A detta sua non avrebbe fatto nulla, perché quando gli chiedono come si sarebbe mosso al posto di Marotta, lui risponde che la dirigenza ha acquistato le riserve di altre squadre: Rinaudo un'esempio.
Poi ne ha anche per Pepe, un giocatore valido per l'Udinese ma non per la Juventus, e i "rifiuti" di Burdisso, Di Natale e Borriello li trova logici, visto che, soprattutto l'ex attaccante milanista, ha scelto una destinazione sicuramente più congeniale per un futuro vincente, in una squadra, sempre a detta sua, più forte e competitiva.
In soldoni: "...ci vuole la qualità, non ha senso comprare una valanga di giocatori che non sono utili al progetto della squadra.". Mi domando: e lui che ne sa se esiste un progetto?
A prescindere dai gusti personali sui singoli giocatori (scagli la prima pietra chi ha sempre fatto le giuste scelte), mi è evidente un dato di fatto, o quanto meno un pregiudizio sul lavoro degli altri: a Luciano Moggi piace Luciano Moggi, tutto il resto è fuffa.
Ecco perché quando leggo che la Juventus non ha capacità attrattiva come una volta, viene da chiedermi se lui, Luciano Moggi, si rende conto che quella società ha una storia nata nel 1897, e che prima di lui aveva costruito una leggenda che mai e poi mai potrà essere cancellata.
Innegabile che nei dodici anni di gestione Giraudo la Juventus abbia vinto e dominato in tutto il mondo grazie all'apporto dell'ex direttore generale, ma questo modo di porre sempre l'accento su come si sta muovendo oggi la dirigenza mi sa tanto di frustrazione, o per dirla più schiettamente di invidia e rancore.
Vero che la proprietà l'ha scaricato, vero che giornali e televisioni l'hanno messo alla mercé del popolino beota, ma la Juventus, quella maglia che lui ha sempre detto di voler difendere, cosa ne può?
La sensazione è quella di un uomo che spera nella disfatta di chiunque sieda all'interno di quelle stanze che un tempo calcava, che denigra ad ogni occasione il lavoro altrui per il semplice fatto che lui, per i motivi che sappiamo tutti, non ne ha più potuto fare parte.
Al mercato bianconero ha deciso di dare un bel 5, mentre a quello milanista un bel 9, e sapete perché? Semplice, perché il suo "amico" Galliani ha riportato in Italia (come lui dice che sapeva... ma non era il solo) un certo Ibrahimovic. Un giocatore talmente universale che anche uno squadrone come il Barcelona, dopo l'Inter, ha deciso di svendere a prezzo di saldo, proprio perché da solo, e sempre a detta di chi sette anni fa lo portò in Italia, può impensierire tutta la difesa avversaria, agevolando il gioco degli altri attaccanti; in Cataluña non ci dormono da giorni.
Io voti non ne do, ma mi risulta che a domanda "qualcuno" gli abbia risposto che non ha bisogno dei suoi consigli. Morale: È facile disprezzare quello che non si può ottenere.
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