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giovedì 22 aprile 2010

NON LI MERITA

Che la semifinale di andata di Champions League tra Inter e Barcellona potesse regalare gol ed emozioni era nell'auspicio di tutti. D'altronde il "menù" era quanto di meglio il calcio europeo potesse offrire: due tecnici vincenti per definizione, un "pallone d'oro" in carica, una squadra campione di Spagna, d'Europa e del Mondo, moltissimi elementi che saranno i protagonisti del mondiale che andrà in scena quest'estate in Sud Africa. Per farla breve: una finale anticipata.
Il "primo tempo" se lo è aggiudicato l'Inter, ribaltando l'iniziale vantaggio blaugrana di Pedro con i gol di Sneijder, Maicon e Milito; un immenso Milito, autore di due assist e del gol che potrebbe valere la qualificazione. Il Barcellona ha fatto il Barcellona: 70% di possesso palla; 11 tiri verso la porta difesa da Julio Cesar, l'immancabile gol di una squadra che quando "tocca" il pallone diventa poesia pura. E poi quel rigore non concesso a pochi minuti dalla fine per un fallo di Sneijder ai danni di Dany Alves; lo riprenderò.
Vittoria neroazzurra che nel complesso la si può definire meritata: grande pressing, grande voglia, ottima disposizione della fase difensiva, ottime ripartenze che hanno messo in difficoltà la retroguardia spagnola.
Questo l'aspetto tecnico della partita.
Inevitabile evidenziare anche l'aspetto delle dichiarazioni post-gara, uno in particolare. Dopo il successo raccolto a San Siro contro il Barcellona, Massimo Moratti, sulla rete tematica "Inter Channel", non ha resistito a commentare le accuse di coinvolgimento dell'Inter in Calciopoli: «I risultati nel calcio non sono mai scontati, anche se una volta c'era un gruppetto che tentava di assicurarsi il risultato. Ma non mi sembra che poi sia finita benissimo...» .
Divagazione sul tema. Ho un amico neroazzurro, uno che di Calciopoli, scudetti di cartone e menate varie ne è sempre stato fuori: a lui piace il calcio. Di contro, però, ha sempre ammesso che quello successo nell'estate del 2006 è parso quanto meno anomalo: dalla celerità dei processi sportivi, alla mancanza di prove nello stesso procedimento. Insomma, come molti juventini ha da sempre considerato Calciopoli una pagina nera della giustizia, e non certo del calcio. Per inciso, lui che è neroazzurro, di quello scudetto cartonato non ne parla mai, anzi, essendo conoscitore di pallone sa benissimo chi lo vinse, regolarmente, sul campo. Il suo idolo è Milito (e non è il solo ad ammirare il fuoriclasse argentino), ancor prima che vestisse la casacca neroazzurra, e ammira veder giocare elementi come Maicon, Sneijder e Eto'o, quei protagonisti del campo che in questa stagione gli stanno regalando emozioni e vittorie. Ma è una mosca bianca, come gli artefici della vittoria interista contro il Barcellona.
Lui non ha goduto per la retrocessione della Juventus, Lui non ha esultato, in un caldo agosto, per la consegna a domicilio di uno scudetto avvistato, nel mese di maggio, a meno 15, Lui non ha tacciato l'ex dirigenza juventina come una banda di truffatori, Lui è semplicemente rimasto un tifoso dell'Inter.
Dott.Moratti, Lei questo tifoso non lo merita.
Capitolo calcio di rigore. In Spagna l'attacco a Benquerença è duro. «Robo a la italiana» (Furto all’italiana), strilla a tutta prima pagina Sport, precisando che «l’arbitro portoghese amico di Mourinho ha dato il terzo gol all’Inter in fuorigioco e si è mangiato un rigore di Sneijder su Alves». «Furto», è il titolo che sbarra la prima anche dell’altro sportivo catalano, Mundo Deportivo, che in seconda pagina titola con maggiore precisione «Furto alla portoghese». «Il campione cade a San Siro vittima di una Inter senza complessi e di un arbitraggio indegno della Champions» spiega il giornale di Barcellona, sottolineando che «il 3-1 di Milito era illegale e che ci sono stati due chiari falli da rigore contro Piquè e Alves». Mundo Deportivo dedica una pagina all’arbitro portoghese sotto il titolo «Olegario, fedele amico di Mou».
E in Italia? Solo titoli a nove colonne sull'impresa neroazzurra, sulle magie di Milito e compagni e sulla solita, e oramai stagna, polemica su Balotelli, reo di aver gettato la maglia a terra dopo il triplice fischio finale. Ma sull'episodio che potrebbe condizionare, e non poco, la qualificazione alla finalissima, nemmeno un cenno, solo una timida riga sulla Pravda rosa: "Il Barça protesta per l'arbitraggio".
Scrive stamane un amico bianconero: "Il vero attacco è ai nostri giornalisti, grande problema del nostro Paese, e lo capiamo nel nostro piccolo proprio dalle cronache sportive giudiziarie di questi anni e di questi giorni, dove l'uscita con quattro anni di ritardo di una telefonata di un dirigente che chiede di non fare il sorteggio arbitrale viene riportata tra le brevissime, mentre una dichiarazione confusa e già autosmentita di Zamparini diventa il titolo di gazzetta.it per tutta la giornata. Tifosi, non giornalisti, in politica come nello sport".
Dott.Moratti: lei merita questi giornalisti, quelli capaci di scrivere per mesi sullo scandaloso arbitraggio di Ovrebo in Bayern-Fiorentina e oggi omertosi sulla mancata concessione di un rigore solare in favore del Barcellona e di un gol, in netta posizione di fuorigioco, di Alberto Milito; merita questa giustizia, un modo tutto italiano di vedere nelle vittorie altrui i motivi dei propri fallimenti.
Lei, Dott.Moratti, merita di rilasciare queste dichiarazioni ai giornalisti che tanto fango hanno gettato sulla storia della Juventus, merita di far credere al popolo bue neroazzurro che esisteva una banda di truffatori, capaci di vincere i campionati con Zidane, Del Piero, Vieirà, Inzaghi, Trezeguet e Davids, al cospetto di Padalino, Sorondo, Vivas, Conceicao, Emre, Okan Buruk, Gresko, Farinos, Guglielminpietro, Pacheko e Sukur; che per la cronaca facevano parte della rosa 2001-2002, quella a cui fu "impedito" di vincere (?) il campionato per colpa di Moggi.
Magari l'Inter vincerà la Champions League, ma Lei, Dott.Moratti, non meriterà mai il rispetto di chi, da neroazzurro, ha da sempre solo tifato Inter, e non per chi, come Lei e i più, hanno cercato nell'ingiustizia l'inizio di una nuova era.

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