La nuova strategia americana sull’Afghanistan è un documento in 20 pagine che indica come priorità l’eliminazione dei «santuari di Al Qaeda in Pakistan». A svelarlo è l’ammiraglio Mike Mullen, capo degli Stati Maggiori Congiunti, spiegando in un’intervista alla tv Pbs che il testo sarà «reso noto fra breve, verrà illustrato dal presidente Barack Obama al summit della Nato e si articolerà in 15 obiettivi, militari e civili».
George W. Bush elaborò la propria strategia sulla «lunga guerra globale al terrore» in risposta agli attacchi dell’11 settembre 2001 mentre ora Obama si concentra sullo scenario dell’Afpak - Afghanistan e Pakistan - perseguendo l’obiettivo di smantellare ciò che resta di Al Qaeda, eliminare i gruppi che la fiancheggiano e di stabilizzare i due Paesi «non solamente con la forza militare»: riccorrendo a interventi economici come al dialogo con i leader taleban disposti a collaborare con il governo di Kabul. Ad illustrare i dettagli del documento strategico ad una ventina di deputati e senatori sono stati i due uomini di punta di Barack Obama sull’Afpak: il generale David Petraeus, comandante delle truppe in Medio Oriente, e l’inviato Richard Holbrooke. Entrambi, secondo indiscrezioni di Capitol Hill, hanno messo l’accento sulla necessità di essere «più attivi in Pakistan» al fine di impedire ai gruppi jihadisti di usarlo come «santuario» per destabilizzare l’Afghanistan.Da qui le tre direzioni di marcia dell’amministrazione Obama che saranno incluse nel documento strategico. Sul fronte militare, l’invio in Pakistan di un consistente numero di istruttori militari per addestrare le truppe speciali come anche di ingenti mezzi per rafforzare il dispositivo che fa capo al generale Parvez Kayani, identificato dall’intelligence Usa come il nuovo uomo forte a Islamabad. Sul fronte economico, la promessa al Pakistan di nuovi aiuti per 15 miliardi di dollari, la prima tranche da 1,5 miliardi sta già per essere consegnata. E, infine, sul fronte politico un impegno multilaterale per «sostenere le istituzioni pakistane» al momento incapaci di controllare gran parte del Paese. «Rischiamo di avere una teocrazia con l’atomica e questo non mi fa dormire la notte» ha detto Mullen. Della necessità di «rafforzare il Pakistan» ha parlato Holbrooke la scorsa settimana a Washington con Attilio Iannucci, inviato della Farnesina per l’Afpak, così come è avvenuto nel colloquio fra Bruce Reidel - l’ex agente della Cia stretto consigliere di Obama - e il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo. I messaggi consegnati all’Italia da Holbrooke e Reidel sono stati all’unisono: poiché il nostro Paese è il secondo partner economico del Pakistan in Europa può giocare un ruolo i primo piano nel «consolidarne le istituzioni» spingendo anche l’Ue ad avere più stretti legami con Islamabad nell’ambito di una «strategia di stabilizzazione regionale dell’Afghanistan che coinvolge anche l’Iran e l’India».Riguardo all’Afghanistan, Holbrooke e Reidel hanno chiesto all’Italia di inviare carabinieri per la sicurezza civile, istruttori per le forze armate di Kabul e maggiori aiuti economici per la ricostruzione. Riguardo all’impegno delle truppe italiane in combattimenti nelle zone più calde del Sud e dell’Est il Pentagono lamenta la persistenza della richiesta di Roma di un preavviso di sei ore per mobilitarle ma la Difesa obietta che potrà rinunciare a tale condizione solo se sarà consentito ad alcuni ufficiali italiani di essere nella «war room» che gestisce le operazioni di prima linea.
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