Non mi metto a fare il pusher di melassa, e nemmeno ad evidenziare il verde dell'erba del vicino, ma l'avete vista l'Emirates Cup? Ubicazione Londra, periodo ultimo giorno di luglio, primo di agosto, bambini, genitori e nonni hanno riempito l'Emirates Stadium, nonostante i prezzi non fossero in saldo, tutti con la maglietta (fresca di pacca per l'occasione) griffata stagione 2010/2011, in vendita da venerdì; quella di Chamack è andata a ruba. Poi qualcuno si domanda cosa significhi la programmazione di una società.
Se poi confrontiamo il contorno le differenze si ampliano: nessuna barriera tra pubblico e giocatori, la ola nonostante il pareggio di Pato a pochi minuti dal termine, un impianto sportivo (stadio è riduttivo) che dà sempre la sensazione di vivere l'evento in salotto: poltrone, rigorosamente rosse, per tutti, area bar, ristorante, store, e l'assoluta voglia di calcio e spettacolo che ogni singolo presente sprizza da tutti i pori; il regolamento del torneo è stato scelto dai tifosi.
Ce lo vedete lo stesso torneo a San Siro, il primo di agosto e con i prezzi che oscillano dai 30 ai 50 euro?
No, in Italia è improponibile. Perché manchiamo nelle strutture, manchiamo nelle idee, manchiamo nella programmazione, e soprattutto manchiamo nella cultura, quella sportiva e non.
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