"La crisi non è così grave come si pensa”, ha detto improvvisamente il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a una tavola rotonda convocata giovedì pomeriggio dalla Casa Bianca con i maggiori dirigenti industriali americani. Dopo mesi di catastrofismo e di scenari da tregenda, Obama è tornato a usare i toni ottimisti e positivi a lui più congeniali, come aveva già fatto nel discorso al Congresso riunito in seduta comune a fine febbraio. Ora il presidente ha detto di essere “altamente ottimista” per il futuro e di fronte alla business community è quasi arrivato a sminuire la portata della crisi economica che soltanto qualche settimana fa, a seguire la sua retorica, sembrava il segnale dell’apocalisse. I dati sulla disoccupazione e le ricerche sulla perdita della ricchezza continuano a essere impressionanti, ma probabilmente la Casa Bianca ha capito che per rassicurare i mercati e il sistema finanziario sia doveroso distillare fiducia, piuttosto che diffondere ulteriore panico. Anche Lawrence Summers, capo degli economisti della Casa Bianca, ha detto che ci sono segnali che la crisi sta cominciando a rallentare, pure se la fine è ancora lontana.
A confortare il nuovo approccio obamiano ci sono alcune notizie in controtendenza rispetto al catastrofismo degli ultimi tempi. Le Borse hanno dato segnali di ripresa, i dati delle vendite al dettaglio sono stabili e decisamente migliori rispetto alle previsioni, giganti bancari come Bank of America e Jp Morgan hanno ricominciato a produrre profitti. Ma sono soprattutto le notizie provenienti da Citigroup ad aver galvanizzato Wall Street. Data per insolvente – “fallita di fatto” – fino a qualche settimana fa, Citigroup ha annunciato di aver registrato profitti nei primi due mesi dell’anno e di prevedere un attivo di 8 miliardi e 300 milioni di dollari nel primo trimestre ...continua
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