Ieri avevo parlato del disegno di legge sulle intercettazioni, o meglio, avevo affrontato l'argomento sotto il profilo delle pubblicazioni delle stesse sui giornali, barbarica usanza che tende ad appoggiare l'accusa, fondata o infondata che sia, precedendo di gran lunga la sentenza. La logica conseguenza, purtroppo, è il fallimento totale della vita collettiva.
Ieri Repubblica, a firma di Dario Del Porto, scrive che, in merito al ddl ora in discussione al Senato, "l'opinione pubblica non avrebbe potuto conoscere".
Domando a Del Porto: cosa?
Nell'articolo apparso nella pagina web del quotidiano del Gruppo Editoriale L'Espresso, il giornalista (cronista o gossipparo lo lascio decidere ai lettori) porta alcuni esempi: da Berlusconi ai Casalesi fino ad arrivare a Calciopoli.
E proprio quest'ultima tematica vado ad analizzare.
"Calciopoli, ad esempio, scoppia nel maggio 2006. Il processo però inizia a gennaio 2009: due anni e mezzo sarebbero dunque passati nel silenzio praticamente assoluto, anche dopo la notifica degli atti e il loro deposito".
Facciamo un passo indietro, per non dimenticare.
Calciopoli scoppia nel maggio del 2006, ed il processo, quello sportivo, viene praticamente costruito sui giornali, dove vengono pubblicate intercettazioni, scritti titoli a nove colonne e commentati atti, carte e informative a tesi proprie e arbitrarie.
A Del Porto torno a domandare: senza la pubblicazione delle intercettazioni e senza la gogna mediatica che è stata perpetrata ai danni della Juventus, la stessa avrebbe subito la revoca di due scudetti e la retrocessione in serie B?
Essendo inesistente la "cupola" e/o "sistema Moggi" che dir si voglia (pag. 74, Sentenza di Primo Grado), senza l'alterazione della classifica e delle singole gare (pag. 76), con i sorteggi regolari (pag. 83) e con l'inesistenza delle ammonizioni mirate (pag. 103)?
Del Porto conclude l'articolo con un esempio, che testualmente riporto: "una dozzina di anni fa un ragazzo disabile fu arrestato in flagranza con l'accusa di aver rubato caramelle in un supermercato. Si trattava di un provvedimento minato alla base dalle condizioni psichiche del giovane e la pubblicazione della notizia sulla stampa contribuì probabilmente a spezzare in tempi ragionevoli il corto circuito che si era involontariamente creato nella macchina giudiziaria. Con la nuova legge, di quella storia si sarebbe parlato solo a dibattimento aperto, quindi molti mesi più tardi. E forse con il ragazzo ancora in cella".
Provvedimento minato? La stampa contribuì?
E che ruolo avrebbe la stampa per ergersi a giudice? Che ruolo avrebbe la stampa per contribuire a spezzare il corto circuito della macchina giudiziaria?
Il meccanismo è molto semplice: prima si crea l'opinione pubblica, dopodiché la si accontenta, e poco importa se nelle intercettazioni vige la millanteria, lo sparlare, il raccontare il nulla mischiato con il niente, essenziale rimane l'aver portato a giudicare prima dell'inizio del processo.
Gli effetti di questa riforma sulle intercettazioni, come sottolineato ieri, potrebbe portare ad occuparsi dei condannati e non degli indagati. L'opinione pubblica, a sua volta, non avrebbe più a che fare con i gossippari, abbandonando una volta per tutte il nulla mischiato col niente.
GLMDJ
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