Recentemente ho scritto di quanto la storia, se maneggiata incautamente, possa essere sadica e severa.
Il 5 maggio 1821 morì, sull’Isola di Sant’Elena, l’Imperatore di tutti i francesi. Il 19 luglio 1821, poco dopo aver appreso la notizia della morte di Napoleone, Alessandro Manzoni scrisse la famosa ode “Il cinque maggio”, che ebbe una forte risonanza in tutta Europa e che fu tradotta in tedesco da Johann Wolfgang Goethe.
Da notare come con la suddetta opera, che è stata scritta dopo la morte di Napoleone, in modo che Manzoni non potesse riceverne nessun vantaggio (infatti il Manzoni non nutriva tanta simpatia per il dittatore e al contrario di molti letterati suoi contemporanei, non stese mai un'ode nei suoi confronti), il poeta ha esplicitamente fatto intendere di non voler né denigrare né celebrare il personaggio storico, ma ha rimandato questo giudizio ai posteri (con una frase che diverrà celebre e rimarrà nell'uso comune della lingua italiana: "Fu vera Gloria? Ai posteri l'ardua sentenza", vv 31-32), i quali, con maggiore distacco potranno valutare meglio dei contemporanei, coinvolti nelle passioni dell'epoca.
Per il popolo bianconero, coinvolto sempre nella passione, il cinque maggio porta ricordi meno poetici che l’ode scritta da Alessandro Manzoni, ma altresì intrisi di emozioni.
Ogni singolo tifoso, di quella domenica, ha ricordi stampati nella mente. Ricordi che mai potranno sbiadire.
Il sapore di una vittoria, qualunque essa sia, lascia sempre un segno, perché voluta, combattuta, rincorsa. Ma ce ne sono alcune che “sforano” dal semplice ricordo. A volte si pensa semplicemente ad una partita, a novanta minuti vissuti intensamente, dove le emozioni si sono susseguite in ogni istante dell’incontro; come non ricordare quel Juventus-Fiorentina dove un giovanissimo Del Piero completava una rimonta “quasi” impossibile.
Oppure si può gioire per tutta la notte dopo aver vinto uno scudetto inseguito per otto, lunghi, mesi. In quel cinque maggio 2002 ci sono racchiusi tutti i sogni di un qualunque tifoso: vincere all’ultima giornata dopo aver inseguito; battere la rivale storica del momento. Un sogno che la Juventus di Moggi, Giraudo e Bettega hanno fatto avverare a milioni di tifosi bianconeri, impazziti di gioia in una domenica che non si dimenticherà mai.
Uscita dalla Champions League la Juventus si rituffa in campionato, e dalla voce di Cobolli Gigli si levano queste parole: “Naturalmente sappiamo che ci sono 7 punti di distacco, però siamo fortemente determinati”. Alla successiva domanda, in cui si chiedeva se questo campionato avvincente potesse riservare un nuovo cinque maggio, il presidente bianconero ha risposto: “Per me il 5 maggio è solo quello di Manzoni”.
Manzoni, “criticando” la sua opera, volle che il giudizio sulla stessa si potesse esprimere con maggior distacco, con maggiore serenità, lasciando ai posteri le conclusioni.
Il difficile periodo storico calcistico è passato, le ferite ancora aperte ma le macerie oramai immobili. Eppure i giudizi sono ancora denigranti, quasi spocchiosi, e poco importa, a loro, se c’è un “popolo” che con passione ha attraversato ogni istante della propria vita con le gioie e i dolori che la propria squadra ha lasciato. Manzoni, pur non nutrendo simpatia per Napoleone, mise in risalto le imprese, le battaglie, fino ad immaginare come l’Imperatore dei francesi potesse soffrire rinchiuso in un’isoletta dispersa. In quell’isola dimenticata, oggi, ci siamo noi, tifosi bianconeri, abbandonati da chi ha catalogato la nostra passione.
Maneggiando incautamente la storia si rischiano giudizi severi, non conoscendola si rimane senza ricordo, né giudizio.
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