La Stampa continua a non dare notizie su Calciopoli in prima pagina, del resto, e come sottolinea Camillo, è il quotidiano di Teramo di proprietà della famiglia che controlla la Cavese.
Il Corriere della Sera vede le cose attraverso gli occhi di un neroazzurro, che trova imparagonabile il paragone con Calciopoli, e da buon onesto uomo trova esecrabile il trucco prodotto dai soliti furbetti italiani, che il cuore trascina e la mente inganna: qualcuno vuole paragonare un sistema durato anni con una telefonata tra il designatore e il presidente dell’Inter. Lui la definisce: "Quattro chiacchiere piuttosto formali". Non scherziamo suvvia, una telefonata tra il presidente dell'Inter e il designatore degli arbitri non si può certo esecrare.
La Repubblica invece, a firma di Fabrizio Bocca, scrive testuale: "Forse presto la difesa esibirà telefonate compromettenti, ma per ora siamo all’inciucio e non all’ “illecito strutturale”. Il passo della Juve di chiedere “parità di trattamento” è una frustata alla giustizia sportiva".
Personalmente di frustate in questi giorni ne darei tante a tanti: un po' per le esecrabili (come dicono gli indossatori) letture che sto facendo in questo periodo; un po' perché seguendo la saga di Calciopoli dalla data "0", trovo stucchevole l'ignorare, da parte di tutti i media, un "piccolo" particolare andato in scena nell'ormai famosa aula 216 del tribunale di Napoli; in cui, giusto per non dimenticarlo mai, capeggia la scritta: la legge è uguale per tutti.
Nell'udienza del 4 dicembre 2009 fu ascoltato tale Rosario Coppola , ex arbitro di serie C e assistente per sei anni in serie A e B. In quell'udienza l'ex arbitro, interrogato dall'l’avvocato Vigoriti dell’Avvocatura di Stato per i ministeri costituiti, espose quanto segue: "I Carabinieri mi dissero: «A noi non risulta che l’Inter facesse pressioni. Non abbiamo registrazioni. Non è un argomento di discussione perché non ci interessa»."
Il giudice Teresa Casoria chiese immediatamente conferma: "Coppola, lei conferma che ha riferito di Inter-Venezia e che le hanno risposto «questo non ci risulta dalle intercettazioni?»"
La risposta dell'ex arbitro fu eloquente: "E’ il motivo per il quale sono andato! Io sono andato lì come arbitro, a me non interessava una società o l’altra. Sono andato a portare la mia piccola esperienza, che riguardava una società che del resto sembra non c’entrasse nulla. Mi è stato detto: «Non ci interessa che parli di questo, se vogliamo parliamo di queste altre società». Questo mi è stato detto, per cui sono stato tarpato subito sull’argomento".
Chiudo con un consiglio spassionato a chi la vede da neroazzurro: non volteremo mai pagina, perché quel passato che qualcuno lo definisce tossico, consigliandoci di lasciarcelo alle spalle con un intimidatorio "è meglio", non è sicuramente peggio di chi, vergognosamente, si è sempre professato estraneo ai fatti.
Adesso, e come dice la Casoria, abbiamo chiarito il punto.
GLMDJ
1 commento:
Tanto arrogantemente il Bravo di Milano ha detto che allo scudetto non rinuncerà. Si sente il padrone del pallone, solo o pensa di poter diventare anche il padrone delle anime?
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