..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 4 maggio 2010

SUPPOSIZIONI DI PRIMO GRADO / 5

Le “schede riservate” occupano ovviamente un ruolo determinante nel castello costruito da De Gregorio. A pag.110, si ricostruisce la vicenda che le ha fatte emergere, cominciando con la telefonata del 9/2/2005 “in cui Bergamo chiamò un’utenza svizzera intestata ad un settantenne e rispose Moggi”, nonché le ammissioni di Bergamo, Pairetto e di Romeo Paparesta, padre di Gianluca. “L’efficacia del sistema di accertamento usato dalla PG nei casi in esame è denotata anche da alcuni incroci con utenze certamente riferibili agli interessati, come ad es. nel caso di Dattilo, la cui utenza straniera, già assegnata con i soliti criteri, contattò anche utenze intestate a se stesso ed alla moglie, confermando con sicurezza la bontà del metodo investigativo usato dagli inquirenti” (pag.113). Da questa constatazione, De Gregorio trae “validità generale” ed attribuisce 29 schede (su un totale di 39) in questo ordine: “8 a Moggi, 3 a Fabiani, 2 a Bergamo, 3 a Racalbuto, 2 a Pairetto, 2 a Paparesta – che peraltro ammise un numero maggiore di schede – 2 ad Ambrosino, 2 a Pieri, 1 per ciascuno a Cassarà, Dattilo, De Santis, Gabriele”. Salta agli occhi un’assenza sorprendente. Perché Giraudo non aveva la sua brava scheda svizzera? In fondo, lui era uno dei grandi capi dell’organizzazione. E allora perché non la usava? Non si è detto che partecipava anche lui alla compilazione delle griglie? E allora come comunicava, con i piccioni viaggiatori?

“Sul punto è molto utile ricordare che alcune difese in sostanza non hanno contestato la disponibilità e l’uso di schede (anche perché è lecito!, ndr) prospettandone uno scopo alternativo; invero, secondo qualcuno, dovevano servire le trattative di mercato nelle quali Moggi era notoriamente maestro, da tentativi di spionaggio industriale provenienti dalla società di Massimo Moratti; per supportare questo argomento si è fatto cenno a vicende, emerse in seguito in altro procedimento penale, nelle quali sembra esservi traccia di attività di raccolta di informazioni da parte di un dipendente di Moratti, ex dipendente Telecom, che avrebbe fruttato allo scopo questo precedente ruolo. Va, in contrario, osservato che questa tesi non regge alla prova dei fatti poiché, pur non potendo in astratto escludersi che Moggi avesse previsto l’uso di canali di comunicazione segreti allo scopo difensivo suddetto – come peraltro da lui stesso non dichiarato in interrogatorio – e salva la verifica della compatibilità temporale delle due situazioni, non spiega come nel caso oggetto di giudizio tali schede furono destinate ed usate in massima parte dall’ambiente arbitrale, ivi compresi i vertici, che di certo nulla aveva a che fare con gli intrecci riguardanti la compravendita di calciatori tra società”. Bisogna dire che questo è uno dei pochi ragionamenti logici presentati in questo documento (e siamo a pag.114… come si dice, meglio tardi che mai!). Ma anche in questo caso occorre fare qualche precisazione.
Durante il processo di Napoli, abbiamo visto quante crepe siano emerse nel sistema di attribuzione delle schede studiato dai carabinieri. Per cui, quando l’ipotesi traballa, la tesi crolla. Ma, anche assumendo che tutte quelle schede fossero davvero finite in mano agli arbitri, ci sono due aspetti fondamentali, che non vengono mai sottolineati abbastanza. Primo. Detenere schede straniere è legale. Tant’è vero che si possono acquistare addirittura su eBay! Secondo. Queste schede non costituiscono “canali di comunicazione segreti”, in quanto è possibile intercettarle, esattamente come quelle italiane. E allora perché non sono state effettuate le intercettazioni su queste schede? Ci saremmo tolti tutti i dubbi. Ma forse è meglio che le incertezze restino: del resto, si sa, nel dubbio in Italia si diventa automaticamente colpevoli!
E allora poco importa leggere il numero di telefonate ipotizzate dalla PG tra Moggi e i vari arbitri: qui di certezze non ce n’è. Per cui, se ci dicono che Gabriele ha chiamato 3, 30 o 300 volte Moggi, non cambia la sostanza delle cose. Non si può costruire un palazzo senza le fondamenta e pretendere che resti in piedi.
Finita la parte dedicata alle schede svizzere, si passa (pag.119) ai singoli capi d’imputazione, preceduti da una breve introduzione, in cui si tirano in ballo gli assistenti Babini e Coppola, i quali dalla stagione 1998/99 “non furono più scelti per dirigere partite della Juventus”. Da questo De Gregorio desume che la Juve “poteva impedire, intervenendo sui designatori, che le loro partite fossero loro affidate”. Sulla base di quali prove, a parte le lamentele dei due, non si sa bene. Ma del resto, funziona così: quando uno non riesce nella propria attività, è sempre colpa di Moggi e Giraudo. È così per Zeman ed è così per Babini e Coppola. E meno male che i due ex-dirigenti bianconeri non erano ancora in circolazione ai tempi del risorgimento, altrimenti qualcuno avrebbe certamente trovato il modo di incolparli anche per la disfatta di Caporetto.
