..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 22 febbraio 2010

CALCISTICAMENTE SCORRETTO

Ricordo con malinconia gli anni in cui, dopo una partita andata male per alcune decisioni arbitrali, un certo Luciano Moggi, affiancato da un certo Antonio Giraudo, esponeva davanti a telecamere e microfoni il proprio dissenso. Giusto o sbagliato che fosse, era l’unico modo per difendersi, per evidenziare qualcosa di poco chiaro (non in malafede, si intende), per combattere alleati (giocatori, staff tecnico e società) contro tutto e contro tutti. Come è andata a finire lo abbiamo potuto constatare con quella pagliacciata denominata Calciopoli.
Quest’ultima, quasi un lustro dopo, torna alla ribalta.
L’indignazione mediatica dopo l’ennesima performance dell’uomo da Setùbal sta raggiungendo livelli pre-calciopolisti. Della serie: ci risiamo.
Premettiamo subito una cosa: non difendo l’Inter (sia mai che qualcuno mi considerasse un “normalizzato”), ma accuso il calcio italiano, anche se oramai non c’è (quasi) più nessuno che abbia voglia di migliorare le cose.

Osservo l’ultimo mese di calcio giocato degli indossatori di scudetti altrui: dalllo Stadio San Nicola di Bari al Giuseppe Meazza di Milano qualcosa non mi torna. Il susseguirsi di rigori contro, ammonizioni ed espulsioni, ha di fatto scatenato lo spettacolo andato in scena durante Inter-Sampdoria.
Lo show di Mourinho di sabato sera, con tanto di manette esibite in televisione, ha scatenato la ribellione del mondo arbitrale. “È un delirio evidente a tutti”, ha commentato Marcello Nicchi, il capo dell’Aia, dopo le proteste del fine settimana.
In soldoni: gli arbitri sono stufi delle esagerazioni di Mourinho e si aspettano che intervenga la Giustizia Sportiva. In televisone giustizialisti e moralisti viaggiano a braccetto: Mourinho trasmette tensione ai giocatori e anche al pubblico, e questo aspetto viene visto con grande preoccupazione perché gli spalti degli stadi italiani purtroppo non sono soltanto popolati da innocue famiglie.
Osservo. Da quando il calcio italiano inventò una sfera da prendere a calci nacquero, a seconda dei periodi storici, rivalità e polemiche, queste ultime destinate a chi, per meriti propri, dominava un campionato. È la nostra cultura, non ci si può fare niente.
Senza perderci nel gol di Turone o nel rigore di Brady prendo in esame l’ultimo periodo storico.
La Juventus di Giraudo e Moggi, in dodici anni, ha vinto tutto quello che c’era da vincere, dominando campionati e competizioni continentali. Il "premio" a tutta questa capacità imprenditoriale e sportiva è stata una campagna mediatica modello “televoto”: invia un sms al 48*** per decidere chi eliminare dalla casa del “grande campionato”.
Di episodi a favore in dodici anni (ripetiamo tutti insieme: dodici anni!), la Juventus ne ha avuti, solo un’ignorante potrebbe dire il contrario, ma tanti quanti quelli a sfavore.
L’esempio più eclatante: Stadio Granillo di Reggio Calabria, stagione 2004/05, Reggina-Juventus 2-1. Al termine della gara lo show di Moggi e Giraudo fa il giro di tutte le televisioni, la denuncia è ben chiara: alla Juventus non è stato assegnato un calcio di rigore dalle dimensioni ciclopiche ed è stato annullato un gol regolarissimo di Trezeguet. Risultato: il colpevole è Moggi (e te pareva) per aver chiuso nello spogliatoio (io li avrei chiusi per davvero) l’arbitro Paparesta e i suoi collaboratori. Sui fatti realmente accaduti nemmeno una parola, sulla leggenda, invece, si sono scritti trattati e opere taumaturgiche.
Ieri Moggi, oggi Mourinho (e non facciamo paragoni, atteniamoci alla morale), entrambi impegnati nel difendere il proprio operato, entrambi consapevoli della forza della propria squadra, entrambi grandi comunicatori e miele per ogni singolo giornalista, o trasmissione televisiva, dell’intero Paese.
Ed entrambi colpevoli, guarda il caso, per aver denunciato (ognuno a suo modo) degli episodi che hanno, indiscutibilmente, penalizzato le rispettive squadre.
L’amico Luca Galazzo ha recentemente scritto questa frase: “Questo non è sport, é una gara ad eliminazione”.
Oltre ad approvarla, non posso fare a meno di paragonarla. In tempi non sospetti, il Lucianone bianconero disse a più riprese: “Questo è un mondo di squali, e io devo nuotarci dentro per difendere la mia Juventus”.
L’entourage di Josè Mourinho, dopo la scenetta delle manette, ha voluto precisare: “le manette non erano rivolte all’arbitro ma avevano un significato più o meno di questo tipo: c’è una guerra in atto e io continuo a combattere, per riuscire a batterci dovete arrestarci tutti”.
Rifletto e scrivo. In questi ultimi giorni ho potuto leggere denuncie provenienti da ogni dove: Zamparini che se la prende con Caio; Preziosi che se la prende con Tizio, la New Holland FC che, nel nome di Bettega, ha cessato d'improvviso di sorridere; Spinelli che ha cominciato a sentire la "primavera"; Mazzarri e Ranieri che replicano esplicitamente ad ogni minimo respiro; De Laurentiis che sembra aver trovato l'attore protagonista del prossimo cine-panettone.
Ma dalle voci più "autorevoli" del nostro calcio la serenità sembra regnare sovrana. Galliani si augura che il campionato possa riaprisi; John Elkann dichiara al suo "popolo" il termine delle sconfitte bianconere (dimenticandosi di aggiungere che, con Lui, la Juventus ha anche smesso di vincere); Della Valle si coccola Prandelli e tutta Firenze; Rossella Sensi impegnata nel progetto di azionariato popolare.
Della serie: va tutto bene, o quasi.
E Moratti? Il patron neroazzurro si è limitato a dire, dopo le maxi squalifiche di allenatore e giocatori, che la stangata ai danni dei suoi stipendiati è arrivata inattesa, e attualmente l'unico pensiero deve essere rivolto al difficile impegno di mercoledì (24/02 ndr). The show must go on.
Continuano a non tornarmi alcune cose.
Poi, però, c'è qualcosa che mi appare sempre più chiara: i mass-media hanno cominciato a "seminare". Tuttosport si è preso la briga di pubblicare un dossier sui presunti favori arbitrali all'Inter, mentre La Repubblica si è divertita con le vignette. In televisione non si parla d'altro da sabato sera.
L'apice, però, si raggiunge con le motivazioni della squalifica di Mourinho: "per avere, nel corso della gara, contestato ripetutamente l'operato arbitrale con atteggiamenti plateali, in particolare mimando, al 35° del primo tempo ed al 10° del secondo tempo, 'le manette', con i polsi incrociati e le braccia rivolte verso il pubblico e verso le telecamere presenti ai bordi del campo...."
A forza di interpretare, nell'estate del 2006 la “colpa” di tutto il calcio italiano cadde su Moggi.
Oggi, sempre interpretando, si è voluto colpire Josè Mourinho.
Ieri, a Milano, in occasione del primo anniversario della scomparsa di Candido Cannavò, Massimo Moratti ha scambiato strette di mano e abbracci con John Elkann, quest'ultimo, in tema di atteggiamenti costruttivi, ha dichiarato: "Abbiamo tutti da guadagnarci".
GLMDJ

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