In una stagione che verrà ricordata a lungo per la forte crisi finanziaria mondiale, per il caso Alitalia, per l'elezione del primo presidente a stelle e strisce di colore e le occupazioni degli atenei, con susseguenti manifestazioni di piazza contro le riforme scolastiche, anche il settore agricolo nazionale, vista la dilagante crisi di liquidità che ha bloccato lo sviluppo delle medie e piccole imprese, ha cercato uno spazio per dare voce alle proprie problematiche.
La recessione di cui tanto si è parlato ha cominciato a toccare le tasche degli agricoltori e le associazioni di categoria, poco propense alle manifestioni, hanno deciso di muovere i primi passi.
Sia la Cia che la Confagricoltori, quest'ultima da sempre restia a scendere in piazza, hanno promosso delle manifestazioni per far fronte alle decisioni convenute nella Finanziaria tremontiana, per dar voce alle problematiche del settore e per protestare contro il blocco dei finanziamenti comunitari di supporto alle imprese agricole.
La tendenza di questo ultimo periodo è la divulgazione di messaggi volti a celebrare produzioni agricole di alta qualità, per difendersi da produzioni analoghe molto meno costose, sia nel settore agroalimentare che in quello floricolo: una politica sicuramente di prospettiva ma che inevitabilmente richiede verifiche sia sulla veridicità delle dichiarazioni, sia sulle metodologie seguite nella loro diffusione in Italia e all'estero. La forte produzione ed importazione nel settore agroalimentare e floricolo da parte di Paesi extracomunitari ha fatto sì che, negli ultimi anni, la medio-piccola impresa abbia dovuto far fronte ad un mercato troppo concorrenziale; e la crescita economica si è fatto sempre meno significativa, causando inevitabilmente la recessione nello sviluppo delle imprese: meno produzione, meno posti di lavoro. Se a questo si aggiungono i mancati finanziamenti comunitari, bloccati da oltre un anno, ecco che le prospettive future per i giovani imprenditori appaiono meno rosee.
Non entrando in numerologie poco comprensibili si può affermare che da dieci anni a questa parte il trend economico delle imprese agricole è andato sensibilmente in calo ed il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali non ha intrapreso la strada di un programma concreto e basato sullo sviluppo.
In queste ore si è svolta la conferenza stampa sull'etichettatuta dei prodotti agroalimentari, e grazie alle nuove regole i cittadini potranno conoscere l'origine e la provenienza dei prodotti e avranno così la possibilità, al momento dell'acquisto, di scegliere in modo pienamente consapevole.
Un passo decisamente in avanti per quel che riguarda la qualità dei prodotti, regole che dovrebbero essere messe in atto anche nel settore floricolo, per garantire, sia al produttore quanto al consumatore, l'origine e la provenienza del prodotto.
Questo potrebbe essere un passo decisivo per lo sviluppo dell'economia italiana nel settore agricolo, e si darebbe la possibilità ai produttori, controllati da regolamenti precisi, di incrementare e sponsorizzare un prodotto "made in italy" in tutto il mondo, garantendo ai consumatori sia la qualità che la provenienza dello stesso. Solo così si toglierebbe quel velo di supposizione sulla qualità dei prodotti floricoli, divenuti inevitabilmente senza controllo proprio per la mancanza di un marchio.
L'Italia e la sua politica ha l'onere di affrontare una volta per tutte i problemi dei milioni di famiglie e imprese che dedicano impegno e lavoro in questo settore, per poi avere l'onore di fregiarsi nel mondo di un prodotto "made in italy" di assoluto valore.
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