..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 13 gennaio 2009

TORNA LA POLITICA POLITICANTE?

Ha ragione Giacalone : la politica politicante sta prendendo la mano. Anche la mano di chi nei suoi momenti migliori ha saputo stigmatizzarla e metterla alla berlina, evidenziandone l'inconcludenza, l'inadeguatezza, l'inefficienza totale. Quello che Giacalone rileva oggi a proposito della giustizia – il profilo della riforma è sempre più fumoso, a mano a mano che ci dovremmo avvicinare al dunque – vale per molti momenti della attuale vita politica e parlamentare. Eccoci alle piccole furbizie, come quella di contribuire all'affossamento dell'attuale presidenza della commissione di vigilanza della Rai, senza poterne indicare le ragioni vere, e chissà in cambio di che cosa: forse proprio in vista delle grandi manovre sulla giustizia… Eccoci ai "giri di valzer", alle "pause di riflessione", alle "condivisioni", agli interventi anodini come quello di Schifani, presi da tutti i partecipanti al balletto come molto seri e molto utili per il bene della Patria… Intorno a questo barocchissimo balletto rischia di sfiancarsi la riforma della giustizia, per partorire dopo una gestazione troppo lunga un mostriciattolo fratello gemello della nuova Alitalia. Nessuno ne è soddisfatto, tutti ci vedono il marcio e la fregatura, ma infine questo è il compromesso al ribasso che si è ottenuto per non scontentare troppo nessuno. Alitalia parte con gran parte dei guai che l'hanno affondata, e ce ne accorgeremo a breve. Ma in fondo sono solo un altro po' dei nostri soldi, buttati come spesso avviene.
Ma per la giustizia italiana il gioco è ancora più impegnativo e grandioso: intorno al suo letto di morte – meglio, al suo catafalco –, i contendenti sono molto più numerosi e agguerriti, perché la posta in gioco è davvero grossa: l'assetto futuro della nostra democrazia, della nostra vita civile ed economica, dipende proprio da questa battaglia. Che era partita con obiettivi chiari ed enunciazioni inequivoche, per imbastardirsi giorno dopo giorno in pateracchi condivisi fino a diventare, c'è da temere a sentire certe ipotesi, un pasticcio che non servirebbe a risolvere l'essenziale: una giustizia molto più rapida ed efficace, meno politica e arbitraria, meno barocca, con un'accusa e un giudice che non siano della stessa famiglia.
Il guaio è che se la si mette sul piano della politica politicante la battaglia è perduta in partenza: perché ci sono nell'uno e nell'altro schieramento manovratori di lungo corso che non impallidirono nemmeno di fronte alle indimenticabili "convergenze parallele", anzi ci guazzarono: figurarsi di fronte a imperscrutabili patti di inclusione, di condivisione, di consenso delle parti interessate, di società civile e responsabile che dice la sua. Roba di tutti i giorni, da 50 anni e più. Una bazza, una pacchia che consente a tutti di riaprire discussioni su obbrobri che si davano per conclusi, su confusioni di ruolo che si dichiaravano inammissibili, su associazioni e gruppetti di interesse politico e di potere che avrebbero dovuto esser tenute fuori dalla porta.La forza di questa maggioranza sta proprio nello stile diverso, meno assembleare e compromissorio, nei suoi messaggi chiari e nell'attività concreta che ne dovrebbe conseguire. Adottare i metodi evanescenti, i rituali e i criteri della politica italiana di sempre, sarà una forte tentazione, un vezzo o una debolezza alla quale è difficile sottrarsi; ma può anche essere la ragione di un insuccesso e di un'occasione storica perduta.

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