capone? Difficile dirlo, ma un altro studio dell'Fbi, questa volta del 2008, dunque in tempi più avanzati, dimostra l'impressionante crescita esponenziale di tali frodi, proprio negli anni in cui, forse, le autorità americane centrali avrebbero potuto fare qualcosa per frenare la slavina.
«Attualmente», vi si legge infatti, «l'Ufficio crimini finanziari ha oltre 1.200 casi aperti, il 40% in più rispetto al 2007, e l'epicentro è situato in California, Texas, Arizona, Florida, Ohio, Michigan e Utah. Le attività sospette che possono essere collegate a frodi finanziarie nel settore dei mutui immobiliari sono passate da 3.000 nel 2003 a 48.000 nel 2007 e solo a gennaio del 2008 siamo già a 60.000 report..».
Chissà cosa sarebbe successo se nel 2006 si fossero presi i dovuti provvedimenti. Il problema è che all'epoca stava per scoppiare un altro bubbone, quello delle banche d'affari. «Negli Stati Uniti», chiosa un autorevole investigatore, «abbiamo scoperto che quattro quinti delle attività finanziarie non erano soggette a controlli, parlo di banche d'investimento, hedge fund, credit default swaps e sulle restanti attività vigilavano oltre duecento autorità». Fine del mito americano?
di Roberto Sommella
da Milano Finanza
Il tutto per la bellezza di 144 casi di frode legati ai mutui subprime per un totale di 1,6 miliardi dollari di perdite. Il tintinnar di manette ha solo per un momento rassicurato risparmiatori e autorità. Dopo sarebbero arrivati i fallimenti a catena, il crack Lehman Brothers, le nazionalizzazioni, il piano Paulson da 700 miliardi di dollari e quello del Presidente eletto, Barack Obama, che di cifre per la verità ne ha fornite ben poche.
Ma quello che si scova nelle pieghe dell'immenso sito internet della mitica agenzia federale di investigazioni è qualcosa che non ti aspetti e per certi versi clamoroso. Già, perché fin dal 2003 e soprattutto con un report dai toni preoccupati del 2006, gli agenti della speciale sezione «Crimini finanziari» avevano messo in guardia le autorità americane. Attenzione, avvertivano, le frodi sui mutui sub-prime stanno dilagando in tutto il paese.
Leggere per credere. In una sezione specifica degli analisti dell'Fbi, intitolata «Rapporto 2006 sulle frodi legate ai mutui», si lanciava un allarme rosso, rimasto inascoltato o preso sotto gamba: «recenti statistiche evidenziano che l'escalation dei pignoramenti immobiliari fornisce alla criminalità, con opportune risorse finanziarie, la possibilità di sfruttare e truffare i proprietari di casa più vulnerabili alla ricerca di una guida per uscire dalle difficoltà. Così la malavita organizzata, attraverso le frodi sui mutui e sugli assegni, opera con facilità nel riciclaggio di denaro sporco».
Qualche cifra può aiutare. Fornita da uno studio, riportato nel report Fbi, della Prieston Goup, società attiva ne, risk management. «L'attività illegale legata alla falsificazioni dei documenti per ottenere un prestito o alle frodi sulle rivendite dei mutui ipotecari ha provocato nel 2006 perdite per 4,2 miliardi di dollari a cui vanno aggiunti altri 1,2 miliardi di dollari spesi solo per prevenire tale attività criminali»
Ma era la mappa geografica del crimine, che è arrivato a vendere a prezzi decuplicati semplici case di cartapesta (anche qui vedere il sito per credere, tra i reperti dei crimini vi sono magnifiche villette degne dei fondali di Cinecittà) a preoccupare Robert Mueller, direttore del Federal Bureau of Investigation e i suoi uomini.
La top ten del crimine del mattone mostra che già due anni fa le frodi immobiliari erano uno dei principali introiti della malavita organizzata: California, Florida, Georgia, Illinois, Indiana, Michigan, New York, Ohio, Texas, and Utah erano le aree cerchiate di rosso ma anche Arizona, Colorado, Maryland, Minnesota, Missouri, Nevada, North Carolina, Tennessee e Virginia cominciavano ad essere terreno di cultura. Un'epidemia in pratica, con un'annotazione degli investigatori, «esiste una forte correlazione tra le frodi sui mutui subprime e i prestiti che poi sfociano in default e pignoramenti».
Siamo di fronte ad una clamorosa sottovalutazione di un fenomeno criminogeno degno della Chicago di Al Capone? Difficile dirlo, ma un altro studio dell'Fbi, questa volta del 2008, dunque in tempi più avanzati, dimostra l'impressionante crescita esponenziale di tali frodi, proprio negli anni in cui, forse, le autorità americane centrali avrebbero potuto fare qualcosa per frenare la slavina.
«Attualmente», vi si legge infatti, «l'Ufficio crimini finanziari ha oltre 1.200 casi aperti, il 40% in più rispetto al 2007, e l'epicentro è situato in California, Texas, Arizona, Florida, Ohio, Michigan e Utah. Le attività sospette che possono essere collegate a frodi finanziarie nel settore dei mutui immobiliari sono passate da 3.000 nel 2003 a 48.000 nel 2007 e solo a gennaio del 2008 siamo già a 60.000 report..».
Chissà cosa sarebbe successo se nel 2006 si fossero presi i dovuti provvedimenti. Il problema è che all'epoca stava per scoppiare un altro bubbone, quello delle banche d'affari. «Negli Stati Uniti», chiosa un autorevole investigatore, «abbiamo scoperto che quattro quinti delle attività finanziarie non erano soggette a controlli, parlo di banche d'investimento, hedge fund, credit default swaps e sulle restanti attività vigilavano oltre duecento autorità». Fine del mito americano?
di Roberto Sommella
da Milano Finanza
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