Udinese-Brescia 1-2 del 26/9/04 (pag.122). Per il giudice, è determinante la chiacchierata tra Moggi e Baldas (sic!) riguardo Dattilo, effettuata la settimana precedente: Moggi gli chiede di difendere durante il “Moviolone” nella trasmissione di Biscardi l’arbitro. Il fatto che questa conversazione trovi spazio in una sentenza penale si commenta da sé. “Altro dialogo, essenziale ai fini probatori, fu quello del 26 Settembre alle 16:58, quando – appena finita la partita sotto accusa – Giraudo chiamò Moggi”. Cosa gli disse? “Dattilo è stato molto bravo ma se Dattilo è un po’ più sveglio dimezza l’Udinese”. Cos’era successo? Al termine di una partita molto tesa, si sfiorò la rissa e Dattilo cacciò fuori Jankulovski, reo di avere colpito con un pugno la faccia di un avversario. Qual è il problema? E chi lo sa! Forse Moggi e Giraudo avrebbero dovuto dimostrarsi affranti per il fatto che un giocatore dell’Udinese, prossima avversaria della Juve, sarebbe stato giustamente squalificato. Ma il giudice evidentemente la pensa in maniera diversa: Jankulovski andava risparmiato, anche se avesse accoltellato un avversario, perché espellendolo “il suo allenatore non poté schierare la migliore formazione” (pag.125).
Juve-Chievo 3-0 del 31/10/04 (pag.126). “L’elemento di prova a sostegno dell’accusa è dato dall’uso della scheda riservata in prossimità dell’incontro di calcio incriminato”. E allora “in campo non furono in contrapposizione i soli valori agonistici, potendo una delle contendenti contare su un arbitro fortemente di parte”. E infatti la vittoria casalinga sul temibile Chievo meravigliò tutti gli addetti ai lavori! Chi l’avrebbe mai detto, che una squadretta come la Juve avesse la meglio sulla corazzata veronese? La cosa strana è che dell’arbitro “fortemente di parte” non se ne sia accorto proprio nessuno: né i giocatori del Chievo, né i giornalisti (voto Gazzetta: 6,5). Ma tant’è… resta il fatto che la Juve si sia giocata un bonus importante in uno dei match-clou dell’anno.
Lecce-Juve 0-1 del 14/11/04 (pag.128). Il motivo fondamentale è quello della mancata sospensione operata da parte di De Santis, nonostante le condizioni del campo non perfette. Allora, nessuno si sorprese troppo, visto che con la quantità di partite da giocare attualmente, neanche un uragano farebbe rinviare un incontro. Eppure, c’è chi si becca una condanna anche per questo! De Gregorio non si risparmia neppure di sottolineare “le solite polemiche sull’arbitraggio”. E allora vale la pena di rileggere ciò che scrisse Repubblica (un giornale notoriamente amico della Juve e di Moggi!) a commento dell’incontro: “(…)Il primo tempo si chiude con la Juve meritatamente in vantaggio (Ibrahimovic si divora due facili occasioni da gol), ma con il Lecce vivo e sempre in partita”. Nel secondo tempo: “(…)Azioni su azioni, le più pericolose le crea la Juve, ma al 44' Buffon si oppone da "Pallone d'Oro" al destro di Vucinic (forse Zeman avrebbe dovuto farlo entrare prima), è l'ultima emozione, vince la Juve, perde il Lecce, vince Del Piero, perde Zeman”. Polemiche? Non ve n’è traccia qui, come non ve n’è traccia neanche sulla Gazzetta dello Sport, che così commenta: “la Juve gioca una delle sue migliori partite della stagione, offrendo una straordinaria dimostrazione di forza fisica, oltre che tecnica, imponendosi meritatamente” . Per dovere di cronaca, va detto che la Gazzetta assegna all’arbitro un 5,5. Motivo? “Fischia ben 55 punizioni, fermando anche i sospiri”. Che ne abbia fischiate 50 a favore della Juve e solo 5 contro? No. Il tabellino recita: 29 falli commessi dalla Juve, 26 dal Lecce. Il lettore ci perdoni, se non abbiamo controllato anche “Il Romanista” e “Tuttotoro”.
Juventus-Lazio 2-1 del 5/12/04 (pag.131). Come spesso accade, il giudice preferisce spostare l’attenzione “dal terreno di gioco a quello del rapporto tra gli imputati”. E così, per un buon numero di pagine, rileggiamo intercettazioni in cui Pairetto si raccomanda con Dondarini: “Fai una bella partita” (magari per non essere condannato gli avrebbe dovuto dire di farla brutta?) e lo avvisa di fare particolare attenzione, perché quelli che va ad arbitrare “sono sempre un po’ particolari”. Che si riferisse agli juventini o ai laziali non è dato sapere, ma comunque lo si voglia interpretare, il dialogo non appare assolutamente compromettente: si tratta di un designatore che chiede ad un arbitro di fare bene il suo compito. A fine incontro, Moggi, evidentemente contento per il successo, si rivolge all’arbitro: “siccome quando ci sei tu in trasferta facciamo sempre 3-0 dirò a Gigi di mandarti sempre”. Cosa pensare a riguardo? Semplicemente che, non fosse stato Moggi a dire quella frase, a nessuno sarebbe venuto in mente di montarci sopra un capo d’imputazione. Ma a Moggi non erano concesse neanche le battute. A proposito, voto della Gazzetta a Dondarini? 5,5. Motivo: “Chiude gli occhi su due episodi più che sospetti che potevano fruttare un rigore a Ibrahimovic sull' 1-1 e uno a S. Inzaghi sul 2-1”. E anche in questo caso, i giornalisti della “rosa” non notarono nulla di strano.
Bologna-Juventus 0-1 del 12/12/04 (pag.135). A parte i soliti riferimenti ai contatti su schede straniere, viene citato un personaggio certamente super-partes: “il portiere del Bologna, l’esperto Pagliuca, parlò, tra l’altro, di arbitraggio costantemente ingiusto nei confronti della nostra squadra nel corso di tutta la partita”. Come se non bastasse, “Mazzone, il più anziano della serie A, definì quello di Pieri nell’occasione uno degli arbitraggi peggiori che ho visto in trenta anni di carriera… sconcertante quello che avevo visto fare all’arbitro”. Cosa dire? Un’indagine che si poggia sulle dichiarazioni di Pagliuca e Mazzone riguardo Moggi merita una sola domanda: se Beep-Beep fosse accusato di omicidio, sarebbe logico andare a chiedere di scagionarlo a Willy il Coyote?
Juventus-Udinese 2-1 del 13/02/05 (pag.138). La prima parte della motivazione riassume una serie di intercettazioni che vedono protagonisti Moggi e Giraudo, evidentemente nervosi per avere perso due partite di fila e convinti di essere in un certo senso “accerchiati”. Poi c’è la nota intercettazione sulla griglia con Bertini, Paparesta, Trefoloni, Racalbuto e Rodomonti, che Moggi prova ad indovinare ed azzecca. Giraudo, come al solito, è infilato dentro al capo d’imputazione grazie alla “concatenazione logica, temporale e funzionale” di un precedente incontro, intuito sulla base di intercettazioni e che pare di capire possa avere visto protagonisti Moggi, Giraudo e Pairetto. Argomento dell’incontro? E chi lo sa! Anche in questo caso, un po’ di cronaca non guasta. La partita prende subito una buona piega per la Juve, che al primo minuto va in vantaggio con Ibrahimovic. In apertura del secondo tempo, raddoppia Camoranesi. Effettivamente c’è anche una recriminazione, almeno a leggere la cronaca della Gazzetta: “solo una bandierina erroneamente alzata dell' assistente Gemignani induce l' arbitro a fermare l' azione che Fava aveva concluso con il colpo di testa dell' 1-2. Ma il cosiddetto gol della bandiera friulana arriva lo stesso, anche se a tempo scaduto con il bel tocco di Di Michele”. Peccato solo che, anziché Gemignani, l’imputato sia Rodomonti, che forse avrebbe dovuto rilevare l’errore del proprio guardalinee, correggendolo. Tra l’altro, nella pag.141 scopriamo che era l’altro guardalinee, Foschetti, quello “gradito alla società torinese”. Peccato… avesse sbagliato lui anziché Gemignani, l’accusa avrebbe trovato un importantissimo elemento in più!
Roma-Juventus 1-2 del 5/03/05 (pag.149). Per questo capo d’imputazione Giraudo è stato assolto (e già si grida al miracolo!). Ma troviamo ugualmente un commento riguardo la direzione di Racalbuto, che “apparve ai più sbilanciata a favore della Juve, soprattutto con riguardo ad un calcio di rigore molto dubbio concessole”. E allora andiamo a leggere l’articolo dell’evangelica Gazzetta, che effettivamente critica l’arbitro su diverse decisioni. Citiamone due, che magari il giudice non ha letto. La prima: “siccome Totti è sempre Totti, è lui a svegliare improvvisamente la squadra e il pubblico con un lancio sul quale si avventa Cassano, che scatta alle spalle di Montella e De Rossi in evidente fuorigioco e firma con uno splendido sinistro il gol del pareggio”. La seconda: “Ibrahimovic trova anche il gol su assist del solito Camoranesi, negato però dall' assistente Ivaldi che sbandiera un ingiusto fuorigioco. Ma per la Juve basta e avanza così” . E anche per noi.

Nessun commento: